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10 Novembre 2008

Scultura

IL GIARDINO DELLE SCULTURE FLUIDE DI GIUSEPPE PENONE
Riflessioni sulla pietra

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Giuseppe Penone

“Il problema del mio lavoro è la scultura, non il giardino. Non mi sono mai preoccupato del giardino ma delle opere che lo fanno vivere e gli danno senso”1.
Giuseppe Penone

Nella Venaria Reale, grandiosa dimora sabauda recentemente aperta al pubblico a seguito di un complesso intervento di restauro, Giuseppe Penone – artista piemontese di fama internazionale – ha realizzato Il giardino delle sculture fluide (2003-2007), un vero e proprio percorso di opere “a cielo aperto”.
L’area destinata a tale progetto è il Parco Basso, una porzione del vasto giardino situata a fianco della Reggia. Si tratta di una fascia stretta e molto lunga (500×60 metri circa), per la quale l’artista ha scelto di mantenere la suddivisione seicentesca del terreno in una decina di riquadrature, al fine di creare un rimando con l’originario disegno, e, parallelamente, conferire alle sculture e alle installazioni da lui realizzate una propria cadenza e spaziatura.
Le quattordici opere ambientali che qui si alternano ritmicamente – dialogando in maniera inedita con l’esterno della reggia – sono realizzate con due tra i materiali più tradizionali dal fare artistico: il bronzo e la pietra.
Il bronzo, che Penone ha iniziato ad adottare nel corso degli anni Settanta, diviene in seguito uno dei suoi materiali prediletti. Infatti fin dagli esordi la riflessione dell’artista è interamente dedicata agli elementi naturali (primo fra tutti l’archetipo dell’albero), ed in questa lega, che acquista col tempo un colore simile alla vegetazione, egli scorge un materiale col quale riprodurre mimeticamente la natura e creare così un inedito confronto tra i processi formativi naturali e quelli del fare artistico.

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Giuseppe Penone, Biforcazione, 2007

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Lo dimostrano le opere in bronzo presenti in questo giardino (Tra scorza e scorza, Biforcazione, Direzione verso la luce, Direzione verso il centro della terra…), “sculture albero” che se inizialmente stupiscono il visitatore in virtù del loro carattere mimetico – poichè artifici con forme naturali immersi nella natura – in un secondo momento stimolano una lettura più profonda delle motivazioni da esse espresse, ovvero un invito ad una nuova e più consapevole riflessione verso il mondo vegetale ed organico.
Oltre al bronzo, è la pietra l’altro materiale di cui Penone fa ampio uso negli spazi esterni della dimora sabauda. I segni scultorei che l’artista elabora, a partire da questa materia, assumono il significato di metafore della comunione tra corpo umano e natura (Disegno d’acqua, Anatomia, Pelle di marmo) o di immagini dell’affinità tra pensiero ed elemento naturale (Cervello di pietra, Idee di pietra).

Un’impronta nell’acqua
Disegno d’acqua, prima opera costituita da materiale lapideo in cui il visitatore s’imbatte, consiste in una vasca dalle grandi dimensioni collocata su di un piano piastrellato, il quale si innalza – seguendo il naturale dislivello del terreno – sul lato rivolto verso la Reggia. Da tale punto di vista privilegiato è possibile osservare l’intervento nella sua interezza: un grande recipiente di granito nero i cui bordi sono costituiti da diverse lastre, levigate sulla superficie e appena sbozzate ai lati. Tra queste vi sono, solo in alcuni punti, delle sottili incisioni in cui scorre l’acqua della vasca che poi si disperde nel suolo.

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Giuseppe Penone, Disegno d’acqua, 2007

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La motivazione che ha portato l’artista a scegliere il granito nero deriva dalla necessità di trovare un fondo scuro capace di rendere maggiormente visibile l’immagine che si crea sullo specchio d’acqua: una grande impronta digitale formata da bolle d’aria risalenti dal fondo, che appare e scompare ad intervalli regolari.
Scrive Penone:

Un’impronta nell’acqua.
Ogni volta che mi lavo le mani, lascio nell’acqua il calco della loro pelle.
Ogni volta che ne tocco la superficie con un dito propago il disegno della mia impronta
sull’acqua. Sulla superficie dell’acqua ritroviamo la pelle dell’uomo, un uomo che è fatto di acqua
e che ha la coesione di una goccia d’acqua.
La superficie di una goccia d’acqua ha la pelle dell’uomo.
Ho formato il disegno di una impronta digitale con infinite bolle d’aria che increspano
la superficie dell’acqua con la cadenza di un respiro.
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Giuseppe Penone, Disegno d’acqua, 2007

Una riflessione, dunque, sull’acqua, sulla fluidità, non di natura mitica o simbolica – come nelle fontane del passato al cui centro veniva collocata la figura di Nettuno – ma oggettiva, volta ad indagare la forma e le caratteristiche di questo elemento primario. Infatti, secondo Penone, le increspature che si formano sulla superficie dell’acqua presentano un’intima analogia con la traccia che le nostre dita lasciano a contatto con cose. E con Disegno d’acqua egli non vuol far altro che rendere visibile questa segreta risonanza tra l’entità acquatica ed i segni lasciati dal nostro corpo.

