11 Settembre 2008
Appunti di viaggio
Islanda
Affioramento della dorsale medio oceanica a Ðinguellir.
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Ogni tanto risento ancora quella risata. Sì, li avevo fatti ridere. E molto! Perchè? Boh, che fosse perchè mi sono stesa per terra ed ho baciato le rocce? Può essere… È che loro non sono geologi e quindi non possono capire…non possono immaginare cosa voglia dire trovarsi sull’unico affioramento terrestre della Dorsale Medio Oceanica. Forza pura. Violenza sopita nell’attesa di risvegliarsi chissà come e chissà quando che un geologo, durante il suo corso di laurea, comincia inizialmente a cercare di capire, per finirne poi completamente soggiogato ed affascinato.E l’Islanda è forza della natura pura! Ogni sua località diventa, per un motivo o per l’altro celebrazione di questa inimmaginabile potenza che si mescola e fonde con la storia dei primi islandesi che, chissà perchè, anche l’immaginario collettivo vede come esseri giganteschi, pure loro dalla forza smodata in sintonia con la loro terra. Ed ecco allora che a Ðinguellir, dove emerge con tutta la sua meravigliosa potenza la dorsale medio-oceanica si trova anche il più importante sito storico della nazione in quanto dal 930 d.C. vi si riuniva il Parlamento Islandese. Bastano pochi chilometri ed ecco subito altri incontri geologici. Strokkur, ad esempio, il geyser attivo che proietta un incredibile getto d’acqua a 30 metri d’altezza ogni pochi minuti; o Gullfoss “la” cascata forse più imponente d’Islanda con i suoi soli 32 metri di altezza, ma con una quantità d’acqua tale ed un frastuono così elevato che quasi quasi ti prende lo stomaco mentre le gambe diventano “mollicce” di fronte a tanta potenza. O ancora la cascata Hengifoss dove l’acqua cade con violenza in una stretta e scura gola basaltica dopo un salto di 120 metri, e che genera un rumore paragonabile a quello di un boeing 747 in fase di decollo. Chiare fresche e dolci acque? Ma quando mai! Ma anche a Hólahólar, quando risalito il vulcano ormai inattivo ci si abbandona letteralmente controvento, anche quello è così forte da sorreggerti anche a corpo morto senza lasciarti cadere a terra. Sembra quasi che le forze naturali a cui noi siamo solitamente abituati cambino parametri aumentandoli parossisticamente. E diventa quasi un gioco scoprire laghi caldi (Bláia Lónið, Gunnuhver), fumarole, campi termali, ma anche vulcani come l’imponente Snæfellsjökull da dove Jules Verne ha fatto partire e scendere i suoi interpreti per farli giungere al centro della terra. O le imponenti colate laviche del Krafla che dopo aver generato nel 1724 il cratere Viti (Inferno)-nomen omen-, a Leirhnjukur tra il 1977 e il 1984 ha doto luogo a colare laviche dai colori incredibili che ancor oggi fumano e che nelle giornate di pioggia (…via, diciamo pure durante la maggior parte dei giorni dell’anno) assumono un aspetto così tetro e spettrale.
La cascata Goðafoss, nella zona di Akureyri.
L’Islanda, con la grandezza dei suoi ghiacciai (il Vatnajökull è il più grande d’Europa) le sue giornate senza fine (quanto è strano leggere in tenda alle 3 di notte senza pila!… e per un folle momento sorridi pensando a quante cose in più si potrebbero fare con un giorno di 24 ore senza notte…), sembra proprio aprire uno spiraglio per farci dare un occhio laggiù, dentro il cuore pulsante della terra dove noi siamo così piccoli e risibili con tutti i nostri problemi di troppa fretta, di lavoro, di successo…
11 Settembre 2008, 20:47
alfonso acocella
Guardare attraverso la sensibilità, la cultura, gli occhi degli altri i luoghi che non si è visitato ancora (o che non si riuscirà a visitare mai). Questo il senso più autentico della rubrica del blog “Appunti di viaggio”. Non ricordo quando e sotto quale stimolo specifico sia nata tale rubrica, ma ogni volta che leggo un contributo consegnatoci da Anna Maria Ferrari in questa sezione penso che si tratti di una delle rubriche più leggiadre, libere, imprevedibili, belle.
Anna Maria Ferrari ci racconta frequentemente, più di quanto fa in Pietre d’Italia, delle rocce nel loro stadio informe (secondo la logica del progetto umano) ma formalizzate (secondo natura). Rocce non ancora rese disponibili per l’architettura, il design, l’arte ma chiuse e superbe nel progetto di natura, appunto. Ai nostri frequenti non luoghi (o quantomeno ai nostri consueti luoghi della contemoraneità gobalizzata ) Anna Maria Ferrari oppone luoghi di pietra assoluti. Di questo arricchimento narrativo la ringraziamo