14 Febbraio 2005
Recensioni
La recensione di Arch’it
Se in libreria vi capiterà di imbattervi nell’ultima fatica letteraria di Alfonso Acocella, la prima cosa che vi salterà subito all’occhio è sicuramente la sua mole: più di 600 pagine, con copertina rigida, sovracopertina, e custodia. Altrettanto evidente è l’acuta scelta di un elegante stile minimale del volume, quasi a contrastare la ricchezza dello scritto. In effetti quello che troveremo all’interno ci lascerà ancora più stupiti. La nota introduttiva rende subito chiaro l’obbiettivo di questo volume, ovvero contribuire al rilancio della cultura progettuale e costruttiva della tecnologia lapidea, che nel passato recente è stata in parte “emarginata” a causa dell’invadenza delle tecnologie più moderne. Ma è anche vero che il repertorio di progetti recenti presentati nel volume, sia per quantità che, soprattutto, per qualità, non danno l’idea che la cultura delle costruzioni in pietra abbia avuto momenti di flessione.
L’arco temporale dei progetti in pietra è così vasto e più o meno omogeneo da costituire un unicum nella cultura architettonica. E questo è avvenuto per una miriade di ragioni, le prime delle quali sono senza dubbio l’abbondanza del materiale e la relativa facilità di lavorazione. Col termine “pietra”, usato all’interno del titolo stesso del volume, si intende l’intera famiglia dei litoidi; Acocella in questa opera analizza infatti ogni tipo di pietra, da quelle utilizzate dagli antichi Egizi, ai bugnati usate nella Firenze medievale, ai marmi di Mies. Nessuna differenza quindi in base all’origine della materia prima, ma differenziazione in base all’utilizzo dei litoidi; dal materiale grezzo da costruzione, da blocchi lasciati a vista, alle finiture esclusivamente estetiche.
Il volume non è strutturato come un manuale, nè come un saggio nè tanto meno come un repertorio di progetti. Vuole piuttosto essere qualcosa di nuovo, ovvero qualcosa che unisca queste tre categorie della letteratura architettonica e vada a colmare un vuoto esistente nella editoria tecnica, enfatizzando i variegati ed inesauribili valori culturali, costruttivi, espressivi, cromatici, ambientali, di durata, eccetera. L’opera ci riesce benissimo, in una maniera originale che riesce ad affascinare il lettore. Il materiale “pietra” viene analizzato non esclusivamente in chiave storica, ma viene diviso e studiato a seconda del suo utilizzo tecnologico. Ecco quindi che i capitoli del libro saranno: Muri, Colonne, Architravi, Archi, Superfici, Coperture, Suolo, Materia. All’interno di ogni capitolo l’autore illustra la nascita e l’evoluzione delle tecnologie costruttive presentate, utilizzando sia disegni immediatamente chiari che immagini fotografiche delle opere.
Il volume è quindi basato sulla contrapposizione e sul confronto fra le origini, gli archetipi, ed i temi del presente, ovvero come viene utilizzato il materiale ai giorni d’oggi, con un attento sguardo sul panorama architettonico nazionale ed internazionale. La varietà dei progetti presentati è un’altra delle caratteristiche di questo volume. Come detto si va dalle piramidi egizie agli ultimi eleganti progetti di Peter Zumthor. I progetti dal ‘900 ai giorni nostri invece coprono abbondantemente tutti i filoni estetici e tutte le correnti dell’architettura contemporanea. Questo a testimonianza ulteriore di come nel trascorrere del tempo il materiale “pietra” sia sempre stato attuale e quindi il suo utilizzo non abbia conosciuto “tempi morti”. Del resto il valore che riesce a dare anche nell’architettura contemporanea una superficie continua in pietra, ad esempio, è cosa completamente diversa dalle sensazioni date dai cosiddetti “nuovi materiali”.
Quindi se da una parte può essere giustificato il timore delle categorie che per ovvi motivi hanno a che fare con le pietre, espresso appunto nella nota introduttiva, dall’altra parte ci deve essere quella consapevolezza, confermata dalla storia dell’architettura, che la duttilità di questo materiale e del suo utilizzo non è riproducibile da nessun altro prodotto. I progetti presentati sono costituiti da una piccola ma esauriente scheda introduttiva, e presentano disegni e una gran quantità di immagini fotografiche. A proposito delle fotografie, stupisce prima di tutto notare nell’indice delle illustrazioni quante siano, e soprattutto stupisce ancora di più il fatto che la maggior parte di queste facciano parte dell’archivio fotografico dell’autore.
Alberto Campo Baeza, Banca Caja General de Ahorros, Granada (Foto di Hisao
Suzuki)
La densità di informazioni testuali, grafiche ed iconografiche sono inoltre presentate in una veste dallo stile molto minimale, opera di Massimo Pucci, che riesce in maniera elegante a catalizzare ulteriormente l’attenzione del lettore sull’opera. L’architettura di pietra rappresenta un metodo di indagine ed analisi di un materiale che da un punto di vista architettonico nè conosce età nè è legato ad una corrente estetica particolare. Per questo il volume di Acocella colpisce e stupisce; progettisti e studenti che consulteranno o semplicemente sfoglieranno quest’opera vi troveranno senza dubbio un’architettura o un dettaglio da cui rimarranno colpiti e, molto probabilmente, ispirati.
Come detto il volume costituisce al momento un evento unico nel panorama editoriale, per contenuti e forme. L’autore è voluto andare oltre. Il successo immediato e la curiosità che è nata attorno al libro hanno fatto sì che nascesse una comunità virtuale attorno a questo evento. È stato creato un sito che vuole essere un luogo di scambio, un luogo d’incontro dei membri della community dove potersi scambiare informazioni, una piazza virtuale insomma. Al momento sono riportate nel blog forum tutte le recensioni del volume che sono state pubblicate sia su riviste cartacee che su webzine. I visitatori possono inserire messaggi, commenti, insomma discutere di architettura ed in particolare dell’architettura fatta con la pietra. Un evento originale che sta dando buoni frutti, come dice il numero di visitatori del sito. E soprattutto un “precedente” che ci auguriamo venga ripreso per altre iniziative legate alla diffusione e conoscenza della buona architettura.
Samuele Martelli
(Molte altre immagini tratte dal volume ti attendono su Arch’it)