luglio 2024
L M M G V S D
« Dic    
1234567
891011121314
15161718192021
22232425262728
293031  

Ultimi articoli

Ultimi commenti

Rubriche

Pubblico dei lettori

 

rss

 

 

18 Giugno 2009

News

PREMIO INTERNAZIONALE ARCHITETTURA DI PIETRA
2009 – XI edizione
44° MARMOMACC – Verona 30 settembre / 3 Ottobre 2009

English version

A cura di Vincenzo Pavan

opera1
Snøhetta – Opera House foto © Jiri Havran

PRESENTAZIONE DEL PREMIO
Un nuovo evento all’insegna della qualità, quello dell’International Award Architecture in Stone di Marmomacc, giunto alla undicesima edizione.
Dalla sua istituzione nel 1987 costituisce un riferimento fondamentale per architetti, ingegneri e mondo universitario impegnati nella ricerca di un uso dei materiali litici coerente con la disciplina costruttiva, ma aperto anche all’innovazione.
La sequenza di opere selezionate nel corso degli oltre 20 anni di storia del premio presenta in modo chiaro lo straordinario fiorire di linguaggi nell’architettura di pietra a livello mondiale: dai raffinati rivestimenti sottili alle potenti murature massive sperimentati dai grandi maestri dell’architettura contemporanea. Nelle ultime edizioni lo sguardo si è allargato ad altri filoni di qualità meno esposti alle luci medianiche, fino a scandagliare nell’architettura vernacolare, uno dei fondamentali paradigmi dell’architettura odierna che ha ispirato l’opera di molti architetti.
L’edizione 2009 del Premio, curata in continuità con le precedenti da Vincenzo Pavan, si è avvalsa di una giuria internazionale di storici, critici e docenti di architettura di alta qualità che ha garantito una scelta pluralista e nel contempo rigorosa.
La scelta della giuria ha privilegiato interventi pubblici riguardanti sia le grandi istituzioni di importanti città europee, sia piccoli spazi urbani o piccolissime strutture educative situate in remote aree rurali, mentre nel settore privato la scelta è caduta su un significativo ed esemplare intervento di recupero e riqualificazione urbana.
Ogni opera selezionata comunica la capacità della pietra di creare un forte legame con la tradizione, ma di rappresentare anche un materiale in grado di ispirare essenziali relazioni evocative con la natura.
Particolarmente importanti i due premi speciali non riferiti alla contemporaneità, ma sostanzialmente ad essa collegati: il premio “ad memoriam” ed il premio all’”architettura vernacolare”: il primo dedicato a uno degli edifici più rappresentativi del Movimento Moderno in Spagna; il secondo alla grande tradizione costruttiva rurale dell’area atlantica della penisola iberica.
La forma del premio è costituita dalla pubblicazione di un prestigioso volume contenente un’ampia documentazione delle opere premiate e numerosi saggi critici e storici di eminenti personalità del mondo dell’architettura.
Durante la 44° Marmomacc, il Premio Internazionale Architetture di Pietra sarà al centro degli eventi culturali programmati per “Marmomacc Architettura Design” e verrà articolato in due eventi: Mostra dei lavori premiati e Cerimonia ufficiale di proclamazione dei vincitori.

GIURIA DEL PREMIO 2009
Francesco Cellini | Facoltà Architettura Roma 3
Fulvio Irace | Facoltà Architettura di Milano
Juan José Lahuerta | Facoltà di Architettura di Barcellona
Werner Oechslin | ETH di Zurigo, Svizzera
Vincenzo Pavan | Facoltà Architettura di Ferrara

EVENTI
Mostra delle opere premiate: 30 settembre – 3 ottobre 2009.
Mostra dei lavori premiati, allestita presso il padiglione 7B della Fiera di Verona, insieme ad altre esposizioni di architettura e design.
La Mostra è formata da disegni, foto, modelli, video e materiali lapidei impiegati nelle opere.

