21 Aprile 2006
Pietre Artificiali
Trasparente / Traslucido
LiTraCon, calcestruzzo traslucido
Si parla sempre più spesso di "superficializzazione" dell’esperienza, di perdita dello spessore fisico in favore dell’informazione, della bidimensionalità e, mentre diventa rilevante l’uso di un vocabolario che cerca di condurre "oltre" le potenzialità della materia (immateriale, de-materializzato, ultra-materiale, smaterializzato…), l’interesse per la sostanza delle cose si rinnova e nell’ambiente artificiale, componenti e oggetti che per la loro stessa ragion d’essere non possono fare a meno della terza dimensione, sembrano mutare natura.
Il panorama delle variazioni nella produzione di materiali per l’architettura si fa ricco, non univoco, aperto a molteplici indirizzi e talvolta combinazioni di proprietà contraddittorie. Non solo sottigliezza, leggerezza, flessibilità, ma anche numerose ricerche volte allo scenario della "trasparenza".
È comune immaginare che solidità e massa consentano la permanenza nel tempo e quando si pensa la materia come forte del peso proprio, si è soliti immaginarla come "opaca". Quando la ricerca è indirizzata alla leggerezza ed all’estremo assottigliamento, abbiamo incontrato pietre naturali o composite, diafane e sottili fino a consentire di vedere loro attraverso. Difficile, invece, combinare mentalmente l’idea di solidità e pesantezza alla condizione di traslucenza, la magia della penetrabilità della luce. Uso massivo della materia e trasparenza sono sempre stati valori disgiunti; lavorare con la trasparenza solitamente rende necessaria l’azione dell’"appendere" e quindi aggiungere collegamenti e agganci alla costruzione.
Negli ultimi anni viene sviluppata l’idea di avere queste proprietà in un unico materiale: un conglomerato cementizio trasparente.
Come il vetro ormai non più solo trasparente ma anche opaco, non più fragile ma anche strutturale, così il calcestruzzo può divenire semitrasparente, rimanendo "pietra artificiale" affine alla materia litica per la sua massa agglomerata e profonda, ma stupefacente per ciò che va a generarsi sulla sua superficie.
Le sperimentazioni per realizzare un materiale conglomerato che consenta l’uso massivo ed al contempo trasmetta la luce, sono avviate per opera di due ricercatori-architetti in luoghi lontani e distinti.
Bill Price, architetto texano ricercatore presso l’Università di Houston, Áron Losonczi architetto ungherese, lavorano entrambi, autonomamente, al medesimo tema e immaginano di realizzare un giorno intere pareti e facciate con un materiale strutturale al contempo trasparente, nel quale si incontrino prestazioni ed espressività.
L’idea di Bill Price nasce da una visione. Guardando lo scheletro in cemento armato di un edificio in costruzione e la luce della città attraversarlo come un setaccio, ha visualizzato così il progetto: l’immagine rovescia, dove i vuoti si fanno solidi ed il calcestruzzo lascia penetrare la luce. Il sogno ha pervaso la scena sino a promettersi di trasformare la natura degli edifici con un materiale antico, aggiornato, rinnovato.
L’architetto texano ha lavorato a lungo in Olanda presso Rem Koolhaas, respirando l’interessamento per l’innovazione e la comunicazione nell’architettura attraverso l’immagine ed i materiali; le opere ed i grafismi dell’architetto olandese sono impregnate di prefigurazioni alla trasparenza.
Price non pubblicizza la sua ricerca e porta avanti la sperimentazione. Cerca il mix adeguato alla composizione di un calcestruzzo traslucido che possa essere plasmato nella forma desiderata, realizzando una serie di prodotti – oggetti per il design, tavoli, lampade, tubi, come anche blocchi, mattoni, lastre, pilastri – benchè l’applicazione su ampia scala necessiti ancora anni di sperimentazioni.
Il campione tipo è già in produzione: aggiungendo fibre di vetro o di plastica alla miscela del calcestruzzo, il 5% del volume del materiale prodotto può condurre la luce. Il "Pixel Panels" che Bill Price realizza è di venticinque per cinquanta centimetri, con resistenza a compressione pari a quella del cemento standard, suo opaco progenitore. Il calcestruzzo translucido per diventare competitivo sul mercato, dovrà poter essere gettato in opera, sopportare carichi, isolare e durare tanto quanto un calcestruzzo tradizionale e le valutazioni riguardo il mantenere in essere delle sue caratteristiche principali per il momento sono in continuo approfondimento tecnologico.
Price mantiene metodicamente sotto analisi il ciclo produttivo analizzando quali fasi del processo tradizionale possano essere mantenute inalterate, quali componenti invece modificate per permettere il passaggio della luce – leganti, aggregati, additivi, rinforzi, casseforme. È prevista la sostituzione degli inerti con frammenti di vetro, l’utilizzo di leganti plastici, l’adozione di armature in kevlar fino all’utilizzo di casseforme con micro fori. La quantità di luce che attraversa i pannelli è determinata dalla diversificata modifica dei rapporti percentuali tra le componenti o dalla variazione progressiva di uno degli elementi del ciclo produttivo. L’iterazione degli esperimenti comporta la prova e la verifica del risultato.
