9 Maggio 2005
Recensioni
La recensione de Il Giornale del Marmo
Quest’opera, al pari di poche altre (Magenta, Repetti, Zaccagna), è destinata a rimanere nella storia del settore, perchè costituisce davvero una “summa”, che muove dalle origini dell’impiego nell’antico Egitto, per giungere, infine, alle tecnologie più moderne. In tale ottica, ogni recensione rischia di apparire riduttiva, ed allora, qualche numero può essere di aiuto: la bibliografia, riportata in rigoroso ordine cronologico, comprende citazioni di oltre 350 testi. Le fotografie, in larga maggioranza dell’Autore, raggiungono la bella cifra di 1830. I riferimenti a personaggi ed a luoghi, consultabili nei rispettivi indici, sono addirittura un migliaio.
Il prof. Acocella, che è Ordinario di Tecnologia dell’Architettura presso l’Università di Ferrara, ha dedicato un intero quinquennio alla preparazione di questo prestigioso volume, in cui vive, al di là di una professionalità d’avanguardia, e di un esempio straordinario per quanti si avvicinano al mondo settoriale, il “mal della pietra” che coinvolge coloro che, a vario titolo, operano nel comparto con impegno genuino e con la forza trainante della volontà. In questo senso, i meriti dell’Autore sono davvero “top”, anche per avere dimostrato l’idoneità del marmo e della pietra ad esprimere il massimo, sia nel campo tecnico, sia in quello culturale.
A questi meriti si uniscono le benemerenze degli Editori, che hanno programmato con lungimiranza non priva di coraggio la pubblicazione di questa poderosa opera “in folio”, da raccomandare innanzi tutto a progettisti ed architetti, per l’esauriente trattazione di ogni categoria significativa d’impiego (muri, colonne, architravi, archi, superfici, coperture, pavimenti); ma anche ai marmisti, per il competente approfondimento tecnico, in funzione, tra l’altro, delle specifiche idoneità.
Un motivo di fondo che vale la pena di sottolineare è l’assunto secondo cui il prodotto lapideo risulta vincente nella prova più importante, quella del tempo: affermazione che, nell’opera di Acocella, risulta suffragata da una miriade di esempi probanti, e non certo da un giudizio sintetico a priori, tipico di ogni dogmatismo.
Da qualche tempo a questa parte si sente dire, sia pure in modo precettistico ed avulso da valide basi scientifiche, che marmi e pietre non sarebbero più attuali, anche nel confronto con taluni materiali alternativi. Ebbene, coloro che insistono a ruota libera in tale atteggiamento apodittico, sono pregati di rimandare il loro giudizio, e di consultare propedeuticamente il volume di Acocella, o quanto meno, di sfogliarlo. La forza del lapideo, del resto, non risiede soltanto nella sua tecnologia, ma prima ancora nella sua storia.
Per farla breve, il settore ha un grosso debito di riconoscenza nei confronti dell’Autore, e dei collaboratori che hanno contribuito alla stesura dell’opera (Gabriele Lelli, Davide Turrini, Alessandro Vicari), e dei traduttori (Alice Fisher e Patrick John Barr), tuttora impegnati per consentirne la più ampia diffusione internazionale. Certamente, in un lavoro come questo, non è difficile scorgere, per dirla con lo stesso Acocella, “l’anima che lo ha ispirato”. Quella stessa anima che, secondo Agostino Del Riccio, rende il marmo vivo, o meglio, eterno.
On a par with only a handful of others – Magenta, Repetti, Zaccagna – this book is set to go down in sectorial history. Indeed, it is an out and out summary, which starts with the origins of the use of stone in Ancient Egypt, following through to the most modern technologies. As a simple review of the book could appear restrictive, we decided to bring a few figures to the readers’ attention. The bibliography, listed in chronological order, comprises quotations from over 350 texts. The photographs, the overwhelming majority of which were taken by the author himself, total an amazing 1830. The references made to people and places, which can be consulted in the respective indexes, are an incredible thousand or so.
Professor Acocella, who has the Chair of Technology and Architecture at Ferrara University, dedicated five years to writing this outstanding book. Besides cutting-edge professionalism and an extraordinary example to those who are thinking of working in this sector, the book also describes “stone addicts”, namely those who work in the sector with genuine commitment and the driving strength of their own will. The author, therefore, deserves a top rating, especially because he managed to demonstrate that marble and stone are quality materials, both in the technical and cultural fields.
The Editors’ merit can be added to this, as they far-sightedly and indeed courageously planned the publication of this important “in-folio” book. They decided it be recommended first and foremost to designers and architects, because of the exhaustive reports about all the important categories of use (walls, columns, architraves, arches, surfaces, roofing, flooring); but also to marble-cutters, due to the competent and indeed thorough technical analysis according to specific fields of work.
One basic reason worth underlining is that stone products have passed the most important test, that of time. In Acocella’s work, this statement is backed by a myriad of probative examples, rather than the brief a priori opinions which are so typical of other publications.
For some time now, we have been hearing that marble and stone are no longer topical materials, although indeed these statements lack any valid scientific base, even in their comparison with alternative materials. Anybody insisting on this should be asked to defer their opinion, and carefully consult Acocella’s book, or at the very least leaf through it. Moreover, the strength of stone is not only in its technology, but more importantly in its history.
In short, the sector has a huge debt to acknowledge to both the author and those who contributed to drafting this book (Gabriele Lelli, Davide Turrini, Alessandro Vicari), as well as the translators (Alice Fisher and Patrick John Barr), who are still busy working to ensure the very widest international circulation. One thing is certain, however, in a book such as this, it is not difficult to discern, to use Acocella’s words, “the soul which inspired it”. That same soul which, according to Agostino Del Riccio, makes marble alive, or better, eternal.
(Il giornale del marmo n. 253, 2005)
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