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28 Gennaio 2008

Opere di Architettura

Centro Polifunzionale per lo sport, la cultura ed il tempo libero – Comune di Martina Franca, Taranto
d_progetti DONATI D’ELIA Associati

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Scorcio dell’intervento: il dialogo con la Basilica di S.Martino

E’ la val d’Itria, cuore della Murgia e conca carsica per la natura calcarea delle rocce locali, il contesto che ospita Martina Franca, borgo medievale della Puglia centro-meridionale dove si colloca il centro polifunzionale per lo sport di Donati D’Elia associati. Qui gli elementi e le risorse che la natura combina a costruire i propri paesaggi da sempre dialogano con i caratteri e i segni che l’uomo ha voluto o dovuto imporre al proprio territorio. I trulli e le masserie sembrano nascere, nella loro semplicità formale, materica e cromatica dagli andamenti del suolo; le distese dei muri posati a secco sono gli elementi senza i quali pare impossibile poter leggere, misurare, interpretare, traguardare il territorio. L’architettura, sia essa il barocco delle chiese e dei palazzi o quella più discreta delle più tradizionali abitazioni, vive dei materiali che il sottosuolo ha messo a disposizione e delle tecniche che il luogo ha reso possibili. Persino le cave di pietra (quella di Trani in modo particolare), diventano parte integrante e costitutiva del paesaggio: vere e proprie ferite nel terreno sono la testimonianza d’una forte dipendenza dell’attività antropica dalle risorse e dai caratteri locali e in alcuni casi occasione di importanti interventi di riqualificazione (si ricorda a titolo esemplificativo il recupero delle Cave di Fantiano, Taranto). Il nuovo Centro Polifunzionale per lo sport, la cultura ed il tempo libero che gli architetti Donati e d’Elia hanno progettato per Martina Franca ne è dimostrazione. Lasciando alla relazione di progetto il compito di descrivere l’intervento nei suoi aspetti architettonici e compositivi, è d’obbligo soffermarsi su di un carattere fondamentale che sempre meno tende a caratterizzare i progetti contemporanei, vale a dire il valore dell’intervento alla scala urbana.
Il complesso sorge in località “Pergolo” un comprensorio di recente formazione ed in fase d’espansione. Una distesa di terreni a coltivo, punteggiati di trulli e masserie ma anche dei lasciti dello sprawl che ovunque ha dominato l’espansione urbana, lo relega a corpo estraneo al nucleo cittadino principale. E’ per questo chiaro il tentativo da parte dei progettisti di innescare, come primo e preventivo atto progettuale, un processo d’appropriazione del nuovo quartiere da parte della città storica, attraverso un’architettura che lontana dall’essere fine a se stessa diventa anche lettura, interpretazione e soluzione di una specifica condizione urbana.
Individuati quelli che con tutta probabilità furono i tracciati generatori del nucleo medievale, viene utilizzato il prolungamento immaginario del cardo per definire la posizione e l’orientamento del nuovo edificio. Sullo stesso asse ma ad estremità opposte vengono a trovarsi in costante tensione la Basilica di S. Martino, cardine della città storica, e il centro polifunzionale, fulcro della nuova realtà insediativa. La candida ed articolata facciata barocca dell’una chiama a sè la razionale, austera ma riservata testata dell’altro: l’incessante dialogo ed il calibrato rapporto visivo tra i due corpi restituiscono alle due realtà un senso di comune appartenenza. Del resto la città si costituisce non soltanto di rapporti fisici ed infrastrutturali ma anche di semplici ma meno immediate relazioni visive e semantiche tra le sue parti.

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Il planivolumetrico di progetto

