10 Ottobre 2007
Opere di Architettura
Del Muro. due abitazioni nel Cantone Ticino degli Architetti Markus Wespi e Jèrôme De Meuron.
Il problema del muro: un’introduzione.
“I due spazi che abbiamo definito – il nostro spazio d’esperienza, caratterizzato da un orientamento orizzontale, e lo spazio naturale, a orientamento verticale – sono dunque contrapposti, ed è da questo originario antagonismo che nasce l’architettura. Essa ha inizio nel momento in cui aggiungiamo alla superficie orizzontale della terra dei muri che si innalzano in verticale.”
Dom Hans Van der Laan, Lo spazio architettonico 1. La Natura e l’architettura.1
L’entrata della casa a Brione sopra Minusio ed una vista da sud dell’edificio di Scaiano (Fotografie: Hannes Henz e Stefano Zerbi)
La recente pubblicazione, da parte della Casa Editrice Librìa di Melfi, di una raccolta delle opere degli architetti svizzeri Markus Wespi e Jèrôme De Meuron è stata lo spunto per presentare nell’Architettura di Pietra l’opera di questo ufficio2.
Del muro come “opera d’arte”.
Le due architetture proposte da Markus Wespi e Jèrôme De Meuron si inseriscono nel contesto attraverso l’utilizzo della pietra locale e dal modo con il quale essa è messa in opera. Entrambi gli edifici sorgono sulle pendici del Lago Maggiore e dialogano direttamente con il paesaggio.
In entrambi i casi la natura “litica” deriva dalla volontà di mettere in relazione architettura del territorio e architettura civile. Nel caso dell’edificio rustico trasformato a Scaiano esso diviene parte integrante del complesso di muri a secco che delimitano l’ultimo terreno dell’antico villaggio. Per la casa di Brione sopra Minusio gli architetti hanno deciso di ridurre formalmente l’edificio fino a renderlo parte integrante del complesso di muri che sorreggono i terrazzamenti circostanti, fondamento della costruzione del territorio.
Trasformazione di un’abitazione a Scaiano, Cantone Ticino, Svizzera, 20043.
Il risultato della trasformazione è un volume semplice che si esprime in quanto muro di pietra (Fotografia: Stefano Zerbi)
Quest’edificio è il prodotto della trasformazione di un edificio rustico nel centro di Scaiano, un villaggio sulle pendici meridionali del Lago Maggiore. Gli architetti intervengono sull’esistente modificandone l’aspetto in modo chiaro anche attraverso la soppressione del tetto a due falde che è sostituito da una copertura piana rivestita in pietra: esso diventa una vera quinta facciata. La percezione dell’edificio è completamente trasformata, ne risulta un volume puro formato da muri, sui quali si concentra il progetto volto ad esaltarne il carattere massiccio. Le aperture esistenti sono mantenute e modificate solo nel caso della grande vetrata verso il lago. I serramenti sono montati, se apribili, all’interno sulle vecchie mazzette, o, se fissi, sul filo esterno del muro. Ne risulta un edificio in grado di dialogare sia con l’architettura contemporanea sia con quella tradizionale circostante, senza contrasti inutili. Un’architettura che cerca, come affermato da Alberto Caruso, il “silenzio” sia nella dimensione abitativa che nel rapporto con la natura4, e si potrebbe aggiungere anche con il territorio in quanto costruzione.
All’interno la pietra scompare e compare l’intonaco, la dimensione domestica prevale su quella puramente “plastica”, ma il muro in pietra, o meglio il suo spessore, è ovunque percettibile grazie alle profonde aperture. Ogni apertura è l’occasione per incorniciare una porzione del paesaggio circostante, sia quello lontano, come nel caso dell’apertura della zona pranzo verso il lago, sia quello più vicino, come nel caso dell’apertura bassa del soggiorno che inquadra la vegetazione del giardino.
Due inquadrature (Fotografie: Stefano Zerbi)
Ecco le parole degli architetti:
“L’edificio rustico trasformato si situa in una posizione rimarchevole al margine del villaggio e dialoga sia con esso che con il paesaggio.
I nuovi interventi non si confrontano direttamente e per contrasto con l’esistente, piuttosto l’attuale chiarezza è prodotta dalla stessa sostanza storica.
Attraverso la demolizione del vecchio tetto a due spioventi e la riduzione dei corpi di fabbrica ad un semplice cubo, i contorni dello stesso sono resi visibili.
Per non nuocere alla volumetria ed alle proporzioni, il volume necessario per l’aggiunta di un bagno è stato ricavato sottoterra verso monte.”
Nuova casa d’abitazione a Brione sopra Minusio, Cantone Ticino, Svizzera, 20055.
Viste d’insieme dell’edificio e delle sistemazioni esterne (Fotografie: Hannes Henz)
Nella casa a Brione sopra Minusio i principi contenuti nel progetto di Scaiano sono resi ancora più espliciti.
La scelta del materiale, la pietra naturale, non è punto di partenza, ma piuttosto il risultato della riflessione da parte degli architetti sul tema del costruire una piccola casa fuori dalla città:
“Il nuovo edificio si situa in un denso quartiere residenziale sopra Locarno, con vista sulla città, sul lago e le montagne.
Il progetto reagisce con discrezione ad un tema quotidiano: costruire nel disordine urbanistico.
