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2 Aprile 2008

Appunti di viaggio

BOLIVIA
Salar De Uyuni

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Sar alde Uyuni. I contrasti cromatici tra il cielo, il salar e le rocce dell’Isla. (foto: A. M. Ferrari)

L’effetto impressionante del biancore sconvolge i sensi.
Da tutte le aree circostanti si arriva al Salar in maniera quasi banale, mai paesaggi incredibili, ma viaggi spesso notturni lungo sterminati altopiani aridi con poca vegetazione. Solo talora essi sono punteggiati da sparuti lama raramente accompagnati da qualche campesina con la pollera (gonna) colorata formata da strisce di stoffa sovrapposte indossate sopra diversi strati, anche dieci, di sottovesti che danno alle donne un aspetto così improbabilmente sovrappeso…e con l’ancor più strano cappello a bombetta verde scuro, nero o marrone, che in quei posti risulta, così stravagantemente british e indossato solo dalle donne, quasi fuori luogo, portato su lunghi capelli neri pettinati con la riga in mezzo come retaggio di un decreto del vicerè di Toledo…Donne che sembrano arrivare dal nulla per finire nel niente: a vista nessuna casa o riparo, ma davanti e dietro una notte troppo fredda per dormire all’addiaccio.
All’arrivo, Uyuni si presenta come una città quasi anonima, dall’aspetto sovradimensionato, con un enorme viale dalle sculture inverosimili dove i ragazzi, nelle sere d’estate, ballano in gruppi per sfidarsi poi durante qualche festa….La temperatura è “solo” qualche grado sotto lo zero…
Ma poi ecco, preparata ogni cosa per il viaggio, finalmente si parte per il Salar, neanche immaginando che cosa aspettarsi.

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Campesino estrae ancora a mano il sale. (foto: A. M. Ferrari)

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Il Salar di Uyuni è un deserto di sale situato nei dipartimenti di Potosì e di Oruro, nella parte meridionale dell’altopiano andino boliviano a 3650 metri di quota. Esso è ciò che rimane di un gigantesco lago con forti processi di mineralizzazione e raro scambio idrico con gli ambienti circostanti, che occupava, fino a 25000 anni fa, gran parte della Bolivia sud – occidentale. Il ripetuto prosciugamento di questo lago, ha dato origine a due laghi di minori dimensioni (PoopÏŒ e Uru Uru) e a due deserti salini di cui il Salar de Uyuni, il maggiore con i suoi 12.106 km2, risulta essere quello posizionato a quota maggiore. Esso è formato da una successione di strati di sale con spessori variabili tra i 2 e i 10 metri, tale per cui si suppone che contenga almeno 10 miliardi di tonnellate di sale, ancora oggi estratto a mano dai campesinos con picconi e pale. In virtù delle sue varie mineralizzazioni è considerato anche una delle più importanti riserve di litio, potassio, boro e magnesio.
Ma le sorprese che si hanno visitando questa incredibile area boliviana non sono solo di origine economica. Nella zona periferica del Salar, nei pressi di Colchani e un po’ più verso l’interno, ecco apparire due incredibili Hotel de Sal, dove tutto, ma proprio tutto, è costruito con blocchi di sale, a partire dai muri, al pavimento, ai letti, ai tavoli, alle sedie….E ancora, l’Isla Inkahuasi erroneamente conosciuta come Isla del Pescado, una delle 32 disabitate del Salar, irriverente formazione rocciosa che si staglia nell’immenso mare bianco completamente colonizzata da cactus gigante (Trichocereus pasacana) i quali possono superare i 10 metri di altezza ed uno e mezzo di larghezza. L’Isla Inkahuasi viene, giustamente considerata una delle mete turistiche obbligate della Bolivia.

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Trichocereus pasacana (foto: A. M. Ferrari)

E attorno, ancora questo abbagliante lucore!
Il Salar di Uyuni è senza ombra di dubbio una delle esperienze maggiormente destabilizzanti per chi è abituato a vivere alle nostre latitudini dove il bianco intenso e totalizzante è collegabile per esperienza solo alla neve. Si rimane quindi spiazzati quando anche in quelle candide distese ci si aspetta al contatto un brivido di freddo ed il bagnato della neve che si scioglie. Ed invece, oibò, il suolo è caldo, per lo meno più della neve, e quando ci si alza da terra questo senso di asciutto ti mette il buon umore mentre la luce ti rinfranca e rassicura. La notte è lontana, le ombre e il freddo per adesso pure. E si vive totalmente di questa esperienza. Sicuramente unica! Ed illuminante!

di Anna Maria Ferrari
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