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5 Novembre 2007

Opere di Architettura

Monolite di granito

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Scuola di Alti Studi Musicali a Santiago de Compostela di Antón García-Abril. Vista notturna.

“Con il Centro de Altos Estudios Musicales abbiamo voluto realizzare un’architettura profondamente radicata nel contesto galiziano, basata sulle specificità culturali e ambientali che segnano la memoria del luogo. È come se l’edificio fosse sempre stato lì”.
Antón García-Abril

La Scuola di Alti Studi Musicali di Santiago de Compostela, progettata da Antón García-Abril, sorge all’interno del parco universitario di Finca Vista Alegre, un’ampia area limitrofa al centro storico cittadino destinata ad ospitare edifici per attività artistiche, didattiche e di ricerca. L’opera parla il linguaggio della contemporaneità pur cercando un saldo radicamento nella cultura materiale e nei caratteri ambientali della terra in cui sorge, la Galizia, provincia severa e riservata, estremo angolo nord-occidentale della penisola iberica affacciato sull’Atlantico, territorio dove i colori forti e caldi della Spagna assolata si stemperano in un paesaggio verde e piovoso, dove la luce si fa più fredda ed il cielo limpido è attraversato dal rapido e continuo passaggio delle nubi provenienti dall’oceano.
L’edificio è interamente ricoperto da una cortina omogenea di Granito di Mondariz, una roccia grigia e dura, con una struttura caratterizzata da cristalli di grandi dimensioni. Tale litotipo, cavato a sud di Santiago tra Pontevedra, Porriño e Ponteareas, è un materiale che caratterizza diffusamente l’architettura storica di questa regione ed è stato oggetto di una recente rivalutazione, non solo nell’opera di Abril, ma anche in ulteriori realizzazioni galiziane di progettisti contemporanei quali Arata Isozaki (La Casa del Hombre a La Coruña, 1995) e Cesar Portela (Cimitero a Finisterre, 2002).
La placcatura granitica – plumbea e opaca se in ombra o bagnata dalla pioggia, argentea e riflettente, quasi metallica, se colpita dal sole – connota il volto esteriore dell’architettura in forma di spessi lastroni dalla superficie ruvida giustapposti a rivestire le facciate, e si distende, pervasiva e totalizzante, anche nel cuore più interno dell’edificio; il grande atrio centrale è infatti foderato con sottili lastre della stessa roccia che per contrasto con la rusticità della scorza esterna presentano una trattamento superficiale liscio a filo sega nei rivestimenti verticali e una finitura fiammata nei piani pavimentali.
Sviluppata per tre piani fuori terra la semplice volumetria cubica del corpo di fabbrica si offre all’osservatore secondo diversi livelli percettivi: da lontano l’edificio appare come un monolite regolare di pietra, pieno e pesante, radicato al suolo in continuità con il tappeto verde del giardino che lo circonda; dalla media lontananza i profili netti lasciano il posto alla percezione della reale scabrezza del paramento dei lastroni e il corpo litico vibra di linee spezzate e contrasti chiaroscurali; dalla distanza ravvicinata, infine, la compagine lapidea pare disgregarsi esprimendo appieno la forza delle sue superfici rustiche e dei suoi spigoli irregolari.
Il compatto rivestimento granitico, autoportante e fissato a secco alla struttura metallica dell’edificio, si compie nel giro di sette ricorsi giganti di lastroni alti 175 cm. La possente massa stereometrica del blocco edificato è scavata solo in pochi punti da sottili incisioni finestrate, semplici e nette, e da due più consistenti intagli che si aprono in prossimità dell’atrio centrale.
Lo scrigno di pietra protegge un assetto interno assai articolato. Le esigenze funzionali e i requisiti acustici delle diverse attività sono stati determinanti per la definizione della geometria e delle dimensioni degli spazi della Scuola. In un grande basamento ipogeo costituito da un guscio di calcestruzzo armato hanno trovato posto le aule più ampie e in cui le sollecitazioni sonore sono più elevate; si tratta dell’ auditorium, dell’aula percussioni e dello studio per l’elettro-acustica predisposti per ospitare un grande numero di studenti e di spettatori occasionali. Nei tre piani in elevato i vani si aprono a corona attorno a spazi distributivi centrali; salendo il loro carattere pubblico e le loro dimensioni diminuiscono progressivamente passando dagli uffici amministrativi e dalle aule per le lezioni al primo piano, alle più raccolte sale prove del secondo livello, fino agli studioli per i docenti, alla piccola biblioteca e alle salette studio dell’ultimo piano. Un abile gioco di scavo anima la composizione degli ambienti interni in un’alternanza di doppi e tripli volumi che aprono nel cuore dell’edificio cavità di luce e d’aria e inaspettati traguardi visivi.
Condotta attraverso un attento controllo delle sue qualità materiche e spaziali fino alla definizione di ogni singolo dettaglio esecutivo, l’architettura della Scuola musicale sostanzia appieno l’intenzione del progettista di dar vita ad una costruzione senza tempo, quasi come se l’edificio fosse da sempre presente nel luogo che lo ospita: se, infatti, le tracce dello spacco per perforazione meccanica lasciate a vista sul paramento litico delle facciate denunciano inequivocabilmente l’attualità della lavorazione, i monoliti posati l’uno sull’altro in un’essenziale e severa scrittura compositiva riportano la memoria ad archetipi costruttivi primordiali, alle origini plastico-murarie di arcaiche opere ciclopiche.