Si è dunque rinunciato all’impiego degli attributi convenzionali di una casa: si è fatto ricorso solamente a due cubi di pietra posti semplicemente perpendicolari l’uno all’altro che sporgono dalla montagna – frammentari – appartenenti più al paesaggio che al quartiere – più muro che casa – sottraendosi da un ordine temporale.”
Gli architetti hanno invece scelto come realizzare questo muro, esaltandone lo spessore. Esso è costituito dunque da una doppia muratura in pietra naturale, con interposto manto isolante, per uno spessore finale di 75cm. Un muro che si avvicina quindi più a quelli di sostegno che a quelli correntemente utilizzati nell’edilizia abitativa. La pietra utilizzata è quella locale, di diversa provenienza, ciò che ha prodotto un aspetto simile a quello delle murature tradizionali costituite da sassi trovati sul posto.
L’edificio si compone di due volumi di cui uno, parallelo alla pendenza, contiene gli spazi abitabili, mentre il secondo, perpendicolare al primo, permette l’accesso e contiene la piscina.
“Gli spazi abitabili interni derivano dal principio dello scavo.
Due identiche grandi aperture dotate di griglie in legno scorrevoli offrono all’abitante l’ingresso e la vista.
La luce accessoria penetra attraverso dei patii.
L’acqua della piscina scavata nel cubo a valle dialoga con il lago.”
Pietra e paesaggio sono presenti in ogni spazio dell’abitazione (Fotografie: Hannes Henz)
La copertura è, anche in questo caso, in pietra naturale, la quinta facciata già presente nell’edificio di Scaiano. Nella casa di Brione, però, la pietra è presente anche all’interno dell’edificio, enfatizzando così la sensazione di abitare il muro, il blocco di pietra. Le zona giorno è illuminata dall’ampia apertura che permette nel contempo di mettere in relazione la casa con il giardino e di far penetrare il paesaggio all’interno. Le camere da letto, al primo piano, sono invece luoghi nei quali riposarsi, ritemprarsi, e sono illuminate dalla luce indiretta che filtra attraverso i patii. Qui, più che altrove, si può “ascoltare” il silenzio delle architetture di Wespi e De Meuron, che ci invitano a riflettere sul senso contemporaneo dell’abitare riavvicinando l’Uomo agli Elementi della Terra.
Stefano Zerbi
Vai al sito sito Wespi & De Meuron Architekten
Note
1 Ferlenga, Alberto, Verde, Paola, Dom Hans Van der Laan. Le opere, gli scritti, (“Documenti di Architettura 128”), Milano, Electa, p. 163.
2 Caruso, Alberto, a cura di, Markus Wespi Jèrôme De Meuron, (“About 11”), Melfi, Casa Editrice Librìa, 2006.
3 Si vedano per ulteriori dettagli, oltre alla succitata monografia a cura di Aberto Caruso, il libro di Stephan Isphording, Neue oleine Häuser. Für Singles, Paare und ältere Menschen, München, Deutsche Verlag-Anstalt, 2006, pp. 136-141 e l’articolo di Hubertus Adam, “Radikal und Archaisch”, Baumeister, b8, August 2006, pp. 70-77.
4 Caruso, Alberto, a cura di, op. cit., pp. 7-8.
5 Si veda anche l’articolo di Hubertus Adam, “Introvertiertheit aus Prinzip”, Archithese, n°1, Januar-Februar 2007, pp. 70-73 e “Casa a Brione sopra Minusio”, Archi. Rivista svizzera di architettura, ingegneria e urbanistica, n°1, 2007, pp. 12-17.
11 Ottobre 2007, 18:26
Alfonso Acocella
Muri irregolari contemporanei
“La selezione delle forme delle pietre, la loro disposizione come “ordine costruttivo” – che diventa, allo stesso tempo, “partitura” architettonica – alimenta la passione per la figurazione del muro rustico, brutale, essenziale, sincero. Ciò che si conserva è quel carattere primitivo, grossolano, di massa, di chiusura; l’essere del muro rustico, più che articolazione delle parti, è generalmente omogeneità pesantezza, spessore.
Agli apporti della forza materica della pietra, della tessitura combinatoria, nell’opera irregolare si associa un carattere complementare, ma decisivo sotto il profilo figurativo, derivante dalle modalità di esecuzione dei giunti, delle “commessure”, dello “spazio” di cesura compreso fra i diversi elementi costitutivi della struttura muraria. Lo stesso “rilevante” spessore da assegnare ai giunti – al fine di assorbire le tolleranze dimensionali e la singolarità degli elementi di pietra – fa si che la loro incidenza visiva sia maggiore che in qualsiasi altra tipologia di muro.
La malta può risultare “arretrata” ma anche essere “stesa” in modo che sporga rispetto al perimetro delle pietre o, addirittura, che ricopra (come avviene nella tecnica della muratura a “rasapietra”) ampie porzioni del piano litico. Mostrarsi, in sostanza, in rilievo proponendo un’accentuazione del disegno complessivo della rete dei giunti (anche attraverso la caratterizzazione cromatica della malta) oppure – assecondando un atteggiamento oppositivo – “ritirarsi” verso il nucleo interno del muro, segnando in negativo e in profondità i giunti stessi, capaci così di catturare la luce e le ombre che ad essa sempre si accompagnano.”
Auto-citazione tratta da “L’architetturadipietra” (2004) di cui questo web site rappresenta la sua “rinascenza” culturale in forma di sapere collettivo.