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Casa ellenistica di Salemi
Museo Archeologico di Palemo*


Lacerto di pavimento con reticolato di frammenti di calcarei e laterizi (foto: Alfonso Acocella)

Il pavimento a mosaico fu riscoperto casualmente in Sicilia nell’abitato di Salemi nel mese di agosto del 1895, in circostanza di lavori di costruzione di un acquedotto. Il contesto pavimentale di Salemi fu rinvenuto in via Daguirre a circa due metri sotto il suolo stradale. In seguito alla sospensione dei lavori, Antonio Salinas, chiamato in veste di responsabile della Direzione degli Scavi di Antichità potè constatare l’importanza della scoperta per lo studio archeologico e fece provvedere alla rimozione del lacerto per poi ordinarne un trasferimento in museo.
La porzione sopravvissuta del mosaico pavimentale è custodita presso il Museo Archeologico Regionale di Palermo (Inv. No.2277), le cui dimensioni sono piuttosto cospicue e misurano in altezza 3,29 x 2,77 m in larghezza, se misurata nella parte più estesa del lacerto.
L’intera compagine pavimentale è formata di tessere nere, bianche e rosse. La porzione realizzata in rosso è composta di tessere consistenti in frammenti irregolari di cotto ed è da intendere quale soglia di un ambiente, probabilmente destinato per una funzione riconducibile a quella di un triclinio. Più dettagliatamente, l’area di calpestio che, quasi certamente, doveva rivestire la soglia, si compone di un motivo a losanghe, il cui reticolo è realizzato in tessere bianche di calcare, litotipo da riconoscere, secondo il giudizio di Salinas, come calcare lattimusa, inserito nello sfondo rosso formato da frammenti laterizi.
Il campo principale, in cui si nota la grande lacuna della parte destra, consiste in un fondo in tessere bianche, ritenute allo stesso modo da Salinas in calcare detto lattimusa, delimitato da un motivo a onde in tessere nere sempre su sfondo in tessere bianche, che dipartono in direzioni opposte da un motivo a palmetta in tessere bianche.
In alto a sinistra nel campo di tessere bianche si trova un delfino in tessere nere disposto diagonalmente e rivolto verso il centro, avente un occhio con sfondo in tessere bianche e pupilla realizzata mediante una tessera rossa di cotto.
Nel centro del tappeto a sfondo di tessere bianche di calcare di lattimusa si staglia una figura umana stante di profilo in tessere nere, le cui gambe leggermente sovrapposte sono delineate nel contorno con una fila di tessere rosse. La figura ha nel braccio destro alzato un kantharos con pancia scanalata e sviluppato su un gambo molto lungo. Nell’angolo opposto, in basso a destra del campo in tessere bianche è raffigurato un delfino in tessere nere disposto sempre in diagonale e rivolto verso il centro.
Nella parte in basso del campo bianco e all’interno della cornice a onde e palmetta è posta una fila di lettere maiuscole a grandi caratteri, aventi circa 17 cm di altezza, in tessere rosse di cotto costituente l’iscrizione greca ????? (benvenuto).
L’ubicazione della scritta, cioè appena al di sopra del tappeto le cui dimensioni planimetriche approssimano molto bene le caratteristiche di una soglia, ha indotto a considerarla un’iscrizione di saluto a coloro che entrassero nell’ambiente.
Secondo l’interpretazione di Salinas, l’iscrizione del mosaico di Salemi posta proprio come didascalia alla figura del bevitore, altro non sarebbe da intendere che quella di un ebbro. Bisogna ricordare, però che il Kantharos, era considerato un attributo principale di Dioniso – un vero status-symbol dell’ideologia aristocratica, atto a designare il simposiarca, cioè colui che ha il compito di decidere le regole del simposio, convito che si svolgeva nelle case greche in un ambiente detto andron. Tale considerazione porterebbe a ipotizzare una possibile funzione dell’ambiente in esame di Salemi.
Riguardo alla scritta sono state inoltre rilevate sempre in siti siciliani dirette analogie con un’altra iscrizione, di poco differente nel testo ????? CY, inserita in un pavimento a mosaico litico-laterizio posto sulla soglia dell’ambiente “p” di una domus chiamata poi edificio B, rinvenuta (1868) all’interno di un complesso di due ville di epoca romana in Piazza della Vittoria a Palermo, oppure l’augurio EY EXEI nel pavimento in opus signinum della Casa del Capitello dorico di Morgantina.
In relazione al lacerto di mosaico litico-laterizio di una delle due ville menzionate, che presenta così forti analogie con quello in esame di Salemi, sarà utile delinearne brevemente le caratteristiche. Esso era posto, in una situazione analoga a Salemi, sulla soglia di una domus, chiamata in seguito da Ettore Gabrici edificio B.
Dei due edifici, designati con la denominazione A e B, il primo fu riconosciuto come un grandioso edificio residenziale di un membro della classe dirigente, connotato da materiali e finiture di grande pregio, mosaici pavimentali, vasche; il secondo, l’edificio B, seppure nei resti delle strutture di dimensioni minori, risultò caratterizzato allo stesso modo da un peristilio con ambulacri con pavimento in battuto di cocciopesto.La superficie pavimentale interessata dall’uso di materiale laterizio è una soglia di un ambiente (P), pavimentato con mosaico a tessere verdi e rosse, costituita in parte da tessere verdi, rosse, e tessere fittili. In un campo bianco troviamo l’iscrizione greca ????? (benvenuto) composta due volte in senso opposto, disposta lungo una fascia rossa con motivo a onde correnti verso destra, sotto l’inizio dell’iscrizione e verso sinistra alla fine e convergenti nel tratto compreso tra la I e la P, al di sotto delle quali su fondo rosso si dispone un motivo a reticolo in tessere bianche.


