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Villa dell’Aia Nuova a Scansano *

Aia Nuova Battuto cementizio del triclinio con reticolato a losanghe
Battuto cementizio del triclinio con reticolato a losanghe.

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La villa rustica di Aia Nuova è stata individuata lungo la riva destra del fiume Albegna, nell’omonima valle nella Maremma toscana, territorio vulcente conquistato da Roma fin dal III secolo a.C. e successivamente, in parte, assegnato alla colonia romana di Saturnia1. Il complesso – parzialmente scavato negli anni Ottanta da Mario Del Chiaro dell’Università di Santa Barbara (California) e restaurato dalla Soprintendenza per i Beni Culturali della Toscana2 – rappresenta un’emblematica testimonianza di una particolare tipologia edilizia, in cui gli apprestamenti residenziali (sale di rappresentanza, impianto termale) affiancavano quelli legati alle attività produttive, per la trasformazione dei prodotti agricoli coltivati. Nel corso del I secolo a.C., dopo le drammatiche lotte civili tra Mario e Silla, ville rustiche di questo tipo, espressione di una committenza di proprietari di livello medio-alto, sorsero in quest’area e rappresentano il segno tangibile di una profonda ristrutturazione del territorio.
Nella villa l’associazione di una diversificata tipologia pavimentale è adottata in base alla funzione dei singoli ambienti:
– nei vani di rappresentanza o destinati alla vita privata compare il battuto cementizio a fondo rosso con decorazioni lineari di tessere calcaree bianche con tappeto centrale in cementizio arricchito di scaglie in pietre di vari colori (in pianta n. 1, triclinium) o una campitura di cementizio con scaglie in pietre di vari colori a tutto campo (in pianta n. 4, oecus o sala di rappresentanza)3;
– nell’impianto termale, che occupa il settore sud-occidentale (in pianta nn. 8-15), è usato il commesso laterizio con elementi di varie forme, talora associati a tesserine di calcare4;
infine l’opus spicatum ricorre nell’area produttiva (in pianta n. 3), in parte nel vestibolo (in pianta n. 16) e, nel complesso termale, nella latrina (in pianta n. 8 ) e nei vani interpretati come apodyterium e frigidarium (in pianta nn. 9-10).
Aia Nuova pavimento a rombi
Pavimento a rombi dell’ambiente termale.
In un settore del vestibolo e nell’ambiente interpretato come tepidarium delle terme (in pianta n. 12) l’ordito delle tessere laterizie romboidali, in diverse tonalità, scandito dall’inserzione sistematica di tessere regolari di calcare, restituisce l’illusionistica rappresentazione dei cubi prospettici, con l’evidente intento di imitare l’analogo motivo, attestato nei più antichi pavimenti in opus sectile ed in mosaico.
La pavimentazione del calidarium delle terme (in pianta n. 15) è stata ricostruita – ed è attualmente visibile nel Museo Archeologico di Scansano5 – con gli elementi fusiformi e quadrati a lati concavi, recuperati durante lo scavo, che ripropongono uno schema di cerchi allacciati, con piccola tessera di calcare al centro. Tale espediente è documentato tra la fine del II e la prima metà del I secolo a.C. nell’area cisalpina ed adriatica, ma è significativamente attestato, a conferma della notevole diffusione e circolazione degli schemi iconografici e dei procedimenti tecnici propri delle pavimentazioni in laterizio, anche nelle più vicine città di Sovana e Bolsena.Aia Nuova pavimento calidarium
Dettaglio del pavimento del calidarium.Il sistema decorativo dei pavimenti in laterizio e battuti cementizi decorati della villa di Aia Nuova documenta infatti anche per quest’area di confine dell’Etruria Settentrionale, l’adeguamento ai criteri decorativi diffusi a Roma e in ambito romano negli anni della tarda repubblica e l’adozione di espedienti tecnici mutuati dalle aree di tradizione più colta, tra quelle collegate con Roma, come quella campana e soprattutto, per la contiguità geografica, il distretto che unisce la Valle Tiberina con le valli più interne fino a Bolsena e Sovana. L’impiego massiccio del laterizio nella villa di Aia Nuova, come in altri complessi analoghi della Valle dell’Albegna documenta al tempo stesso anche una fiorente manifattura locale di prodotti fittili di età repubblicana, in analogia con quanto finora conosciuto per la Cisalpina ed il Piceno6.Paola Rendini

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Note
* Il saggio è tratto dal volume (a cura di) Alfonso Acocella e Davide Turrini, Rosso italiano, Firenze. Alinea, 2006, pp.240.
1 Giulio Ciampoltrini – Paola Rendini, “Pavimenti in signinum e scutulatum dall’Etruria centro-settentrionale. Recenti acquisizioni”, in Atti del III Colloquio dell’Associazione Italiana per lo Studio e la Conservazione del Mosaico, Bordighera 1995, a c. di Federico Guidobaldi e Alessandra Guiglia Guidobaldi, Istituto Internazionale di Studi Liguri, Bordighera 1996, pp. 247-260.
2 Mario A. Del Chiaro, “The Villa of Publius Anilius. A Roman Villa in the Maremma, Tuscany”, in “Le ville romane dell’Italia e del Mediterraneo antico”, Academic Meeting at the University of Tokyo, 1996, a c. di Masanori Aoyagi e Stephan Steingräber, The Institute for the Study of Cultural Exchange Faculty of Letters the University of Tokyo, Tokyo 1999, pp. 96-107; Paola Rendini, “I pavimenti a commesso laterizio della Regio VII: un aggiornamento”, in Atti dell’VIII Colloquio dell’Associazione Italiana per lo Studio e la Conservazione del Mosaico, Firenze 2001, a c. di Federico Guidobaldi e Andrea Paribeni, Edizioni del Girasole, Tivoli 2001, pp. 227-242.
3 Sulla recente puntualizzazione per le diverse tipologie di cementizi: Monica Grandi – Federico Guidobaldi, “Proposta di classificazione dei cementizi e mosaici omogenei ed eterogenei”, in Atti dell’XI Colloquio dell’Associazione Italiana per lo Studio e la Conservazione del Mosaico, Ancona 2005, a c. di Claudia Angelelli, Scripta Manent Edizioni, Tivoli 2006, pp. 31-38.
4 Per l’inquadramento, la classificazione e la definizione terminologica relativa ai pavimenti realizzati con elementi laterizi: Federico Guidobaldi – Lucia Gregori, “Pavimenti a commesso di mattonelle in laterizio di età romana. Indagine preliminare”, in Atti del III Colloquio cit. a nota 1, pp. 247-260.
5 “Museo Archeologico di Scansano”, a c. di Marco Firmati e Paola Rendini, Nuova Immagine, Siena, Siena 2002, p. 157.
6 Cfr. Rendini, art. cit. a nota 2, pp. 232-233.

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