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8 Agosto 2008

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Claudio Silvestrin. Avvicinamenti d’autore.

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La copertina di Interni, numero di dicembre 2006.

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Filosofia, arte, architettura
L’architettura raggiunge Claudio Silvestrin innestandosi sugli interessi primi di filosofia ed arte. Così accade, come quando si compone un testo su prima frase già data, che è impostata per così dire la direzione, è fissato il metro d’attribuzione dei significati a seguire. Nella storia dell’architettura quest’ aspetto è capace d’accomunare progettisti dall’opera fondamentale che dall’orientamento fondativo non strettamente disciplinare hanno derivato sensibilità speciale ed inusuale prospettiva critico-operativa, com’è avvenuto per Le Corbusier o Rem Koolhaas.
Il percorso di formazione di Silvestrin porta, negli anni di frequentazione dell’Istituto Statale d’Arte di Monza, all’incontro con A.G. Fronzoni – designer, conoscitore profondo d’architettura ed arte – e orienta Silvestrin a completare gli studi all’Architectural Association di Londra, alla volta d’una visione internazionale e cosmopolita, non già d’una rimessa in discussione dei propri fondamenti. “Alla Architectural Association – afferma Claudio Silvestrin – non ho subito alcuna influenza architettonica, sapevo già cosa fare.”
Due riferimenti teorici importanti per la comprensione dei contenuti alla base dei progetti, per dichiarazione stessa dell’architetto, sono sorprendentemente Seneca e San Bernardo.
Una recentissima pubblicazione per i tipi di Tascabili Bompiani, a firma di Giovanni Reale, titola: La filosofia di Seneca come terapia dei mali dell’anima. A partire dall’osservazione dell’esistenza umana soggetta all’esperienza del dolore e della sofferenza, Seneca propone che la filosofia, intesa come conoscenza della natura dell’uomo e delle cose, possa intervenire ad alleviare in modo concreto il patimento esistenziale. Potremmo sostituire nel titolo appena citato la parola filosofia con architettura: i progetti di Silvestrin assumono essenzialmente la missione della creazione di spazi equilibrati e misurati, in cui l’uomo possa godere della condizione di quiete, di serenità, e da queste essere guidato al silenzio dello spazio ed alla contemplazione.
San Bernardo lascia tracce importanti di sè nell’architettura monastica medievale con vari scritti ed influenza determinante su oltre venti cantieri legati ad opere cistercensi: il monastero è luogo deputato alla conoscenza di Dio, al suo possibile raggiungimento interiore mediante la preghiera e la contemplazione. Il silenzio e la mancanza d’orpelli d’ogni natura sono condizioni necessarie e favorenti l’ascesi.

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Claudio Silvestrin nel suo studio di Milano.

Alcuni bilanci auto-biografici e critici
Nell’anno 1999 è data alle stampe la monografia su (e di) Claudio Silvestrin edita da Octavo, opera appunto di Fronzoni per la cura grafica, di Franco Bertoni per le interpretazioni critiche a completamento degli originali di Silvestrin. Il volume è materializzazione di un pensiero sul ‘movimento’, non solo delle singole 240 pagine illustrate, ma dell’intero libro al momento della consultazione, organizzato in successione di fogli alternativamente impostati in verticale ed orizzontale. Dinamico, il rimando è anche forse al tipo d’approfondimento proposto: verticale, nel senso della profondità ascensionale del contenuto concettuale; descrittivo nella fruizione orizzontale. Se volessimo distinguere alcuni capitoli all’interno del volume, potremmo individuare: elementi, opere, progetti, scritti, dati. Il primo raccoglie ed esemplifica con fotografie e minime integrazioni testuali le parole essenziali, per così dire, del vocabolario progettuale di Silvestrin. Opere e progetti si distinguono sostanzialmente per la fase operativa, di cantiere concluso o di lavorazione in atto. Oltre ad una raccolta di scritti, sono infine riportati dati di cronologia, luoghi ed informazioni salienti sul lavoro dell’architetto.
Ad osservare attentamente le realizzazioni documentate nel volume, un particolare risalto litico emerge dal piano orizzontale dei calpestii, posti ad eleggere la pietra quale materiale principe tra i naturali. A riprova, nella riduzione ontologica agli elementi primari tenacemente perseguita da Silvestrin, non manca nel testo la specificità geologica dell’essenza lapidea prescelta: non ci si accontenta di dire ‘pietra’ e di descriverla chiara o scura, ma spesso se ne indica il tipo, spesso la provenienza. Vale a dire che l’attore della scena architettonica è scelto accuratamente per il ruolo e l’espressività chiamati a rappresentare.
Nel 2006 la rivista Interni ha dedicato il numero di fine anno alla presentazione estesa di opere recenti dell’architetto. Oltre all’aggiornamento delle realizzazioni, si offre lo spunto per considerazioni sul rimando ormai costante dell’opera di Silvestrin agli orientamenti disciplinari minimalisti. Se infatti di minimalismo si tratta, è questo la conseguenza diretta del personale pensiero sul significato della vita e delle cose; non, all’opposto, condizione di allineamento a cifre stilistiche di contemporaneo appeal.
L’equivoco è probabilmente stimolato dagli oltre venticinque showroom per l’abbigliamento realizzati nel mondo: è possibile che l’idea diffusa di moda come fenomeno effimero e temporaneo, per ricaduta transitiva si trasferisca agli spazi di progetto per la moda. Non è però il caso di Silvestrin, per il quale i negozi sono anzi solidamente connotati all’a-temporalità mediante spazi litici estesi, come scavati nella natura lapidea dei suoli locali. Un bel testo di Vittorio Magnago Lampugnani approfondisce l’argomento in Nuova estetica delle superfici, edito da Faenza Editrice nel 2005.

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La suggestione della buccia d’arancia anticipa ma non svela a pieno i contenuti del progetto di Claudio Silvestrin per lo stand di Il Casone al prossimo Marmomacc.

E’ recentemente avviata la sinergia tra Silvestrin ed Il Casone per la progettazione dello stand dell’azienda di Firenzuola in occasione di Marmomacc 2008. Si offre così continuità all’esperienza inaugurata nel 2007 con Kengo Kuma, a breve documentata nel volume “Liticità contemporanee” edito da Libria.
La suggestione della buccia d’arancia, trasferita alla massiva fisicità dei lapidei, cèla solo temporaneamente il progetto, in cui sono ulteriormente approfonditi temi cari all’architetto, quali la naturalità della materia, il piano orizzontale basamentale e pavimentale, il senso chiaro di direzionalità.

di Alberto Ferraresi

(Vai al sito di Claudio Silvestrin architects)
(Vai al sito dell’Istituto Statale d’Arte di Monza)
(Vai al sito della Architectural Association)
(Vai alla recensione di Nuova estetica delle superfici)
(Vai al sito Casone)

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