23 Febbraio 2006
Distretti lapidei Produzione e cultura di prodotto
Le strategie dei maggiori sistemi lapidei italiani*
Distretto Gallura, Sassari
Colonne di granito. Teatro di Portorotondo (foto di Alfonso Acocella)
Ora tocca ai distretti. Un inchiesta di Versilia Produce
La nostra indagine per illustrare le strade intraprese dai più importanti insiemi locali di pmi nel settore della pietra naturale. I temi che abbiamo chiesto di approfondire:
1. Che tipo di governance, o comitato, indirizza l’attività;
2. Di quali risorse ha usufruito, o usufruisce oggi, il sistema;
3. I principali ambiti di applicazione degli interventi distrettuali;
4. Quali, nella fase attuale, i progetti d’area e le iniziative promozionali a favore della pietra locale e dei suoi lavorati;
5. Esistono strutture specifiche come un osservatorio con funzioni di conoscenza e di progettualità attiva o in grado di fornire servizi diretti alle imprese?
6. Quali sono i principali fattori di competitività del distretto e perchè è importante che esso venga costituito.
La parola ai poli produttivi di Trento, Genova, Sassari e Verona
Distretto Gallura, Sassari. I numeri
Distretto granito della Gallura istituito dalla Regione Sardegna con Decreto Assessoriale del 7 agosto 1997
Regione: Sardegna
Provincia: Sassari
Imprese: circa 280 (90% estrazione, 5% lavorazione)
Principale tipologia produttiva: rivestimenti, pannelli, arredi urbani, opere murarie.
Occupati:2000 circa
La curiosità: il granito sardo è conosciuto ed utilizzato da oltre 5.000 anni.
Distretto Gallura, Sassari. Una pietra tra le più antiche e pregiate
Il paesaggio dell’isola è costellato di vestigia monumentali e il granito, che un tempo era faticosamente trasformato dagli scalpellini in conci, lastre e monoliti, venne utilizzato per la costruzione dei nuraghi e le Tombe dei Giganti.
Già i Romani utilizzavano il granito per costruire mounumenti e ville patrizie e i resti di antiche cave sono ancora individuabili in alcune località soprattutto della costa.
Il commercio organizzato dei graniti sardi risale al 1870 e da questa data in poi la sua escavazione e lavorazione divennero in breve la più fiorente attività del nord della Sardegna: grazie alle proprietà del materiale e all’eccellente fattura dei lavorati, il lapideo sardo si impose rapidamente sui mercati nazionali esteri e celebri opere furono realizzate agli inizi del ‘900 con il granito grigio-rosa di La Maddalena, come il basamento della Statua della Libertà e il Palazzo della Borsa a Milano.
La prima impresa sarda di escavazione e lavorazione venne invece costituita nel 1961 a Buddusò – piccolo centro a circa 60 km. a sud di Olbia, nel nord della Sardegna – nei cui dintorni è fortemente concentrata la produzione di granito.
Da allora il comparto si è costantemente evoluto (attualmente conta circa 170 cave attive) e, grazie all’innesto della tecnologia con l’antichissima tradizione liofila dell’isola, costituisce già da molti anni più del 75% del granito estratto in Italia.
Il successo del prodotto deriva, come accennato, dalle sue caratteristiche tecniche; infatti, il granito di Sardegna assicura la più alta performance di durevolezza e resistenza complessiva tra i poche lapidei ornamentali utilizzabili nei rivestimenti esterni di grandi opere (pannelizzazioni) e nella copertura di estese superfici interne calpestabili.
In questo tipo di applicazioni il granito sardo è impiegato in tutto il mondo, con all’attivo molteplici e prestigiose opere rivestite o pavimentate. Le caratteristiche tecniche di una roccia sono frutto della sua storia geologica e non tutti i graniti possiedono le caratteristiche eccellenti di quello della Sardegna, tra i più pregiati e, geologicamente, tra i più antichi litotipi della Terra.
Da rilevare che, per quanto riguarda il Distretto della Gallura, la produzione e le vendite si attestano in gran parte sul semilavorato anzichè sul prodotto finito. Il che, come è noto, non contribuisce a valorizzare al massimo e in loco, l’indubbia qualità della pietra estratta, restringe pesantemente, come è apparso negli ultimi e difficili anni, la possibilità di vendita sui mercati esteri e, in definitiva, crea minor valore aggiunto rispetto alla potenzialità.
