18 Gennaio 2010
Interviste
Trombini studio, Mantova
Abbiamo incontrato i responsabili dello studio Trombini di Mantova nella sede di Tetra Pak Packaging Solutions di Modena. Lo studio sta lavorando alla nuova veste interiore ed esteriore degli stabilimenti e degli uffici emiliani dell’azienda, sotto la guida di Gianni Pettena.
Alberto Ferraresi: Dovendo inquadrare l’intervento di Modena, vi siete espressi in termini di “rebuilding”, dunque qualcosa di diverso sia da una ristrutturazione, sia da un lavoro solo concentrato sull’immagine. Ce ne potete parlare?
Trombini studio: Operativamente l’intervento si configura in effetti, sui singoli fabbricati, come una ristrutturazione molto corposa, poiché gli edifici sono in buona parte esistenti ed operativi da tempo. Il progetto li considera tutti nel loro complesso, come articolato sistema urbano, rispetto al quale le funzioni ed i ruoli di ciascuno sono riassegnati e ridefiniti. Ciò ha determinato la necessità di intervenire in ogni fabbricato modificandolo sostanzialmente rispetto alle nuove distribuzioni e, contemporaneamente, rispetto alle tante necessità impiantistiche e normative. Le richieste del Committente erano poi certamente volte ad ottenere alti livelli di prestazioni, di flessibilità, d’innovazione tecnologica: tutti input capaci di arricchire notevolmente il progetto, ma anche di renderlo ancora più complesso. Il risultato quasi lo nasconde, ma c’è una parte importantissima di lavoro che rimane appena al di là di ciò che si vede.
A.F.: In quale senso possiamo considerare la sede di Tetra Pak Packaging Solutions come una parte di città?
T.st.: La sede Tetra Pak è una parte di città già da un punto di vista dimensionale: stiamo qui parlando di molte decine di migliaia di mq di superfici. Poi lo è per il tipo di articolazione esistente fra costruito e spazi aperti. Progettualmente siamo intervenuti e stiamo intervenendo ad arricchire, ove possibile, le relazioni fra le singole parti, affinché queste non fossero solo il frutto di una logica schematica derivata dall’industria. Ancor più, è una parte di città se pensiamo al numero di persone al lavoro qui ogni giorno, ed alle loro esigenze. Tetra Pak sta intervenendo interessandosi profondamente e direttamente, cercando di fornire un’adeguata presenza di servizi, quali facilitazioni per l’accesso ciclabile ai dipendenti provenienti dal centro città, od asili e spazi per l’infanzia a sostegno dei genitori che non potessero diversamente accudire i figli durante le ore di lavoro. Dal punto di vista dell’architettura, noi abbiamo cercato di rendere più urbane le connessioni fra le parti, articolando e potenziando gli spazi pubblici, rendendoli verdi e praticabili, adatti ad ospitare eventi d’arte e anche durante le ore di lavoro negli uffici.
A.F.: In considerazione della dimensione e della complessità del progetto, ci sono parti del lavoro che avete condiviso con altri progettisti?
T.st.: La squadra concentrata a tempo pieno sul progetto è sempre folta, sia guardando all’interno dello studio, sia pensando al numero ed alle competenze dei vari consulenti di cui ci stiamo avvalendo in tutti i settori, così da offrire un prodotto che punti sempre, in ogni suo singolo risvolto, all’eccellenza. Poi vogliamo ricordare Gianni Pettena, che è stato per noi un punto di riferimento sia per la critica al progetto che per i preziosi suggerimenti progettuali. Il suo è un parere di cui cerchiamo di avvalerci sempre.
A.F.: Il marchio di Tetra Pak Packaging Solutions è noto in tutto il mondo. Nell’intervento di Modena vi sono stati dati dei vincoli d’immagine a cui dovervi attenere, delle indicazioni sugli esiti estetici e sulle scelte dei materiali?
T.st.: Il progetto non ha subito alcun particolare condizionamento esterno da parte della Committenza; ci sono stati delineati dei temi propri della politica aziendale, a cui abbiamo cercato di dare riscontro al meglio delle nostre possibilità con le singole scelte adottate. Queste linee guida sono sintetizzate particolarmente nei termini di flessibilità, trasparenza, benessere degli ambienti, materiali naturali. Abbiamo lavorato molto su questi aspetti, che veramente contraddistinguono la mentalità Tetra Pak ed il suo modo di gestione aziendale. Tetra Pak, quanto ad esigenze d’immagine, si contraddistingue nettamente da altre multinazionali che si possano considerare di pari notorietà, anche perché sceglie di non imporsi in modi ripetitivi e costanti nelle differenti sedi nel mondo. Al contrario cerca di radicarsi nel luogo secondo elementi propri del linguaggio del luogo stesso, come in questo caso è stato possibile fare con i materiali, specialmente dei calpestii.
A.F.: Venendo proprio alle scelte materiche che caratterizzano in modo naturale i camminamenti, ci potete spiegare le differenze fra interno ed esterno?
T.st.: È molto semplice: intanto abbiamo pensato alla pietra perché il radicamento al luogo potesse essere maggiore, nel far corrispondere all’attacco a terra, al piano che divide l’attività degli uomini dalla pura natura, un materiale naturale che è esso stesso suolo. Poi abbiamo pensato alla città di Modena ed al suo collocarsi lungo la via Emilia. Il lastrico romano originario ha ampiamente attinto dalle vicine risorse di cava d’area veneta, ed è così stata scelta la pietra di Prun per i camminamenti esterni e per gli spazi pubblici all’aperto. L’altro vero e storico bacino di cava che si possa dire tipico per l’area emiliana è quello delle arenarie grigie dell’Appennino, che sono dunque state preferite per i calpestii di tutti gli interni, realizzati in pietra serena su un’estensione davvero importante.
A.F.: Avete già utilizzato la pietra di Prun in altri progetti? Ci potete descrivere le caratteristiche di questa pietra?
T.st.: Impieghiamo questa pietra da molto tempo. Troviamo che abbia una tonalità interessante per il suo essere vicina al bianco senza risultare affatto neutra inoltre è un materiale quasi privo di impurità. È una pietra molto luminosa, elegante e nello stesso tempo facilmente accessibile e duttile quanto alle possibilità applicative. In particolare ci piace ricordare l’intervento nella corte di un’abitazione nel mantovano. Abbiamo sostituito un calpestio in lastre di porfido posate ad opus incertum con un’applicazione estesa in lastre in pietra di Prun, di forma rettangolare, posate a correre, con alcune risalite verticali nelle occasioni in cui il piano orizzontale trovava il bordo solido di una parete o di un parapetto. Il risultato è davvero piacevole e delicato nell’inserimento nell’esistente.
Una suggestione notturna della corte residenziale in pietra di Prun.
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