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7 Gennaio 2010

Design litico

PIETRA, LUCE, TEMPO.
Alberto Campo Baeza e La Idea Construida

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L’antiquarium del padiglione “La Idea Construida” al Marmomacc 2009. In evidenza, accanto ai pezzi di design Pibamarmi, i calchi storici prestati dall’Accademia di Belle Arti di Firenze. (ph Giovanni De Sandre)

A fronte del pervasivo diffondersi di immagini architettoniche pret-a-porter, seducenti e fugaci, e pur affrontando un tema progettuale di natura effimera, Alberto Campo Baeza ci consegna ancora una volta una riflessione profonda sui valori atemporali del pensare e del fare architettura.
Infatti, la rigorosa proposta dell’architetto spagnolo per “La Idea Construida”, padiglione Pibamarmi realizzato in occasione di Marmomacc 2009, ha preso corpo a partire da due temi ineluttabilmente legati alle categorie archetipiche della gravità, dello spazio e del tempo, in cui l’architettura pone da sempre le sue più autentiche basi: tali nuclei tematici sono la valorizzazione del rapporto pietra-luce e la composizione di un antiquarium di memorie dell’Antico.
Il padiglione si è così offerto al visitatore come uno spazio introverso immerso nella penombra, una camera litica vuota destinata alla sosta e alla meditazione, foderata di marmo di Carrara e segnata dal passaggio lento di fasci luminosi sulla superficie naturale della pietra; all’esterno, invece, l’allestimento ha presentato i pezzi di design Pibamarmi disposti in una galleria a muro, come reperti di una collezione di antichità accostati a calchi storici di sculture classiche ed ellenistiche prestati per l’occasione dall’Accademia di Belle Arti di Firenze.
Lo spazio interno, cubico e minimale, ha espresso una summa delle lunghe elaborazioni operate da Campo Baeza sulla relazione tra forza di gravità della pietra, geometrie pure, energia luminosa statica o dinamica, percezione dello scorrere del tempo; l’antiquarium ha aggiunto un ulteriore grado di lettura del rapporto tra l’opera dell’uomo e la dimensione temporale, in un mosaico di forme e proporzioni raffinato e poetico.

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Dettaglio dell’antiquarium disegnato da Alberto Campo Baeza per il padiglione Pibamarmi al Marmomacc 2009. In evidenza il calco di un rilievo del Partenone prestato dall’Accademia di Belle Arti di Firenze.

Gravità e Spazio, Luce e Tempo
«La Gravità costruisce lo Spazio, la Luce costruisce il Tempo, dà ragione del Tempo. Ecco le questioni centrali dell’Architettura: il controllo della Gravità e il dialogo con la Luce. Il futuro dell’Architettura dipenderà da una nuova possibile comprensione di questi due fenomeni»1.
Il richiamo di Alberto Campo Baeza al valore atemporale della Gravità e della Luce nella costruzione dell’architettura è forte e ripetuto, nelle sue opere come anche nei numerosi contributi teorici che egli ha pubblicato dalla fine degli anni ’70 del secolo scorso fino ad oggi. Forza di gravità ed energia luminosa sono considerati come fattori decisivi e fondanti dell’architettura; tali elementi vengono trasferiti alla contemporaneità grazie ad una profonda consapevolezza della Storia che per Baeza è una presenza viva e imprescindibile, da valorizzare attraverso un processo di incessante smontaggio, analisi e reinterpretazione dei suoi archetipi e dei suoi linguaggi.
Tra i tanti modelli dell’antichità che l’architetto richiama, il Pantheon di Roma è più volte citato (anche nel caso del padiglione La Idea Construida) come riferimento assoluto, apprezzato per la peculiarità del suo oculo in copertura che consente il passaggio del flusso luminoso solare; la luce naturale, mutevole e dinamica, filtra dalla grande apertura a costituire una gigantesca meridiana che rende comprensibile le dimensioni dello Spazio e la progressione del Tempo.

