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Pietre di Sardegna

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Varietà di graniti sardi. Dall’alto a sinistra in senso orario: Granito Limbara; Ghiandone Rosato; Ghiandone Grigio, Granito Rosa Nule (da Giorgio Blanco, Dizionario dell’architettura di pietra, 1999).

Le risorse litiche
Sin dall’Antichità, tra le regioni mediterranee, la Sardegna è nota per la ricchezza delle sue risorse litiche, di ottima qualità e di facile estrazione. Ancora oggi, su scala mondiale, i giacimenti granitici dell’isola costituiscono una delle più cospicue masse lapidee suscettibili di ricerca e di coltivazione per ottenere materiali ornamentali e da costruzione. Accanto ai graniti con varie denominazioni commerciali (Limbara, Rosa Antico, Rosa Beta, Rosa Nule, ecc.), il territorio sardo presenta giacimenti di basalti, trachiti e di calcari noti come marmi di Orosei. I principali bacini minerari della regione sono cinque e ognuno di essi è caratterizzato dalla presenza di litotipi petrograficamente omogenei. Quattro bacini riguardano il granito ed uno il marmo di Orosei. All’interno di ciascuna di queste macroaree si possono individuare diversi poli estrattivi circoscritti entro cui si concentra l’attività di escavazione e, a volte, anche l’attività di lavorazione della pietra.
Le denominazioni e le caratteristiche specifiche dei bacini sono riportate di seguito:
– bacino di Arzachena – Luogosanto (SS), poli estrattivi Bassacutena e Luogosanto: circa 15 cave attive di graniti rosa del tipo litologico monzogranito granulare a piccoli cristalli;
– bacino di Tempio Pausania – Calangianus (SS), poli estrattivi Monte Nuragone, Luras, Calangianus, Muddizza, Piana, Aggius, Tempio Pausania: alcune cave attive di graniti ghiandoni del tipo litologico monzogranito eterogranulare a megacristalli;
– bacino di Alà dei Sardi – Buddusò (SS), poli estrattivi Alà dei Sardi e Buddusò: circa 15 cave attive di graniti grigi e bianchi del tipo litologico leucogranito equigranulare a cristalli medio-piccoli;
– bacino di Ovodda (NU): alcune cave attive di graniti grigi del tipo litologico monzogranito eterogranulare a cristalli piccoli;
– bacino del Marmo di Orosei (NU): alcune cave attive di calcari mesozoici di diverse varietà commerciali tra cui si ricordano i Marmi Chiari, i Venati e i Nuvolati.

Le riserve di massa granitica della regione sono notevolissime e assicurano una capacità estrattiva annuale complessiva di circa 400.000 mc di materiale andando a ricoprire la quasi totalità della produzione nazionale di tale litotipo.
Il giacimento di calcari di Orosei, la cui potenza raggiunge in alcuni punti i 600 metri, è pari a circa 34 milioni di metri cubi; il materiale estratto dalle cave in oltre 30 anni di attività rappresenta solo il 6 % delle attuali riserve in vista. La capacità estrattiva annuale dell’intero comprensorio è di circa 80.000 mc di materiale.
Ai principali bacini estrattivi del granito e dei calcari si aggiungono più modesti giacimenti di basalto e trachiti. Il primo litotipo viene estratto attualmente in 3 cave localizzate nella parte occidentale dell’isola in affioramenti estesi caratterizzati da banchi tabulari con potenza variabile dai 15 ai 40 metri.
Le pietre che vanno sotto la denominazione commerciale di Trachite di Sardegna sono invece più diffusamente cavate in provincia di Oristano (Ardauli, Bosa, Fordongianus, Ruinas), di Sassari (Benetutti, Ittiri, Oschiri, Ozieri, Uri), di Cagliari (Serrenti) e di Nuoro (Sedilo) e comprendono un’ampia varietà di rocce piroclastiche dal caratteristico colore caldo grigio-crema fino al rosa-ambrato. La potenza dei giacimenti delle trachiti sarde va dai 10 ai 60 metri di spessore.

