29 Dicembre 2007
Pietre dell'identità Progetti
Il piazzale Rocce Rosse ad Arbatax
Gaetano Lixi – STUDIO CINQUANTUNOUNDICI S.r.l.
Alcune simulazioni di progetto
In Ogliastra il terreno è aspro e normalmente montuoso: la regione si estende infatti nella zona centro-orientale della Sardegna tra il Golfo di Orosei ed il Monte Ferru, con le alture della Barbagia a schiacciare lingue più docili di terra verso il litorale tirrenico. Qui, al centro dell’Isola ed in prossimità dell’unico porto di rilievo, accanto ai moli di Arbatax in prossimità del mare si trova un’area destinata in secolo scorso ad attività estrattiva. Non solo graniti ma porfido s’ottengono da questo luogo di cava (con un click una foto storica), per altro nella sua qualità più tipica di colore rosso: nel nome risuona infatti la radice vera del porfido, comune alla natura porfirica ed alla porpora, dovuta alle cromie rosse comprese nell’impasto eminentemente vulcanico.
La cava risulta dismessa dai tempi tutto sommato recenti del completamento ai lavori del porto. Essa è in parte riassorbita visivamente dalla ruvidezza del paesaggio montano sardo sul lato del fronte di cava. Tra questa ed il litorale, il piano di cava è invece stato ricoperto da riporti al fine di rendere la superficie rapidamente utilizzabile. Da allora l’attività delle amministrazioni locali ha favorito per così dire il reintegro della zona, finalizzandola ad attività pubbliche tramite le quali ora la comunità locale ha familiarizzato con gli assetti recenti, preferendo la continuità nell’utilizzo alla semplice rinaturalizzazione vegetale. Particolarmente note sono le manifestazioni di musica blues nella scenografia delle Rocce Rosse.
Creare dunque per quest’area un assetto stabile utile alla fruizione pubblica è possibile, ma occorre in primo luogo porre in sicurezza un fronte di cava tanto naturale quanto, per così dire, vivo per via delle frequenti possibilità di movimento e frana, particolarmente dalle bordure più alte della scarpata poste ad un’altezza di circa 30 m sul mare. Seguendo quindi la traccia offerta dalla relazione tecnica fornitaci dallo studio incaricato dell’arch. Lixi, è stato eseguito un rilevamento litologico e geostrutturale di dettaglio della parete rocciosa cui ha fatto seguito, lungo le sezioni rappresentative, lo studio di simulazioni cinematiche relative alla caduta massi.
Un’anticipazione del risultato finale (Click sull’immagine per una vista della scenografia naturale del luogo)
Le ipotesi delle traiettorie e l’andamento delle energie dei massi sono state eseguite su n° 7 sezioni, scelte tra le più rappresentative nei tratti considerati a rischio e utilizzando il metodo della caduta singola. (…) si è imposto, secondo normativa, un valore beta pari a 45° il massimo angolo d’inclinazione del versante sotto il quale avviene il passaggio da un moto di saltellamento a un moto di rotolamento; il raggio medio del masso come distanza minima per impedire di passare alla fase di saltellamento.
Per l’angolo d’uscita si è utilizzato il metodo “Random”; i punti di partenza della caduta sono stati posti in corrispondenza delle pareti, ipotizzando che il distacco possa avvenire ad altezze differenti, compresa quella più critica, ovvero dal bordo della scarpata.
La simulazione è avvenuta in due fasi: nella prima si è simulata la caduta senza la posa di barriere, nella seconda fase si è posizionata la barriera adeguando l’altezza al superamento per proiezione. Per ciascuna sezione sono state eseguite circa 100 simulazioni di caduta.
Il rilievo e le rielaborazioni d’analisi finalizzate al progetto hanno quindi permesso di censire zone diverse dell’area di cava, su cui intervenire nei modi più convenienti in funzione della specificità di ciascuno, quali fasciature, chiodature e reti ancorate nei tratti di fronte più aspro, mentre risultano più indicate sole barriere paramassi in rilevato a ridosso delle creste più basse, se non addirittura uniche risagomature del terreno finalizzate alla dissipazione dell’energia di rotolamento.
E’ anche in quest’ultimo modo che l’attività antropica e le caratteristiche del paesaggio naturale del sito s’intrecciano, per iniziare nuova fase di vita comune. Il progetto desidera infatti ora riplasmare, ora consolidare plasticamente il calpestio, sulla base di quanto emerge dal letto di cava preesistente. Le linee del nuovo piano in accostamento al litorale sfaccettano con tagli netti e distesi i dossi – parte naturali e parte artificiali – alle spalle del bagnasciuga, come a richiamare visivamente un nastro pieghettato ed appoggiato al terreno, con sensibilità vicina al fare artistico quale è quella dell’arch. Lixi. Anche in questo senso deriva al luogo un principio d’ordine, pur nell’articolazione e nelle peculiarità naturali dell’area specifica.
Nel medesimo gesto d’appropriazione al luogo mediante il piano orizzontale, i progettisti individuano ulteriore chiave della ricerca d’equilibrio col paesaggio. Complice anche la volontà di recupero dei materiali di scarto delle lavorazioni e delle graniglie ai piedi del fronte di cava, s’imposta una campagna di prove e schedature, finalizzata al reperimento delle sabbie di derivazione lapidea locale più adatte alla produzione ed all’invecchiamento di mattonelle di progetto, deputate alla ricopertura di tutti i nuovi piani di calpestio.
Il fronte di cava
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Progetto:
Arch. Gaetano Lixi
Ing. Ginevra Balletto
Ing. Enrichetto Piroddi
Arch. Fabio Balia
Arch. Jorge Burguez
Cronologia progetto:
2004-2005
Localizzazione:
Arbatax
di Alberto Ferraresi
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