15 Maggio 2008
Distretti lapidei
Sogno e fierezza economica *
Alpi Apuane. Cava di marmo con sviluppo a pozzo d’ambito montano. (Foto: Alfonso Acocella)
L’industria italiana si caratterizza per un numero esiguo di grandi aziende sul versante manifatturiero e sul versante dei servizi di rete: tra le prime 500 società del mondo censite da “Fortune” figurano solo 8 gruppi italiani (di cui uno solo manifatturiero, la Fiat). Ciononostante l’Italia, con i suoi 57 milioni di abitanti, è nella UE di 25 membri la seconda economia per numero di addetti nell’industria manifatturiera (4,8 milioni) dopo la Germania (7,3 milioni) che conta però più di 82 milioni di abitanti; l’Italia è il paese con il maggior numero di imprese manifatturiere, poco più di 524.000 che rappresenta una cifra da sola superiore a quella corrispondente di Germania, Francia, Svezia e Olanda assieme. Viene da domandarsi come ciò sia possibile.
Negli anni recenti sono state proposte tesi secondo le quali l’industria italiana non sarebbe stata più in condizione di competere sui mercati mondiali e sarebbe stata destinata al tramonto. Una delle possibili risposte a questo fatto, apparentemente paradossale, risiede nello straordinario numero di imprese piccole e medie che caratterizzano l’economia del nostro Paese. Dunque l’economia italiana si caratterizza, da una parte, per il rilevante peso dell’industria manifatturiera e dall’altra, per la particolare modalità organizzativa – il distretto industriale – in cui sono organizzate gran parte delle piccole e medie imprese italiane. Si è molto discusso sui distretti industriali e su come essi possano ergersi a punti di forza di un sistema competitivo, ma ciò che pare indubitabile è che un Paese con così pochi grandi gruppi sia ancora ad oggi, pur con tutte le contraddizioni, una delle prime economie del mondo.
I primi dati economici del 2007 confermano la vitalità imprenditoriale del nostro Paese e dopo un anno 2006 caratterizzato da un significativa ripresa della produzione industriale si registra il buon andamento delle esportazioni – anche nei confronti dei paesi asiatici – che sono cresciute sia in valore, sia in quantità grazie anche al contributo delle piccole e medie imprese, molte delle quali inserite in sistemi distrettuali.
Alpia Apuane. Cava di marmo a cielo aperto. (Foto: Alfonso Acocella)
Nello scenario internazionale è cruciale l’attenzione alla competitività: da una parte essa dipende dalle condizioni sociali ed infrastrutturali di paese e, dall’altra, essa è in stretta dipendenza con la gestione delle variabili sulle quali le singole aziende possono intervenire in sede di formulazione delle strategie, pur nella piena consapevolezza delle interrelazioni fra variabili interne ed esterne.
In Italia vi sono 156 distretti censiti dall’Istat che generano occupazione manifatturiera per poco meno di 2 milioni di addetti, di fatto più di quanti ne abbiano le industrie manifatturiere di Olanda e Svezia considerate insieme. Qualche numero ancora per comprendere la dimensione del fenomeno: i primi quattro distretti del tessile abbigliamento hanno insieme un numero di addetti superiore a BMW; i primi dieci distretti del mobile occupano più persone della Coca Cola; i primi sette distretti delle pelli e delle calzature hanno insieme più addetti di Nokia e vicino a quelli di Motorola.
Il sistema economico produttivo della Toscana si caratterizza da un lato per il forte peso delle imprese di piccole dimensioni spesso organizzate in distretti e, dall’altro, da una forte specializzazione in settori maturi.
La Toscana è regione a forte vocazione manifatturiera e ha ruolo di rilievo nell’ambito distrettuale italiano in quanto annovera alcune delle realtà fra le più significative: il distretto tessile di Prato, quello conciario di Santa Croce sull’Arno, il distretto orafo di Arezzo e per l’appunto quello lapideo.
Il distretto lapideo apuoversiliese è “industriale” e “naturale” insieme in quanto caratterizzato dalla presenza di numerose aziende di escavazione, lavorazione e commercializzazione dei materiali lapidei e dall’esistenza fisica delle cave-miniere.
La consapevolezza di detto aspetto è fondamentale nella fase di approccio ai temi più prettamente specifici dell’industria lapidea: comporta problematiche più complesse ma anche maggiori opportunità; il saperle risolvere e cogliere fa parte del lavoro che siamo chiamati a svolgere.
