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18 Ottobre 2006

Eventi Pietre dell'identità

La pietra nella rete


I protagonisti della Tavola rotonda al MARMOMACC
(da sinistra: Massimo Bergamasco, Marcus Lloyd Andresen, Alfonso Acocella, Luigi Prestinenza Puglisi, Marco Brizzi)

Un viaggio verso le infinite sorprese che la rete può riservare
Il viaggio per le numerose destinazioni che internet ci può suggerire ci porta al 41° MARMOMACC, e la missione di questo viaggio è tentare di dare una definizione della “pietra attraverso internet”. Come si declina la parola “pietra” su internet? Quali strumenti della rete sfrutta? Perde o acquista in concretezza? Questi sono solo alcuni degli argomenti trattati, grazie a persone che svolgono un ruolo importante del mondo della comunicazione. È retorico elencare gli aggettivi che descrivono internet (veloce, leggera, reattiva, breve), come ancor più retorico è elencare quelli che descrivono la pietra (pesante, concreta, immobile, eterna) che, posta alla base della nostra tradizione costruttiva, ha oggi bisogno di nuovi valori. La direzione verso cui propende l’architettura contemporanea, infatti, privilegia la leggerezza, la trasparenza, la caducità; caratteristiche forse più vicine al mondo del virtuale (e perchè no di internet) piuttosto che al mondo materiale a cui siamo stati abituati. Anche a livello di promozione e pubblicità, la pietra, e il mondo che la circonda, hanno bisogno di un rinnovamento. Di qui appunto, parte il nostro viaggio, che unisce il mondo del lapideo, dell’architettura e di internet.
Colui che ci introduce a questo viaggio è Vincenzo Pavan -animatore e coordinatore, da due decenni, degli eventi culturali di Marmomacc – ponendo come punto di partenza la dicotomia delle due entità che verranno trattate: immateriale da un lato, litico-materica dall’altro.
La parola passa quindi ad Alfonso Acocella, direttore del sito architetturapietra2.sviluppo.lunet.it, il primo sito dedicato all’architettura di pietra, che dal rapporto tra materialità/immaterialità ha dato vita ad un “nuovo mondo” comunicativo e di conoscenza. Acocella spiega com’è nato il progetto di rendere comunitario un sapere talvolta limitato agli addetti ai lavori. Grazie ad Internet, infatti, viene offerta un’alternativa ad uno strumento unilaterale come l’editoria a stampa, che oggi richiede un ampio uso di mezzi, e di risorse economiche. Il passaggio dalla carta ad internet è un processo assimilabile ad una rivoluzione culturale e comunicativa. Ed è solo all’inizio.
Dopo aver pubblicato nel 2004 il volume L’architettura di pietra. Antichi e nuovi magisteri costruttivi Acocella si dedica alla messa in condivisione dei relativi contenuti e alla produzione di nuovi attraverso una strada per lui nuova: il blog. La volontà era, ed è, quella di “creare uno spazio aperto, di comunicazione, di interazione, di transazione di varia natura, in cui pensieri liberi ed erogabili entrino in un circuito di progettualità” aprendo così una stagione di libero fluire di pensieri, e dando la possibilità a tutti di partecipare alla “costruzione di un testo corale di intelligenza collettiva”. Attraverso la rete, e quindi attraverso la virtualità, si può comunicare il reale.

Schema evolutivo di architetturadipietra.it. Dal blog al portale Pietre d’Italia

Queste due entità non sono in contrapposizione, bensì la virtualità appartiene al concetto stesso di cultura. Il progetto di Acocella si collega, infatti, al reale, al territorio e alla capacità di internet di offrire rinnovate modalità fruitive alla tradizione. Il sito annuncia delle novità di progetto molto importanti: grazie all’Assessorato alla Cultura della Regione Toscana (capofila e sostenitrice del progetto), attraverso una nuova home page organizzata sull’immagine dell’Italia e delle Regioni di pietra, si possono avere numerose informazioni sulle cave, le lavorazioni e i tipi di pietre presenti sul territorio toscano, appunto. Questo avviene con una funzione specifica: mettere in condivisione informazioni utili a tutti per creare una comunità (community) della pietra che unisca non solo estrattori e maestranze, ma anche progettisti e designers, istituzioni e associazioni culturali che operano sul territorio; come risultato un motore di ricerca al cui interno si possa ricercare informazioni e conoscenze inerenti un tipo di pietra, con una determinata lavorazione, in una determinata regione e insieme a queste localizzazioni di aziende e laboratori di trasformazione, opere architettoniche storiche e contemporanee, itinerari di visita che intrecciano le “tracce di pietra” con quelle dei valori identitari del territorio (paesaggio, beni culturali, prodotti eno-gastronomici ecc.)
La parola passa a Lloyd Marcus Andresen, architetto, docente e direttore del sito www.europaconcorsi.com; Andresen ci racconta la nascita e lo sviluppo di questo particolare sistema di ricerca, che dal 1998 ad oggi ha prodotto numeri straordinari: 11000 schede-progetto, 87000 immagini, 24000 profili di progettisti. Questa particolare “macchina comunicativa” nasce originariamente da una motivazione prettamente economica: “auto-finanziare uno studio di progettazione per partecipare ai concorsi, vendendo informazioni sui concorsi stessi”. Forse non ci hanno creduto nemmeno loro quando si sono accorti del successo che stavano riscontrando, tale da impedire, per mancanza di tempo, la partecipazione ai concorsi stessi. Da questo momento in poi, il sito, a detta del suo stesso fondatore, ha subìto una crescita casuale, dapprima la vendita, appunto, di informazioni sui bandi, poi l’esito dei concorsi stessi e la composizione della giuria esaminante, poi l’aggiunta di banche-dati dei progettisti, poi gli eventi e la rassegna stampa; infine, attraverso l’auto-pubblicazione, l’inserimento dei portfolio dei progettisti. Queste fasi hanno segnato il passaggio da un sistema unidirezionale di distribuzione delle informazioni ad uno policentrico (in cui è la voglia e l’attesa di visibilità del progettista che emerge nell’auto-pubblicazione), fino alla fase in progress, che rappresenta un nuovo obiettivo di EuropaConcorsi, in cui “all’interno di una rete multipolare dove tutti trasmettono a tutti” e in tutte le lingue, vista l’intenzione di portare EuropaConcorsi in giro per il mondo sulle ali di EC2.