Particolare della soglia litico-laterizia (foto: Alfonso Acocella)

Tale tipo di iscrizione veniva solitamente dipinta anche sui recipienti greci, ma è da mettere in relazione, come ancora sosteneva Salinas, anche con il motto latino “salve” posto come saluto sulle soglie all’ingresso delle case romane.
Ritorniamo ora al mosaico principale per precisarne alcuni altri dati. Il contesto archeologico di Salemi non venne purtroppo rilevato durante il ritrovamento, così il pavimento oggi può essere datato solo attraverso le sue caratteristiche peculiari sia materiche che stilistiche. Dunque, se si esaminano meglio le caratteristiche stilistiche, è possibile avvicinare il pavimento di Salemi alle tipologie ellenistiche, soprattutto se si tiene conto delle modalità di aggregazione delle tessere stesse.
La struttura di aggregazione, sia a mosaico di ciottoli che di tessere è riscontrabile anche a Morgantina, con un esempio simile di soglie in mosaico.
Nonostante le molte analogie rintracciate, una cosa importante è comunque da rimarcare sul mosaico di Salemi: esso si pone tra i primi esempi o forse costituisce una di quelle prime elaborazioni di mosaico che diventeranno sempre più diffuse, dando inizio alla tipologia che assumerà più tardi il nome di opus tessellatum.
Le menzionate analogie formali, riscontrate tra le figure del mosaico di Salemi e quelle presenti in altri mosaici di ambito ellenistico, insieme all’analisi dei singoli elementi raffigurati, come la forma del recipiente rappresentato, hanno condotto gli studiosi ad ipotizzare che il pavimento di Salemi possa ascriversi al II sec. a.C. 1

Gianni Masucci

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* Il saggio rieditato è tratto dal volume (a cura di) Alfonso Acocella e Davide Turrini, Rosso italiano, Firenze. Alinea, 2006, pp.240
1 Sull’argomento si veda:
Antonino Salinas, “Sicilia. Salemi”, Notizie dagli Scavi di Antichità , (1895), p.357;
Ettore Gabrici, “Ruderi romani scoperti alla piazza della vittoria in Palermo”, Monumenti antichi R. Accademia Nazionale dei Lincei, XXVII (1921), pp.182-203;
Dela von Boeselager, Antike Mosaiken in Sizilien: Hellenismus und römische Kaiserzeit 3.Jahrhundert v.Chr. – 3. Jahrhundert n.Chr., Roma, Bretschneider, 1983, pp.31-34, pp.220;
Archeoclub d’Italia sede di Palermo, Prima Palermo: indigeni, cartaginesi, romani, Mostra fotografica, Chiostro S.Agostino, 17 ottobre -5 dicembre 1993, Palermo, Herbita, 1995.

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