1 Marzo 2006
Eventi Pietre dell'identità
La pietra armata
Nuove frontiere per l’architettura contemporanea
LA PIETRA ARMATA
Nuove frontiere per l’architettura contemporanea
Seminario tecnico-scientifico a conclusione della mostra
venerdì 03, marzo ore 16.00
“Sala del Tribunale” di Palazzo Dogana,
Piazza XX Settembre, Foggia
sotto l’alto patrocinio del
Ministero Attività Produttive
Consiglio Nazionale degli Architetti
organizzato e promosso da:
PROVINCIA DI FOGGIA
con
REGIONE PUGLIA
VERONA FIERE
COMUNE DI APRICENA
COMUNE DI SAN GIOVANNI ROTONDO
in collaborazione con
ORDINE DEGLI ARCHITETTI DELLA PROVINCIA DI FOGGIA
ORDINE DEGLI INGEGNERI DELLA PROVINCIA DI FOGGIA
PROVINCIA DEI FRATI MINORI CAPPUCCINI DI FOGGIA
CCIAA DELLA PROVINCIA DI FOGGIA
CONFINDUSTRIA PUGLIA
ASSOCIAZIONE INDUSTRIALI DI CAPITANATA
con il contributo di
CAMPOLONGHI srl pietra, alta tecnologia & servizi per l’architettura, Montignoso
CIUFFREDA impresa di costruzioni Foggia
FRANCO DELL’ERBA industria marmi Apricena
MARMOTEK srl lavorazione marmi Foggia
organizzazione generale a cura di
LABORATORIO PROGETTO CULTURA
Sintesi dei contenuti
Quello della architettura in pietra strutturale, a partire dalla realizzazione della nuova Aula Liturgica di Padre Pio, progettata da Renzo Piano Building Workshop, è un tema di straordinario interesse ed occasione continua di dibattito per architetti, ingegneri, costruttori, ricercatori, università ed operatori del settore più in generale.
L’assenza quasi totale di un’architettura contemporanea a carattere murario, che faccia uso esteso, secondo tecniche aggiornate, di una forma architettonica continua e portante (o almeno collaborante) non può che apparire prevalentemente dettata dall’egemonia di modelli culturali generati nelle aree a maggiore concentrazione di ricerca tecnologica.
La permanenza di una sapienza tecnica legata alla soluzione di complessi problemi costruttivi con materiali lapidei, praticata nei livelli più alti della cultura artigiana e ancora viva nell’opera di alcune grandi Scuole di tradizione. può trovare nella ricerca tecnologica lo strumento per recuperare l’unità sia teorica che pratica del processo ideativo-esecutivo dell’opera architettonica.
È a questa ricerca che si accompagnano le grandi esperienze innovative, come quella della chiesa di Padre Pio, nelle quali la costruzione strutturale in pietra si avvale della collaborazione tra acciaio e materiale lapideo in-forma di struttura unitaria precompressa per dar vita a nuove audaci soluzioni costruttive ed architettoniche.
Tradizione ed innovazione, dunque, sono questi i temi del dibattito per proporre una possibile continuità con la storia, come le strutture in pietra di San Giovanni Rotondo, nelle quali la geniale soluzione tecnica si presenta in tutta la sua forza, dal progetto alla realizzazione.
Un’opera complessa, realizzata interamente in pietra di Apricena che ha sfidato la forza di gravità nella estensione dei suoi archi tra i più grandi del mondo.
Partecipano al seminario conclusivo della mostra, esperti internazionali, in un tavolo di confronto sul passato e sul futuro della pietra strutturale, tornata in questi anni ad una nuova creativa ascesa.
PROGRAMMA
ore 16.00 registrazione
ore 16.30 saluti
Carmine Stallone
Presidente della Provincia di Foggia
Sandro Frisullo
Vicepresidente della Giunta Regionale Pugliese
Antonio Muscio
Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Foggia
Padre Aldo Broccato
Ministro dei frati minori cappuccini della provincia di Sant’Angelo e Padre Pio-Foggia
Vito Zuccarino
Sindaco di Apricena
Salvatore Mangiacotti
Sindaco di San Giovanni Rotondo
ore 17.00 apertura dei lavori
presenta
Domenico Potenza
Facoltà di Architettura di Pescara
Introduzione
Luigi Mirizzi
Segretario del Consiglio Nazionale degli Architetti
Augusto Marasco
Presidente dell’Ordine degli Architetti della Provincia di Foggia
Federico Giuliani
Presidente dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Foggia
ore 17.30 intervengono
Giorgio Grandi
senior associato Renzo Piano Building Workshop
La complessità del progetto e la continua re-invenzione dei sistemi tecnologici
Maurizio Milan
Favero&Milan Ingegneria
Il sistema strutturale e l’equilibrio delle forme
Giuseppe Muciaccia
Direttore dei lavori per la costruzione della Nuova Aula Liturgica di Padre Pio
Il cantiere come laboratorio privilegiato della sperimentazione costruttiva
Michele Dassisti – Domenico De Tommasi
Docenti del Politecnico di Bari
Progetti innovativi per la valorizzazione della risorsa lapidea pugliese
Alfonso Acocella
Docente della Facoltà di Architettura di Ferrara
Tradizione e innovazione, antichi e nuovi magisteri nell’architettura di pietra
ore 19.00 conclusioni
coordina
Franco Parisi
Vicepresidente della Provincia di Foggia
Vando D’Angiolo
Presidente della Campolonghi Italia spa e del distretto lapideo di Carrara
Alessandro Onorato
Responsabile studi e staff della Camera di Commercio della Provincia di Foggia
Nicola Biscotti
Presidente Associazione Industriali di Capitanata
Il seminario è gratuito
Per avere diritto alla documentazione tecnica è necessario confermare la propria presenza entro giovedì 02.03.2006 alla segreteria organizzativa
Segreteria organizzativa
Vicepresidenza della Provincia di Foggia – Palazzo Dogana, Piazza XX settembre FOGGIA
Tel. 0881.791228 – fax. 0881.791216 – vicepresidenza@provincia.foggia.it
Vedii caro domenico come è semplice partecipare alla vita del blog che a breve espliciterà ancor di più, rispetto a quanto fatto finora, il progetto di dare vita ad una comunità scientifica in rete cheproduce contenuti, idee. Una comunità che racconta e “si racconta”.
Anche l’affollatissima presenza di pubblico alla manifesrazione da te organizzata nella bellissima sala del Palazzo della Provincia ne è invitata a far parte unendosi al progetto de L’architettura di pietra, prendendo progressivamente coscienza del valore culturale ed economico delle risorse litiche locali su cui tanto si è discusso a convegno,
alfonso
Credo tu abbia proprio ragione, Alfonso, sia in merito all’interesse che l’incontro di venerdì ha suscitato, sia in relazione all’importanza di perseverare nell’attività di promozione di queste forme di valorizzazione delle identità del nostro territorio.