Causa principale della crisi è la massiccia concorrenza cinese che si è accaparrata una grossa fetta di mercato, ai danni del prodotto sardo ma anche spagnolo. La stessa Germania, che con una quota del 30% circa continua ad essere il principale importatore di granito sardo, di recente ha effettuato ingenti ordini di granito cinese per la realizzazione di grandi opere pubbliche.
Va tuttavia ricordata l’importanza del settore non solo per i territori interessati ma anche per il rilevante indotto suscitato lungo una “filiera” terra-mare di trasporto speciale in cui gioca un ruolo centrale il sistema portuale di Olbia-Golfo Aranci, anch’essa purtroppo penalizzata da carenze infrastrutturali.
Cave di granito a Buddusò. (foto di Alfonso Acocella)
Intervista al Presidente della Sezione Lapidei di Assindustria Sassari
Distretto Gallura, Sassari – Il peso del gruppo
Governance. “Non essendo ancora costituito il Distretto di fatto non esiste nessun comitato. Le decisioni sono prese nel corso di periodiche riunioni con istituzioni, associazioni di categoria, parti sociali, consorzi ed enti locali. Ma noi insistiamo nei confronti della Regione tutte le volte che ci riuniamo perchè venga riconosciuto formalmente il Distretto, in quanto lo riteniamo un elemento fondamentale per lo sviluppo del nostro settore e per la nostra economia”.
Risorse. “Abbiamo usufruito solo della legge 37 del 1998, che ha concesso dei contributi alle aziende consorziate del “Distretto” su specifici progetti. Purtroppo, questi fondi, per una serie di motivi, non sono stati utilizzati al 100%”.
Interventi. “La mancanza di fatto di un comitato ha impedito l’attuazione di specifici interventi. E’ difficile, senza un organo composto da rappresentanti delle varie realtà operanti nel comparto, attuare interventi di reale efficacia. Ritengo che la presenza e l’azione di una governance strutturata, portavoce delle esigenze territoriali, possa essere una delle strade per meglio rispondere alle necessità del mondo produttivo, senza limitarsi a realtà importanti certo, ma circoscritte, come i sistemi industriali territoriali; questo, a lunga scadenza, potrebbe creare disomogeneità nel tessuto economico-sociale difficili da recuperare.
Iniziative. Sopperiamo alle difficoltà con l’azione di associazioni di categorie, enti o consorzi. Per esempio, il consorzio Graniti e Marmi di Sardegna usufruendo dei bandi disponibili, vuole avviare specifici progetti su alcuni temi importanti come la marcatura CE dei materiali e il marchio Pietra Naturale. Il consorzio svolge anche un’azione di rappresentanza e promozione sui mercati interni ed esteri delle aziende associate. Importante è stata l’azione congiunta che ha permesso la messa a norma dei siti di cava ed infine, dopo un periodo in cui le aziende tendevano ad svolgere servizi in proprio, stiamo lavorando per concentrare nelle mani del consorzio questa attività. Oggi, per affrontare la crisi, vedo necessario ed improrogabile il rilancio dell’aggregazione di imprese.
Strutture. Il Consorzio 21, struttura dedicata alle attività riguardanti la ricerca, l’innovazione e lo sviluppo: in particolare, tale organismo è titolare della facoltà di istruire le pratiche e seguire le imprese nell’attuazione della L. R. 37 del 1998, che concede contributi alle imprese associate del distretto industriale. Obiettivo della legge è quello di realizzare e migliorare le reti comuni di servizi informatici, controllare e certificare la qualità, progettare, realizzare e gestire sistemi di impianti di depurazione e di smaltimento dei residui di lavorazione e sistemi e impianti per il risparmio idrico ed energetico; realizzare, migliorare e gestire reti e centri consortili comuni di magazzinaggio, di vendita e di assistenza ai clienti.