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Varietà di Marmo di Orosei. Dall’alto a sinistra in senso orario: Marmo Chiaro; Nuvolato; Perlato; Venato (da www.marmodiorosei.it).

Il settore lapideo
Il comparto industriale dei lapidei sardi si è formato negli ultimi 30 anni ed è il risultato di un processo di formazione spontanea di una molteplicità di piccole e medie imprese, localizzate quasi esclusivamente nell’area del granito in provincia di Sassari, e nell’area del marmo di Orosei in provincia di Nuoro.
La Regione Sardegna con una specifica legislazione riconosce in queste due concentrazioni altrettanti distretti industriali denominati rispettivamente Distretto del Granito di Gallura e Distretto del Marmo di Orosei: la realtà gallurese raggruppa circa 280 imprese con un numero di 1000 occupati ed un fatturato annuale complessivo di circa 240 milioni di euro; nella realtà di Orosei le imprese sono 43, con 400 occupati, ed un fatturato annuale attestato attorno ai 22 milioni di euro. Estremamente rilevante è l’indotto suscitato nella filiera terra-mare di trasporto speciale dei blocchi in cui gioca un ruolo centrale il sistema portuale di Olbia-Golfo Aranci.
In entrambi i distretti prevalgono le aziende che si occupano unicamente di estrazione e la produzione e la vendita riguardano in gran parte il semilavorato anzichè il prodotto finito; per questo la capacità di lavorazione tradizionale dei lapidei (lastre, filagne) è in alcuni poli molto elevata, mentre è diffusamente poco sviluppata la specializzazione nella produzione di lavorati e componenti per l’architettura di consistente elaborazione tecnologica.
Circa il 18% dei lapidei sardi è destinato al mercato estero mentre l’82% è assorbito dal mercato locale e nazionale. Se tra gli anni ’80 e i primi anni ’90 del secolo scorso l’intero comparto ha registrato una crescita pressochè costante, nell’ultimo decennio, soprattutto per ciò che riguarda il granito, ha subìto una flessione consistente dovuta alla pressante concorrenza degli analoghi prodotti lapidei di provenienza orientale ed ad una scarsa capacità di innovazione e promozione del prodotto.
Da alcuni anni le aziende del settore, attraverso il Consorzio Graniti e Marmi di Sardegna, hanno intrapreso politiche comuni e coordinate in relazione alle problematiche di normazione dell’attività estrattiva e di ottenimento dei marchi di qualità della pietra. Tuttavia la capacità di coordinamento operativo e la rappresentatività del mondo dei lapidei sardi sono ancora scarse e rimangono perlopiù frammentate a livello dei generici raggruppamenti delle associazioni industriali provinciali.
Per far fronte alla crisi delle lavorazioni standard a basso contenuto tecnologico, il settore sente più che mai l’esigenza di una politica unitaria ed integrata di riassetto produttivo e di rilancio promozionale del prodotto, con un ridisegno strutturale dell’intera filiera industriale che, come si è visto, può ancora contare su un patrimonio di pietre locali di grande consistenza ed inestimabile valore.
Negli ultimi anni, in tal senso, sono state realizzate alcune esperienze pilota particolarmente significative: tra tutte si ricorda quella promossa dal Consorzio Graniti e Marmi Sardi in collaborazione con il Consorzio 21 (attuale Sardegna Ricerche), struttura regionale dedicata alle attività riguardanti la ricerca, l’innovazione e lo sviluppo tecnologico-industriale: in tale contesto è nato il progetto “Lapidei Sardi Ornamentali” che partendo dalla messa a punto di una serie di strumenti conoscitivi delle caratteristiche tecniche e applicative delle pietre regionali si è esplicato attraverso iniziative di divulgazione e formazione rivolte sia agli operatori delle imprese che ai potenziali utilizzatori della pietra.

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Cave di granito a Buddusò (foto Alfonso Acocella).

