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6 Febbraio 2008

Opere di Architettura

Casa sul Lago d’Orta (1991-1997)
di Mauro Galantino*

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casa_orta_1.jpg
La copertura litica della casa in beola grezza

“Al momento dell’incarico, l’edificio, che occupa un lotto gotico, presentava quasi intatto il prisma verticale della zona residenziale, uno dei due muri che definivano i confini e parti della darsena. I solai erano diruti, le coperture in buona parte crollate. (…) Dalle ricerche d’archivio si è potuta parzialmente ricostruire la datazione delle diverse parti della costruzione, ascrivibili al XIV secolo (…). Più facile è stata la ricostruzione del tipo d’origine, un microcosmo produttivo-residenziale del quale si sono persi tutti gli esempi: la zona domestica era organizzata in verticale nella “torre”, sotto la quale erano disposte le stalle, mentre un pollaio, un orto, una rimessa per la barca e una darsena organizzavano gli spazi verso il lago”1.
Mauro Galantino affronta il tema complesso del restauro, della ricomposizione volumetrica e della rifunzionalizzazione di un rudere antico, incastonato tra la riva del lago ed il cuore del fitto tessuto edilizio di Orta San Giulio. La linea d’intervento, pur rispettosa dei rigidi vincoli di tutela storico-ambientale, opera una rilettura critica, propositiva, del nucleo di edifici medievali. Un’infilata di fabbricati, di zone funzionali giustapposte, trasformata dal progetto di Galantino in attraente sequenza di volumi e spazi architettonici destinati ad ospitare una residenza monofamiliare.

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Sezione trasversale e sezione longitudinale della casa

A caratterizzare l’architettura della casa sul lago è la qualità della beola grezza. Con il suo colore grigio plumbeo e la sua grana ruvida, la pietra locale dà forma alle murature portanti, ricostruite utilizzando i ruderi come cava a cielo aperto e, successivamente, lasciate a vista o solo parzialmente intonacate; strutture la cui forza plastica di preesistenze immote e suggestive è accresciuta negli spazi interni dall’apertura di nicchie e finestre che rendono percepibili spessori generosi e masse murarie possenti.
È ancora la beola a spacco, in forma di lastre irregolari spesse 3-4 centimetri, a costituire il manto della copertura a falde con struttura a capriate Polonceau. Ad enfatizzare l’immagine protettiva, tipica del tetto rustico spesso e pesante, è uno sporto di gronda molto accentuato sul quale la pietra si stratifica sostenuta da “passafuori” in castagno. Un coperto tradizionale, frutto di una consolidata sapienza artigiana, che qui si arricchisce di alcuni caratteri innovativi: uno strato coibente in lana di roccia e un inedito sistema di fissaggio delle lastre. Mentre nei tetti rustico-montani storici i filari di elementi litici, abbondantemente sovrapposti gli uni su gli altri, sono appoggiati all’impalcato soltanto per gravità, nella casa sul lago sono vincolati a regoli lignei. Questo accorgimento consente di eliminare il pericolo di scivolamento delle lastre e di garantire la tenuta del coperto evitando gravose sovrapposizioni dei filari ed alleggerendo quindi le strutture sottostanti.

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Lo spazio sottotetto con le capriate Polonceau

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di Alfonso Acocella

Note
*Il saggio è tratto dal volume di Alfonso Acocella, L’architettura di pietra, Firenze, Lucense-Alinea, 2004, pp. 624.
1Mauro Galantino, “Casa sul Lago d’Orta”, Casabella n.656, 1998, p.48.

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