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15 Novembre 2007

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Verso una progettazione stereotomica

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VERSO UNA PROGETTAZIONE STEREOTOMICA
Nozioni di Stereotomia, Stereotomia Digitale e Trasformazioni Topologiche: ragionamenti intorno alla costruzione della forma

Di Giuseppe Fallacara
con un saggio di Luc Charles Pierre Tamborèro
Editore Aracne, Roma, 2007
(pp. 187, con DVD allegato, € 20,00)

Verso una progettazione stereotomica rappresenta l’esito di una ricerca progettuale condotta da Giuseppe Fallacara per valutare il dipanarsi di attuali possibilità operative evidentemente latenti nella disciplina stereotomica. Nel ripercorrerne l’evoluzione storica, lo studioso recupera lo statuto scientifico di un’arte – quella del “trait geomètrique” – che, prima della sistematizzazione metodologica di Philibert de l’Orme, era nota come una pratica di cantiere utile alla costruzione e, in quanto tale, legata a forme massoniche di apprendimento. In questo affondo storico, il Fallacara individua nei libri III e IV de Le Premier Tome de l’Architecture di Philibert de l’Orme i prodromi dello sviluppo scientifico della disciplina, se è vero infatti che nei trattati successivi fino a quello di Frezier, la stereotomia da originaria “arte del taglio delle pietre” è riguardata come “scienza del taglio delle pietre” ed assume pertanto i connotati di una disciplina accademica necessaria alla formazione tecnica del professionista ingegnere o architetto.
I ‘points de repère’ che meritano di essere ricordati sono rappresentati da quegli elementi stereotomici, quali la vis di Saint – Gilles, la trompe de Montpellier, l’arrière – voussure di Marseille e Montpellier, la volta detta Pendentife di Valencia, nei quali il Fallacara ha individuato i modelli della costruzione di natura stereotomica per il loro ben esemplificare le soluzioni tecniche adottate a fronte di complesse problematiche progettuali.

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In alto: progetto per il Ponte piccolo, come evoluzione del sistema voltato Abeille per la mostra Città di Pietra (Biennale di architettura, Venezia 2006). In basso: progetto della Volta Abeille all’ingresso della mostra Città di Pietra (Biennale di architettura, Venezia 2006)

Indagando così “sulla compenetrazione e sulle intersezioni che i corpi solidi possono determinare”, la stereotomia può offrire risposte geometriche tese a garantire la continuità plastica dei volumi che costruiscono lo spazio e, nel progettare la conformazione geometrica dello stesso, si fa “pensiero costruttivo della forma”. La sua “tecnica aedificandi” crea una forma dell’architettura ontologicamente aggettivata, in quanto è al tempo stesso struttura fondamentale e sostanza.
La ricerca sperimentale sull’aggiornamento e rinnovamento della stereotomia, su cui da anni l’architetto dispiega il suo impegno, si focalizza su di un obiettivo di natura epistemologica, dirimente le derive della pratica dell’architettura, quale quello di un’espressività della stessa non figurativa, ma derivata dalla tettonica per un’architettura che sia, come afferma Kenneth Frampton, non un segno ma una cosa.
Mutuando una felice espressione pasoliniana, l’architettura stereotomica si pone come un dròmenon tettonico, così come è intenzionalmente espresso dai progetti realizzati dal Fallacara, ampiamente illustrati nel DVD allegato al testo, per la 10. Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia e per la Summer School di Madrid, intitolata The art of Stone. Theory and Practice of Masonry. L’architetto ha consumato l’esempio consegnatoci dalla storia dell’architettura – quale quello relativo alla dimostrazione della plasticità della “voute plate”, declinata secondo i brevetti d’Abeille per Venezia e di Truchet per Madrid – per enucleare e palesare la componente fortemente progettuale della stereotomia e surclassare la soglia del subliminale, per quelle potenzialità congenite alla sua “tecnica aedificandi” in attesa di contemporanee espressioni topologiche.
Condurre dei ragionamenti per forme che oggettivizzano la natura logica dell’architettura, attraverso lo sviluppo topologico del materiale e della struttura, è ciò che viene indicato dal Fallacara in questo testo che costituisce un’interpretazione seminale per gli studi a venire.

di Donatella Chieco

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Viste del progetto Lago_Rgone (La Gorgone) per la città di Vema, Padiglione Italiano alla 10ª Mostra Internazionale di Architettura di Venezia, 2006: il ricovero barche, la torre serbatoio, il sistema delle residenze, il teatro e l’hangar

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