28 Novembre 2005
News
Intercreatività vs interattività
Intercreatività vs interattività
“Avevo (e ho) un sogno, che il web potesse essere meno un canale televisivo e più un mare interattivo di conoscenza condivisa. Immagino un caldo e amichevole ambiente fatto delle cose che noi e i nostri amici abbiamo visto, sentito, creduto o immaginato. Mi piacerebbe che rendesse più vicini i nostri amici e colleghi sí che lavorando insieme su questa conoscenza, possiamo ricavare una migliore comprensione.”
Tim Berners-Lee
Il sogno del ricercatore inglese, inventore del Word Wide Web, è stato lungamente il nostro sogno alimentando, nel passato recente, prefigurazioni e progetti non concretizzatisi. In questi ultimi giorni sullo spazio di discussione non filtrato del blog – posto “discretamente” in seconda linea rispetto ai contenuti editati con il post “Fluide superfici litiche_modellazione 3D” di Davide Turrini – sembra essersi avverata, inaspettatamente, la condizione propizia al posizionamento di commenti, alla condivisione delle idee e dei ragionamenti, al confronto delle posizioni.
Ne siamo soddisfatti e felici dell’incontro fra libere idee. Abbiamo acquisito la fiducia nel continuare il faticoso progetto che tende alla costruzione di uno spazio di cooperazione intellettuale e di intelligenza collettiva, un spazio di aperta informazione e discussione.
Pur avanzando con la pubblicazione di post il posizionamento di commenti, la ripresa dialogica di fili interrotti della discussione continua per quanti volessero partecipare alla produzione di riflessioni, alla richiesta di informazioni o di chiarimenti da parte dei diversi partecipanti alla conversazione nello spazio immateriale del web,
di Alfonso Acocella
29 Novembre 2005, 01:12
damiano
per bettere il chiodo finchè è caldo…
A proposito di innovazioni nell’uso della pietra, vorrei, probabilmente in maniera superflua, ricordare Carlo Scarpa, le sue magiche reinterpretazioni dell’uso dei materiali e, con particolare enfasi, della pietra.
Dagli eterei gradini del negozio Olivetti di Piazza san Marco a Venezia (mi sembra in marmo di Aurisina), ai pavimenti della galleria Querini Stampalia in pietra d’Istria.
L’assoluta innovazione dei suoi marmi, lavorati con tecniche decisamente tradizionali, ma colti nella loro massima espressibilità.
Immediatamente si percepisce la grande conoscenza che Scarpa aveva dei marmi, una conoscenza non solo tecnologica e tipologica, ma frutto di un rapporto emotivo con la materia, almeno io la voglio leggere così.
Un amico mi parlava di una recente flessione nella domanda dei calcari veronesi. La pietra di Prun sente la concorrenza, il rosa non va più di moda. L’ho consigliato di riandarsi a vedere Castelvecchio e cosa ne ha fatto della pietra di Prun Scarpa.
L’armonia di un’opera d’arte, la melodia di una sinfonia, certamente vengono percepite e riconosciute anche in formule matematiche,ma il processo è inverso all’idea di partire dalle formule per arrivare alle forme.
E qui chiudo il mio contributo a questo dibattito per non rischiare di diventare noioso.