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6 Giugno 2009

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Kengo Kuma: Liticità contemporanee. Da Stone Museum a Stone Pavilion

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LUIGI ALINI, “Kengo Kuma: Liticità contemporanee. Da Stone Museum a Stone Pavilion”, Melfi, Casa Editrice Lìbria, 2008, pp. 93.

Osservando l’immagine di copertina del libro “Kengo Kuma. Liticità contemporanee. Da Stone Museum a Stone Pavilion” di Luigi Alini l’attenzione è catturata dal teatraedo di pietra serena, che divenuto modulo base delle pareti verticali dello Stone Pavilion, si comporta nello spazio come il «tratto» nel piano della scrittura, ripetuto forma un sistema linguistico, un’espressione architettonica; si con-forma a segno, a frammento e come un haiku, enuncia impressioni come sintesi perfette di pensiero e d’immagine.
Come leggere questa opera e le altre di Kengo Kuma?
Il libro di Luigi Alini offre al lettore un duplice percorso: uno, denunciato – esteriorizzato – già nel titolo, conduce criticamente da un’opera all’altra, attraverso la descrizione delle soluzioni tecniche costruttive adottate, nell’ambito della sperimentazione condotta da Kuma sul tema della leggerezza litica; l’altro percorso, secondo l’asse dell’interiorità, va in profondità dalla superficie dell’architettura – dalle soluzioni di finitura dell’epidermide litica – al fondo delle idee, che l’hanno generata e viceversa.
Le indagini, in forma indiziaria, condotte da Alini sulla genesi delle opere accompagnano il lettore dal “progetto radice” Kiro-san Observatory di Ehime fino allo Stone Pavilion, progettato per il Casone in occasione di Marmomacc incontra il design 2007. Quest’ultima opera nasce dalla collaborazione tra il mondo della cultura del progetto, della produzione e della ricerca e formazione universitaria. Il team, coordinato da Kengo Kuma, è costituito da: Javier Villar Ruiz, Kengo Kuma & Associates; Alfonso Acocella (Università di Ferrara); Luigi Alini (Università di Catania); Roberto Bartolomei; Stella Targetti, Targetti Sankey S.p.a.

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Alini nel ricercare la “genealogia nascosta” delle opere assume come chiavi interpretative le diverse declinazioni con cui Kuma sviluppa il tema litico. Già nella possibile traccia del tema – “il materiale come elemento generatore delle strategie del comporre”1 – si legge la volontà di non separare le qualità spaziali e figurative da quelle materiali.
Le opere di Kuma descritte in questo libro – secondo Alini – sono accomunate da una «proposta paradossale: “dissolvere l’oggetto” architettonico nell’ambiente, nel luogo che in qualche modo l’ha generato».2
Kuma, infatti, sostiene che «per quanto ricche siano le qualità tattili dei materiali, se appaiono come masse singole non li sento vividi, perché non cambiano espressione. Quando sono totalmente ridotti in particelle i materiali diventano effimeri come arcobaleni … basta un momentaneo cambiamento di luce, o lo spostamento dell’osservatore, perché si disperdano immediatamente come le nuvole e si dissolvano come foschia … Questa transitorietà e fragilità è la loro essenza più intima».3
Sminuzzare, ridurre, scomporre, forare, sbriciolare, suddividere sono verbi ricorrenti nel linguaggio di Kuma, ma questa frantumazione esiste solo per ottenere una nuova coesione. Egli suddivide la materia, ma non l’espressione. Ciò che appare frammentato è già ricomposto e coagulato dall’idea progettuale rivelata.
Il libro è il primo volume della collana LITHOS promossa da IL CASONE e diretta da Alfonso Acocella. In fase di stampa il secondo volume della collana dedicato a Claudio Silvestrin.

Ramona Loffredo

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Note
1 L. ALINI, Kengo Kuma. Liticità contemporanee. Da Stone Museum a Stone Pavilion, Melfi, Casa Editrice Lìbria, 2008, p. 20.
2 Ivi, p. 11.
3 Ivi, p. 60.

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