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7 Marzo 2008

Opere di Architettura

Riqualificazione urbana a Concordia Sagittaria (Ve)
Francesco Steccanella

concordia_1.jpg
L’accostamento del nuovo lastricato e dei reperti antichi

[photogallery]concordia_album_1[/photogallery]

Non meno dei centri urbani più notevoli, frequentemente le cittadine italiane della cosiddetta provincia presentano un portato storico di primario interresse e, parallelamente, paritaria volontà di preservarne memoria. Ne è l’esempio Concordia Sagittaria, cittadina del primo entroterra veneto lungo i collegamenti tra Venezia e Trieste. Essa documenta la propria presenza sul territorio già dal decimo secolo prima di Cristo, particolarmente riferendoci all’insediamento romano con fondazione risalente al 42 a.C. Qui, in differenti aree di scavo, sono emersi un sepolcreto militare, un ponte, il decumano massimo, pozzi d’epoca imperiale, tracce del teatro e del foro con rinvenimento di vari apparati artistici.
Recentemente la cittadina ha valutato la possibilità, in due riprese, di riqualificare due spazi pubblici prossimi al centro cittadino. Lo ha fatto con intento di continuità ed unitarietà all’interno del proprio territorio, affidandosi ad unico progettista. Con l’occasione pavimentale di un brano di città dunque, l’idea suggerita da Francesco Steccanella è stata, a ridosso del centro particolarmente, di calibrare le scelte ad una sorta d’opera scultorea orizzontale, supportata appunto dalla preziosa presenza di resti e lacerti d’antico. Divengono essi stessi stimolo creativo per il disegno di un sistema di spazi pubblici in cui, già definite le due dimensioni geometriche di base e data la quarta di attraversamento nel tempo, la terza dimensione d’altezza gioca ruolo fondamentale. S’eleva l’antico su piedistalli e si correda lo spazio con emergenze d’arredo di ricercata polimatericità, abbinando al colombino il legno, la ghiaia, i metalli ossidati. Alla regia fra materiali differenti pure si unisce l’intento vicendevolmente evocativo: è il caso della geometria stretta ed allungata degli elementi litici ricondotti alla dimensione delle doghe lignee delle imbarcazioni e dei pontili cui la cittadina in prossimità di golfo alto-adriatico è legata. Il tracciato monumentale divide gerarchicamente le percorrenze di via Roma. Queste si specificano in lastre a correre di diversa pezzatura, assemblate con giunto generoso in malta chiara. La combinazione di pietra serena e colombino aggiunge gradi di difficoltà alla regia di progetto; la finitura fiammata d’entrambe allinea i materiali di nuova posa al senso di scorrimento del tempo proprio dei materiali di scavo.
La luce artificiale infine, sobria presenza nelle ore diurne, concorre alla versione scenografica notturna del camminamento con inserimenti previsti nei podii e nelle sedute litiche come in punti predeterminati del disegno pavimentale. Tutti i materiali lapidei sono forniti da Il Casone.

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Un dettaglio di compluvio all’interno del disegno pavimentale

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Piazza Giacomo Matteotti si trova a pochi passi dagli spazi ampi di via Roma: superato l’unico ponte, gli spazi risultano davvero estesi per la sola viabilità carrabile. La loro sistemazione a progetto prevede parte a parco e parte a fascia pedonale con arredi per la sosta o la passeggiata. Francesco Steccanella come si diceva coglie l’occasione per dare coerenza stilistica a due brani di città divisi solo dall’acqua, estendendo qui alcune tra le soluzioni già adottate a ridosso di piazza e chiesa principale. Si ritrovano specialmente le combinazioni di materiali fra lapidei e metalli, come pure le soluzioni a disegno per la raccolta delle acque piovane a terra.
I temi invece nuovi sono quelli della vasca con acqua a cascata e del parcheggio a ridosso del camminamento. In entrambi, i materiali protagonisti sono pietra serena, colombino ed acciaio cor-ten, secondo un connubio tonale felice per via delle contenute vene ferrose delle arenarie: esse infatti ben orientano il grigio di base delle lastre litiche ai colori ruggine dell’acciaio.
Lungo il tratto pedonale e la sua estensione a parcheggio per autoveicoli le lastre simulano quasi un ammattonato dalle proporzioni molto allungate, posate qui con giunto cementizio generoso. Il cor-ten in bolli rotondi s’introduce con inserti regolari nella maglia a terra, segnando il confine fra sosta e movimento, come pure gli stalli del parcheggio.
Come già la presenza delle testimonianze d’epoca romana in via Roma, il recupero dell’acqua ad elemento monumentale di progetto corrisponde forse alla volontà di citare una risorsa caratteristica del luogo, con riferimento al vicino corso d’acqua sulle cui due sponde si distende Concordia. Il gioco d’acqua d’arredo si compone d’una parete solida sormontata e rivestita su di un lato d’acciaio cor-ten, per lasciare scoperta l’anima litica sull’altro affaccio, quello della caduta verticale dell’acqua alla vasca a raso del calpestio con fondo di ciottoli. La parete bassa è a tutti gli effetti un muro di mattoncini lapidei mostranti al passante faccia martellinata in modo caratteristico. L’irregolarità della superficie concorre per chiaroscuri alla vibrazione non solo sonora ma visiva dell’acqua. Qui particolarmente le polveri rugginose tipiche del cor-ten depositate nella caduta sulle arenarie di vena bruna, si mescolano in modo inscindibile in unica cromia d’insieme.

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Il dorso lapideo della vasca d’acqua

di Alberto Ferraresi

(Vai al sito di Concordia Sagittaria)
(Vai alla sintesi storica della cittadina)
(Vai al sito di Casone)

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