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Cantina “Vignaioli Contrà Soarda” di Henry Zilio a Bassano del Grappa (Vicenza)*
(I parte)

cantina_soarda_1.jpg
Le cantine nel contesto ambientale

Il programma
L’azienda vinicola “Vignaioli Contrà Soarda” sorge sulla zona collinare di Bassano del Grappa in provincia di Vicenza.
L’intervento, iniziato nel 1999, ha riguardato la sistemazione agraria del sito, l’impianto del vigneto, la costruzione della cantina e locali accessori (degustazione, annessi rustici) e la ristrutturazione della casa colonica ancora in corso.
La progettazione, nell’insieme, ha inteso richiamare il concetto del borgo agricolo tradizionale nel quale si è desiderato introdurre aspetti formali e tecnologici innovativi, tali da rendere l’intervento attuale, moderno.

Le sistemazioni agrarie
Al momento dell’acquisizione l’appezzamento di circa 6 ha era area incolta infestata da arbusti spontanei e rovi. Nel fondo insisteva una casa pericolante.
Sono stati realizzati grandi lavori di movimento di terra con l’obiettivo di consentire l’impianto colturale di viti ed ulivi, nel rispetto del paesaggio agrario del sito.
La sistemazione agraria del sito è stata condotta in diverse fasi in modo da consentire l’impianto del vigneto in tempi il più possibile contenuti.
I lavori di sistemazione agraria hanno consentito di bonificare l’area e regimare il deflusso delle acque meteoriche di scorrimento superficiale e sotterraneo. Il sistema di drenaggio e captazione delle acque ha consentito di realizzare una vasca a tenuta per attingere l’acqua da utilizzarsi per i trattamenti fitosanitari del vigneto e di un bacino per l’irrigazione del fondo.

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Il fronte architettonico

L’intervento edilizio
Aspetti generali. La realizzazione della cantina ha rappresentato l’aspetto più delicato dell’operazione: ci si è posti l’obiettivo di introdurre nel paesaggio agrario un manufatto non invasivo e di modellare l’insieme, costituito da terreno e fabbricato, in modo tale da ottenere un risultato in armonia con la natura del luogo.
Nelle intenzioni progettuali, la cantina doveva essere un edificio quanto più possibile sotterraneo, in modo da apparire all’esterno solo parzialmente e da consentire di ottenere un microclima interno favorevole.
Le sistemazioni agrarie del fondo hanno consentito di analizzare con grande attenzione la geomorfologia del sito e, abbandonate le prime ipotesi che prevedevano la costruzione in vicinanza della strada, ci si è prefissi di insediare il nuovo manufatto nella zona meno interessante del fondo: una stretta ed impervia valletta priva d’insolazione e perciò non utilizzabile ai fini colturali.
Tale obiettivo ha rappresentato una vera e propria sfida in quanto le condizioni iniziali del sito parevano screditare una ipotesi di questo genere.
L’edificio è stato pensato come un fabbricato compatto il cui unico prospetto percepibile fosse quello rivolto verso valle. La facciata doveva essere contenuta in altezza per potersi omogeneizzare con il terreno. La stessa doveva, in ogni caso, costituire un elemento architettonico d’interesse in quanto non si trattava di nascondere l’opera bensì di valorizzarla.
Ci si è orientati ad organizzare gli spazi di maggiore altezza (produzione, invecchiamento) nella zona più interna in modo che altri vani di servizio (portico, ufficio, servizi, ecc. con altezze poco rilevanti) potessero trovare collocazione verso valle.
Il dimensionamento di progetto è stato orientato verso una relativa sovrastima, in quanto la costruzione completamente interrata non avrebbe dato luogo, in tempi successivi alla costruzione, ad ampliamenti facilmente perseguibili.
Oltre a ciò l’aspetto geotecnico ha rappresentato un delicatissimo aspetto di cui tener conto. Se da un lato la consistenza del terreno derivante dagli scavi di sistemazione agraria (argille sovraconsolidate e argille marnose) dava una certa tranquillità sul buon esito dell’operazione, dall’altro sorgevano diverse riserve sulla stabilità del versante a monte della cantina interessato dalle opere di sistemazione e sulla stabilità del fronte di scavo (presenza d’acque di scorrimento sotterraneo, disomogeneità dovuta a lenti argillose).
Sono stati svolte indagini e studi sulla stabilità globale dell’opera, in particolare, su aspetti dovuti alla spinta del terreno, alla stabilità del versante, alle modalità di sbancamento e successivo riempimento dello scavo.
La localizzazione del nuovo manufatto ha tenuto conto, inoltre, della stabilità della vicina casa colonica pericolante, della presenza di terreno di riporto posto a parziale riempimento della valle, dei livelli a cui impostare la costruzione in relazione alla sistemazione del terreno, ai percorsi delle strade carrarecce e pedonali e al collegamento con la casa colonica.