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Studi di Alberto Campo Baeza per l’interno del padiglione La Idea Construida.

Per Campo Baeza poi all’idea di Gravità si lega la presenza della Pietra, e anche quando egli non impiega la materia litica la sua architettura rimane concettualmente stereotomica; essa è originata nella massa e dalla massa, e di volta in volta viene scavata, tagliata, certo frazionata ma comunque in grandi formati, per configurarsi in ogni caso come architettura della gravità e della delimitazione; in ultima analisi l’assertiva purezza delle sue costruzioni – anche se elaborate per alleggerimenti, incastri e perforazioni – è sempre chiaramente leggibile nel netto stagliarsi di solidi pieni o prismi scatolari.
Anche la camera litica del La Idea Construida è portatrice di tutti i caratteri sin qui descritti; opera temporanea, di contenute dimensioni ma non meno complessa delle architettura permanenti del maestro spagnolo, essa è pensata anzi come una densa sintesi della sua poetica compositiva; in essa il bianco totale e accecante degli edifici di Campo Baeza lascia il posto alle tinte e alle tessiture materiche del marmo e la luce nelle sue variegate manifestazioni, orizzontale, zenitale, obliqua, è più che mai “principio supremo di strutturazione architettonica e qualificazione spaziale”.

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L’interno del padiglione segnato dal lento passaggio dei fasci luminosi sulla superficie del marmo. (ph Giovanni De Sandre)

Un antiquarium per il design contemporaneo
Se il museo ha una dimensione fisica chiusa e controllata, scandita in modo ragionato e in genere sequenziale, l’antiquarium – all’aperto o al chiuso che sia – può avere una struttura aperta e si configura più come un evento estetico che come una narrazione sintattica2.
Nell’antiquarium, in genere disposto a parete, si depositano frammenti sparsi provenienti da epoche anche molto diverse; membra di sculture, lastre a rilievo, elementi architettonici asportati da rovine o raccolti in scavi archeologici trovano così un luogo di conservazione, di fronte al quale il visitatore gode di un rapporto privilegiato con reperti che abitualmente non vede, e che non riuscirebbe altrimenti a raggiungere a portata di mano.
Accumulazione e ridondanza, sono quindi parole chiave per comprendere il concetto di antiquarium come dispositivo ostensivo della memoria, come ripostiglio dove collocare stratificazioni di testimonianze, repertori molteplici di oggetti accostati in serie variate, incrociate, invertite.
Più che per il progetto museografico insomma, l’antiquarium desta il nostro interesse per la sua forte valenza di esperienza percettiva focalizzata sulla sola visione di dettaglio di un palinsesto di pezzi, attraverso i quali si tenta di attivare, anche in modo fortuito, relazioni figurali, tipologiche e simboliche basate sull’analogia o sul contrasto.

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Sezione e vista dell’antiquarium della casa di John Soane a Londra.

Come modo espositivo legato al collezionismo più colto ma anche alle finalità mercantili del commercio d’arte, l’antiquarium nasce nel corso del XVII secolo e raggiunge la sua massima diffusione tra la seconda metà del Settecento e i primi decenni dell’Ottocento, con l’affermarsi della cultura classicista storicista in Gran Bretagna, Francia, Germania, Italia e, successivamente, negli Stati Uniti. Esempio emblematico di tale momento di apogeo è l’antiquarium della casa-museo di John Soane a Londra, realizzato dall’architetto e archeologo inglese tra il 1808 e il 1837.
La consistente collezione di antichità di Soane, che comprende reperti originali ma anche numerose riproduzioni in gesso, ricopre le pareti di diversi ambienti della casa concentrandosi nel grande vano a doppia altezza del Dome, appositamente progettato per accogliere scenograficamente la parte centrale dell’antiquarium3.
Nella serrata e apparentemente confusa mescolanza di pezzi, tutto è in realtà calibrato in base a criteri di assonanza dimensionale e proporzionale: se gli elementi architettonici non stanno nelle posizioni e alle quote che avrebbero realmente occupato negli edifici è perché la loro collocazione risponde ad esigenze di composizione e simmetria; se le sculture non sono disposte in sequenza cronologica è per la volontà di dar vita ad uno stupefacente horror vacui, in un allestimento emozionale che deve essere apprezzato non tanto per la preziosità dei singoli reperti quanto per l’intensità visionaria e poetica dell’insieme.
L’opera magistrale di Soane consente di cogliere appieno la valenza dell’antiquarium come potente strumento di comunicazione visiva suscettibile di molteplici chiavi di lettura, compositive, geometriche, materiche; Alberto Campo Baeza nel padiglione La Idea Construida, distilla i caratteri tradizionali di tale impianto espositivo e crea un mosaico di pezzi antichi e contemporanei perfettamente equilibrato per forme, proporzioni e cromatismi.

