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23 Dicembre 2007

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RACCONTI DI PIETRA*
Madre, Abraccio, Casa, Forza, Silenzio, Rispetto, Bellezza, Architettura, Unicità, Patrimonio non rinnovabile

abbraccio_1.jpg
Foto Palmalisa Zantedeschi

Abbraccio
Una tenue carezza, un lieve tepore, amicizia, amore.
Camminando per le assolate vie di campagna costeggio bianchi muri di pietra su cui giacciono, immobili e svagate, lucertole insonnolite. Le fronde rade e cadenti dei salici mi attorniano, mentre una mano leggera sento che si poggia sulla mia spalla. Mi volto e non vedo nessuno, mi guardo intorno: sola.
Il frusciare dei pioppi nell’aria odorosa di vento alimenta il mio respiro, indirizza il cammino e segna il mio destino. Fra realtà e fantasia, fervida immaginazione si confonde con inquieto e presente pensare, creando palpitazioni, accesi focolai di gioie e dolori.
È il sole che mi cinge e mi avvolge, cullandomi nel suo infinito essere astrale. Mistero e poesia, spensieratezza e malinconia: un abbraccio sublime, soffice e nebbioso come l’aria di primavera, soave, affettuoso e suadente come un candido petalo in fiore. Nel suo felice connubio rivivo primordi di vita e passione, attimi di esistenza segreta nascosti dietro tremori e paure, rubati alla tristezza per seguire un sentiero comune.
Non sono più sola: intorno a me c’è luce, calore profondo che irradia il mio volto come quello di mille altre persone, fascio di stelle che si poggia lieve sulla natura e sul creato, indistintamente. Non valgono razze, generi e stili; ogni diversità si stempera e si acquieta nella magia di un’anima universale, che restituisce dignità e presenza, diritto di esistenza.
Ma improvviso mi sorge un dubbio, mi attanaglia un irrisolto pensiero:
“Amante segreto e universale, che regali armonia, dispensi pace e tranquillità, chi ti ha mandato sulla terra? Chi ti ha indicato la strada, sporca e fangosa, ripida e impervia, per giungere al nostro umile, disprezzato e crudele mondo?”
Un bianco afflato di nuvole risponde, facendo spirare tiepido scirocco africano e fresco maestrale dal sapore di mare:
“Ho scelto con ardore di donare ogni mio raggio e ogni mio bagliore a voi. Che il mio abbraccio vi porti consiglio, che la consapevolezza del mio sentire infonda in voi clemenza e bontà. Che vi aiuti a far nascere dalla terra ricchi frutti, con i quali sfamare popoli bisognosi. Il fuoco che splende in me alimenti le vostre case, bruci la vostra legna e nutra le vostre affaticate membra. Ma bando alla cattiveria e al dolore! Che fra di voi non ci siano mai conflitti e ostilità, ma solo quiete e integrazione. Che il mio dolce amplesso vi ispiri, che possiate stringervi, proteggervi l’un l’altro scacciando il freddo di solitudini e incomprensioni, vincendo ogni affanno e preoccupazione.”
“E come faremo, mio intrepido signore, a spezzare le forti catene della nostra incivile ostinazione, che ci comanda ricchezza a tutti i costi, successo anche a mezzo di prevaricazione?”
“Ricetta universale purtroppo non v’è, per l’ascesi fino al sommo piacere; ma mi appello al vostro buon cuore, e che sia di buon auspicio l’augurio che vi faccio: predico un futuro roseo, col solo, nobile gesto di un semplice abbraccio.”

Nicoletta Gemignani

abbraccio_2.jpg

* Racconti di pietra, testi di Alfonso Acocella e Nicoletta Gemignani, foto di Palmalisa Zantedeschi

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