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11 Dicembre 2007

Pietre Artificiali

Pietre agglomerate tra natura e artificio*

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Lastre di quarzo e resina traslucide e retroilluminate, Santamargherita con Pongratz Perbellini Architects, Vincenzo Pavan e Fabrizio Mirandola, Marmomacc 2006.

La ricerca tecnologica che attiene al mondo contemporaneo dei materiali per l’architettura, anche a distanza di millenni dai primi esempi d’imitazione della varietas delle pietre e dall’invenzione del mattone omogeneo e standardizzato – esso stesso pietra artificiale “ante litteram” -, continua a sperimentare la possibilità di creare e produrre materiali che, mantenendo come termine di confronto sia in termini percettivi che d’applicabilità la pietra naturale, siano capaci di soddisfare le esigenze costruttive e le aspettative estetiche del presente.
Tra le possibilità di scelta di cui dispone il progettista, l’alternativa attuale alle pietre naturali è costituita da un’eterogeneità di prodotti artificiali che si muovono sia sul piano della mera mimetica riproduttiva che dell’invenzione di una autonoma identità, tra i quali in particolare si distinguono i lapidei agglomerati, semilavorati interamente realizzati in officina ottenuti attraverso la ricomposizione di frammenti di natura lapidea e polveri con sostanze leganti.
Come la pietra, materiale che dal momento del loro ingresso nel mondo del progetto hanno la vocazione a “sostituire”, sono contraddistinti da peso e durezza, mentre, essendo prodotti industrialmente, nel corso degli anni le proprietà fisico meccaniche e le caratteristiche d’aspetto sono state appositamente progettate per garantirne costanza nel tempo ed omogeneità, avvalorandone la sostenuta concorrenzialità rispetto ai naturali.
Tali prodotti d’artificio possono essere considerati come l’aggiornamento dei conglomerati sia naturali che fabbricati dall’uomo, materiali ricostruiti sviluppati e utilizzati attraverso i secoli sia strutturali (opus caementicium) che con aggiunta valenza decorativa (opus signinum, tessellatum).
Dapprima, come un pavimento alla veneziana ma “precostituito”, si è affermata la produzione della “marmetta” in graniglia. Il successo di questa tecnica si è basato sulla razionalizzazione del processo che, prevedendo la produzione in stabilimento ed in serie, ha ridotto la posa in opera ad un semplice montaggio di elementi regolari prefabbricati.
La tecnologia è progressivamente passata dai sistemi di fabbricazione in discontinuo che sfruttavano principalmente la compattazione per vibrazione all’aria, tecnologia che deriva dall’industria del calcestruzzo preconfezionato, ai moderni sistemi automatizzati di formatura prima per vibrocompressione poi per vibrocompattazione sottovuoto, sviluppati per limitare la quantità di legante di riempimento tra gli interstizi presenti tra i granuli, riducendo così la porosità totale del prodotto finito. In questa tipologia di impianti produttivi, dotati dunque di camere di indurimento differenti a seconda dei casi, sono adottati sia leganti inorganici tradizionali, principalmente cemento Portland, sia organici sintetici, la resina poliestere, modificati con l’aggiunta di additivi ed in grado di conferire particolari qualità fisiche e meccaniche ai prodotti finiti.

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La produzione delle lastre per Santamargherita Spa.

Il tipo di granulato utilizzato determina una possibile suddivisione tipologica tra le pietre agglomerate, quando le materie di partenza appartengono alle famiglie degli aggregati calcarei, i marmi, e di quelli silicei, granito quarzo e sabbie. Possono comunque essere adottati anche altri materiali lapidei come ardesie, dolomie, serpentini, oficalci … scelte in funzione degli aspetti estetici che si vogliono ottenere.
Il litotipo d’origine condiziona alcune delle caratteristiche fisiche e meccaniche del prodotto finito, come il grado di assorbimento d’acqua e la resistenza chimica agli acidi. In base alla scala granulometrica con cui i frammenti sono presenti nel prodotto finito, soprattutto rispetto alla loro dimensione massima, si ha un’ulteriore caratterizzazione: il legante utilizzato infatti, in particolare la sua quantità nel prodotto finito, è funzione principalmente del diametro massimo. La proporzionalità è indiretta: maggiore è il diametro dei componenti aggregati minore è il contenuto di legante e viceversa, e ciò influenza le importanti caratteristiche del prodotto, come la resistenza a flessione e a taglio ed il coefficiente di dilatazione termica lineare.

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Texture agglomerate: quarzo-resina, con inserti in bambù, effetto metallizzato, con vetro colorato per Stone Italiana Spa.

I prodotti lapidei agglomerati hanno ampliamente dimostrato la loro idoneità alle medesime destinazioni d’uso di marmi, graniti e prodotti ceramici quando adottati in spessore sottile, in particolare per sistemi pavimentali e rivestimenti. Sono ottenuti infatti sotto forma di lastre fino a oltre 4 metriquadri di lunghezza e spessori che tendono sempre di più all’assottigliamento o in blocchi fino a 3 metri cubi di volume, comunque successivamente tagliati in lastre. La scelta della geometria del prodotto finito dipende dalle caratteristiche delle materie di partenza e dalle produttività richieste dal mercato.
La forte analogia con la pietra naturale che per prima negli ultimi anni ha intrapreso percorsi d’innovazione impensati, non esclude la vocazione dei compositi ricostruiti per agglomerazione ad essere interpretati e trasformati secondo linguaggi innovativi e autonomi, non solo per quanto attiene al mix design dei componenti ma in particolare nella possibilità di sottoporli a lavorazioni e trattamenti supplementari, o, per esempio, nell’utilizzo come rivestimento in spessore delle superfici esterne dell’architettura oppure nelle forme di componenti specializzati per il progetto.
Fondamentale inoltre, in questo forte settore industriale, l’opportunità di utilizzare gli scarti di escavazione della pietra naturale, percorso non semplice da raggiungere ma che tuttavia rappresenta un’importante risposta alla crescente domanda di sostenibiltà nonchè una possibile risoluzione del problema dell’impatto ambientale del comparto della pietra naturale.
Il mondo della produzione e quello della ricerca devono congiungersi, riconoscere ed incoraggiare insieme tali ambiti di sperimentazione.

Veronica Dal Buono

* Il post è una rieditazione dell’articolo pubblicato nella rivista Arketipo n.15 – 2007 dedicata al tema delle Superfici di Pietra.

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