In merito alla prima questione debbo dirti che sono state moltissime le manifestazioni di compiacimento e di congratulazione per l’organizzazione dell’evento che, ti giro tutte, avendo tu dato un contributo determinate non solo con il tuo intervento ma in particolare con il tuo stimolo continuo. Per quanto riguarda la seconda questione credo e mi auguro che ci sarà un seguito dell’iniziativa sul blog, proprio a partire dai commenti che in molti mi stanno riportando in queste ore. Per quanto riguarda il prosieguo dell’iniziativa, vorrei dire a quanti hanno partecipato alla bella iniziativa di venerdì che la mostra si è già trasferita ad Apricena dove sarà inaugurata il 22 marzo prossimo presso i locali Dell’Erba sul piazzale Andrea Costa (ma di questo daremo informazioni più dettagliate a breve a tutti gli amici del blog) all’inaugurazione si accompagnerà un piccolo tour nelle cave e nei laboratori di trasformazione della pietra locale, nel quale saranno accompagnati quanti non hanno ancora avuto il piacere di scendere in una cava o di vedere ponti e telai all’opera. L’organizzazione oltre che con la Amministrazione Comunale di Apricena ed agli altri enti che fino ad oggi hanno sostenuto e continuano a sostenere l’iniziativa, sarà fatta insieme con gli architetti dell’Alto tavoliere e con il l’Ordine della Provincia di Foggia che sarà invitato a tenere un consiglio aperto nella sala del’consiglio della locale Amministrazione. L’intenzione è quella di mettere a punto un’iniziativa che coinvolga più direttamente i comuni della provincia di Foggia e gli operatori responsabili dei servizi tecnici delle pubbliche amministrazioni, ai quali mostrare architetture e spazi puybblici realizzati con questo materiale, così come fatto in occasione dell’incontro a Bologna durante la seconda edizione di EUROPOLIS alla quale abbiamo partecipato, suscitando la curiostà della maggior parte degli intervenuti.
Molti dei produttori e delle aziende che trasformano i materiali, non sanno nemmeno dove e come sarà utilizzato, senza sapere che spesso alcune tra le opere più belle che corredano le pagine patinate delle nostre riviste sono realizzate in pietra di Apricena (inviterei l’arch. Baldassarre a raccontarci del progetto di Alvaro Siza per il complesso residenziale nei pressi di Vicenza). Questo è importante per provare a riscattare oltre alla qualità di un prodotto che ormai è da più parti riconosciuto, anche la qualità dei progetti che con questo materiale si realizzano.
Per l’inaugurazione di Apricena lanceremo questa prossima sfida e mi auguro che nel breve giro di un mese (il tempo utile per tenere la mostra ad Apricena) si possa organizzare un incontro di chiusura su temi diversi, come questo ma con lo stesso entusuasmo che ha animato il seminario di venerdì 03.
Domenico
Carissimi colleghi, il bel incontro di venerdì 3 marzo 2006, è stato un massaggio cardiaco ad una attività, come quella dell’ architetto, ormai in fin di vita: almeno nella provincia di Foggia.
Come è stato giustamente affermato in seno alla conferenza, al primo posto vi è la divulgazione, la più estesa possibile, delle potenzialità di questa terra, la Capitanata, che a quanto pare, a parte il periodo federiciano ( lo STUPOR MUNDI) non ha più saputo mostrare.
I miei ringraziamenti allo staff che sta tentando, e sono sicuro ci riuscirà, nell’ impresa di riportare l’attenzione su questi luoghi a cui siamo tutti legati.
Pregiatissimi collegi, mi presento.
Sono un non più tanto giovane architetto laureato all’università di Pescara, e nella vita il Signore mi ha premiato
in tanti modi, ma l’aver partecipato fattivamente per tre anni alla costruzione della chiesa di Renzo Piano è stato
il culmine di un percorso di crescita.
Ho conosciuto persone meravigliose, luminari, ogniuno nella propria maestranza, senzail bricciolo si superbia.
Mos. Valenziano amava definirsi l’ultimo tra gli ultimi: egli che è il supervisore mondiale delle opere di Santa Romana Chiesa
Di Piano che dire poi. Quando fu chiamata a questo incarico non so bene se più per rispetto al santo o al luogo che andava a progettare,
la sua mente illuminata di “laico scienziato pensatore” ha titubato più volte.
Il maestro Vangi accarezzava la Petra di Apricena come si fa con il ventre di una primipra attempata, e gia intravvedeva le forme che ne sarebbero uscite.
Arnaldo Pomodoro per la croce che abbiamo appeso con mille difficoltà alle velette di cemento armato tra gli archi di pietra,
ha svelato interamente la nudità dell’animo umano di Cristo incastonando i chiodi che lo avrebbero trafitto.
Bodini usa la semplicità di cinque tonnellate di pietra lavica per il tabernacolo.
Maurizio Milan parla dei suoi archi come di una collana di perle mentre costruisce una carrucola di ferro per far giocare Giorgio il più piccolo tra i figli di Piano.
Giorgio Grandi e Vittorio Grassi, gli architetti della RPBW, attenti esecutori delle volontà del maestro, sempre pronti ad accogliere ogni opportunità di dialogo con tutti: dal muratore alla direzione dei lavori.
Da tutti costoro ho preso qualcosa.
Eppure, sebbene la storia ricordera soltanto questi, accanto a loro oltre cento operai tutti i giorni otto ore al giorno per dieci anni in religioso accordo
materializzavano sotto lo sguardo attento di Pasquale Ciuffreda quello che a buon diritto deve essere ritenuto un “manufatto” (FATTO A MANO).
A questi ultimi il compito più arduo: tornare nell’ombra dalla quale erano stati tratti col solo compito di portare la gloria ai primi.
A detta di Piano solo cinque imprese al mondo potevano fare un opera così eppure il loro futuro sara fatto ancora di polvere di calce, di sudore,
di pasti frugali, di povere paghe e di lontananza dalle proprie famiglie: a loro va il mio ringraziamento.
Da loro forse ho preso di più.
La modellazione solida da al progetto piccoli margini di errore, ma la loro perizia di gente semplice da all’architettura il cuore e l’anima che tanto apprezziamo.
Ricordiamolo sempre quando quando si accingono a noi nei cantieri dove siamo chiamati ad operare.
A proposito dell’impresa e delle maestranze che hanno realizzat la straordinaria chiesa in pietra di Padre Pio, debbo riferire che sono stati tanti gli episodi raccontatimi nel lungo percorso di ricerca e di raccolta di materiali che hanno portato alla realizzazione della mostra e delle attività parallele (seminari etc.).