Competitività. Le ottime performance fisiche della nostra pietra, unite ad indubbie qualità estetiche. E’ fondamentale la valorizzazione del prodotto naturale locale contro l’invasione dei prodotti succedanei. Del resto, ci sarà un motivo se il marmo sardo è conosciuto in tutto il mondo: ecco, il nostro obiettivo è mantenere questa credibilità. Altri fattori di forza sono la centralità della Sardegna nel Mediterraneo e lo sviluppo del porto industriale di Cagliari, struttura studiata e realizzata per il trasporto dei container, che deve ancora sfruttare tutte le sue potenzialità.
A fronte di questi aspetti positivi ci sono però alcuni problemi: l’eccessiva burocratizzazione che vige in Sardegna, vero e proprio freno allo sviluppo economico. Poi i costi: è giusto valorizzare la trasformazione in loco dei materiali: si pensi che sino agli anni Settanta la quasi totalità dei blocchi di granito prendeva la via del mare, per essere trasformati altrove, e pochi erano gli operatori che sapevano che quello era granito proveniente dalla Sardegna. Oggi le cose sono migliorate e negli ultimi quindici anni le lavorazioni locali sono aumentate e la quota continua a crescere: sono più di mille le imprese che si occupano di taglio, modellatura e finitura della pietra, con migliaia di addetti. Ma, come dicevamo, i problemi vengono dai costi di trasformazione: siamo in una fase di transizione e prima di parlare di delocalizzazione, che pare la strada del futuro, di cerchiamo di interpretare bene tutta la situazione.
Perchè il Distretto. Perchè l’unione fa la forza. Piccolo non è più bello, o per meglio dire, piccolo non è più confacente a quelle che sono le dinamiche dei mercati moderni. Occorre organizzarsi e presentarsi sul mercato con un peso specifico adeguato, appunto “di distretto”. E per dare vita a questo occorrono investimenti importanti che non è possibile reperire se si agisce come cani sciolti. I rapporti con le istituzioni locali, regionali e nazionali, i servizi specifici e costosi, le tematiche relative ai siti di cava, le nuove forme di comunicazione e marketing, tutto deve essere fatto a livello di consorzio. Questa è la strada per rispondere alla crisi.
Faccio solo un esempio: il Decreto Ministeriale del 15.08.05 ha stabilito nuove condizioni per l’uso e il trasporto di esplosivi, in materia di antiterrorismo; l’applicazione alla lettera di queste disposizioni avrebbe significato a chiusura di gran parte delle attività. Ma il “peso” del gruppo fatto di più consorzi di imprese, rapportandosi con la Questura e la Prefettura, ha permesso una applicazione della norma meno invasiva, pur nel rispetto delle esigenze e della tutela delle norme contro il terrorismo. Da sole non so se le aziende sarebbero state in grado di ottenere questo importante risultato.
Piero Tamponi
Distretto Gallura, Sassari – L’idea
La Gallura sfida la Cina nel mercato mondiale del Granito, e con un concorrente che si chiama Cina, la necessità di puntare su nuovi e qualificati mercati, sulla lavorazione in loco, e sulla priorità del granito nei capitolati degli appalti pubblici. Mercato globale vuol dire anche questo. Ma l’ingegno dei “cavatori” isolani va oltre e propone uso finora impensati per il granito: supporto per i non vedenti grazie ad una particolare lavorazione del materiale che lo renderebbe una sorta di braille stradale.
* Con questo post il blog_architetturadipietra riedita, a puntate, il servizio “Le strategie dei maggiori sistemi lapidei italiani” a cura di Stefano De Franceschi apparso su Versilia Produce n. 51, 2005, Anno XII
La crisi del granito sardo deve essere attribuita anche alle carenze di volontà politica ed alla mancata soluzione del vecchio problema di “continuità territoriale”. E’ atipico che il materiale sardo reso a Carrara abbia costi più alti di quelli del trasporto da Vigo. Quanto alla Cina, la sua competitività comincia a flettere perchè i suoi prezzi tendono ad aumentare notevolmente. Potrebbe essere un buon motivo in più per l’auspicato rilancio
24 Febbraio 2006, 16:03
Damiano
“…Del resto, ci sarà un motivo se il marmo sardo è conosciuto in tutto il mondo….”
Chissà quale sarà il motivo.
Purtroppo, quando la pietra diventa una merce qualsiasi, è solo il processo economico che conta.