Organizzazione funzionale. L’ipotetica capacità produttiva del fondo (circa 1000 hl di vino/anno) ha indotto a delineare uno schema funzionale composto da locali di produzione (fermentazione, stoccaggio vino in vasca, imbottigliamento, stoccaggio prodotto imbottigliato) e di invecchiamento in botte o bottiglia (barricaia) oltre a locali accessori quali il portico, il laboratorio, l’ufficio, i depositi, i servizi, i locali tecnici.
Motivazioni di ordine produttivo legate all’ottenimento di un vino di qualità superiore hanno consigliato la previsione di un processo con sviluppo verticale: l’uva viene lavorata seguendo un percorso di vinificazione “verticale”, dall’alto verso il basso.
Si sono inoltre identificate alcune funzioni complementari quali la degustazione, il locale per la produzione dell’olio, il deposito di carri ed attrezzature agricole, l’officina.

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Schizzo autografo della barricaia

Barricaia: la concezione. Lo studio della barricaia ha avuto grande risalto: essa doveva divenire il cuore dell’azienda, il luogo dove produrre il vino di qualità e dove si far percepire al visitatore l’alto rango del prodotto.
Nella tradizione la barricaia si configura come uno spazio voltato con mattoni a vista: si è dapprima pensato alle volte di tipo semplice, anche nell’ipotesi di poterne estendere la realizzazione alla zona di produzione. Limiti dovuti alle altezze dei locali oltre a motivazioni di carattere strutturale hanno indotto a concentrare la ricerca delle volte nell’ambito della sola barricaia.
L’aspetto strutturale ha rappresentato un parametro molto importante nella concezione del manufatto: si trattava di sostenere carichi verticali (nella zona della barricaia sino a 10.000 Kg/mq) e contenere azioni dovute al terreno di ricoprimento (spinte laterali) di tipo non comune.
L’orientamento progettuale si è diretto verso la realizzazione di una serie di scatole rigide formate da muri di spina e solai posti a livelli distinti, oltre ad un solaio voltato nella porzione della barricaia.
Le esperienze di alcuni maestri dell’architettura come Antonì Gaudì ed Eladio Dieste hanno stimolato la ricerca verso un sistema voltato a doppia curvatura: se da un lato si potevano ottenere risultati estetico-formali di grande interesse, dal punto di vista statico la soluzione consentiva di chiamare in causa la resistenza per forma in ambito spaziale piuttosto che monodirezionale.
La barricaia è un vano che si articola in una sala principale (9 x 12 m), in sei nicchie poste a margine (1,5 x 3,2 m) e di una zona strombata (profonda circa 7,5 m) che consente alla stanza di entrare nella montagna sino a far divenire la roccia stessa una parete del vano.
La barricaia comunica con il piazzale esterno tramite un percorso-ingresso, con la zona produzione e con la stanza di degustazione per mezzo di una scala elicoidale.
L’idea che caratterizza questo ambiente è data da un insieme di volte a doppia curvatura che rendono la sala principale e la zona strombata un unico spazio avvolgente.
La doppia curvatura determina una lettura del solaio di copertura come l’inviluppo di un arco e di una onda sinusoidale; il passo dell’onda è di 4 metri, la luce dell’arco è di 9 metri. Queste misure determinano la cadenza delle nicchie, la posizione della scala elicoidale, la misura ed il passo strutturale della zona di produzione. In tal modo vengono tra loro combinati un aspetto estetico-formale ed uno statico dovuto alla stringente necessità di trasferire i carichi dalla zona d’imposta delle volte al terreno.