Cerimonia ufficiale di proclamazione: Sabato 3 ottobre 2009.
La cerimonia ufficiale di proclamazione dei vincitori, che avrà luogo presso il Museo di Castelvecchio di Verona alla presenza delle Autorità, degli autori delle opere selezionate, dei loro committenti, della Giuria e di un folto pubblico di architetti, personalità della cultura ed operatori del settore del marmo.

LE OPERE PREMIATE

aaf
Foto © by Ryoichi Takaoka (AAF)

ASIAN ARCHITECTURE FRIENDSHIP (AAF)
Complesso scolastico
Philim, Nepal, 2007

[photogallery]aaf_album[/photogallery]

Motivazione della Giuria:
Questa scuola costruita lontano da insediamenti urbani ha trovato la sua forma “ovvia”, seguendo i modi, i materiali e le forme utilizzate da sempre in queste zone alte. La semplicità è d’obbligo, imperativa, influisce e domina tutto.
Un gruppo di architetti giapponesi si è assunto questo lavoro. Del loro sapere rimane, come segno architettonico, l’organizzazione degli spazi interni ed esterni, e quindi il riuscito collocamento nella natura, mentre il fare costruttivo è stato affidato alla popolazione locale.
Si aggiungono le forme privilegiate del modo curvilineo delle abitazioni e degli altri spazi tra i quali si apre una piattaforma che da luogo al cerchio della mensa.
Questo complesso è reso leggibile ed esplicito da poche forme. Il carattere semplice della costruzione, imperniato sull’uso della pietra locale unisce d’altra parte il tutto e ne forma in modo convincente una compattezza altrettanto naturale.
Descrizione
Il gruppo di architetti volontari AAF (Asian Architecture Friendship), costituitosi all’interno dello studio Takenaka di Tokio, ha scelto di mettere a disposizione le proprie competenze per realizzare un’opera sociale nell’area Himalayana. Coinvolgendo la popolazione locale, ha permesso la costruzione di un complesso scolastico a Philim, un villaggio sito a 1700 metri nelle montagne nepalesi, a circa 150 km da Kathmandu.
Gli edifici, suddivisi in vari corpi di fabbrica, sono disposti ad arco e si sviluppano su un pendio con dislivello di 5 metri. L’area al centro è dedicata alle attività ricreative.
Essendo il villaggio in luogo di difficile accesso, per la costruzione sono stati impiegati materiali reperibili in loco: pietra per le murature e per le coperture, legno per i frontoni, le travi e i serramenti. Unico strappo alla regola costruttiva tradizionale, che prevede solo una porta per ogni locale, sono le ampie finestre ad altezza intera che permettono un’illuminazione più consona ad un edificio scolastico.
Nella prima fase (aprile 2003), è stata inaugurata la scuola con classi dal primo al decimo anno; nella seconda fase (2007) la mensa e i laboratori. Attualmente sono in costruzione gli ostelli per gli insegnanti e per gli studenti.
Materiali lapidei principali: Ardesia e ciottoli di fiume

b720
Foto © Duccio Malagamba

FERMÌN VÁZQUEZ – b720
Restauro e illuminazione di Plaza del Torico
Teruel, Spagna, 2007

[photogallery]b720_album[/photogallery]

Motivazione della Giuria:
Il progetto presenta un grande interesse dal punto di vista dell’intervento su uno spazio urbano che nello stesso tempo è centrale nella città, ma di dimensioni limitate e di forma irregolare.
Inoltre nel sottosuolo si trova una serie di resti archeologici e delle grandi cisterne medievali, recuperate in un percorso sotterraneo che finalmente completa la complessa operazione.
La pietra è stata usata in combinazione con una originale forma di illuminazione, rendendo pietra e luce una cosa sola.
Descrizione
La Plaza del Torico a Teruel, cittadina del Nord est della Spagna, è un lotto di forma triangolare che racchiude tesori di varie epoche: sopra i portici, edifici medievali e palazzi Art Nouveau; nel sottosuolo due grandi cisterne medievali, utilizzate un tempo per la raccolta dell’acqua piovana e ora, dopo un sapiente restauro, adibite a spazio espositivo.
Nel progettare la pavimentazione di una piazza così ricca di storia, lo studio b720 ha pensato ad un “tappeto” litico luminoso, che potesse variare sia l’intensità che la colorazione della luce. Per realizzare ciò, l’architetto Vázquez ha utilizzato una tecnologia moderna, 1230 LED incastonati nelle lastre di basalto e protetti da un vetro temperato. Un’opera innovativa che dialoga con un intorno così permeato dal passato e ne permette una fruizione più godibile.
Materiali lapidei principali: Basalto, Pietra calcarea Villalba