Home page di EuropaConcorsi

Secondo Andresen, il futuro vedrà la nascita di un “lavoro di più redazioni, in cui tutti possono segnalare la notizia e commentarla; chiaramente, lungo tale direzione di lavoro, la democrazia del web si deve mettere al riparo da vandalismi, pornografia, spam. Tutto questo rende molto molto complicato mettere in piedi una “macchina comunicativa perfetta”; però ci sono casi in cui funziona, ci sono spazi di discussione in cui i lettori stessi censurano in maniera molto democratica dando un voto, e abbassando di livello segnalano come indesiderato chi commenta in maniera scorretta”. Grazie a questi sistemi di auto-controllo e regolamentazione, internet risulta essere un baluardo di democrazia, lasciando sempre più potere all’intelligenza degli user.
Passando dalla novità ad una tradizione ormai consolidata, la tavola rotonda entra nel mondo di Arch’it (www.architettura.it) e di quella che è stata la prima rivista digitale di architettura. Ancora uno strumento molto utile a chi frequenta il web, Arch’it a detta del suo direttore Marco Brizzi, sta vivendo, dopo dieci anni di vita, una fase di standby. Alle iniziali aspettative di innovazione comunicativa, ci si trova ora in una situazione “talmente statica, da farne una virtù”. E direi altrettanto statica da trasformare un sito in un libro stampato: Arch’it papers. La testualità e la predilezione per la scrittura, che sono state alla base di Arch’it, hanno reso più facile il passaggio dal web alla carta stampata, come raccolta degli approfondimenti critici di dieci anni di contributi trasmessi elettronicamente, curato da Pietro Valle.

Arch’it papers

Scopriamo così come internet sia generatore e a sua volta figlio della materialità cartacea, e in questo caso litica, dell’architettura. Da una parte abbiamo, infatti, chi dalla carta stampata è passato ad internet per liberarsi dai limiti fisici imposti dalla materia, e chi da internet ha sviluppato talmente tanto testo, da sentire la necessità di renderlo materico. Il pretesto della comunicazione è sempre l’azione dell’uomo, e ciò che riesce a trasmettere agli altri. L’architettura è essa stessa comunicazione, e la materia comunica attraverso i sensi.
E di sensorialità, ovvero di sensi virtuali, è stato chiesto a Massimo Bergamasco, direttore del Laboratorio PERCRO (www.percro.org) e Professore Ordinario di Meccanica Applicata alle Macchine alla Scuola Superiore Sant’Anna dell’Università di Pisa, di illustrare il suo lavoro dandoci dimostrazione di quanto la virtualità sia una specchiatura della realtà e aiuti a costruire esperienze. Probabilmente non facciamo caso al tempo che trascorriamo in mondi virtuali, costruendo la nostra “vita esperienziale” sulla virtualità. Nascono così Information Landscape, paesaggi di informazione in cui l’utente si immerge e viene avvolto a 360° dal file di testo, e quindi da tracce e dati; nascono così progetti museali in cui il visitatore può interagire con una copia virtuale delle sculture reali toccandole. Nasce da queste nuove forme di ambienti virtuali immersivi il Museo delle pure forme (progetto finanziato dalla Comunità Europea). Attraverso la realtà virtuale, possono essere ricreate città, e in esse il movimento delle persone che le attraversano, lavorando su flussi di Virtual Crowd (folle virtuali). Esistono già dei software (xvr) in grado di visualizzare informazioni tridimensionali. Il nuovo sistema operativo Microsoft-Windows sfrutta questo tipo di visualizzazione per il suo desktop.