Molti degli episodi riguardano soprattutto le attività quotidiane di costruzione della chiesa, paragonata dallo stesso Grandi ad un grande cantiere medioevale, una costruzione che doveva reinventare ogni giorno il sistema costruttivo in ragione della complessità tecnica dell’intero progetto che, io credo, senza l’apporto determinante delle maestranze non avremmo oggi la possibilità di apprezzare. Il racconto di Mariano, tra l’altro mi fa pensare ad una sorta di cantiere scuola dove lui si è formato (così come accadeva proprio nelle fabbriche del 300 e del 400) Ora bisognerebbe fare tesoro di tutto il portato formativo che questo cantiere ha prodotto, non tanto in termini di tecniche messe a punto per la realizzazione di quest’opera ( che come abbiamo visto è necessario re-inventare ogni volta) quanto dei processi che le sottendono, delle modalità di cui è possibile replicare sistemi e procedure (come spesso accade per il controllo della qualità dei cantieri complessi. Mi auguro che tutto questo non vada disperso e che, possa diventare patrimonio comune di un territorio avido di conoscenza soprattutto quando questa produce architettura di qualità.
L’opera che vediamo è solo la punta visibile di una montagna ben più solida di cui mi piacerebbe coniscere i segreti più reconditi, gli aneddoti più nascosti, per poterli divulgare in una sorta di vero e proprio “diario di bordo” della costruzione della chiesa.
La Comunità in rete cresce anche nel Comprensorio estrattivo della Pietra di Apricena e questo non ci fa che piacere.
Il progettto culturale ed economico di rivalorizzazione dei giacimenti litici nazionali – quell’orizzonte variegato e molteplice che amiamo definire le Pietre d’Italia, le stesse Pietre dell’identità del Paese – inizia il suo percorso che intendere evolvere lo spazio comunicativo del Blog_architetturadipietra verso un network tematico e soprattutto “relazionale” fra gli individui che a vario titolo (amministratori, rappresentanti di consorzi e di aziende estrattive, esperti della pietra, architetti utulizzatori, studiosi, storici…) si occupano e hanno a cuore le risorse di cu il nostro territorio. dispone con rigogliosità.
L’obiettivo di medio periodo è la riabilitazione nazionale ed internazionale delle materie e dei magisteri tradizionali ma anche innovativi al fine di riecuperare lo statuto alto che il mondo ci invidia legato allo Stile litico che l’Italia e le sue regioni – compresa la Puglia, Terra di pietra – hanno espresso per secoli.
La Rete, sempre più nei prossimi anni, verrà usata in maniera fortemente centrata sul piano relazionale, informativo ed auto-formativo degli individui. La Rete sempre più partecipativa collegherà le menti, amplificherà le intelligenze individuali e collettive, stimolerà l’intercreatività e la condivisione del sapere libero.
Questo è in estrema sintesi il progetto sotteso al Blog_architetturadipietra che vorremmo diventasse più in avanti (quando tutti i comprensori estrattivi si riconosceranno nel progetto cooperativo alimentandolo con contenuti, informazioni, uomini e opere che si riconoscono nelle singole realtà territoriali del Paese) in portale delle Pietre d’Italia e della Comunità che si riconosce nel tema dello Stile litico, slargato anche più in generale alla discussione e alla diversa produzione, erogazione e condivisione, della comunicazione d’architettura nell’era di intenet liberata dal recinto della stampa eminentemente commerciale promossa dalle grandi realtà industriali in questi ultimi decenni.
"Gutta cavat lapidem"(Ovidio)
Caro Domenico la tua tenacia sarà premiata!
Vedo con piacere tutto ciò che ha suscitato e susciterà ancora l’importante convegno da te organizzato sulla pietra armata della chiesa di San P.Pio.Tu sai quanto ci leghi la passione e l’amore per la pietra del nostro territorio e sai anche delle battaglie ostinate che abbiamo sostenuto e sosteniamo per cercare di dare dignità e struttura ad una realtà( quello del bacino estrattivo della pietra di Apricena) che è ostica ad un progetto che leghi l’enorme eredità che la storia ci ha consegnato con la necessità di inventare una contemporanea ed originale ricerca e sperimentazione su questo materiale che tanto nel passato ha saputo esprimere.La chiesa di Renzo Piano è sicuramente una grande risposta, ma non l’unica possibile, a questo interrogativo.
C’è bisogno di un progetto che mette in gioco tutte le parti: l’industria estrattiva, i progettisti, gli amministratori.Progettare con la pietra significa progettare anche per la pietra.Significa ridefinire gli ambiti in cui il progetto di architettura riesce ad esprimere un’inscindibile forza tra idea, materia tecnologie ed industria; altresì significa saper valorizzare e codificare la ricchezza che il nostro territori possiede.Ti ho raccontato con grande stupore e gioia di come abbia scoperto che Alvaro Siza nel suo progetto per il recupero del Parco di Villa Colonessi ad Arcugnano (VI), in cui inserisce sette nuove ville, " Usa la pietra per toccare il terreno e riveste di intonaco bianco una struttura mista di cemento e mattone. All’interno si serve della QuerciaAmericana e puntualmente del Trani bronzetto per qualificare i pavimenti e i rivestimenti in contrasto con lo stucco bianco che riveste tutte le pareti e i tetti.". (dalla relazione pubblicata su europaconcorsi).In alcune immagini(che misteriosamente sono sparite dal sito!) si notano raffinati particolari costruttivi realizzati in massello di bronzetto di Apricena (es. un cuneo di raccordo tra muro, corrimano di legno e svolta del caposcala).Con più stupore noto che la pietra di Apricena viene ancora erroneamente chiamata pietra di Trani. Lungi dal voler fare campanilismi inopportuni, la questione è sintomatica perchè dimostra quanto poco si sia fatto ed ancora si faccia anche solo per definire l’identità territoriale e geografica della nostra pietra.
L’interesse che a Bologna (durante il convegno "L’età della pietra" che abbiamo tenuto nell’ambito di Europolis), si è creato intorno alle possibilità espressive e contemporanee della pietra di Apricena, è sintomo di un bisogno, purtroppo non ancora ben strutturato, di inventarsi nuovi modelli non solo progettuali ed organizzativi ma anche comunicativi e divulgativi per far sì che questa materia, da lingua "morta" diventi lingua viva, parlata.
Penso che il blog-Architetturadipietra sia uno strumento eccellente per ri-scrivere queste "parole di pietra".
Apprezzo molto l’intervento di Fernando Baldassarre.
La grande impresa dell’aula liturgica di Padre Pio e i recenti eventi culturali connessi al cantiere di San Giovanni Rotondo hanno dato una nuova ed ampia visibilità al comprensorio estrattivo della pietra di Apricena; l’interesse nei confronti di tale realtà è anche testimoniato dalla vitalità di discussione che si è innescata sul blog in occasione del seminario di Foggia.
Perchè non continuare a sfruttare questo importante momento di attenzione e dibattito per tentare di guardare in modo ancor più ravvicinato e approfondito il tessuto, anche minuto, delle realtà produttive di questo territorio, le aziende, i consorzi e le associazioni di settore, le lavorazioni tradizionali della pietra e, soprattutto, quelle sperimentali e più innovative, se esistono anche aldilà dell’esperienza di Renzo Piano?
