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23 Luglio 2008

Opere Murarie

Il sito archeologico di Solunto, Palermo
Materiali lapidei e tessiture murarie

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Veduta aerea del sito di Solunto

[photogallery]solunto_album2[/photogallery]

Solunto: profilo storico-topografico
Solunto è un sito ellenistico-romano situato in provincia di Palermo, databile dalla metà del sec. IV a. C.. Il sito è caratterizzato da un impianto di tipo ippodameo, costituito da insulae delle dimensioni di m 40 x 80, suddivise in lunghezza da un ambitus, per la raccolta e il convogliamento delle acque. Tale insediamento, arroccato sulle propaggini sud-orientale del Monte Catalfano, nacque in seguito all’abbandono del vecchio impianto punico in prossimità del mare, avvenuta dopo la vittoria del siracusano Dionisio sulle città puniche della Sicilia occidentale. Solunto presenta una suddivisione netta tra le aree pubbliche, con la grande agorà, il teatro, le terme e una cisterna pubblica, e le aree residenziali, nelle quali si rilevano diverse case a peristilio arricchite da mosaici e pitture parietali. Nel 254 a. C., a seguito delle Guerre Puniche, la città passò sotto il dominio romano e, verso la fine del II e gli inizi del sec. III d. C., venne gradualmente abbandonata dagli abitanti, probabilmente per il mutare delle condizioni storiche che per secoli avevano determinato il popolamento in questa parte dell’isola.

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Veduta aerea del tessuto urbano

Caratterizzazione dei materiali lapidei naturali
Al fine di caratterizzare i materiali lapidei con i quali sono realizzate le murature nel sito, è stata eseguita una campagna di indagini diagnostiche su campioni di materiale prelevati direttamente nel sito a cura dell’Università degli Studi di Palermo. Dopo il prelievo, i campioni sono stati catalogati e schedati e sugli stessi sono state effettuate osservazioni al microscopio ottico su sezioni sottili, diffrattometrie ai raggi X, analisi FTIR, analisi semiquantitative dei sali solubili, prove di assorbimento d’acqua per immersione totale, per capillarità e porosimetrie al mercurio. Sono stati analizzati due campioni di natura carbonatica, prelevati direttamente dalle murature, che costituiscono i litotipi maggiormente diffusi nel sito.
Dalle osservazioni petrografiche effettuate risulta che entrambi i campioni presentano l’aspetto di una calcarenite detritica, a grana variabile, costituita essenzialmente da resti di fossili (bioclasti), misti a frammenti di materiale roccioso preesistente (litoclasti), legati da cemento calcitico cristallino. I bioclasti sono costituiti da frammenti di organismi a guscio calcareo (piccoli echinidi, briozoi, alghe, gasteropodi e lamellibranchi) e microfossili (foraminiferi). I litoclasti risultano costituiti da frammenti di calcite e dolomite, con tracce di minerali silicatici, quali il quarzo e i feldspati alcalini. Fenomeni di impregnazione dei granuli, da parte di sostanze di natura ferrosa, hanno determinato la colorazione delle rocce, variabile dal giallognolo all’avana. L’osservazione petrografica, effettuata al microscopio mineralogico, ha permesso di definire i due tipi di calcareniti detritiche: la prima classificabile come biosparite a tessitura grainstone, la seconda come biomicrite a tessitura packstone.

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Campione di biosparite

Caratterizzazione dei mattoni crudi
Nel sito sono presenti alcuni casi di murature realizzate in mattoni crudi, dei quali si è ritenuto opportuno effettuare una caratterizzazione. I mattoni in terra cruda venivano realizzati con un impasto di argilla locale e inerti vari, formati a mano o con l’uso di uno stampo in legno, in genere nelle dimensioni di cm 30 per 20 e altezza di cm 7, per poi essere lasciati ad essiccare al sole. Il mattone così ottenuto era un materiale da costruzione solido e molto maneggevole, che poteva essere messo in opera senza l’ausilio di altri materiali, quali le casseforme, e poteva essere assemblato solo con argilla umida. Non si esclude che i materiali potessero venire dai torrenti della sottostante pianura e che gli inerti e i fossili derivassero dalla disgregazione naturale della roccia.
Ai fini della caratterizzazione chimico-fisica del materiale utilizzato per la realizzazione delle murature rilevate, sono state eseguite alcune indagini in laboratorio su campioni di materiale prelevato in situ. Dall’osservazione al microscopio mineralogico il materiale si presenta come un conglomerato di elementi carbonatici, provenienti dalla frantumazione di rocce carbonatiche che presentano le stesse caratteristiche mineralogiche e petrografiche del lapideo utilizzato per la realizzazione delle murature in pietra; ciò giustifica pertanto la sporadica presenza di frammenti di fossili nell’impasto. Le caratteristiche del materiale rilevate nella fase diagnostica, quali l’elevata porosità, la presenza di sali solubili e di argille a reticolo espandibile, giustificano l’elevata deperibilità dello stesso e la particolare sensibilità ai fenomeni legati allo scorrimento superficiale dell’acqua e all’imbibizione del materiale, nel caso di prolungata esposizione alle acque meteoriche o a fenomeni di umidità di risalita.

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Muratura in opus soluntinum

Tessiture murarie
Nell’intero sito sono state individuate cinque modalità di assetto murario, che identificano altrettante tipologie principali: irregolare, squadrato (a corsi sub-orizzontali, pseudo-isodomo, isodomo), opus soluntinum, a telaio e mattoni crudi.
L’assestamento irregolare, il più diffuso nel sito, non presenta corsi ed è costituito da pietrame informe ed eventuali bozze. Nell’assestamento a corsi sub-orizzontali sono invece riconoscibili dei corsi con andamento discontinuo e non perfettamente orizzontale. Si sono, inoltre, rilevati alcuni casi di murature pseudoisdome e isodome realizzate con blocchi di grandi dimensioni in alcuni edifici pubblici. In un solo caso, nell’Odèon, la struttura muraria isodoma presenta un elegante disegno, creato da diátoni con la faccia a vista diamantata. Si è inoltre identificata una particolare apparecchiatura che è stata denominata opus soluntinum, simile ad un’opera irregolare a “scacchiera”, costituita da blocchi più regolari ma di dimensione variabile, misti a tozzetti dello stesso materiale disposti in verticale. L’assestamento a telaio a Solunto è realizzato con ortostati monolitici, costituenti lo scheletro murario, e un tompagno litico con bozze di pietrame irregolare, o con un tompagno in terra cruda.
Tutte le murature, tranne le opere irregolari a secco e le isodome, sembra siano state poste in opera con una malta che all’osservazione macroscopica risulta essere una malta bastarda con legante costituito da argilla e calce. A differenza di altri siti archeologici di ambiente punico, nei quali le opere in mattoni crudi rappresentano anche quantitativamente una presenza rilevante, a Solunto tali tipi murari sono utilizzati occasionalmente per interventi puntuali di tamponamento e, solo sporadicamente, all’interno di unità edilizie per evidenti esigenze di modificazione dell’impianto planimetrico. Altra caratteristica peculiare di tale tipo è l’utilizzo di uno stereobate in pietra in opus soluntinum, che permette di isolare dal terreno il deperibile impasto terroso di cui sono costituiti i mattoni.

A. Sposito1 e F. Fernandez2
1 Professore Ordinario, Facoltà di Architettura di Palermo
2 Assegnista di Ricerca, D.P.C.E. Università di Palermo


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