zucchi
Foto © Cino Zucchi – Vincenzo Pavan

CINO ZUCCHI ARCHITETTI
Uffici nell’ex mensa Alfa Romeo al Portello
Milano, Italia, 2007

[photogallery]zucchi_album[/photogallery]

Motivazione della Giuria:
Inserito in un’area strategica di Milano l’intervento di ristrutturazione dell’edificio della ex mensa Alfa Romeo si pone come baricentro di una nuova zona residenziale che ambisce diventare un importante frammento urbano nella metropoli lombarda.
Mantenendo gli elementi strutturali basilari della costruzione preesistente, Zucchi modifica parzialmente il taglio della pianta e rimodella le facciate con un raffinato disegno delle aperture e con un rivestimento lapideo che distingue matericamente l’edificio con nuova destinazione a uffici dalle torri residenziali circostanti.
L’irregolare e spigoloso volume che ne risulta trae il proprio carattere dalle variegate striature di Pietra del Cardoso mescolata in conci di diverse tonalità.
Descrizione
Il masterplan generale del Portello, disegnato da Gino Valle alla fine degli anni ’90 in un’area dismessa nella zona nord ovest di Milano, vuole ricucire una parte di città frammentata e discontinua, creando un polo polifunzionale con residenze, uffici, aree commerciali e un parco pubblico.
La palazzina uffici ricavata da Cino Zucchi nell’ex mensa dell’Alfa Romeo, è inserita al centro di un comparto residenziale a torri e a corpi in linea progettato da lui stesso. Dell’edificio originario è stato mantenuto solo la facciata su Via Traiano, mentre il volume complessivo è stato tagliato diagonalmente da un percorso di attraversamento creando un cuneo spigoloso e irregolare.
I conci orizzontali di Pietra del Cardoso, che caratterizzano e rendono riconoscibile l’edificio e le ampie vetrate a filo o incassate, danno continuità alle facciate. Il piano terra, a doppia altezza, ospita un bar che si affaccia sulla nuova piazza; gli ultimi due piani prendono luce anche da un giardino interno.
Materiali lapidei principali: Pietra del Cardoso

grafton
Foto © Vincenzo Pavan

GRAFTON ARCHITECTS
Ampliamento Università Bocconi
Milano, Italia, 2008

[photogallery]grafton_album[/photogallery]

Motivazione della Giuria:
Il progetto risponde ad un programma di grande difficoltà che chiedeva la convivenza di spazi molto diversi per caratteri funzionali, dimensionali, strutturali ed ambientali, riuniti in un unico blocco molto denso e compatto.
Il tema viene risolto grazie ad una brillante invenzione tridimensionale che prevede la sovrapposizione e l’integrazione di sottili corpi aerei, permeabili alla luce, su un potente insieme di ambienti e percorsi pubblici sottostante.
Ne deriva una volumetria energica, la cui sostanziale omogeneità è sottolineata dal sapiente uso del rivestimento lapideo, in Ceppo (pietra milanese per eccellenza); una scorza monomaterica che accentua l’immagine plastica, solida e protettiva dell’edificio.
Descrizione
Lo studio irlandese Grafton Architects, diretto da Shelley McNamara and Yvonne Farrell, vinse nel 2002 il concorso internazionale ad inviti per la costruzione di un nuovo complesso di edifici dedicati ad uffici, studi per i docenti e Auditorium della Università Bocconi di Milano.
Costruito in tempi relativamente brevi e con tecniche innovative, l’imponente edificio occupa un’area di m. 50 x m.150 e si eleva per sei piani fuori terra più tre interrati. L’Aula Magna con capienza di 1000 posti, si apre e dialoga con la città attraverso un’ampia vetrata.
Tutto il palazzo è rivestito in Ceppo, una pietra caratteristica dell’architettura milanese, in una tonalità simile al cemento, che ben si integra all’interno con le enormi travi portanti. Gli uffici concepiti come volumi flottanti, sono sospesi ad una struttura a ponte, creando un’alternanza di pieni e vuoti e un fluire continuo degli spazi. L’impatto visivo della grande massa muraria è alleggerito dalle ampie superfici vetrate che permettono alla luce naturale di penetrare all’interno fino ai piani interrati.
Materiali lapidei principali: Ceppo di Grè, Marmo, Lasa, Pietra Serena, Bianco Carrara

