17 Novembre 2005
Interviste Produzione e cultura di prodotto
Intervista a Deborah Morseletto di Laboratorio Morseletto
Deborah Morseletto di Laboratorio Morseletto
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Il Laboratorio Morseletto di Vicenza, fin dai primi del ‘900, si occupa della lavorazione della Pietra di Vicenza e dei marmi in genere e l’attività esecutiva si estende sino alla progettazione delle superfici ed alla posa del terrazzo alla Veneziana tra cui il cocciopesto. Deborah Morseletto assieme a Barbara e Paolo Morseletto è titolare e amministratrice dell’importante Laboratorio.
Veronica Dal Buono: Chi ha dato avvio alla tradizione di Laboratorio Morseletto ed in quale contesto storico e ambientale? Quali i collaboratori e qual era il loro ruolo?
Quali ritiene siano stati i primi lavori esemplari che hanno dato risalto all’attività professionale del Laboratorio?
Deborah Morseletto: La nostra attività ha avuto inizio grazie a Piero Morseletto che aprì a inizio del XX secolo la prima “bottega”. Era esperto scultore, capace di lavorare la Pietra dei colli Berici in ogni forma e, con alcuni scalpellini al seguito, ha fondato il primo piccolo laboratorio; al tempo di Piero si cominciava l’attività di bottega a 10 anni ed i collaboratori immagino siano stati tra le dieci e le venti persone. Aveva commissioni soprattutto private, in particolare opere di scultura, progettando e realizzando ornato per giardini. Allo stesso tempo antiquario e restauratore, commerciava in pezzi di antiquariato in particolare lapidei e si occupava anche di importanti restauri, ricordo per esempio i suoi interventi per Villa Manin di Passariano.
La “svolta” è avvenuta negli anni ’30 quando ha avuto la possibilità di raggiungere gli Stati Uniti e di rimanere a lungo ospite dei Du Pont.
Erano i Du Pont a trascorrere le vacanze a Firenze e chiesero ad un antiquario del luogo a chi rivolgersi per il progetto di un “giardino all’italiana”; l’antiquario, che spesso inoltrava commissioni a Vicenza al nonno Piero, ha fatto in modo che si incontrassero ed il risultato è stato la realizzazione dei Longwood Garden in Pennsylvania, giardini che si estendono per migliaia di metri quadrati, arredati da fontane, giochi d’acqua, statue e allegorie realizzate in Pietra di Vicenza dal Laboratorio. Quando ci siamo recati negli Stati Uniti per il restauro degli elementi lapidei del giardino abbiamo ritrovato, conservati ed esposti nel Museo interno della Villa DuPont, i disegni originali, in china bianca su carta azzurrina, realizzati dal nonno Piero. Piero ha trascorso molto tempo all’estero ma l’attività del Laboratorio vicentino al contempo proseguiva intensamente grazie ai collaboratori ed ai numerosi allievi che portarono a termine molte delle opere scultoree poi spedite negli Stati Uniti. Questa è stata forse l’esperienza più significativa ed eccezionale del primo periodo del Laboratorio Morseletto, le opere dell’epoca sono tuttavia talmente numerose che nemmeno noi ne conserviamo un archivio completo e talvolta, viaggiando nel nostro paese, riscopro “la mano” del nonno, il suo “stile” là dove non sapevo del suo passaggio.
V.D.B.: È possibile definire quando e come è avvenuto il passaggio da Laboratorio artigianale ad “Azienda”?
D.M.: Con l’ingresso in Laboratorio di mio padre Paolo e di suo fratello – si è scelto di definirlo sempre “laboratorio” e non “azienda” – si è aperto l’orizzonte delle attività dalla sola scultura alle lavorazioni per l’architettura ed il bagaglio di conoscenze, esperienze e manualità è stato messo a disposizione di grandi maestri dell’architettura contemporanea; primo fra tutti per importanza, fama ed anche nella mia memoria, per quanto fossi all’epoca molto giovane, Carlo Scarpa. Con lui la conoscenza dei materiali tradizionali ereditata dalla tradizione artigiana veneta si è fusa con l’esperienza delle maestranze sempre più specializzate e preparate a seguirlo in ogni particolare richiesta.