Fibre ottiche per il LiTracon (foto Domus 875, 2004)
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Dall’altro lato Áron Losonczi, laureato a Budapest e dottore di ricerca a Stoccolma, nel 2001 mette a punto artigianalmente e brevetta il LiTraCon, scegliendo di portare avanti l’idea nel laboratorio della sua piccola Csongràd.
Anche se nella zona è ancora opinione comune che sia una materia grigia e severa, "noiosa" e di poco valore, da nascondere piuttosto che valorizzare esteticamente, ogni due anni Csongràd ospita un workshop sul calcestruzzo a cui partecipano architetti e artisti da tutto il mondo. Il calcestruzzo è dunque materiale che conosce intimamente. Osservando poi una scultura dell’artista rumeno Varga St. Luigi, un blocco di calcestruzzo trapassato da lastre di vetro, l’immagine che combinava opacità e lucentezza, ha cominciato a pulsare nella sua mente fino a divenire, filtrata e assorbita dalle sue conoscenze, "progetto".
Light Trasmitting Concrete è un conglomerato che può fungere da conduttore della luce perchè ingloba fibre ottiche Schott nella percentuale dal 3 al 4%. La luce, sia naturale che artificiale, attraversa il blocco indipendentemente dallo spessore, illuminandolo; le ombre vengono trasmesse e sulla superficie si delinea il profilo degli oggetti post-posti. I primi campioni realizzati in forma di blocchetti, come testimoniano le prove di laboratorio, conservano le medesime caratteristiche del conglomerato cementizio ordinario. Áron Losonczi assicura che il mix di componenti può essere regolato a seconda delle esigenze e adattato ad hoc per lo specifico progetto. Al momento le fibre ottiche sono disponibili in vetro ed in plastica, nei diametri che oscillano dai 30 ai 100 micrometri per quelle di vetro, dai 0,5 ai 2,5 millimetri per quelle di plastica, capaci di trasmettere meglio i colori.
Il costo di produzione tuttavia è alto, i tempi di produzione sono elevati e gli elementi attualmente in produzione hanno spessore ancora ridotto. Difficile forse che divenga un prodotto standardizzato di massa e su larga scala, quanto piuttosto è più probabile che imparando ad utilizzarlo, essendo flessibile nella produzione, si adatti di volta in volta a soddisfare diversi modelli di trasparenza richiesti dai progettisti. E certamente l’interesse non manca: Steven Holl, Herzog & De Meuron, Zaha Hadid, Jean Nouvel, Ron Arad hanno già chiesto informazioni per questa nuova pietra liquida e fantascientifica.
Veronica Dal Buono
Riferimenti Bibliografici:
ARMAN Beatriz, POLI Matteo, "Aron Losonczi. Transparent Concrete", p. 40-50, in Domus, n. 875, 2004.
LEFTERI Chris, La ceramica. Materiali per un design di ispirazione, Modena, Logos, 2005, pp. 160.
ZIJLSTRA Els (a cura di), Material Skills, Rotterdam, Materia, 2005, pp. 168.
Link
www.nbm.org/liquid_stone/home.html
La mostra "Liquid Stone" tenutasi a Washington presenta i lavori sul calcestruzzo trasparente nella sezione "Future of Concrete".
www.litracon.hu
Sito ufficiale di LiTraCon di Aron Losonczi, aggiornato con frequenza. Contiene informazioni sulla produzione, realizzazioni, contatti, esibizioni, eventi, pubblicazioni, riferimenti e contatti.
www.materia.nl
Il LiTraCon è documentato nel data-base on-line della materioteca olandese curata da Els Zijlstra.
22 Aprile 2006, 00:02
damiano s.
Pur riconoscendo il valore di tali sperimentazioni e l’importanza della ricerca nel campo dei materiali, mi chiedevo se sia giusto chiedere al calcestruzzo di essere trasparente (tanto per citare Louis Kahn).
Chiaramente siamo di fronte ad un nuovo materiale che, configurandosi massivo e mantenendo al contempo peculiarità translucide, aprirà nuove frontiere per l’architettura, ma l’architettura ha veramente bisogno di stupire? Ha veramente bisogno di smaterializzare la massa e strutturalizzare la trasparenza?
Mi vengono in mente ceramiche che imitano la lamiera arrugginita, acciaio che imita il mosaico, laminati che imitano legno, pietra che imita la ceramica….
Molto probabilmente avete notato sull’ultimo numero di Casabella la Lotus House a Kanagawa di Kengo Kuma, il grande maestro della dipanazione della materia, che non ha bisogno di negarla per farla interagire con la luce.
Beh, intendo questo quando penso alla innovazione sui materiali