snoetta
Foto © Statsbygg

SNØHETTA
Opera House
Oslo, Norvegia, 2008

[photogallery]snoetta_album[/photogallery]

Motivazione della Giuria:
Puntando su un’operazione di recupero del fronte mare di Oslo, il teatro dell’Opera ne sviluppa le implicazioni urbane, trasformando i volumi in superfici calpestabili, la cui natura pubblica risulta enfatizzata dall’uso estensivo del marmo.
L’immagine delle lastre di ghiaccio congelate nel bianco del Marmo di Carrara conferisce all’opera una particolare suggestione che si arricchisce anche di rimandi a una certa tradizione mediterranea del Nordico Moderno.
Descrizione
Snøhetta ha vinto nel 2000 il Concorso Internazionale per la progettazione del nuovo Teatro dell’Opera di Oslo. L’intervento è situato nell’area portuale della città, sulla penisola Biørvika, una lingua di terra tra cielo e mare. La nuova costruzione si inserisce nel fiordo come uno spezzone della banchisa polare, una nuova prospettiva sulla città circostante. L’immensa terrazza che fa da copertura, interamente rivestita da masselli in Marmo Bianco di Carrara di diversi spessori, viene infatti fruita da migliaia di visitatori come un luogo di incontro e di sosta. Un edificio quindi con diversi gradi di utilizzo da parte di pubblici diversi che si sono riappropriati di una parte della città.
Quattro i materiali che caratterizzano l’Opera House: il Marmo Bianco di Carrara per il “tappeto”, il legno di quercia per il “muro-onda” e lo scalone interno, vetro per le immense vetrate e alluminio, con una particolare lavorazione a bolli concavi e convessi, per rivestire la “fabbrica”, ossia le aree produttive del teatro.
Materiali lapidei utilizzati: Bianco Carrara La Facciata

PREMIO “AD MEMORIAM”
(dedicato ad un autore scomparso)

delasota
Foto © Fondacion De la Sota

ALEJANDRO DE LA SOTA (1913-1996)
Sede del Gobierno Civil
Tarragona, Spagna, 1959

[photogallery]de_la_sota_album[/photogallery]