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Dettagli dell’antiquarium disegnato da Alberto Campo Baeza per il padiglione Pibamarmi al Marmomacc 2009. In evidenza, accanto ai pezzi di design in pietra, i calchi storici prestati dall’Accademia di Belle Arti di Firenze. (ph Giovanni De Sandre)

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Egli valorizza appieno i calchi storici e gli elementi di design contemporanei selezionandoli e disponendoli in un palinsesto armonico, realizzato secondo una sapiente dialettica di contrasti e assonanze che contamina arte scultorea, artigianato e design; per Baeza le incursioni dell’Antico nel Contemporaneo, e viceversa, materializzano con immediatezza ed evidenza la dimensione del Tempo, principio basilare – come si è visto – della sua poetica architettonica.
I pezzi di design litico trasmettono ancora una volta un’idea di sostanziale massività; i loro solidi elementari sono delicatamente animati da minime asimmetrie, da inattese assialità oblique; le loro superfici sono accuratamente texturizzate e accostano per contrasto stesure lisce e setose a piani ruvidi increspati da serrate scanalature ripetute. Un’antefissa etrusca, una metopa del Partenone, un torso d’Ercole vigoroso e sensuale, presentano dal canto loro masse piene e profonde cavità, rilievi più o meno pronunciati di membra, panneggi, racemi vegetali.
Grazie a questo mondo figurale inconsueto e suggestivo, l’architetto conduce la scelta espositiva a sublimare la performance estetica per approdare ad un sottile gioco sintattico puramente visivo, non fatto di legami cronologici, né tantomeno di richiami simbolici, bensì intessuto unicamente di rimandi tra forme piane e lineari e volumi a tutto tondo, tra addensamenti chiaroscurali e rarefazioni coloriche e luministiche: così, con la sobrietà e la raffinatezza che lo contraddistinguono da sempre, Campo Baeza dimostra che, per questo progetto di allestimento contemporaneo, l’antiquarium era veramente l’unica scelta possibile.

di Davide Turrini

Note
1 Alberto Campo Baeza, La idea construida (1996), cit. in Antonio Pizza, “La ricerca di un’architettura astratta. Alberto Campo Baeza” p. 12, in Alberto Campo Baeza. Progetti e costruzioni, Milano, Electa, 2000, pp. 173.
2 Si vedano in proposito le considerazioni contenute in Pier Federico Caliari, Museografia. Teoria estetica e metodologia didattica, Firenze, Alinea, 2003, pp. 231. Allo stesso volume si rimanda anche per un saggio critico sulla casa-museo di John Soane richiamata più oltre in questo contributo.
3 Per un approccio all’opera di John Soane si rimanda a John Summerson, David Watkin, Tilman Mellinghoff, John Soane, Londra, Academy Editions, 1983, pp. 123; Margaret Richardson, Mary Anne Stevens (a cura di), John Soane architetto 1753-1837, catalogo della mostra, Milano, Skira, 2000, pp. 317.

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