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12 Gennaio 2005

Recensioni

La recensione di Italia Oggi

Viaggio negli stili litici di pietra

Valore della progettazione e innovazione nei materiali: Alfonso Acocella, docente all’ateneo di Ferrara, ha indagato gli archetipi costruttivi e rimesso a fuoco numerose proposte di attualizzazione e di sperimentazione innovativa, che hanno investito un ambito significativo della cultura progettuale contemporanea. Una ricerca pubblicata nel volume "L’architettura di pietra. Antichi e e nuovi magisteri costruttivi", per rilanciare i valori della progettazione e dell’adeguato utilizzo dei materiali.


(Nella Foto: Alfonso Acocella)

Domanda. Professor Acocella, l’architettura moderna non si serve più della pietra come elemento e materiale primario, neppure come mezzo di definizione dell’eleganza e della rappresentatività. Vanno di più i materiali tecnologici, anche se il suo impiego è sempre fondamentale soprattutto per le opere di finitura. Dunque, qual è l’attualità della sua ricerca ?
Risposta. Nelle regioni dell’Europa mediterranea è ancora evidente la permanenza di una tradizione legata ad una concezione costruttiva di tipo litico. La ricerca è incentrata su questa permanenza di tecnica e si configura come un’indagine sulla cultura architettonica, con informazioni, suggestioni, indicazioni trasferibili nell’operatività professionale.
Domanda. È uno spunto di approfondimento culturale, un manuale di consultazione per affrontare problemi tecnici e compositivi; è una finestra sulle più attuali opere di architettura, alla luce dell’impiego tecnologico e strutturale delle pietre.
Risposta. L’obiettivo principale è approfondire e sistematizzare attraverso un volume unitario, assenza di un manuale tecnico ed architettonico sulla tecnologia lapidea nella recente produzione editoriale nazionale ed internazionale, le grandi potenzialità della pietra (dove per pietra si intende l’insieme di tutte le famiglie commerciali dei litoidi: marmi, graniti, travertini, pietre in senso stretto), enfatizzandone i variegati ed inesauribili valori culturali, costruttivi, espressivi, cromatici, ambientali, di durata.
Domanda. Il libro fa una storia dell’uso della pietra, rivelando come essa sia stata il materiale e il mezzo strutturale che ha determinato lo sviluppo delle tipologie architettoniche, dei sistemi costruttivi, degli stili. Questi principi, che sono alla base di ogni insegnamento disciplinare, come si possono tradurre in strumenti operativi per la progettazione contemporanea e per lo sviluppo della modernità?
Risposta. Il volume è costruito, dialetticamente, sulla contrapposizione/continuità dei motivi di origine (gli archetipi), rispetto ai temi del presente (gli aggiornamenti o le innovazioni) dell’impiego della pietra, all’interno dell’odierno panorama dell’architettura, sia nazionale che internazionale.
I nove capitoli del libro (inizi, muri, colonne, architravi, archi, superfici, coperture, suolo, materia) sviluppano il senso progettuale degli elementi costruttivi fondamentali dell’architettura. In ogni capitolo vengono presentate su più pagine recenti opere, di particolare significato architettonico e tecnologico. In questo modo il ritmo dell’esposizione letteraria cambia e la recensione esemplifica e attualizza la trattazione.
Domanda. Questa imponente opera tecnico letteraria è costata cinque anni di ricerche e di lavoro; offre un’accurata selezione di immagini, di disegni, di repertori; una grafica editoriale accurata e ideata con lo scopo di condurre contemporaneamente il lettore a una piacevole lettura di testi e immagini.
Risposta. È anche un mio viaggio nel cuore della disciplina, sulle orme dell’architettura di pietra e del suo statuto ineguagliato. La lettura, la fruizione diretta delle opere, la produzione di foto hanno sempre scandito le tappe di tale viaggio. Redigendo questo libro, ci siamo accorti di quante volte abbiamo ripetuto quel gesto semplice (apparentemente passivo, per certi versi distrattivo) di guardare l’architettura attraverso l’obiettivo di una reflex per scattare una foto e portare a casa con sè un frammento, più o meno significativo, del mondo che osservavamo. È strutturato come in una sequenza filmica, come racconto di molteplici e concatenate immagini che delineano una sorta di stenografia visiva del tema; un libro che si offre anche come album, da sfogliare con lentezza, per il piacere della visione. Un libro sul guardare.
Domanda. È un’impegnativa ricerca storica; una raccolta anche personale d’immagini, di un’impostazione grafico-editoriale accurata.
Risposta. L’inedito progetto grafico formulato da Massimo Pucci si è sottratto alla rigida e antitetica scelta fra composizione simmetrica (di matrice "classica") e composizione asimmetrica (di definizione contemporanea) e ha sviluppato una personale ricerca compositiva, ricca di opportunità, di variazioni, di nessi combinatori, di gerarchie interne.
La sua struttura spaziale elegge, sulle due pagine di ogni apertura del libro, tre assi principali di composizione: due verticali centrali (rispetto ad ogni singola pagina) ed uno orizzontale, che taglia in mezzeria le due pagine contigue. Questi tre assi di natura simmetrica consentono di ordinare, orientare e declinare in modo estremamente variato il progetto grafico del libro, marcando, mediando o negando simmetria (o asimmetria) impaginativa.

Roberto Gamba

(Tratto da Italia oggi 12.01.2005)

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