Sarei grato a chi è in ascolto e conosce meglio la situazione di Apricena, se continuasse a spostare la prospettiva del discorso dalla singola opera di architettura, certo imponente e di alto valore, ad un’ottica più ampia, aperta sul mondo della materia, dei prodotti lapidei, di altre opere di qualità, magari più piccole e di minor fama, ma ugualmente importanti per delineare la vita attuale e futura di questa bellissima pietra.
Davide Turrini
Finalmente, vedo con piacere che l’argomento stuzzica, e sollecita quella che Alfonso definisce la comunità della rete (quella sensibile ed attenta alle sollecitazioni di manifestazioni ed eventi come quello foggiano).
Sono di ritorno da una splendida giornata ad Andria, per la premiazione di un concorso e con Giuseppe Di Stefano abbiamo avuto il piacere di girare per il centro storico della città ad ammirare un mondo straordinario fatto di pietra (quella di Trani e di Corato). Non credo vi siano problemi di campanile in merito alla denominazione del materiale anzi su questo vorrei aggiungere alcune riflessioni alle indicazioni fornite da Fernando Baldassarre, proprio a partire dalla visita odierna.
Ad Andria, come a Trani o a Corato a Terlizzi etc. la pietra costruisce un paesaggio diffuso che accompagna lo sguardo in ogni direzione; dal basolato alle murature delle abitazioni, dai portali ai balconi alle mensole, alle fontane alle piazze al bianco campanile della chiesa di San Nicola che si staglia alto nel cielo. La pietra si sente, ancor prima che si veda e si tocchi, qui davvero il materiale si fa interprete dell’identità dei luoghi al contrario di quanto accade ad Apricena dove, sì, è utilizzata in maniera più omeno diffusa nelle vecchie basole del centro storico, in qualche nobile palazzata e distribuita quà e là tra portali archi e finestre, ma questo non riesce a restituire il “sapore” di una città di pietra come quelle che si estendono ai piedi di Castel del Monte. La questione è unicamente legata alla sua utilizzazione ed alla storia di questi luoghi cresciuti a colpi di scalpello e puntello, ad Apricena invece, possiamo parlare di una utilizzazione diffusa del materiale forse solo a partire dal secondo dopoguerra in poi. Oggi, tuttavia, il territorio offre quantità di materiali impensabili per le cave dell’alta murgia anche volendole mettere tutte insieme non estrarrebbero che una minima parte di quello che quotidianamente si cava nel comprensorio apricenese. Ma a quelle realtà ed ai processi che quelle città hanno realizzato dobbiamo fare riferimento come abbiamo fatto nel momento in cui ci siamo affidati alle maestranze tranesi per mettere a punto i primi modelli estrattivi per le nostre cave. Trani, Andria, Barletta, Corato, Terlizzi Minervino, hanno fatto la fortuna delle nostre cave, oggi in quelle realtà si coltivano poche falde di materiale, mentre la gran parte delle quantità lavorate provengono dalle cave di Apricena. Una realtà molto più giovane dunque dove, forse, è possibile ri-pensare, re-inventare un sistema d’uso per la pietra, facendo riferimento al bagaglio di esperienze che quelle città e quegli uomini ci hanno lasciato in dote cercando di costruire nuovi percorsi.
E’ in questo senso che intendo eseplificativa l’opera di Piano, nell’aver stabilito una relazione nuova con il materiale, nell’aver saputo innovare i suoi processi di lavorazione, ancorchè radicati ad una forte tradizione storica, quella dell’arco, nell’aver avvicinato progettisti della qualità di Favero&Milan che hanno trasferito la tecnologia del cemento presollecitato a quella degli archi in pietra. Quella indicata da Piano è una nuova strada, nella quale tradizione ed innovazione trovano nuovo nutrimento per il progetto di architettura contemporanea, certo non possiamo replicare gli archi della Nuova Aula Liturgica di Padre Pio in altri progetti, ma “dobbiamo” provare ad innescare meccanismi capaci di fornire opportunità analoghe. Replicare i processi senza duplicare gli esiti. Quella della innovazione tecnologica rimane una strada da percorrere per l’uso della nostra pietra, lo studio Piano e, prima ancora Peter Rice a Siviglia, hanno mosso i primi passi.
in punta di piede mi introduco in questo interessante dibattito sulla PIETRA e sull’ARCHITETTURA. I miei complimenti ad Alfonso Acocella per l’idea di aver pensato ad un dibattito “on web” su argomenti di questo tipo e per le suoi sempre interessanti ed illuminanti discorsi sulla materia e sull’architettura. E’ affascinante come il materiale più antico del mondo ogni volta susciti e produca intorno a se notevoli momenti di riflessione. Le pietre sono un bagaglio culturale che ogni territorio si porta con se soprattutto quando esse “migrano” come ci ricorda il prof. Vincenzo Pavan, verso nuove realtà, verso nuovi mondi, ma soprattutto quando come ad Andria e qui sottoscrivo i commenti dell’arch. Potenza costruiscono il paesaggio e le città dove esse vengono cavate. Apricena, la città dove vivo e lavoro e dove mi capita di avere occasione all’interno del Laboratorio Progetto Cultura di vivere momenti come quelli della mostra la Pietra Armata, nel caso specifico unico dopo tanti anni di promozione culturale della pietra di Apricena, vive una realtà diversa. Poco resta sul territorio, molto materiale invece “emigra” verso altre parti a costruire “architetture lontane”. Queste mancate ricadute spesso producono economie mancate e crescite basse sotto il profilo dell’innovazione tecnologica e della ricerca. La chiesa di San Pio a San Giovanni Rotondo progettata da Renzo Piano costituisce per Apricena e la Capitanata un punto di partenza, e non di arrivo, per la crescita e per la promozione del prodotto. Le straordinarie soluzioni ingegneristiche assecondano la poetica dell’opera architettonica costruita e fanno si che la Pietra di Apricena scopra un orizzonte ed un futuro diverso da quello presente. Questa condizione, esterofila quasi, della nostra pietra è comunque la storia della pietra di Apricena, è la storia di un paesaggio segnato è la storia di molti lavoratori. E’ la storia di un prodotto che vive in altre parti del mondo e che inventa lontano dal luogo d’origine occasioni diverse di sviluppo. La PIETRA A(R)MATA è stata l’occasione, visto il notevole successo della manifestazione, di un momento di sintesi importante per capire soprattutto le possibilità per andare oltre quanto fin qui è stato fatto. Mi preme un ringraziamento per le lezioni di architettura ricevute da Alfonso Acocella, Maurizio Milan e da Giorgio Grandi che ho trovato straordinarie. Consentitemi un ringraziamento personale a Domenico Potenza ed alla sua infaticabile ed inarrivabile generosità intellettuale.
LA PIETRA A(R)MATA, un gioco di parole tra l’evento della mostra e quanto stiamo cecando di veicolare con essa e la passione, l'”amore” appunto, per questo materiale e per questo territorio che a poco a poco si sta accorgendo di ricchezze inusitate che, come sempre, basta poco per svelare.