Il distretto lapideo “apuoversiliese” è stato istituito nel 2000 (con la delibera consigliare 69/2000 della Regione Toscana ai sensi delle leggi nazionali 317/1991 e 140/1999) e concerne l’area compresa tra i comuni di Fivizzano a nord, Pietrasanta a sud, Carrara a ovest e Stazzema e Piazza al Serchio a est; nel luglio del 2003 si è insediato il precedente Comitato di distretto che si è dato un regolamento, avendo a riferimento l’esperienza lucchese del settore cartario.
Il Distretto è sprovvisto di personalità giuridica propria – su questo aspetto avrò modo di tornare – ma rappresenta a mio avviso un importante traguardo soprattutto in ragione del ruolo di coordinamento delle politiche di sostegno alla competitività dell’impresa lapidea ad esso attribuito.
Occorrono radici locali per uno sviluppo internazionale, occorre l’orgoglio di appartenenza ad una terra ricca di storia e creatività che ha con le proprie risorse naturali un rapporto particolare, occorre la certezza delle risorse, certo non vi è dubbio; ma occorrono anche sogni capaci di risvegliare quel sentimento di fierezza economica che è alla base del progresso sociale.
Sono varie le modalità di “governance” dei distretti in Italia e che dipendono da molte condizioni; quello apuoversiliese prevede un “Comitato di distretto” con a capo un ufficio di Presidenza, la cui funzione mi onoro di rivestire ed interpretare con orgoglio.
Appena insediato, ho preso visione di quanto fatto in precedenza, dello “stato attuale”, ho contattato il Dr. Vando D’Angiolo, Presidente uscente, per poter raccogliere il testimone, ho incontrato singolarmente i 20 membri del Comitato. Mi sono presentato a detti incontri con la massima disponibilità all’ascolto per capire e poter formulare poi concrete proposte di lavoro da sottoporre in tempi brevi al Comitato.
Nel corso di questi incontri ho notato un’attenzione ed un accordo generalizzato sul Piano Integrato Marmo 2004, che prevede temi quali: favorire lo sviluppo e la proiezione internazionale delle imprese; favorire l’innovazione tecnologica e la competitività; promuovere la caratterizzazione dei materiali; aumentare il livello di sicurezza nel comparto dell’attività lapidea ed altro ancora.
Come non essere d’accordo su queste linee portanti!
Il problema, mi pare, sia quello di passare in tempi brevi dalla fase della enunciazione a quella della realizzazione individuando strategie di azione.
Alpi Apuane. Paesaggi di cave di marmo. (Foto: Alfonso Acocella)
E’ opportuno ricordare che il distretto apuoversiliese è riconosciuto dalla regione Toscana, ma non ha personalità giuridica; può creare condizioni favorevoli affinchè i processi decisionali si dispieghino su terreni più fertili, ma non ha potere giuridico; in altre parole può essere solo autorevole e questa autorevolezza deve essere conquistata sul campo attraverso mediazioni convincenti ed azioni concrete e mirate.
Per poter dare attuazione a quanto sinora esposto, è indispensabile, da subito: dotare il distretto lapideo apuoversiliese di una struttura fisica, di un minimo di risorse proprie, sia umane, sia finanziarie, dopodichè vanno precisate le modalità di funzionamento e di organica interazione con le altre iniziative/realtà operanti nel settore, definendo ambito ed aree di specifica competenza, soprattutto per quanto concerne osservatorio economico, innovazione tecnologica, internazionalizzazione, promozione del marmo e biennalizzazione Carraramarmotec, con conseguente aggiornamento del Piano Integrato Marmo 2004. Se nel momento in cui mi sono insediato vi fu un impegno ad operare lungo le tre direttrici sicurezza (sui luoghi di lavoro come delle regole), soldi (risorse umane e finanziarie) e strategie (comprensione delle esigenze e degli obiettivi aziendali) mi congedo dalla Vostra attenzione con orgoglio e creatività, proteso alla ricerca di quelle risorse che costituiscono inderogabile presupposto per la realizzazione di qualsiasi sogno.
Nicola Lattanzi
* Tratto da “VersiliaProduce”
ANNO XIV 2007 n. 59 – Dicembre 2007
9 Dicembre 2008, 23:47
carlo montani
La diagnosi del prof. Lattanzi è pertinente: urge predisporre un piano che possa contare su adeguate risorse finanziare e su disponibilità umane per realizzare un programma operativo di base in tema di ricerca tecnologica, osservatorio economico, promozione, sicurezza. Nello stesso tempo, urge che il momento politico prenda nota della realtà costituita dai Distretti lapidei, quale volano di potenziale e significativo sviluppo.