Il passaggio da bottega artigianale alle dimensioni del Laboratorio contemporaneo, con il suo comparto tecnico e le attrezzature tecnologicamente avanzate per la lavorazione dei lapidei, è divenuto anche “fisico” con il trasferimento alla fine degli anni ’60, dalla vecchia sede nella prima periferia-campagna della città storica, ora invece centro di Vicenza, alla zona industriale negli spazi dove siamo tuttora. Era in questi spazi che Scarpa infatti seguiva personalmente i lavori, solito a toccare con mano e non lasciare eseguire per commissione.
In quel periodo si sono susseguiti restauri a monumenti architettonici quali la Basilica Palladiana e la Loggia del Capitaniato a Vicenza, Palazzo Bevilacqua a Verona, i teatri Comunali di Bologna, Carpi, Lugo, Ravenna, Faenza e molti altri.
È particolare come l’evoluzione e la specializzazione di Morseletto sia avvenuta grazie al recupero e alla conservazione della “tradizione”. Sono stati infatti riscoperti e vitalizzati settori paralleli a quelli di lavorazione tradizionale dei lapidei, come le ricerche e applicazioni sugli intonaci antichi a base di calce o di stucco,e in particoalre, attraverso il recupero della tecnologia della calce, del cotto e dei marmi d’uso antico, la posa dei terrazzi alla veneziana. Anche se la nostra operatività si è progressivamente trasferita all’architettura ed al restauro, l’attenzione per la scultura tuttavia è sempre rimasta, a prova le collaborazioni con scultori quali De Chirico, Bogoni, Berrocal, Rossello…
V.D.B.: Attualmente quali sono i maggiori settori di operatività? Quali le attività principali e gli indirizzi perseguiti?
D.M.: Oltre alla lavorazione su misura della pietra e dei marmi locali delle nostre cave, l’attività è estesa a qualsiasi tipo di marmo e granito (Pietra d’Istria, Marmo Pentelikon, marmo Bianco Lasa …); si eseguono sempre con alta specializzazione finiture parietali per interni quali rasati di calce, marmorini, intonaci in coccio pesto, calce, stucchi, gessi, coloriture antiche. Altro fondamentale settore di attività rimane la posa delle pavimentazioni alla veneziana, conservando la tecnica e la procedura “originaria”; si aggiungono i restauri conservativi quindi opere di pulitura, consolidamento e protezione. La scultura così, da unica attività del Laboratorio, è divenuta settore di nicchia.
V.D.B.: Come avviene oggigiorno la conduzione delle attività del Laboratorio, la sua gestione, la suddivisione delle competenze?
D.M.: Mia sorella Barbara ed io ci occupiamo del commerciale e amministrativo per tutti i settori di attività del Laboratorio, in particolare personalmente seguo il comparto del terrazzo alla veneziana e degli elementi scultorei; Barbara si occupa anche della produzione e dell’aggiornamento dei macchinari. I progetti, analizzati e preventivati grazie ai contatti preliminari con la committenza, divenuti “ordini”, vengono sviluppati e trasformati in esecutivi dal nostro ufficio tecnico che verifica su misura i progetti in base alle esigenze tecniche delle particolari lavorazioni richieste. La nostra forza consiste proprio in questo, nella capacità di “tradurre” in materia litica i disegni che giungono al nostro laboratorio grazie all’esperienza nella lavorazione della pietra che viene messa a disposizione dei professionisti. Gli esecutivi passano poi alla produzione e gli elementi realizzati vengono messi in opera dalle nostre stesse maestranze. Dieci sono i tecnici specializzati ed un centinaio gli artigiani che compongono la nostra struttura produttiva.
V.D.B.: Il fenomeno che si sta verificando ormai anche in Italia, della progressiva scomparsa degli artigiani, dell’esperto muratore di cantiere, ha ripercussioni sull’attività del Laboratorio? Vengono adottati particolari programmi di formazione?
D.M.: È un problema che riguarda anche noi naturalmente, come tutti, ma la nostra fortuna consiste nella tradizione dei saperi costruttivi che permane tra le maestranze diffondendosi ancora di “padre in figlio”. Sicuramente il futuro riserverà delle difficoltà perchè è lavoro, come quello del capomastro per i cantieri, che richiede lunghi periodi di formazione e molta esperienza e non è possibile istruire rapidamente alla lavorazione della pietra in particolare per gli elevati standard qualitativi richiesti dalle nostre committenze. Soltanto costante e continuativa esperienza pratica in sito, presso i nostri spazi, affiancandosi alle figure più esperte, consente la formazione e specializzazione delle maestranze. Nel Laboratorio gli artigiani sono tutti “scalpellini” ed ognuno si dedica esclusivamente alla propria mansione: le prime maestranze della catena produttiva sono i fresatori impegnati nel taglio del materiale; il blocco viene lavorato dagli scalpellini, specializzati nel lavoro o della pietra o del marmo; vengono infine gli “scultori”, poichè non tutti gli scalpellini hanno questa qualifica. Un gruppo autonomo e indipendente si dedica invece con continuità alla realizzazione e posa dei cocciopesti e terrazzi alla veneziana.