I problema e quanto profondo è questo amore e quanto duraturo nel tempo, nel senso che la perseveranza e l’azione continua per la promozione e la valorizzazione di questo comparto non possono avere momenti di sosta, pena la perdita di quanto fatto fino ad oggi.
Ben tornato Giuseppe.
Domenico
Salve a tutti devo innanzitutto ammettere che è stata molto bella l’idea di creare un spazio nel sito per poter sprimere la propria opinione. La pietra è veramente qualcosa che trasporta la nostra mente il nostro essere in tempi molto lontani e la sua armatura fu iniziata con i Greci i quali armarono le loro colonne; La pietra di apricena rappresenta sicuramente ,da molti anni, un riferimento per le sue qualità che la rendono superiore a molti materiali. Il seminario, che ci ha mostrato ulteriori sconosciute qualità di questa eccezionale pietra locale, è stato veramente molto interessante. sopratutto per aver messo in luce come un tecnico si ponga davanti ai problemi ed alla loro risoluzione. Infatti nel caso della nuova basilica di Padre Pio la committenza è stata quanto mai ostica e caparbia nel voler a tutti i costi costruire con la pietra locale. Ora per quanto io non accetti assolutamente il progetto dell’architetto Piano in quanto completamente al di fuori dall’archetipo di una chiesa (forse rappresenta più esercitazione tecnica) sicuramente ben inserito nel “luogo” ma dalle forme richiamanti relizzazioni che hanno ben altre funzioni e non quella della riunione di masse per la preghiera; Devo ammettre che le soluzioni trovate per utilizzare la pietra sono veramente straordinarie…complimenti sentiti all’ingegnere Maurizio Milan che con le sue “notti in bianco” è riuscito a risolvere problemi veramente ostici e nuovi… un grazie a tutti coloro che si sono operati sia per la creazione di questo forum e a quelli che hanno reso possibile il seminario.
Arch. Attilio Mazzone.
Vincenzo Sepe, Università “G. D’Annunzio†di Chieti-Pescara
A distanza di una settimana dal seminario "La pietra armata" di Foggia, mi appare sempre più chiara la notevole portata di questa manifestazione che, pensata (forse solo inizialmente) come conclusione di una mostra, si è invece andata sempre più delineando come l’inizio di un percorso comune tra professionisti, ricercatori, amministratori, a vario titolo interessati al costruire in pietra.
Al di là delle potenzialità espressive della pietra di Apricena, credo che nessuno possa avere più dubbi, dopo l’opera realizzata a S.Giovanni Rotondo, sulle opportunità che questo materiale offre anche dal punto di vista strutturale.
E se per opere eccezionali bisogna di volta in volta inventare nuove soluzioni statiche e nuove tecniche di realizzazione, credo possa essere utile una riflessione sistematica anche sulle possibili modalità di impiego di questo materiale per elementi strutturali di uso corrente.
Come professore in una facoltà di architettura, auspico (e mi impegno, per quanto mi sarà possibile fare) che questi temi possano trovare uno spazio sempre maggiore nella ricerca, nell’insegnamento e nella normativa tecnica.
A Domenico Potenza, che ho conosciuto in un ambito completamente diverso meno di due anni fa, e che ho poi imparato ad apprezzare come professionista e per l’attività di ricerca, faccio i complimenti per aver creato una bella occasione di riflessione e di incontro; ci saranno senz’altro sviluppi futuri, sia in ambito universitario, sia per l’interesse suscitato tra le centinaia di tecnici presenti.
Aggiungo, per concludere, che non avevo mai partecipato ad un blog; e certo non avrei mai immaginato di entrare in questo mondo virtuale parlando del materiale che più di tutti mi trasmette l’idea di solidità e permanenza nel tempo. Complimenti anche ad Alfonso Acocella per l’iniziativa.
Internet, definitivamente entrata a far parte della nostra quotidianità, facilita più di qualsiasi altro mezzo di comuncazione non solo l’accesso agli archivi informazionali poderosi ed espansi su scala globale, ma anche la possibilità di far incontrare e dialogare individui fra loro – fuori delle tradizionali limitazioni di spazio e di tempo – nella diffusione e condivisione di conoscenze, pensieri, concezioni.
Ora, forse, è chiaro però un altro aspetto di internet; in particolare ci riferiamo all’importanza libertaria del blog e del suo valore relazionale. Il blog – oltre che spazio informazionale e comunicativo in cui si accumulano (stratificandosi) informazioni, conversazioni, narrazioni – appare più potentemente anche come “piattaforma abilitante” di quell’intelligenza collettiva e cooperativa che, più volte, in passato abbiamo evocato. Quell’intelligenza collettiva che non limita o azzera il profilo intellettuale individuale bensì più efficacemente lo potenzia in una dimensione dilatata legata alla somma dei pensieri, delle posizioni, delle progettualità latenti contenute nella partecipata condivisione di una discussione o di un progetto di rete.
Buona prosecuzione di discussione. E soprattutto buona progettazione del futuro della pietra di Apricena.
Da Firenze sento vicino le voci, le valutazioni che nell’aula della "Sala del Tribunale" di Palazzo Dogana non ho udito intervenire in chusura e questo ci ripaga anche – interiormente – di tante energie spese per cercare di “lanciare”, far vivere e – al futuro – affermare – la vita di questo libero spazio culturale pesante_leggero che parla di im_materialità.
Mi perdoni la RPBW tutta, ma non posso fare a meno di intervenire come teste informato su i fatti. L’ impostazione radiocentrica della chiesa di S. Pio non è il risultato di un esercizio compositivo ma bensi il risultato di una volontà comune instaurata tra Renzo Piano e Mons. Valenziano (supervisore mondiale delle opere di Santa Romana Chiesa) nel voler vedere finalmente “sub croce” l’intera assemble di fedeli pertecipante alla omelia. Essa è il risultato della mutazione dell’impianto basilicale Romanico (dove le visuali delle navate seguono una impostazione cilindrica costrette da i piani di posa delle colonne) ad una impostazione, che a me che ho seguito i lavori piace chiamare “oltre gotica” (dove le visuali delle ventuno navate sfioccano verso l’esterno di una impostazione conica).
La semplicità e la povertà della pietra di Apricena la fa da padrone riportando la struttura ad una dimensione più francescanamente moderna. In essa, struttura, il passo in più effettuato rispetto all’architettura gotica è quello di aver voluto eliminare le colonne per poter portare più vicino a i fedeli la volta dell’aula liturgica che, è bene si sappia, doveva essere in perfetto stile gotico di colore turchese: mimare la volta celeste per eliminarne la sua presenza.
