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10 Giugno 2009

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Parliamo d’architettura» con Paul Valéry

valery

Parliamo d’architettura: Eupalinos è presente tra noi. «La cosa più importante», dice Valéry, «è la distinzione tra quello che è veramente l’architettura, che deve rispondere a una regola, a un canone, a una misura, e quello che è soltanto décor de théatre. Per questo tra gli stili del passato preferisco il classico greco-romano … L’architettura deve essere musica, armonia tra le parti; corrispondenza a una misura, appunto come la musica. Le fabbriche degli architetti moderni non m’ispirano mai la voglia di fermarmi un momento per un croquis… Oggi l’architettura è solamente utilitaria, ed è giusto; ma insieme con l’utile si deve anche soddisfare l’occhio. Si è combattuto il vecchio decorativismo, ma non si è creata una decorazione nuova… L’architettura moderna manca d’adattamento all’ambiente; un architetto oggi disegna un progetto nel suo studio, senza pensare se la costruzione dovrà essere fatta a Parigi o a Pechino. Le architetture contemporanee si somigliano tanto tra loro in tutti i paesi, e in tutte le scuole, che ad un critico o ad uno storico futuro sarà impossibile distinguere le opere di un artista da quelle di un altro. E lo stesso si può dire per la pittura e per la scultura…».
Anche Ojetti nel suo recente articolo sul Corriere, ha detto la medesima cosa: ma c’è da domandarsi se sia un male così grande questa impossibilità di individuare le varie personalità; e poi, in altri tempi, non sarà accaduto lo stesso? I templi greci e romani nella loro uniformità permettevano di distinguere lo stile di un architetto da quello di un altro? E in certe cattedrali gotiche di Francia non troviamo pure la stessa identità di elementi, quando la personalità dell’artista si annegava nell’anonimato delle maestranze?

Antonio Muñoz, Con Paul Valéry a Santa Sabina e sulla Via Appia, in L’Urbe, Rivista Romana, Roma, Fratelli Palombi Editori, Anno II (1937), n. 4, p. 40.

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