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La Vecchia Pineta
Giorgio Blanco e Claudio Nardulli

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La Vecchia Pineta vista dal lungomare

Lo stabilimento “La Vecchia Pineta” costituisce un pregevole esempio del Razionalismo italiano degli anni Trenta. Il progetto, firmato da due professionisti con studio a Venezia, l’Arch. Virgilio Vallot e l’Ing. Giovanni Sicher, era ispirato “nella sua architettura alle più pure linee del novecentismo” (fig. 1). Il progetto era stato presentato (attraverso la Società Elettro Ferroviaria Italiana, già proprietaria dello stabilimento “Roma”) recependo le proposte contenute nel bando del concorso del gennaio 1933 per la costruzione di un impianto balneare a Castel Fusano. Il concorso, bandito dalla Regia Capitaneria di Porto del Compartimento Marittimo di Civitavecchia, aveva stabilito i criteri da seguire nella progettazione del nuovo stabilimento che avrebbe dovuto avere carattere “assolutamente di lusso, nell’aspetto, negli impianti e nei servizi, e costituire un insieme che offra il massimo conforto e rappresenti quanto di meglio possa essere realizzato in materia balneare”.
La sistemazione planimetrica dell’impianto comprendeva una costruzione stabile collocata al centro del tratto di arenile in concessione, un blocco contenente i servizi e le cabine fisse in serie ed un complesso di 50 cabine isolate disposte “a ferro di cavallo” su due bracci con terminazioni curvilinee. L’ingresso all’edificio principale avveniva attraverso un portico, coperto da una pensilina sorretta da due pilastri cilindrici, che era fiancheggiato sul lato destro da un vano adibito a distribuzione di costumi e biancheria, mentre sul lato opposto erano previsti la biglietteria, la direzione, lo studio medico ed un deposito.
Un lungo deambulacro trasversale, sul quale si aprivano il guardaroba ed i servizi, serviva da accesso ai settori dell’arenile. Questi ultimi erano raggiungibili mediante due scale rettilinee poste agli estremi. Dal deambulacro si accedeva, inoltre, alla grande sala ristorante collegata alla gelateria-caffetteria e alla cucina attraverso una zona filtro. Il ristorante poteva contenere un massimo di 200 persone.
La sala, dipinta a tinte tenui, era illuminata da grandi vetrate poste a Sud e ad Ovest, in modo che i clienti potessero godere al meglio della vista del tramonto sul mare.

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La saletta meridionale

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Descrizione tecnica relativa all’impiego delle pietre
Per l’illuminazione notturna era previsto un sistema di luci indirette che formavano giochi luminosi.
Attraverso una terrazza coperta che costeggiava il lato Ovest del ristorante, si giungeva alla vasta piattaforma sul mare, di forma semicircolare e parzialmente protetta da una tettoia sostenuta da pilastrini. La composizione architettonica era impostata su volumi semplici ed i loro rapporti erano confermati dal disegno dei prospetti caratterizzati dalla presenza di finestre circolari ispirate agli oblò delle navi.
Nel prospetto sul lungomare emergeva il volume semicilindrico della biglietteria (poi realizzata solo in parte); sullo sbalzo della pensilina, che proseguiva lungo tutto il prospetto sublimandole l’orizzontalità, era collocata l’insegna “Stabilimento Bagni”. Il salone centrale era coperto a padiglione.
Tale progetto, approvato nel febbraio del 1933 dalla Commissione nominata per l’esame dei nuovi stabilimenti balneari sulla spiaggia di Ostia Lido e di Castelfusano, è stato successivamente sottoposto ad un’ulteriore verifica da parte della Sottocommissione Tecnica che aveva richiesto la sostituzione di parti in legno con strutture in muratura più consone alla categoria dell’impianto.
Lo stabilimento è stato interessato dagli eventi bellici. Inizialmente occupato dalle truppe tedesche, è stato successivamente requisito dalle Autorità Alleate. Successivamente l’impianto, fortunatamente poco danneggiato nelle parti stabili, ha potuto riprendere la sua attività. Nel dopoguerra lo stabilimento, dopo aver cambiato nome, da “Pineta” a “La Vecchia Pineta” (in seguito alla costruzione dell’impianto limitrofo “Nuova Pineta”), ha mantenuto le sue caratteristiche di impianto di lusso.
Tuttora lo stabilimento è riuscito a conservare la purezza della composizione originaria e si pone tra i migliori esempi architettonici del litorale romano.