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Scuola di Alti Studi Musicali a Santiago de Compostela di Antón García-Abril. Vista della facciata settentrionale.

Pietre a spacco per un bugnato contemporaneo
La cultura architettonica contemporanea dimostra da alcuni anni un interesse specifico per la riabilitazione dei muri a bugnato, per la loro espressività capace di trasferire con chiarezza, principalmente nelle versioni di rude e brutale informalità, una serie di suggestioni tattili e visive legate alla naturalità della materia litica e alla sua presenza archetipica. Ciò è confermato anche dalla Scuola progettata da Abril e se i bugnati rustici medievali e rinascimentali recavano i segni indelebili dello spacco e della sbozzatura della pietra eseguita a piè d’opera con utensili manuali, il bugnato stilizzato tutto contemporaneo dell’edificio di Santiago de Compostela, presenta un paramento scabro e irregolare, segnato con evidenza dai solchi delle perforatrici meccaniche utilizzate per la separazione degli elementi lapidei dal fronte di cava.
I lastroni che ricoprono esternamente l’edificio sono spessi 30-35 cm, alti 175 cm e di larghezza variabile tra i 100 e i 300 cm; sono stati ottenuti a spacco con un sistema che lascia a vista le tracce delle perforazioni. Per facilitare il distacco dal blocco gli elementi sono stati rotti “al contro”, cercandone il piano di stereotomia naturale. Per ottenere un maggior effetto di irregolarità non sono state adottate le moderne perforatrici multiple automatiche, ma è stato impiegato il sistema tradizionale con fiorettatura a distanze e inclinazioni leggermente diverse.

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Scuola di Alti Studi Musicali a Santiago de Compostela di Antón García-Abril. Scorcio del rivestimento litico.

