4 Maggio 2005
Recensioni
La recensione de Il Giornale dell’Architettura
Ritorna l’età della pietra.
Può un materiale "antico" come la pietra tornare a essere impiegato in misura consistente nella costruzione dell’architettura, delle sue strutture portanti oltre che dei suoi rivestimenti e in generale dei suoi elementi di finitura? È questa un’ipotesi plausibile, non solo dal punto di vista progettuale, ma anche dal punto di vista tecnico ed economico? Secondo Alfonso Acocella, docente di Cultura tecnologica della progettazione alla Facoltà di Architettura di Ferrara e instancabile sostenitore e studioso dell’impiego dei materiali tradizionali, l’ipotesi non solo è plausibile ma è anche auspicabile.
I segni di un rinnovato interesse per l’architettura lapidea, in ambito internazionale, sono d’altra parte negli ultimi anni sempre più evidenti: in Francia, sulle orme di Fernand Pouillon, Gilles Perraudin riscopre il sapore arcaico delle costruzioni a secco in blocchi di pietra massiccia, durevoli e compatibili con l’ambiente; tra le Alpi, Peter Zumthor sovrappone con metodo le sue quarziti rugose tagliate in lamine sottili; in Italia, Renzo Piano sperimenta l’arte antica della stereotomia tramite il ricorso a innovativi sistemi di taglio computerizzati.
Con il conforto di questi e altri numerosi indizi di una rinnovata sensibilità contemporanea per i materiali lapidei, e con il sostegno di Lucense, centro servizi nato per promuovere lo sviluppo economico della Provincia di Lucca, Acocella ha dedicato all’architettura di pietra un volume ponderoso, dalla raffinata veste grafica. Il libro sfugge, come lo stesso autore evidenzia, a una precisa classificazione di genere: nè trattato nè manuale, nè libro di critica o di storia nè repertorio di exempla, ma piuttosto tutte queste cose insieme, in un viaggio attraverso i secoli e i luoghi che parte dalle origini più remote e affascinanti dell’impiego della pietra per rintracciarne innanzitutto i fondamenti e gli "archetipi" costruttivi. Il riferimento al concetto di archetipo è utile all’autore per dar corpo, in modo anche didatticamente efficace, alla struttura del testo: muri, colonne, architravi, archi, superfici (intese come rivestimenti), coperture e suolo, diventano così le sette principali tappe del racconto, in altrettanti capitoli dedicati a illustrare modalità di organizzazione e prassi esecutive ricorrenti, nell’evoluzione dagli esempi più antichi alle riattualizzazioni odierne. Conclude il volume un approfondito capitolo che descrive i processi di escavazione e di lavorazione dei materiali lapidei.
Maria Luisa Barelli
(Il Giornale dell’Architettura n. 27, 2005)
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