14 Dicembre 2006
Interviste Produzione e cultura di prodotto Produzione e prodotti Toscana
Intervista a Luigi Maccari
Luigi Maccari
Davide Turrini: Luigi Maccari da molti anni è impegnato nel proseguire la tradizione di escavazione del Giallo di Siena, uno dei marmi storici della Toscana; si tratta di un materiale prezioso e ancora largamente ricercato e apprezzato per le particolari caratteristiche estetiche che lo rendono protagonista nella realizzazioni di rivestimenti pavimentali e parietali e di raffinati partiti decorativi.
Luigi Maccari: Il bacino estrattivo del Giallo di Siena è abbastanza circoscritto all’interno del Comune di Sovicille nel comprensorio della Montagnola Senese. La tradizione di estrazione ed applicazione architettonica dei marmi gialli della Montagnola è antichissima, e si è sviluppata per molti secoli passando attraverso realizzazioni monumentali di grande valore, come il Duomo di Siena o la Cappella dei Principi in San Lorenzo a Firenze. Ancora oggi, per le peculiari doti di saturazione unite ad una grana materica particolarmente fine, il cromatismo giallo-dorato del nostro materiale è ineguagliabile.
Negli ultimi anni il mercato ha premiato il Giallo senese che ha potuto continuare ad affermarsi a livello mondiale anche grazie a due sostanziali innovazioni tecnologiche del settore produttivo dei lapidei. Da un lato l’aggiornamento dei processi di resinatura epossidica dei blocchi, attraverso sistemi industriali sottovuoto di particolare efficacia, ha consentito di operare un ottimo risanamento e consolidamento del materiale, risolvendo problematiche di fragilità e difficile lavorabilità da sempre connaturate alla struttura stessa del marmo; inoltre, sul versante più specifico della realizzazione del prodotto finito, l’applicazione della tecnologia water jet alla trasformazione dei lapidei, con le lavorazioni a traforo e ad intarsio ad essa connesse, ha esaltato le qualità decorative intrinseche del materiale, riportando il Giallo di Siena al centro di un certo mercato di target medio-alto.
Si può dire che i blocchi cavati nelle nostre cave vengono perlopiù commercializzati in ambito nazionale e sono indirizzati ai distretti di trasformazione di Carrara e di Verona, tuttavia, negli ultimi anni, si è registrato un crescente interesse nei confronti del materiale da parte di clienti del sud-est asiatico e dell’estremo oriente. I semilavorati e i lavorati in Giallo di Siena hanno poi un mercato finale d’elezione negli Stati Uniti d’America.
Dettaglio di un blocco di marmo Giallo di Siena (foto Davide Turrini)
D.T.: soffermiamoci sull’attività estrattiva e le caratteristiche del marmo.
L.M.: fino agli anni ’60 del secolo scorso le cave aperte nella Montagnola erano numerose e occupavano oltre 500 addetti, alcune aziende operavano anche la trasformazione del marmo fino alla realizzazione del prodotto finito; oggi, a fronte di una potenza dei giacimenti ancora consistente, le realtà estrattive in attività sono molto ridotte, con poche decine di operatori impiegati nella produzione di blocchi o di inerti. Anche se il mercato del nostro marmo non ha subìto grosse contrazioni, l’attività di escavazione si è sensibilmente ridimensionata, indubbiamente anche grazie ad un processo di ottimizzazione del lavoro di cava. In questo senso l’avvento del filo diamantato, che ha completamente soppiantato i vecchi metodi estrattivi con cunei e cariche esplosive, ha consentito di limitare molto lo stress sul materiale, abbattendo la quantità di pezzi lesionati da scartare.
Gli ultimi anni sono stati caratterizzati da un confronto diretto e franco con le amministrazioni locali, che ha avviato un percorso di collaborazione nell’affrontare la questione ambientale delle cave; in questo contesto, per individuare strategie concertate che possano risolvere tale problematica di stringente attualità, abbiamo fatto conoscere il nostro lavoro, le nostre esigenze produttive, e abbiamo cercato di soddisfarle contemperandole con il dovere di salvaguardare l’integrità dell’ambiente.
Guardando più da vicino il materiale, e paragonandolo ad esempio ad alcuni suoi “concorrenti esotici”, è possibile affermare che i caratteri peculiari per cui il nostro marmo è praticamente unico sono: la grana cristallina estremamente fine e omogenea, una profondità cromatica intensa e densissima, un’ottima lucidabilità. Su questi parametri il Giallo di Siena è imbattibile rispetto ai materiali simili ma non uguali provenienti dall’Africa, dalla Cina o dalla Turchia.
Vista del fronte di estrazione del Giallo di Siena a 580 metri sul livello del mare nella cava Marronetone (foto Davide Turrini)
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D.T.: l’occasione per nostra conoscenza si è presentata durante le giornate dell’ultima fiera internazionale Carrara Marmotec? Qual è il suo giudizio su questo genere di eventi commerciali, promozionali e culturali, che pur continuando a ricoprire un ruolo centrale nel settore dei lapidei, per molti aspetti si inscrivono in modo problematico nel quadro della globalizzazione?
L.M.: negli ultimi anni il numero delle fiere di settore si è accresciuto in modo esponenziale in tutto il mondo creando un fenomeno di dannosa moltiplicazione e “polverizzazione” dell’offerta che tende ad abbassare il valore medio dei singoli eventi. Le due fiere italiane, quella di Carrara e quella di Verona, hanno in parte risentito di tale aspetto ma direi che, con un grande sforzo organizzativo, sono riuscite a mantenere un carattere di primo piano a livello mondiale. Credo che si debba continuare ad investire molto nella “progettazione” di tali eventi, cercando di arricchirli di contenuti innovativi e dinamici, per far sì che essi non diventino contenitori progressivamente svuotati del loro significato, messi in scacco da una informazione tecnica e commerciale che viaggia sempre più rapida e ubiquitaria sui percorsi del trasferimento elettronico virtuale.
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