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Visioni interne della barricaia

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L’andamento spaziale della doppia curvatura ha obbligato a determinare i valori della freccia entro cui far scorrere la sinusoide. Anche in questo caso è stato necessario tener conto di aspetti formali (la presunta eleganza di un andamento più o meno marcato) e di aspetti statici (i diversi effetti dovuti alle forze che si scaricano alle imposte degli archi). Dopo vari tentativi, che hanno fatto capire quali potessero essere le condizioni per garantire il buon esito dell’operazione (in particolare quello statico), si è stabilito che la freccia doveva oscillare tra 200 cm e 270 cm. Oltre a ciò, in questa fase si è stabilito, preminentemente sulla base di aspetti percettivi, che la generatrice trasversale doveva avere un’altezza rispetto al pavimento di 205 – 275 cm all’imposta e 400 – 470 cm in chiave di volta.

(Dalla relazione di progetto)

Note
* Cantina “Vignaioli Contrà Soarda”, Città: Bassano Del Grappa (VI) ITALIA. Committente: “Vignaioli Contra’ Soarda” di Mirco Gottardi – Bassano del Grappa (Vi). Impresa di costruzione: Impresa Roberto Vettoruzzo – Bassano del Grappa (Vi).
Collaboratori al progetto: arch.Tatiana Prest, geom.Davide Giacobbo
Progettista: ing. arch. Henry Zilio.
Henry Zilio nasce nel 1956 a Maracay, in Venezuela.
Si laurea in ingegneria a Padova nel 1980 e in architettura a Venezia (IUAV) nel 2000. Dal 1983, a Bassano del Grappa (Vi), coordina uno studio attivo nella progettazione architettonica, strutturale, urbanistica ed infrastrutturale. Lo studio si distingue per lo spirito di laboratorio multidisciplinare rivolto alla ricerca e alla sperimentazione, avvalendosi di specialisti propri di vari settori oltre che dell’esperienza e collaborazione degli artigiani del luogo.

commenti ( 8 )

16 Febbraio 2007, 22:31

damiano.s

Siamo in presenza di una architettura stereotomica o le volte sono rivestite? Di pietra o di simil-pietra?

16 Febbraio 2007, 23:12

Alfonso Acocella

Caro Damiano, non portare fretta.
Il post oggi editato svolge solo la prima parte del racconto. Bisogna aspettare la chiusura della trama narrativa e ogni tua curiosità sarà soddisfatta. Poi i commenti e le posizioni potranno svilupparsi avendo con noi l’artefice dell’opera a dare ragguagli a quanti vorranno svilppare conversazioni on line.

16 Febbraio 2007, 23:36

damiano.s

che la mia sia l’impazienza della gioventù? Speriamo….

26 Febbraio 2007, 15:40

marcello

questa è una vera e propria opera di architettura moderna.
inoltre è stata premiata come una delle opere architettoniche più belle del mondo e soprattutto uniche al concorso “Dedalo Minosse” di Vicenza

23 Giugno 2007, 09:29

Roberto

Per damiano. Ho eseguito io la costruzione e le pietre del soffitto ti assicuro che sono vere, e non un semplice rivestimento.

11 Luglio 2007, 23:14

MIRCO

io sono il committente e proprietario
io e mia moglie abbiamo voluto lasciare un segno tangibile,frutto dei nostri sogni e pensieri .
Sicuramente rimarrà nel tempo e sarà patrimonio morale e materiale per i miei figli Marcello ed Eleonora e per le generazioni a venire.
grazie a mio padre Marcello mia madre Giuseppina e Mary Renato e Zilio

13 Luglio 2007, 20:45

Alfonso Acocella

Fa piacere leggere il valore assegnato dal committente all’architettura in quanto Opera come Memoria e come Futuro per le generazioni a venire.

20 Agosto 2007, 18:22

giammario tedde

non ci sono parole, spero solo di farvi visita in inverno dopo il passo delle beccacce. saludos. Giammario

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