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La sala semicircolare centrale

Per la sua importanza il complesso ha richiesto un attento intervento di recupero che è stato concepito, da una parte come dovuto risarcimento alle manomissioni che si sono succedute nel tempo, dall’altra come necessaria ristrutturazione funzionale e distributiva per adeguare gli impianti alle nuove esigenze produttive e gestionali.
In generale sono stati impiegati materiali tipici del Razionalismo romano degli anni Trenta. Tra i marmi e le pietre: il Cipollino (greco dell’Eubea), il Rosso Levanto, il Rosso di Sicilia, il Travertino Romano (sia con i vacui a vista, sia levigato). Tra i metalli: l’alluminio anticorodal e l’acciaio inox. Forme e colori dei vari elementi (tridimensionali o planari) ai quali è stato fatto ricorso sono di seguito descritti (figg. 2, 3. 4).In generale sono stati impiegati materiali tipici del Razionalismo romano degli anni Trenta. Tra i marmi e le pietre: il Cipollino (Greco al posto di quello apuano che è di minore bellezza), il Rosso Levanto, il Rosso di Sicilia, il Travertino Romano (sia con i vacui a vista, sia levigato). Tra i metalli: l’alluminio anticorodal e l’acciaio inox.
L’atrio, quale spazio altamente rappresentativo, è stato interessato sia da interventi di restauro conservativo delle superfici marmoree preesistenti, sia da interventi relativi a nuovi rivestimenti. In particolare il preesistente pavimento di Rosso di Sicilia è stato oggetto di un attento recupero nelle sue parti degradate.I due pilastri d’ingresso, che sono stati rivestiti con Travertino Romano, tripartiscono il nuovo grande infisso a vetrata di acciaio inox a rettangoli orizzontali. Una leggera estroflessione verso strada della vetrata, ha consentito una migliore fruizione dell’atrio che è stato rivestito, nelle sue pareti a tutta altezza, con lastre di Cipollino Greco disposte a macchia aperta.

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La vista dell’interno con visione sul mare

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Nell’estremità S-E del deambulacro, con affaccio sul retrostante Lungomare, sono stati realizzati i nuovi locali bagni. A tali nuovi locali, ovvero ai due antibagni (per uomini e donne), si accede mediante una soluzione che prevede accessi privi di porte che configurano un “boccascena” costituito da due aperture, precedute da gradini di Rosso Levanto, che mostrano il grande rivestimento continuo di Cipollino Greco posato a macchia aperta. A completare la preziosità degli ambienti sono stati realizzati pavimenti di Rosso Levanto. I rivestimenti interni ai quattro locali bagni sono stati realizzati con Rosso Levanto listato a fasce parallele orizzontali con profilati di alluminio anticorodal.
Nell’atrio sono stati realizzati, oltre alla contro parete del boccascena rivestita di Cipollino Greco, rivestimenti con elementi di vetro diffusore, con i giunti che riprendono la listatura dei locali bagni, porte di acciaio inox a tutta altezza, lavabi con supporti da terra di Rosso Levanto e parete interamente a specchio.
A Sud dell’edificio, previa demolizione di un pari volume preesistente, non previsto nel progetto originale, è stata realizzata una saletta rettangolare con parete interamente vetrata sul fronte mare e con risvolto sul prospetto S-E. Al terrazzo superiore si accede da una scala ripristinata così come previsto dal progetto originale; la pavimentazione è stata realizzata con fasce di travertino disposte “a correre” con chiaro riferimento al rivestimento ligneo delle tolde navali.
E’ stato liberata la bella sala rettangolare, che si apre sulla rotonda e che affaccia al tramonto, dalle pesanti strutture marmoree di un bar realizzato negli anni Sessanta. Le grandi finestrature sono state rettificate, munite d’imbotte di tavertino e di serramenti di acciaio inox con vetrate intere. E’ stato eseguto l’ampliamento della rotonda con realizzazione del percorso laterale sul fronte N-O che collega direttamente tale terrazzo al deambulacro nella sua estremità settentrionale. La pavimentazione della grande rotonda è stata realizzata in modo analogo a quella della saletta rettangolare meridionale già descritta.

Note
Ristrutturazione e restauro dello Stabilimento balneare “La Vecchia Pineta”. Lido di Roma – Roma
Committente: Società Stabilimenti Balneari Lido di Roma S.r.l.
Anno di ultimazione dei lavori dell’edificio centrale: 2006
Progettisti: Giorgio Blanco, Claudio Nardulli

7) Aziende – denominazione/i dei materiali lapidei impiegati
Henraux S.p.a. (Azienda fornitrice)
Appia Antica Marmi S.r.l. (Azienda di trasformazione e applicazione)
Cipollino Greco, Rosso Alicante, Rosso Levanto, Travertino Romano

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