Una pelle di forte spessore
Le facciate dell’edificio sono ricoperte da grandi lastre granitiche che presentano spessori variabili tra i 30 e i 35 cm e rivestono la struttura a telaio in acciaio dando vita a pareti lapidee autoportanti. Il pacchetto di chiusura è stato poi completato con un doppio isolamento termico e acustico costituito da uno strato più esterno di 4 cm di poliuretano, direttamente spruzzato sulla faccia retrostante delle lastre per assolvere anche a funzioni di impermeabilizzazione, e da una controparete interna dotata di un ulteriore strato di 4 cm di lana di roccia. Tra le due superfici coibenti è stata lasciata una cospicua camera d’aria che implementa ulteriormente le prestazioni di isolamento della chiusura ed è stata anche utilizzata come passo libero per l’installazione di tutti gli strati del pacchetto. Gli elementi di pietra sono fissati a secco tra loro e alla struttura sottostante con l’ausilio di giunti metallici.
La peculiarità del cospicuo rivestimento in pietra è quella di non gravare sulla struttura dell’edificio e di entrare in sinergia con un sistema di altri strati di materiali diversi, compartecipando alle prestazioni di tenuta e di coibenza del pacchetto murario senza perdere la sua fisionomia costruttiva e figurale, senza essere relegato alla stato di sottile maschera cosmetica. L’opera muraria litica monomaterica, viene così reinterpretata da questo muro composito stratificato che comunque nella sua logica assemblativa veicola un’idea compositiva di parete strutturale solida e continua, di spesso involucro protettivo intimamente partecipe delle configurazioni morfologiche e dimensionali dell’architettura.
Accanto alle già diffuse applicazioni degli involucri lapidei sottili i rivestimenti litici a spessore vivono oggi una stagione di crescente affermazione. Si tratta di dispositivi in cui elementi di vari formati danno vita a strati di rivestimento esterno compresi tra i 5 e i 30 cm. Dal punto di vista statico essi possono essere collaboranti con il sistema strutturale verticale dell’edificio, se posati con malta e intimamente legati alle sottostanti ossature attraverso getti concretizi, oppure, se montati a secco come nel caso dell’edificio di Abril, possono costituire una scorza indipendente autoportante posta in aderenza ad elementi portanti di altra natura; in entrambi i casi essi rappresentano una proposta intermedia caratterizzata da una maggiore sostenibilità costruttiva e di linguaggio rispetto ai due poli oppositivi dell’estremo assottigliamento, che spesso perviene a soluzioni deboli dal punto di vista tecnico-prestazionale, e della muratura strutturale massiva, non diffondibile oltre una certa misura in ogni contesto per problemi di approvvigionamento delle materia prima, di costo, e di limitazione della scala dimensionale degli interventi.

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Scuola di Alti Studi Musicali a Santiago de Compostela di Antón García-Abril. Sezione tipo verticale e orizzontale della facciata in pietra in corrispondenza dei tagli finestrati. (rielaborazione grafica Arketipo).

Scheda tecnica dell’opera
Localizzazione: Santiago de Compostela, Galizia, Spagna
Progetto architettonico: Antón García-Abril Ruiz, Madrid, Spagna
Progettazione tecnica e responsabile di cantiere: Javier Cuesta
Collaboratori: Ensamble Studio: Andrès Toledo, Arantxa Osès, Bernardo Angelini, Claudia Gans, Dèbora Mesa, Eduardo Martín Asunción, Guillermo Sevillano, Johannes Gramse, Nacho Marí
Impresa di costruzione: OHL Obrascón Huarte Lain S.A., Madrid, Spagna
Committente: Consorzio della Città di Santiago de Compostela, Galizia, Spagna
Fornitura e installazione della pietra: Granichan S.L., Salvaterra do Niño, Pontevedra, Spagna
Data di progettazione: 1999-2000
Data di costruzione: 2000-2003
Superficie lorda costruita: 1.700 mq
Principali premi vinti: Premio Menhir per l’architettura europea costruita, 2002; menzione speciale Premio di Architettura Luigi Cosenza, 2004; International Award Architecture in Stone, 2005
Costo totale di costruzione: euro 3.000.000

Caratteristiche fisico-meccaniche del Granito di Mondariz
peso specifico apparente: 2,64 g/cm³
coefficiente di assorbimento: 0,3 %
resistenza meccanica a compressione: 1101 kg/cm²
resistenza meccanica a flessione: 153 kg/cm²
resistenza al logoramento: 1 mm
resistenza a impatto: 55 cm
modulo di elasticità: 0,03

testo di Davide Turrini
foto di Roland Halbe

Il post è una rieditazione dell’articolo pubblicato nella rivista Arketipo n.15 – 2007 dedicata al tema delle Superfici di Pietra.

Vai a: Arketipo – Il Sole 24 Ore

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