Dalla relazione di progetto:
(…) la localizzazione del lotto, la sua configurazione planimetrica (di forma pressochè quadrata) e quella altimetrica (caratterizzata da continui dislivelli) hanno fortemente condizionato le scelte distributive e funzionali del progetto generale (l’accesso alle tribune avviene per quella ovest da quota 0.00, per quella est da quota +4.50).
In tal senso si è proceduto ad istituire, sia per l’edificio polivalente (il “pieno”) che per lo stadio per il calcio e l’A.L. (il “vuoto”), una griglia generatrice di tutte le dimensioni in pianta ed in elevazione, che ha consentito di individuare nella intersezione tra la “morfologia naturale” (espressa dall’andamento plano-altimetrico del terreno) e la “morfologia artificiale” (espressa dagli organismi costruiti) gli elementi primari dell’intervento.
Gli attributi aggregativi dei corpi edilizi ed i materiali utilizzati sono stati “suggeriti” dalle specificità presenti sul territorio: le cattedrali romanico-pugliesi con le facciate in pietra di Trani levigata, i trulli a base circolare e copertura a cono in pietra a spacco, i pergolati antistanti le case rurali sostenuti da pilastrate in blocchi di pietra calcarea, i balconi dei palazzi patrizi adornati da arazzi in occasione delle feste patronali.
Tali elementi , assunti come componenti qualitativi degli edifici ad uso collettivo, sono stati scelti nell’ottica della semplicità di esecuzione, efficienza, durata e facile manutenzionabilità nel tempo; il medesimo criterio è stato adottato per la realizzazione degli impianti tecnologici, i cui componenti tengono soprattutto conto della modificabilità, innovazione tecnica e gestione.
Il palazzo polivalente è costituito da tre volumi, posti in fila, compenetrati l’uno all’altro:
la testata a “T”, su cinque livelli, ove sono ubicati gli ambienti specialistici per i servizi e la gestione dell’intera struttura; essa è rivestita esternamente con lastre in pietra di Trani levigata e lucidata, a corsi regolari alternati;
il corpo centrale a forma circolare, del diametro di m 57,00 ed altezza utile interna di m 9,00, in cui sono presenti lo spazio polivalente, le tribune per gli spettatori (1800 posti a sedere), i locali pluriuso sottotribuna, un unico ambiente a corona circolare con illuminazione zenitale, adibito a mostre ed esposizioni, che si affaccia con loggioni sullo spazio centrale polivalente.
La pietra di Trani levigata riveste il colonnato del loggione che è completato con intonaco lucido del tipo “martinese”, mentre all’esterno detto corpo cilindrico è rivestito con pietra di Trani “a spacco” posata a corsi irregolari. La copertura del cilindro è costituita da una struttura tridimensionale spaziale (aste e nodi) in acciaio con pacchetto di copertura in lamiera grecata e strati coibenti, fonoassorbenti ed impermeabilizzanti;
il corpo di fabbrica di chiusura a forma rettangolare su due livelli, di cui uno interrato, ove sono ubicate le centrali tecnologiche, ed uno fuoriterra, adibito a servizi per gli spettatori. Il rivestimento esterno riprende quello della testata.
(…)

La pietra di Trani
Sin dall’antichità costituisce una grande ricchezza per la città di Trani e non solo, essendo il suo bacino di sfruttamento esteso su di un’area molto vasta.
Anche se il periodo di massimo splendore del settore industriale estrattivo è ormai lontano ancora oggi la pietra di Trani trova un largo impiego, per le sue particolari caratteristiche tecnologiche di compattezza e resistenza, in ogni tipo di costruzioni civili ed in architettura; utilizzata più frequentemente per i rivestimenti interni, trova spazio, la dove il clima lo permette, anche all’esterno in rivestimenti, mensole, davanzali, pavimenti, scalini, coronamenti ecc.
La pietra di trani è un conglomerato appartenente alla categoria delle rocce calcaree di origine detritica e biochimica. E’ Generata da un complesso processo di sedimentazione che da origine all’alternarsi, per tutta l’estensione del giacimento, di cromatismi e venature serpeggianti.
Le varie sedimentazioni non arrivano a costituire un blocco unico e compatto; nel sottosuolo sono infatti separate naturalmente da strati di argilla, anche di pochi centimetri, ciascuno dei quali è segnale di una vera e propria età geologica comunque appartenente all’era cretacea (più di un milione di anni)
I vari strati si differenziano l’uno dall’altro sia per il colore di fondo, variabile attorno al bianco avorio, sia per l’intensità delle venature gialle e rosse.
Ne deriva una classificazione, utilizzata soprattutto in campo commerciale, che le suddivide in categorie quali “serpeggiante classico”, “serpeggiante”, “venatino”, “bronzetto”.
Anche il taglio incide sulla catalogazione delle pietre di Trani:
in falda: i blocchi di pietra sono tagliati parallelamente alle falde di deposito e quindi orizzontalmente rispetto al suolo;
controfalda: i blocchi di pietra sono tagliati perpendicolarmente alle falde di deposito, ossia parallelamente rispetto al terreno. La pietra così estratta presenta venature particolarmente evidenti.

Per informazioni più specifiche si rimanda alla scheda tecnica della pietra di Trani

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Il corpo polivalente circolare: dettaglio del rivestimento in pietra di Trani

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di Pietro Manfredi

(Vai al sito della Val d’Itria)
(Vai al sito di Martina Franca)
(Vai al post Cave di Fantiano)
(Vai al sito Scheda Tecnica della pietra di Trani)

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