V.D.B.: Come vi rapportate al mondo della committenza edilizia e più in generale al mondo della produzione contemporanea?
D.M.: Lavorando soprattutto con i privati la tipologia di commissioni varia di anno in anno, tuttavia sono negozi e case d’abitazione che realizziamo maggiormente. Penso per esempio alle numerose boutique Damiani realizzate con Antonio Citterio, Brioni a Milano per Pierluigi Cerri, così come i negozi Bulgari, collocati nel mondo da Melbourne a Montecarlo, gli Showroom Missoni con Piero Pinto per Milano e Berlino…
L’esperienza del Laboratorio è cresciuta grazie alla collaborazione con architetti e designers di grande fama internazionale, pensando per esempio a Ettore Sottsass, Vittorio Gregotti, Angelo Mangiarotti, Cini Boeri, Tobia e Afra Scarpa, Piero Sartogo, Antonio Citterio… e possiamo dire sia divenuto realmente un centro vero e proprio di convergenza culturale del settore.
V.D.B.: Per Laboratorio Morseletto quindi si può dire che non vigano meramente le logiche commerciali ma una vera “cultura” della produzione. Quale strategia avete seguito per conservare la forte identità ed al contempo restare “al passo” con i mutamenti dei tempi, quale in sintesi la Vostra particolare “filosofia”?
D.M.: Forse possiamo parlare a mio giudizio di “vocazione” a rendere realizzabili progetti che sulla carta non sembrano eseguibili e questo grazie all’esperienza di cantiere ed alla continua disponibilità e collaborazione offerta.
Mio papà Paolo ha il merito di aver realizzato progetti difficili, particolari, soluzioni inedite mai realizzate prima e proprio per il principio del completo appoggio offerto al committente e progettista; anzi per mio padre più complessa è la proposta più è stimolante professionalmente.
La nostra “filosofia” è essere sempre più specializzati, anche tecnicamente, da un lato mantenere il bagaglio di esperienze ma pensandolo sempre “a crescere”, aumentando sempre più l’apertura a progetti che si distinguano per unicità.
V.D.B.: Nell’apertura e nell’attraversamento del mondo contemporaneo, del Novecento segnato da forti cambiamenti, che cosa della tradizione del Laboratorio Morseletto si è perso e cosa invece permane in avvio del nuovo secolo?
D.M.: Effettivamente oggigiorno non è facile ed è noto che la crisi generale sia giunta fino al settore del marmo così come che altre aziende storiche siano sparite.
Il problema fondamentale, come dicevamo, rimane quello delle maestranze: è difficile trovare persone con passione. Una tempo era consuetudine iniziare giovanissimi il lavoro in bottega, ora il lavoro manuale viene svalutato quando invece, in casi come il nostro, si tratta di una vera e propria “arte”. È un cambiamento radicale della mentalità che è avvenuto; da un lato il risultato è un apparente aumento di cultura, d’altro canto si assiste alla progressiva perdita dei magisteri tradizionali e quindi delle radici culturali profonde conservate nelle capacità professionali manuali. Fortunatamente l’attività del Laboratorio contribuisce alla salvaguardia di tali tecniche.
Posso dire che la crescita della nostra attività sia avvenuta gradualmente e con costanza, prima grazie a mio nonno nell’ambito della scultura, poi grazie a mio padre che ha realizzato il passaggio all’architettura, aprendo la produzione dall’ambito locale ai nuovi orizzonti contemporanei, anche geografici, dove operano gli architetti coi quali collaboriamo e realizzando i loro audaci e sempre diversi progetti. Penso per esempio a Frank O. Gehry in Pariserplatz a Berlino, ai grandi blocchi di tre metri per quattro estratti dalla nostra cava, al Museo Mart di Mario Botta oppure alle Terme di Merano per Matteo Thun in corso di conclusione.
L’autrice ringrazia Deborah Morseletto per la collaborazione e il valido contributo offerto all’attività di Architettura di Pietra.
Veronica Dal Buono