Motivazione della Giuria:
L’edificio di de la Sota è uno dei più importanti della storia dell’architettura spagnola degli anni ‘50-’60 e non solo. Nel panorama spagnolo di quegli anni, dominato dalla repressione franchista anche nel campo dell’architettura (e della cultura in generale), l’edificio di de la Sota si propone come recupero dell’architettura moderna anteriore alla guerra civile, però non come semplice sguardo al passato, ma come modo di ricollegarsi alle correnti europee, in particolare quelle che considerano la modernità in relazione con le tradizioni della propria architettura e dei suoi materiali. In tal senso, l’uso della pietra è essenziale in questo edificio: da un lato come rivestimento della facciata, in un gioco allo stesso tempo compositivo e costruttivo; dall’altro lato all’interno, giocando con una vasta gamma di textures e colori, dalla pietra nera brillante al calcare rugoso, in distinti modi di pieni che si combinano e compongono con i vuoti.
Descrizione
Nel 1956 viene bandito un concorso di architettura per la costruzione della sede del Governo Civile a Tarragona, in un largo spazio circolare noto come il Tarraco Imperiale, che diventerà punto di partenza per lo sviluppo della città negli anni ’60. Tra i 15 progetti presentati vinse quello di Alejandro de la Sota. E la costruzione durò dal 1959 al 1963.
L’edificio si sviluppa su sei piani e comprende uffici governativi ed abitazioni, differenziate in facciata da una terrazza. In facciata è anche possibile leggere una stretta corrispondenza tra linguaggio e sviluppo interno, inteso a risolvere i rapporti spaziali tra i volumi che contengono le differenti destinazioni: lo spazio destinato alla rappresentanza si sviluppa su un’assialità obbligata; il blocco residenziale è più informale e si sviluppa in verticale.
Il disegno, epurato da ogni formalismo e sovrastruttura, predilige l’astrazione geometrica, quasi scultorea tra tagli e linee d’ombra, tra pieni e vuoti.
L’impiego di materiali tradizionali, come la pietra calcarea locale per le facciate, si affianca all’uso di altri di avanguardia utilizzati per i dettagli, rende quest’opera uno dei capisaldi dell’architettura del dopoguerra.
Materiali lapidei principali: Piedra de Borriol, Piedra de Saint Vicenç

PREMIO ARCHITETTURA VERNACOLARE
(originale esempio della tradizione costruttiva contadina)

espigueiros
Foto © siti internet

ESPIGUEIROS E HORREOS
Granai in pietra della penisola iberica
Portogallo, Spagna

[photogallery]espigueiros_album[/photogallery]

Motivazione della Giuria:
Versione lapidea di una tipologia di magazzino per la conservazione dei cereali assai diffusa in Europa, frutto forse del processo di progressiva “pietrificazione” di un originario modello ligneo, gli horreos galiziani e gli espigueiros portoghesi rappresentano uno dei più straordinari e originali episodi di architettura vernacolare della penisola iberica.
Nelle soluzioni più raffinate ricordano antichi sarcofagi sollevati da terra mediante una sottostruttura di pilastri a fungo per preservare il grano dai roditori. Da un lato questi edifici sembrano, in alcuni casi, avvicinarsi all’architettura stilistico-formale classica, dall’altro rimandano ad un’origine remota, ad una matrice arcaica rappresentata da certe urne cinerarie preistoriche rinvenute nell’Europa settentrionale.
La varietà e la qualità delle soluzioni in cui è declinata questa unica, specifica tipologia è certamente dovuta alla sapienza e creatività con cui gli anonimi architetti hanno saputo modellare la pietra: il granito grigio delle regioni iberiche nord occidentali.
Descrizione
La necessità di proteggere il raccolto dall’umidità del terreno e dai roditori ha fatto sì che fin dall’epoca Romana le popolazioni costruissero accanto alle case di campagna dei depositi sopraelevati dal suolo. Si trovano esempi di Horreos in tutta Europa in legno o in pietra, in quest’ultimo materiale soprattutto nel nord Ovest della Spagna. In Asturia, prevalentemente a pianta quadrata, poggiano su pilastrini di pietra terminanti terminano con una lastra piatta, mentre la parte rimanente è prevalentemente lignea, in Galizia prevale la forma rettangolare e la costruzione si presenta interamente in pietra; in Portogallo sono chiamati Espigueiros, anche in questa area interamente lapidei e li troviamo a volte concentrati vicino ai villaggi come nella zona di Lindoso. L’accesso avviene generalmente da un’unica porta raggiungibile con una scaletta mobile di legno. Sul tetto si notano spesso pinnacoli e croci, elementi tipici della tradizione contadina.
Con il passaggio da un’agricoltura tradizionale, a conduzione familiare, ad una agricoltura intensiva e specializzata, molti di questi edifici hanno perso la loro funzione originaria e rischiano di vedere snaturata la loro semplice ed essenziale bellezza.
Materiali lapidei principali: Granito

(Vai a Marmomacc)

commenti ( 0 )

stampa

torna su