18 Ottobre 2005
Elementi di Pietra
Sottile, leggera, trasparente: la pietra del futuro
Jim Clemens – Banca Generale del Lussemburgo.
Dettaglio della facciata in vetro con brise-soleil motorizzati in pietra traslucida
Sullo sfondo dei processi di innovazione tecnologica che hanno caratterizzato il settore delle macchine per la lavorazione dei lapidei nell’ultimo decennio, è oggi possibile rilevare una significativa tendenza verso un’innovazione costruttiva basata sul progressivo assottigliamento degli spessori degli elementi litici da costruzione.
I rivestimenti montati a secco, gli schermi lapidei mobili con funzioni di brise-soleil, i diaframmi di pietra traforati, le lastre ultrasottili che esaltano le qualità di traslucenza di alcuni litotipi, esprimono inedite potenzialità tecnologiche e formali, in relazione alle istanze del costruire contemporaneo, indirizzate verso prodotti leggeri e procedure razionalizzate di messa in opera.
L’evoluzione della concezione del prodotto si coniuga infatti con processualità esecutive di tipo seriale, che privilegiano metodi di assemblaggio meccanici, basati su una stretta integrazione tra elementi lapidei e sistemi metallici di fissaggio.
Tale prassi produttiva e costruttiva, legata all’abbassamento dei costi di costruzione, rappresenta una realtà più che mai dinamica, capace di innescare un processo di continuo rinnovamento dei caratteri intrinseci del tema del rivestimento architettonico, con significative ricadute anche nell’interior design e nella progettazione degli allestimenti navali.
La Fiberstone Technology, con sede a Villeurbanne in Francia, è una realtà leader a livello mondiale nella produzione di materiali compositi ultrasottili a base lapidea per l’architettura. Inoltre l’azienda, in stretta collaborazione con i progettisti, sperimenta e realizza componenti e sistemi tecnologici avanzati per il rivestimento esterno ed interno degli edifici.
I materiali prodotti da Fiberstone si suddividono i tre grandi famiglie:
– i pannelli Fiberstone Honeycomb, con spessore variabile tra i 9 e i 25 mm e peso compreso tra gli 11 e i 17 kg/mq;
– i pannelli Fiberstone Fiber, con spessore di 7 mm e peso di 18 kg/mq;
– i pannelli Fiberstone Glass, con spessori che vanno dai 13,5 ai 27 mm e peso variabile dai 31,5 ai 63 kg/mq.
La prima tipologia di pannelli è costituita da uno strato litico e da uno strato di rinforzo in maglia di alluminio a nido d’ape. I due materiali sono resi solidali da una colla strutturale interposta. I pannelli Fiberstone Fiber sono realizzati unendo la sezione di pietra ultrasottile ad una lamina fibrosa impregnata di resina epossidica. Infine, i pannelli Fiberstone Glass sono costituiti da uno strato litico traslucido e da una lastra di vetro semplice o di vetrocamera, con interposta colla strutturale trasparente. In tutti i prodotti la pietra è presente in sezioni sottili con spessori compresi tra i 4 e i 6 mm.
Variatio cromatica e traslucenza di onici e marmi tagliati in sezioni ultrasottili
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Tra le principali opere di architettura realizzate con materiali e sistemi costruttivi Fiberstone si ricordano la Banca Generale del Lussemburgo (progettista Jim Clemens), l’edificio Benrather Karree a Düsseldorf (progettisti Kohn Pedersen Fox Associates) e la Biblioteca Pubblica di Marsiglia (progettista Adrien Fainsilber).
I pannelli Fiberstone trovano inoltre ampia applicazione nella realizzazione di rivestimenti e diaframmi interni, pavimenti galleggianti, soffitti sospesi, corpi illuminanti, arredi fissi e allestimenti navali.
di Davide Turrini
(Vai a Fiberstone)
19 Ottobre 2005, 01:15
damiano steccanella
Il contributo di Henry Focillon sulla forma della materia è poetico, apre alla creatività, ritorna all’essenza della progettazione.
Il percorso che la materia ci indica ha delle direzioni precise e ci chiede coerenza.
Personalmente considero queste applicazioni estreme della pietra (marmo ultra sottile, rinforzato e imbalsamato) una negazione della materia, il desiderio di rendere effimera la roccia.
Possiamo sfruttare le propietà traslucide di certi marmi nei modi più diversi, non credo sia necessario creare ambienti da “Lap Dance” per valorizzare onici e alabastri.
Nel suo museo della pietra Kengo Kuma è riuscito a fare dei brise-soleil che non rinnegano la materia, Campo Baeza ha illuminato la banca di Granada con la luce dell’alabastro di Saragoza e certamente la percezione è di rispetto e contemplazione della materia .