Information Landscape. PERCRO


Tecnologia PERCRO e Progetto “Folle virtuali”

Il contatto tra la virtualità e la pietra potrebbe avvenire anche grazie ad un progetto, ideato dal Prof. Bergamasco e dal Prof. Acocella, di un Museo immersivo del marmo: partendo dal satellite sarà possibile avvicinarsi al mondo della pietra, fino ad arrivare alle tecniche estrattive e di lavorazione della superficie. Entreremo letteralmente nella materialità attraverso l’immaterialità della rete.
I paradossi continuano, e internet assume la forma di uno spazio ibrido e a-temporale a cavallo tra materialità e immaterialità: da un lato un mondo fatto di “teorici” e di “tecnici” in senso estensivo, quindi studiosi, architetti, produttori che inseriscono le loro teorie e i loro dati continuamente aggiornandoli in rete; dall’altro un mondo di fruitori di informazioni che sviluppa i propri interessi proprio attraverso queste esperienze cognitive dentro e fuori la rete, fino all’inversione dei ruoli e alla divulgazione di altri saperi in un continuum di scambi e interazioni. A volte la rete rischia di diventare isolante e di far perdere il contatto con la realtà. Oltre ai rischi rilevati da Andresen, questo rappresenta un altro problema di chi si forma sulla rete e nella rete trascorre la maggior parte del suo tempo.
Il viaggio de La pietra nella rete, a conclusione degli interventi, ci porta alla scoperta di una nuova definizione di Internet: mezzo realizzatore di sogni. Luigi Prestinenza Puglisi, figlio d’arte nel campo del giornalismo, ha sempre avuto come sogno nel cassetto quello di dirigere una rivista. E internet gliene ha dato la possibilità. Infatti partecipa a questo convegno non solo in veste di architetto e docente, ma soprattutto come direttore di PresS/Tletter (www.presstletter.com). Questo “foglio di carta che arriva via mail” sta avendo un discreto successo, e viene inviato a 11000 caselle di posta elettronica. Riassunti in cinque punti, Prestinenza Puglisi svela cosa lui ha compreso del web: innanzitutto che “le tecnologie non sono mai utilizzate in forma pura, ma sono utilizzate in forma non prevista”. Poi, che il mondo di internet è un “mondo ibrido, in cui materialità e virtualità si mischiano sempre”. Terzo, la ricerca del dibattito, che senza cadere nella monotonia degli argomenti e degli interventi, avvenga in un sistema aperto in cui si possano inviare domande, ed avere risposte. Quarto, sulle note della canzone di Lucio Battisti Lo scopriremo solo vivendo, che “molti usi di queste nuove tecnologie si scoprono solo usandole”: infatti anche PreS/Tletter è nata in maniera improvvisa con uno sviluppo causale, andando sempre più ad ingrandirsi, oggi anche con siti di supporto, e un volume cartaceo che raccoglie tutte le interviste. Quinto, per il futuro, è l’idea di creare una federazione: “avete presente Star Wars?”. Ovvero un “sistema di repubbliche indipendenti, che per gruppi coerenti di persone, lavorano su temi simili per poi mettere a circuito il loro lavoro”.


Header home page PresS/Tletter

Al termine della tavola rotonda, tra i presenti invitati a commentare e interrogare, Claudio D’Amato Guerrieri solleva alcuni temi importanti: da un lato che internet recita ancora un ruolo secondario rispetto alla carta stampata, e per questo risulta limitato nelle sue potenzialità; dall’altro rileva come, nonostante anche tentativi personali di proporre nuove tecnologie per il mondo della pietra, questo sia rimasto legato alla tradizione e a lavorazioni tradizionali, riscontrando come anche i media non si siano interessati a questo tipo di evoluzione tecnologica.
Un altro tipo di critica mossa riguarda il problema dei “filtri”, ovvero se lasciare internet un canale aperto, in cui tutti possano dire tutto, oppure limitare l’editazione degli interventi a quelli giudicati (da chi?) più interessanti. Ogni forma di cultura ha in sè una percentuale di tirannia: la carta stampata vittima, in alcuni casi, di interessi economici contingenti; il web tacciabile di demagogia (la chat, il blog, intesi come mezzo di comunicazione non filtrato). Ma tutto è cultura, qualunque forma assuma. Non è plausibile che la cultura, come la intendiamo oggi rimanga un’entità statica, legata ad una forma e ad un linguaggio. Sarà perennemente in movimento, e per questo alla ricerca di forme sempre nuove e sempre diverse. La carta stampata continuerà ad esistere, ma il futuro ne vedrà il depotenziamento, in favore di un mondo digitale che è oggi solo agli albori. Il problema, per noi, sarà quello di aggiornarsi costantemente: e se è vero che per l’architettura i tempi di rinnovamento tecnologico sono di circa vent’anni, è facile comprendere i limiti che ne deriveranno. Ma un sistema integrato di ricerca, di sviluppo e comunicazione, potranno essere d’aiuto agli addetti ai lavori. Senza contare che tutti i partecipanti al convegno sono d’accordo su un futuro fatto di “gruppi di persone che lavorano insieme per un fine comune”, frutto della civiltà contemporanea che, all’isolamento può reagire attraverso l’empatia e la socialità ricercate anche attraverso l’apporto del cyberspazio culturale, in grado di sopperire alle separatezze e ai nostri vincoli fisici, che, almeno in parte, continueranno a distinguerci.

Veronica Cupioli

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