13 Marzo 2010
Interviste
Intervista a Matteo Thun
Nicoletta Gemignani: Il pensiero di Matteo Thun si muove lungo tre grandi linee progettuali: architettura, design degli interni, design del prodotto. Come interagiscono nel suo lavoro questi diversi livelli del progettare? Quanto si sostentano e si alimentano reciprocamente, e quanto invece si subordinano e dipendono gli uni dagli altri?
Matteo Thun: Dagli anni ottanta cerco di percorrere un’altra via, una via capace di coniugare la piena contemporaneità a un attento ascolto del contesto. Una via che permetta di evitare l’urlo egocentrico della modernità a tutti i costi. Questa via si chiama Ecotecture – Ecology Economy Architecture.
Nel concepire la sua architettura come dialogo tra opera e contesto ambientale, è stato appunto coniato il termine di Ecotecture.
Il che significa estetica dell’economia: un lavoro di sottrazione e semplificazione, un progressivo avvicinamento all’essenza del problema e poi la riduzione del fabbisogno energetico con semplicità ed efficacia: è questa la prima responsabilità progettuale. Applicare le prescrizioni necessarie per un’architettura a basso consumo è un approccio in continuità con una tradizione da interpretare con i mezzi della modernità, dallo studio dell’involucro, all’esposizione solare, alla differenziazione delle facciate, all’impiantistica.
Edelweiss Residence, passo alpino di Katschberg (Austria). Credits Falkensteiner Hotels & Residences.
N.G.: Il rispetto per l’ambiente sembra una prerogativa essenziale del suo fare architettura. Quanto questo influisce nella progettazione di un’opera? Quali sono i primi parametri attraverso cui, assegnatole un progetto, questo inizia a prendere forma sotto la sua mano?
M.T.: Come progettista ho sentito da sempre la necessità di lavorare con un atteggiamento rispettoso della natura del luogo, intesa come complesso di relazioni fra ambiente, aspetti socioculturali e simbolici. Lo scatto evolutivo che ci viene chiesto oggi è quello di tornare ad agire in modo consapevole nei confronti del consumo di energie. Credo che gli architetti abbiano la possibilità di giocare un ruolo fondamentale nella società civile, di agire come “lifecycle-engineer”.
Klima Hotel, Bolzano.
N.G.: Che importanza hanno i materiali nella progettazione di un edificio?
Da quali materiali l’architettura e il design contemporaneo non possono prescindere?
M.T.: I miei principi di un buon “design” sono essere rispettosi nei confronti della natura e dell’ambiente. La semplicità del layout, la serenità dell’idea, la sensorialità del materiale e la durabilità tecnica, questi sono per me i principi fondamentali.
N.G.: Lei stesso definisce i suoi prodotti come ZERO design: semplificazione con raffinatezza, per arrivare all’essenza dell’oggetto, alla sua forma ideale, iconica. Tale tensione al minimalismo non rischia però di portare alla scarnificazione della personalità del prodotto stesso?
M.T.: Il mio motto parte da un lavoro di sottrazione e semplificazione, dove il semplice non è impoverimento semantico, ma raffinatezza; non è una scarnificazione della personalità del prodotto, anzi. Traduco l’anima del marchio e le esigenze relative in modo creativo, sempre alla ricerca della vera essenza di una “cosa”.
N.G.: Due sue ultime creazioni nel campo del design del prodotto, il set da cucina Terra e la vasca da bagno Ofuro, si sono aggiudicate il Wallpaper Award 2010. Potrebbe definirne le caratteristiche vincenti? Possono dirsi rappresentative del suo operare nel settore?
M.T.: In grande o piccola scala – in architettura e design – la qualità si trova nella semplicità e nell’immediatezza delle cose. Solo i prodotti genuini, affidabili, puri e distintivi influenzano positivamente la qualità della nostra vita, trasmettono fiducia e sono autoconvincenti.
Terra, set di pentole da cucina.
N.G.: Incursione nel personale: quali sono gli spazi, aperti e chiusi, che sceglie per trascorrere piacevolmente il suo tempo libero? I suoi luoghi di vita privati soddisfano le esigenze che lei pone come base di ogni architettura?
M.T.: Assolutamente, perché mi sono creato degli spazi molto diversi uno dall’altro – la mia casa in montagna e l’altra al mare, a Capri – che mi danno la possibilità di ritirarmi, di respirare, di godermi il tempo con la mia famiglia.
Vigilius Mountain Resort, Merano. Courtesy © VIGILIUS RESIDENCE. Foto Paul Dixon.
N.G.: Al giorno d’oggi gli spazi sono sempre più limitati, ma la domanda continua a crescere, ovunque. Quali sono le nuove frontiere dell’arte contemporanea?
M.T.: Secondo me le risorse rinnovabili! Ormai da tanto tempo lavoro con il legno, la risorsa rinnovabile che è diventata indispensabile per il mio lavoro. Il legno rende possibile trovare soluzioni sostenibili, rispettose per le risorse per raggiungere misurabili risultati economici, pur sostenendo l’estetica e la bellezza.
Interno con piscina, Vigilius Mountain Resort, Merano. Courtesy © VIGILIUS RESIDENCE. Foto Paul Dixon.
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N.G.: Un’anticipazione sui suoi prossimi progetti in lavorazione.
M.T.: Stiamo lavorando a progetti diversi in questo momento, praticamente dalle Alpi fino al deserto! Poi abbiamo finito l’anno scorso il mixed-use building Tortona 37 accanto al Nhow-Hotel a Milano.
Per quanto riguarda il design abbiamo tante novità per il Salone del Mobile, siamo anche coinvolti in due esposizioni diverse – è troppo presto ancora per dire di più, però spero che veniate in Aprile a vederle direttamente!