La vitalità del marmo
Proseguendo nel percorso di sculture a cielo aperto si incontrano altre due opere dedicate all’elemento della pietra: Anatomia e Pelle di marmo.
Non è un fatto casuale che esse si trovino all’interno della medesima riquadratura del terreno, dal momento che sviluppano due soluzioni plastiche della stessa idea: la vitalità intrinseca del marmo.

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Giuseppe Penone, Pelle di marmo e Anatomia, 2007

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Anatomia ne rappresenta la soluzione di volume, di tuttotondo. Si tratta di un blocco di marmo a scala umana, scolpito soltanto su due facce, da cui l’artista ha fatto emergere forme viscerali, grovigli di nervature in cui sembra scorrere linfa vitale; in tal modo la materia, liberandosi dalla sua rozzezza e grossolanità, può manifestarsi come un corpo carico di energia.
Interessante a questo proposito appare il confronto che Germano Celant fa tra il panneggio berniniano e l’Anatomia di Penone. Se nel panneggio dello scultore seicentesco – afferma il critico – il marmo sembra acquisire vita autonoma al punto tale da nascondere il corpo sottostante, al contrario nell’artista piemontese è il blocco ad annullarsi per rivelare la sua natura di corpo3.
L’opera Pelle di marmo, una grande distesa di lastre di marmo bianco di Carrara, vuole anch’essa alludere alla vitalità insita nella pietra ma attraverso la possibilità scultorea di “bassorilievo”. Tale superficie lapidea è stata scolpita dall’artista mediante un meticoloso intervento di scavo che, portando in rilievo le sue venature, ne ha svelato la somiglianza con la pelle di una mano dalla quale affiorano appena le vene.

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Giuseppe Penone, Anatomia, 2007

Pensieri come pietre
Le sculture e le installazioni litiche che il visitatore del giardino ha incontrato fino a questo momento sono tutte, in un modo o nell’altro, immagini evocative di una stretta comunione tra i due mondi concreti dell’umano (le impronte lasciate dalle mani su ciò che ci circonda, alcuni dettagli del corpo quali pelle, viscere, nervature…) e del naturale (l’acqua, il marmo).
Nelle ultime due opere dedicate alla pietra, l’inaspettato confronto che si crea è quello tra un elemento appartenente alla sfera del reale e qualcosa che, al contrario, si situa in una realtà astratta, contemplativa.

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Giuseppe Penone, Cervello di pietre, 2007

La volontà espressa in Cervello di pietre e Idee di pietra è, infatti, quella di conferire un’immagine, una forma ed una concretezza ad una sostanza immateriale, e dunque priva di tutto questo: il pensiero. E questa immagine, questa forma, questa concretezza che Penone attribuisce all’idea è quella di una pietra di fiume, conformata dal continuo scorrere dell’acqua. Lo scultore rivela con queste parole le suggestioni che lo hanno portato ad associare il soggetto pensato alla solida materia naturale:

Pietre, cervello della terra.
Le circonvoluzioni delle vostre forme sono addolcite dalla continua forza del fiume.
Racchiudete il pensiero, la logica della sfera a cui la vostra forma si avvicina.
Le infinite parti che vi compongono, quei piccoli cristalli di diverso colore che coesistono
pressati da milioni di anni, sono pensieri, idee, immagini.
È pensosa la vostra forma, un pensare grave, calmo, sereno.
Vi siete spogliate nel tempo delle parti che vi toglievano unità e coerenza, per concentrarvi sempre
di più nella sintesi di una forma che vi avvicina alla sfera e alle parti che avete perduto,
come pensieri non chiari, confusi, anche loro col tempo acquistano una forma
sempre più chiara e precisa, sempre più sferica.
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Giuseppe Penone, Idee di pietra, 2007

Nell’universo ricreato da Giuseppe Penone nel verde della dimora sabauda, la pietra, da mera materia costitutiva della scultura, diviene il fulcro inedito della riflessione artistica. Il discorso alla base di queste opere ambientali appare, infine, di natura ontologica: “che cos’è la Pietra?”.
E la risposta che l’artista piemontese sembra suggerirci è quella di considerare la Pietra non come una materia inerte ma al contrario potenzialmente carica di vita, di quel flusso d’energia che investe i corpi così come della stimolante forza che plasma ed affina i pensieri.

di Alessandra Acocella

Per informazioni:
www.lavenaria.it
+39 011 4992333

Note
1 Giuseppe Penone e Germano Celant, “La scultura dal bosco al giardino”, p. 78 in Ida Giannelli (a cura di), Il giardino delle sculture fluide di Giuseppe Penone, Torino, Allemandi, 2007, pp. 203
2 Giuseppe Penone, “Disegno d’acqua” in Ida Giannelli (a cura di), Il giardino delle sculture fluide di Giuseppe Penone, Torino, Allemandi, 2007, pp. 203
3 Germano Celant, “Pelle corteccia” p. 134 in Ida Giannelli (a cura di), Il giardino delle sculture fluide di Giuseppe Penone, Torino, Allemandi, 2007, pp. 203
4 Giuseppe Penone, “Cervello di pietre” in Ida Giannelli (a cura di), Il giardino delle sculture fluide di Giuseppe Penone, Torino, Allemandi, 2007, pp. 203

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