Sarebbe complicato spiegare ora i motivi per cui questo non è avvenuto ma Renzo Piano non ha voluto rinunciare a questa “citazione” nel lavoro compiuto da Giovanna Canegallo nelle velette situate tra gli archi che partono dal pilastrone centrale: cioè sopra la croce e l’altare. Non esistono testi di critica architettonica che spieghino ai contemporanei le scelte di un maestro come Renzo Piano, ma sono sicuro che la storia gli darà raggione. Come per la pietra armata, così anche per l’impianto radiocentrico “oltre gotico”, l’unico problema vero è la divulgazione, la conoscenza completa alla portata di tutti. Ringrazio Domenico Potenza e Alfonso Acocella per questa possibilita data alle risorse e alle menti di questa terra.
arch. Mariano Binetti
Michele Salatto (Ordine degli architetti di Foggia) Foggia, 13 marzo 2006
Approfitto di questo spazio per esprimere i dovuti ringraziamenti per gli organizzatori di questa mostra e del conclusivo seminario tecnico scientifico.
Credo di poter parlare a nome del Presidente, arch. Augusto Marasco, e di tutto il Consiglio Provinciale degli Architetti, di cui faccio parte, rimarcando la notevole portata di questo evento. Perchè di evento si è trattato. Non è soltanto la gremita "Sala del Tribunale" di palazzo Dogana, che dimostra senza ombra di dubbio l’interesse riscontrato dalla manifestazione, ma soprattutto l’attenzione che i tecnici locali, architetti ed ingegneri, hanno mostrato in particolare verso gli interventi dell’arch. Giorgio Grandi e dell’ing. Maurizio Milan, capaci di risvegliare i sopiti spiriti di chi, spesso e volentieri, è costretto a confrontare la propria professione con una poco soddisfacente "normalità".
La realizzazione della nuova Aula Liturgica, dedicata a Padre Pio, è un unicum che induce a sfuggire non solo la normalità delle realizzazioni tradizionali, ma anche la pretesa superiorità di realizzazioni dove il tecnologico esasperato deve in ogni caso riconoscersi nell’uso di materiali spesso privi di identificazione culturale e svincolati dal territorio di utilizzo.
L’armonia della costruzione dell’Aula Liturgica è invece la dimostrazione di una vera e profonda ricerca del possibile e di un appassionato interesse per i materiali e per le loro capacità espressive, così come manifestato dalla relazione dell’arch. Grandi sulle complessità del progetto e dall’ing. Milan sul sistema strutturale. Due punti di vista che narrano di un continuo confronto e di una capacità di collaborazione indirizzata verso l’unico obiettivo, che è stato quello di dar corpo ad una geniale idea di un altrettanto geniale maestro: Renzo Piano.
Cosa resta da fare ora? Molto. Il dibattito aperto sul caso "pietra armata", ci sembra avere gran risonanza, non solo negli ambienti strettamente tecnici. Il futuro obiettivo dovrà essere quello di trasferire le conoscenze acquisite ed ipotizzare l’utilizzo, su scala più vasta, di questo innovativo sistema costruttivo. Non mi soffermo sulle positive ricadute che il raggiungimento di questo obiettivo potrebbe indurre nel territorio del Comune di Apricena e, più in generale, in tutta la Capitanata. È necessario invece porre l’attenzione sulle difficoltà che certamente si incontreranno e che solo un’attenta e motivata sinergia di interessi comuni tra enti pubblici (comune, provincia, regione ecc…) e imprenditori privati può avere la capacità di abbattere.
Credo che il problema principale sia connesso al costo di utilizzo. La pietra ha già di per se costi relativamente alti, anche se utilizzata unicamente come materiale di rivestimento, e non è pensabile che solo una committenza facoltosa possa permettersi il lusso di utilizzarla con scopi strutturali. Bene, questi costi possono essere abbattuti solo se si ipotizza un processo altamente industrializzato di estrazione, lavorazione e commercializzazione del prodotto finito. È necessario che gli imprenditori del settore investano con oculato giudizio, ad esempio nell’acquisto dei macchinari necessari alla lavorazione del prodotto, affinchè questo non debba essere trasferito semilavorato in altre zone del paese, dove l’industria è già da tempo al servizio delle imprese estrattive (Massa Carrrara). Sarà sempre compito degli imprenditori del settore, con l’ausilio di tecnici specializzati, predisporre modelli strutturali di pietra armata, facilmente commercializzabili, che altrettanto facilmente possono essere posti in opera in cantieri di dimensioni anche notevolmente più ridotti rispetto al modello dell’Aula Liturgica.
Perchè questo sia possibile, queste stesse imprese necessitano del supporto pubblico, al quale è affidato il compito di proporre o facilitare l’accesso a sovvenzioni e finanziamenti pubblici, nonchè di predisporre il territorio all’espansione dell’industria estrattiva.
Una componente indispensabile è la creazione di una rete commerciale, capace di pubblicizzare e vendere il prodotto finito. A tal proposito è indispensabile che il comune di Apricena si doti al più presto del Piano Commerciale, secondo le direttive della L. R. n. 11/03 che, tra l’altro, ipotizza e favorisce la creazione di centri che svolgano, a favore delle imprese, attività di assistenza tecnica e di formazione e aggiornamento in materia di innovazione tecnologica e organizzativa, gestione economica e finanziaria di impresa, accesso ai finanziamenti anche comunitari.
Se, al fine, uno scenario dl genere dovesse anche in minima parte realizzarsi, non si potrà disconoscere il merito di chi ha creduto in questa iniziativa, e, tra questi, ci preme ricordare l’indispensabile contributo dell’Arch. Domenico Potenza, cui va il plauso del sottoscritto e dell’intero Ordine degli architetti della provincia di Foggia.
Il Seminario tecnico-scientifico, dal tema "La pietra armata: nuove frontiere per l’architettura contemporanea" svoltosi a conclusione della mostra venerdì 03/03/2006 a Palazzo Dogana in Foggia, mi dà l’opportunità di esprimere alcune riflessioni e suggerimenti sul tema, oltre che sottolineare lo sforzo organizzativo dell’Arch. Domenico Potenza, portavoce già da molto tempo, nonchè attento studioso nella ricerca e applicazione, nell’area del progetto architettonico dell’uso sia strutturale che estetico della pietra e della pietra di Apricena in particolare.
La mia riflessione sottolinea la necessità di approfondire la storia, l’applicazione e la potenzialità d’uso della pietra di Apricena nel progetto architettonico ed in modo particolare nel PROGETTO DEL PAESAGGIO di cui essa è parte integrante e significativa in quanto materia palpabile, valutabile nella grande scala (LE CAVE) come nella piccola scala del particolare costruttivo e/o decorativo. Dunque LA PIETRA (DI APRICENA) COME VISIONE E UTILIZZO DEL PAESAGGIO: come forma della visione in quanto se si parla di paesaggio, non ci riferiamo più solo alla natura, ma a tutto il territorio, dagli oggetti artificiali che sono tutt’uno con il loro sfondo, fatto di reti e di sistemi infrastrutturali; come misura della visione che mette insieme l’approccio esatto (mappa, cartografia, misura) e l’interpretazione soggettiva, la realtà concreta e la sua rappresentazione, i materiali fisici e la loro trasfigurazione estetica.
