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Ampliamento del cimitero di Ortona, Chieti
Giovanni Vaccarini

cimitero
L’opera ed il paesaggio

La vena viva e la superficie ruvida delle lastre d’arenaria a spacco ci conducono dall’abitazione suburbana di Giulianova agli ampliamenti cimiteriali di Ortona. Qui la poesia della finitezza/in finitezza della vita s’affaccia sul mare, lasciandosi scolpire entro varchi preordinati dai tagli netti dei raggi solari, intervenenti sull’architettura con un duro gioco di chiaroscuri. A differenza dei volumi nitidi e casuali al suolo di Cèsar Portela a Finisterre sull’oceano antistante la Spagna occidentale, il confronto è più misurato con la maggiore pacatezza e solarità adriatica. Il rigore netto dei volumi cimiteriali di nuovo inserimento, dalla corteccia litica e dagli interni candidi, è affiancato da un setto di geometria incostante e fortemente caratterizzato cromaticamente. In modo quasi impensato, come magneti opposti che s’attraggono, i due elementi della composizione si caricano vicendevolmente con forte tensione ed energia, anche cineticamente trasmessa dal sole alla pietra. Questo forse in modo particolare, complessivamente, fa sì che l’opera di Vaccarini fronteggi il paesaggio a viso aperto, sostenendone lungamente lo sguardo.
Segue parte della relazione di progetto.

rivestimento
Il dettaglio del rivestimento litico

L’area di intervento è l’ultima porzione di suolo a disposizione per l’ampliamento del cimitero. Posizionata all’estremo nord del perimetro cimiteriale si trova sul crinale di un colle che guarda verso il mare; un panorama di straordinaria bellezza e suggestione. L’idea di progetto è quella di strutturare un sistema insediativo che si faccia carico di questa duplice condizione: terminale dell’impianto cimiteriale (una sorta di testata contrapposta all’ingresso principale), elemento del/sul paesaggio (che, dunque, dialoghi con questa presenza ambientale molto forte).
Il progetto tenta di dare risposta ai due enunciati principali attraverso alcuni dispositivi:
_la geometria; la struttura insediativa riprende le geometrie dell’impianto storico del cimitero, ne definisce un dialogo a distanza fatto di allineamenti, adiacenze, punti di collimazione.
Il risultato è un impianto sostanzialmente a pettine in cui delle “dita” (i corpi di fabbrica) utilizzano nel loro disporsi un graticcio di allineamenti (un codice a barre) che dialoga con l’impianto del cimitero.
_ il paesaggio; i corpi di fabbrica filiformi si aprono sul paesaggio scardinando anche uno dei componenti canonici del sistema cimiteriale: il recinto. La forza della presenza paesaggistica apre il muro di cinta in scaglie che inquadrano il paesaggio; il mare diventa uno degli elementi di dialogo dell’architettura, la muratura, tagliata, è alla costante ricerca di punti di vista, di affacci.
_il declivio; il sito in pendenza ha informato una organizzazione su due livelli raggiungibili alle due quote principali del progetto. I corpi di fabbrica si pongono come degli elementi di cucitura dei vari salti di quota.
_i materiali; i materiali del progetto sono essenzialmente due: il rivestimento in pietra e l’intonaco. I corpi di fabbrica sono pensati come dei volumi monolitici “tagliati” da geometrie che come traccianti invisibili producono tagli e lacerazioni; i volumi sono rivestiti in pietra, le sezioni lasciate scoperte dai “tagli” sono in intonaco bianco.
Il rivestimento è realizzato con una pietra grezza con forti variazioni cromatiche, l’idea è quella di una moltitudine di pixel. Il suo è un uso “scarno”, le fughe tra i vari ricorsi sono state lasciate aperte per rivelare la teoria di fili che si inseguono ed intrecciano e che talvolta creano delle fessure che governano le altezze degli elementi di chiusura disegnandone il partito architettonico.

prospettiva
La prospettiva dell’insieme

Ampliamento del cimitero di Ortona, Chieti
Giovanni Vaccarini
Collaborazioni: Berardo Matalucci, Cosimino Casterini
concessionario ed esecutore: consorzio Progetti & Finanza
Progetto: gennaio-maggio 2005
Inizio lavori : giugno 2005
Ultimazione : marzo 2006
280 loculi – 109 cappelle (1090 loculi laterali)

[photogallery]cimitero_vaccarini_album[/photogallery]

di Alberto Ferraresi

(Visita il sito di Giovanni Vaccarini)
(Visita la pagina sul cimitero di Portela)

commenti ( 2 )

15 Aprile 2007, 13:58

Daniel-Caliari

Ciao, nel comune si San Giovanni Teatino, Mario Botta si è offerto di progettare la nuova chiesa, progettando però anche l’abbattimento della vecchia, moli fedeli e non si sono opposti, la curia però sostiene che un “esimio maestro” non si tocca, mi piacerebbe sapere cosa ne pensa un architetto di questa cosa, potrete trovare tutta la discussione nata sulla questione sul blog http://www.sgt.abruzzo.it

saluti e grazie

17 Aprile 2007, 09:38

Alberto Ferraresi

Gentile Daniel, devo necessariamente incominciare dicendo che anche Mario Botta è un architetto.. Poi devo anche dire che l’architettura non è una scienza esatta, ma conserva margini decisionali diversi a seconda delle occasioni di progetto. Entro questi margini, pur a fronte di una condizione oggettiva di partenza come possono essere la necessità di una nuova chiesa e lo stato di conservazione di quella attuale, 100 architetti diversi avanzerebbero 100 proposte diverse sulla base, ove non ci siano vincoli cogenti, di proprie valutazioni di sensibilità, esperienza, senso etico, propensione all’ascolto della comunità, etc. Mi è difficile dare un parere sul caso specifico, che non conosco nel dettaglio, attenendomi alle indicazioni cui mi rimanda. Non lo farò dunque. E’ pur vero che tra tutti gli architetti ce ne sono alcuni che tendono più d’altri al gesto evidente e personale, di cui un’eventuale propensione a demolire e ricostruire anzichè conservare ed aggiornare può a volte, ma non sempre, essere un segno.

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