Come forma dell’utilizzo, la lettura del territorio procede per acquisizione di dati, è verosimile sostenere l’idea di un telaio costituito da realtà diverse ma equivalenti, e questo perchè il paesaggio è anche problema storico, sociale e amministrativo, in ultima analisi gestione ed economia; come misura dell’utilizzo, il racconto della sua forma si attua attraverso mappe estese e profonde, qui si collocano le microstorie tenute insieme dai telai dei grandi sistemi a rete, la molteplicità dei loro significati hanno bisogno di un laboratorio di osservazione permanente applicato costantemente ai punti nevralgici della loro trasformazione.
La descrizione dei fenomeni risulta essere interdisciplinare e molteplice la sua forma di comunicazione.
Possiamo, quindi, individuare un percorso paesaggistico per definire la storia dell’utilizzo della pietra nel nostro variegato territorio, organizzando una RICOGNIZIONE (socio-culturale) come visione e (storico-costruttiva) come utilizzo del paesaggio della pietra in Capitanata, articolarla fissando gli aspetti principali nei seguenti punti:
-1- Il paesaggio delle cave;
-2- L’uso della pietra di cava;
-3- L’uso della pietra naturale (di superficie);
-4- L’uso della pietra come particolare costruttivo.
Arch. Dario Zingarelli
(Gruppo Architetti dauni),
Consigliere Ordine Architetti, P.P.C. di Foggia.
La piacevole ed attenta lettura dei commenti di questo Blog mi hanno portata a vivere con rammarico il non aver partecipato al Seminario di Foggia. Rammarico solo in parte mitigato dal fatto di non essere una addetta ai lavori ma una persona che osserva la Pietra dal punto di vista di chi la PRODUCE e un PO’ LA CREA CON LE SUE MANI. In questa sede desidero portare un mio piccolo contributo ricordando l’altra manifestazione organizzata dall’amico Domenico Potenza e dal Consorzio Compietra che raccoglie alcuni produttori e molti trasformatori dell’area apricenese svoltosi a Bologna in occasione della Fiera Europolis dal titolo L’ETA’ DELLA PIETRA. Titolo molto evocativo ed altamente culturale. Oltre alla presenza di uno stand ben articolato e di buon appeal visivo dove erano esposte realizzazioni in pietra per l’arredo urbano, sapientemente lavorate dagli artigiani apricenesi, la manifestazione ha esordito in un Convegno in cui, in sitesi, ma con molta perizia e precisione ci è stata fatta conoscere questa nuova possibilità di interpretare la pietra nella sua funzione strutturale e costruttiva. Ma si è anche mostrato quanto sia importante coinvolgere le amministrazioni pubbliche dei centri storici d’Italia interessate ad opere di rifacimento di piazze e luoghi altamente simbolici invogliandole ad utilizzare un prodotto della nostra terra meditarranea che non vuole disconoscere la propria storia, identità e cultura. Condivido fortemente il prossimo sforzo che gli organizzatori della mostra-seminario si sono posti, cioè di portare i dirigenti degli uffici tecnici delle Amministrazioni pubbliche ad Apricena ad apprezzare e toccare con mano le ampie possibilità e soluzioni che la Pietra di Apricena offre sul fronte dell’arredo urbano e della riqualificazione dei centri storici, ad iniziare da quelli foggiani e pugliesi, affinchè non si debba dire che “nessuna pietra è ben accetta in terra sua” parafrasando una frase latina ben piu’ altisonante.
Alla manifestazione di Bologna hanno dato il loro supporto sia il Comune di Apricena che le istituzioni della Capitanata a cui va un sentito ringraziamento.
Grazie per questa opportunità di comunicazione che mi è stata data che è, in primis, un’opportunità di pensiero ed auto-riflessione.
Giuliana Passalacqua
“Dobbiamo saper ampliare la categoria tradizionale del Made in Italy. Vi è una "ricchezza italiana" – che è figlia del genio, dell’estro, dell’inventiva, della laboriosità dei nostri cittadini e della generosità della nostra terra – in cui, accanto al design, al Brunello di Montalcino, alla Ferrari e alla moda, si ritrovano anche arte, cultura e paesaggio. C’è la nostra cultura intesa non tanto come patrimonio quanto come produzione culturale contemporanea. (…) La messa in valore (valore economico, sociale, civile, spirituale e identitario) di tutto ciò, del patrimonio storico-artistico e paesaggistico del sistema della cultura e della bellezza italiana, rappresenta un obiettivo strategico da cogliere con maggiore convinzione che nel passato. Non vi è nulla di più irriproducibile e ammirato nel mondo del patrimonio di storia, arte, paesaggio, cultura materiale e immateriale stratificatosi nei secoli nel nostro Paese e che la creatività contemporanea continua ad arricchire giorno dopo giorno. Un patrimonio le cui possibilità di fruizione oggi sono esaltate dalle nuove tecnologie della comunicazione e le cui tracce sono rinvenibili ovunque”.
Ciò che Giovanna Melandri auspica, pubblicando queste parole nel recente volumetto programmatico, edito da Gremese, e intitolato "Cultura, paesaggio, turismo. Politiche per un New Deal della bellezza italiana", sta accadendo in questo angolo della Puglia, dove cittadini sapienti e appassionati si fanno protagonisti di un percorso strategico che dal sottosuolo al territorio aperto, dal patrimonio storicizzato al lavoro e alla creatività dell’uomo contemporaneo, porta ad una valorizzazione sinergica delle risorse ambientali, culturali, imprenditoriali e tecnologiche di questa terra di antica bellezza. All’innovativo strumento comunicativo del blog, il compito, sino ad ora riuscito, di illustrare ed accrescere ulteriormente questa importante esperienza.
Davide Turrini
Il riferimento, molto gradito, di Giuliana Passalacqua all’evento di Bologna, mi da l’occasione per provare a ragionare sull’opportunità di un prossimo incontro intorno all’argomento che proprio a Bologna abbiamo trattato.
L’idea nasce dalla necessità di far conoscere quali opere straordinarie si realizzano con la nostra pietra; molto spesso le aziende di questo settore che operano nel comprensorio di Capitanata, sono solo fornitrici di materiale grezzo o semilavorato e non sanno, ad esempio, che Sir Norman Foster usa il bronzetto di questa terra, che in qualche aeroporto ed in qualche grande albergo nel mondo sono presenti pavimenti e rivestimenti realizzati con il biancone di Apricena, che Fernando Baldassarre ha realizzato una splendida casa proprio ad Apricena, che Mario Pisani ha realizzato una deliziosa piazza ad Acri, che Carlo Pozzi ha da poco terminato una bella piazza nel teramano sempre con questo materiale ……. E’ importante dunque far conoscere anche la qualità delle architetture realizzate con questa pietra, allora l’ipotesi è quella di iniziare a diffondere una sorta di almanacco dei progetti che presentano la lavorazione di questi materiali. L’incontro si potrebbe tenere ad Apricena, dove nel frattempo si trasferirà e si inaugurerà la mostra sul progetto di R.Piano per la chiesa di Padre Pio, al quale dovrebbero essere invitati, in particolare, tecnici ed amministratori dell’intera Provincia per mostrar loro i progetti realizzati e per metterli a diretto contatto con le aziende di trasformazione e con i progettisti.
Questo è quanto scaturito proprio dalla presentazione del convegno di Bologna, nel quale fu proprio il Sindaco Vito Zuccarino a promuovere questa idea, anche sulla scorta di alcune iniziative analoghe avviate da altri consorzi su altri comprensori (come quelli di Trento e di Vicenza ad esempio).
I tempi, io credo, sono maturi per provare a spingere oltre le attività di promozione di questo materiale, in un territorio dove rimane ben poco delle economie che la trasformazione di questo materiale produce.
L’invito, dunque, è esteso ad Amministratori, imprenditori ed operatori del settore, progettisti e promotori culturali per provare a ripetere il successo e la partecipazione attenta ed interessata dell’evento foggiano.
Domenico Potenza
A breve nascerà, da una costola del blog_architettura di pietra (ma sempre al suo interno) il "Network / Creativi / Intercreatività". Un social network slargato di confronto, di competenze transdisciplinari in rete pensato proprio per aggregare progettualità e sviluppare programmi al futuro come quelli che Domenico Potenza lancia alla comunità d’interesse emersa intorno alle risorse litiche del comprensorio di Apricena che, con piacere, vedo crescere in quest’area del blog.
L’internet partecipata e relazionale, come quella che stiamo tutti insieme evolvendo, è la nuova frontiera innovativa di produzione di idee dal basso, oltre che di democrazia comunicativa.
Questa visione del web (che altro non è che il suo ritorno alle origini) può produrre idee, confronto cultura ma anche economia.
I concetti di base inerenti alla filosofia abilitante di cross fertilisation posti alla base del Network / Creativi / Intercreatività saranno esplicitati più avanti per condividerli collettivamente.
Splendida Manifestazione e di notevole spunto per concrete forme di collaborazione fra il sistema pubblico della ricerca (rappresentato dagli atenei) e il sistema industriale. Beniamino Borzillo (3470135666)
mi sarebbe piaciuto partecipare a questo convegno. lo trovo di notevole interesse, ma soprattutto avendo letto i vostri commenti credo che mi avrebbe aiutato molto ai fini della mia tesi. mi farebbe molto piacere se qualcuno di voi mi facesse avere un pò di materiale sulla pietra armata. ve ne sarei grata.
In anteprima vi comunico, in ordine alla divugazione e alla promozione della pietra di Apricena,
che stiamo approntando un lavoro, grazie alla lungimiranza di un gruppo di insegnanti della
scuola elementere e materna “S. Giovanni Bosco” di Foggia,che parte dalla storia della
città di Foggia, e alle radici federiciane che essa ha, per spingere i virgulti di questa terra
a pensare un po di più al ruolo che questa pietra ha avuto proprio nella nostra città.
Tre archi “di cartone” che mimano l’umiltà della pietra e simboleggiano l’ingresso alla città di Foggia,
interamente assemlati dalle piccole mani degli alunni, sotto la attenta supervisione della insegnanti,
campeggeranno nell’artio della scuola.
Come esponevo tempo fa all’Arch. Domenico Potenza, per me il tutto è solo una questione culturale:
essa, la cultura va formata lentamente dagli inizi mostrando da dove si è venuti e dove il dimenticare ci ha portato.
La pietra come elemento costruttivo non è una invenzione del terzo millennio.
Certo di aver assolto al mio compito di promotore
porgo ai colleghi tutti in sentito augurio di Buona Pasqua.
caro Mariano, queste sono le iniziative migliori, e quelle che innestano cultura alle radici, percui sono a completa disposizione per qualsiasi necessità e/o forma di partecipazione. Fammi sapere cose.
complimenti alla comunità di discussione formatasi in concomitanza del Convegno sulla Pietra Armata di Foggia sotto l’egida di Domenico Potenza che più di tutti ha dimostrato le potenzialità della piattaforma del blog.
Quando in tempi non sospetti decisi di intraprendere gli studi in architettura, attraverso la grande finestra della didattica mi apriva un panorama di ricerche, di studi approfonditi sulla forma e su i contenuti di un paesaggio da inventare o da riqualificare.
Oggi, a venti anni di distanza mi sono ritrovato a sconsigliare a mio nipote lo stesso percorso. "scegli una professione dove, indipendentemente dalla soddisfazione professionale, tu non sia costretto ad emigrare in una terra dove si parli la tua stessa lingua". Mi riferisco ovviamente all’architettese.
In un contesto territoriale dove il fabbro, il falegname o il marmista garantiscono sulla solidità della loro opera e il tecnico compiacente deve fare i salti mortali perchè i calcoli statici diano validità a quello che qualcuno abusivamente e superficialmente ha sancito, che senso ha tutto quello che si è appreso.
Quando un tuo stesso collega si permette il lusso di affermare che agli architetti non è consentito redigere calcoli statici, solo per "sfottersi il cliente", che senso hanno gli anni di studio e la specializzazioni.
Egregi colleghi, mi permetto di utilizzare questa sede in maniera non consona solo per ricordare ad ognuno di noi quali sono i compiti ai quali abbiamo mirato.
Meglio piuttosto cambiare mestiere che scimmiottare quello dell’architetto.
Nella vasta gamma di specializzazioni a nostra disposizione siamo relegati nella sfera dell’insegnamento o in quella dell’arredamento.
Urbanisti poco, Desiner ancora meno, Progettisti non ne parliamo, Giardinieri piuttosto che Paesagisti.
Coraggio diciamocela tutta. Ci siamo fatti fregare il lavoro da sotto il naso, nel solo volgere di quarantanni, da prezzolati tecnici senza scrupoli rintuzzati da imprenditori a caccia di denaro.
Rispettosamente porge i suoi saluti
Dott. Arch. Binetti Mariano
3 Marzo 2006, 20:13
Domenico Potenza
provare a raccontare, attraverso la presenza delle persone invitate al seminario, di una storia parallela a quella della costruzione della Nuova Aula Liturgica di Padre Pio, che è la storia della promozione di un materiale che a poco a poco, dalle prime manifestazioni (oramai 15 anni orsono) è passata dalle scrivanie dei nostri studi ai banchi delle università, dall’iniziale approssimazione, seppur animata da grande entusiasmo, del nostro incerto operare, alla consapevolezza di una ricerca strutturata, capace di porsi obbiettivi precisi e di raggiungerli, oggi è arrivato il momento di provare a raccontare quanto c’è dietro trutto questo.
Un bagaglio necessario che dobbiamo portarci dietro per rilanciare una nuova stagione di ricerca su nuove opportunità da fornire alla utilizzazione di questo materiale.