I paesaggi di pietra
Come è stato sottolineato nel tempo da numerosi visitatori in suggestivi diari di viaggio o nella cospicua storiografia delle guide geografico-turistiche “il viaggio in Sardegna è essenzialmente un viaggio d’ambiente”, dominato dalle presenze del mare e della pietra.
L’elemento liquido ha rappresentato nei secoli, e a tratti ancora rappresenta, un impenetrabile confine di isolamento e conservazione, portatore di rare aperture verso i traffici commerciali e le civiltà esterne come anche di dominazioni e lacerazioni profonde nella storia dei luoghi; nel segno della pietra si uniscono la natura fisica e lo sviluppo dell’antropizzazione dell’isola, dall’epoca del commercio preistorico dell’ossidiana, passando per le diverse culture costruttive nuragiche o dell’era moderna, fino alla contemporaneità della Sardegna turistica, con i suoi paesaggi rocciosi e selvaggi sempre più obliterati da un’urbanizzazione intensiva e spesso sconsiderata.
Il territorio delle montagne interne, degli altopiani e delle coste, diffusamente caratterizzato da affioramenti litici di varia natura, è costellato di vestigia monumentali in cui le pietre dell’isola ritornano al paesaggio, lavorate dall’uomo per dar vita ad un ricchissimo sistema insediativo, costruito per stratificazioni successive in migliaia di anni.
Ai suggestivi insediamenti preistorici e protostorici scavati nella roccia e denominati domus de janas – tra cui spiccano quelli di Sas Concas ricavati in un filone trachitico nei pressi di Oniferi in Barbagia e la grandiosa Domus de Janas di Santu Pedru nel territorio di Alghero – si aggiungono ipogei, dolmen semplici o a galleria, allineamenti di ortostati e menhir e le imponenti tombe dei giganti: sepolture megalitiche formate da lastre levigate, ricurve o rettilinee, di basalto o di granito.
A punteggiare il paesaggio brullo dell’interno sono poi le costruzioni litiche a secco della cultura nuragica, diffuse in un sistema di fortezze, villaggi, santuari e necropoli in cui i giri sovrapposti di pietre vanno a formare le caratteristiche architetture troncoconiche, con le spesse murature e le volte di copertura ad anelli concentrici in aggetto progressivo.
Isolate, o poste in successione a compenetrarsi parzialmente, le strutture turrite ospitano all’interno camere circolari e sono realizzate con grossi blocchi prevalentemente granitici, poligonali o pseudoquadrati.

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Tomba dei giganti Coddu ‘Ecchju ad Arzachena (foto Alfonso Acocella).

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Tomba dei giganti Li Lolghi ad Arzachena (foto Alfonso Acocella).

Quasi ovunque le testimonianze dell’antropizzazione arcaica sono incastonate nel paesaggio roccioso in una straordinaria assonanza di intonazioni coloriche e grane materiche; così i “segni” litici dell’uomo e quelli della natura si sovrappongono in un palinsesto omogeneo dove trovano valorizzazione reciproca.
Le pietre si offrono alla vista in affioramenti particolarmente spettacolari nella foresta pietrificata di Carucana, nelle formazioni granitiche o granitico-porfiriche della Valle della Luna, della Gola Su Gorroppu, delle Rocce di Capo Testa, di Arbatax, e dell’Isola Rossa come anche nei caratteristici fenomeni erosivi della Roccia dell’Elefante a Castelsardo, dell’Orso a Palau e del Fungo di Arzachena.
A tali emergenze si aggiungono le numerose grotte costiere, le stesse cave gradonate che rimodellano l’orografia conferendole un valore “altro” rispetto all’assetto originario, e i cosiddetti tacchi (o toneri): formazioni principalmente calcaree aspre ed impervie, fatte di torrioni rocciosi, crinali e margini seghettati, gole e voragini, che caratterizzano diffusamente il territorio della regione con particolare spettacolarità negli altopiani della Barbagia e dell’Ogliastra.

di Davide Turrini

Bibliografia di riferimento
Francesco Rodolico, “La Sardegna” pp. 479-494, in Le pietre delle città d’Italia, Firenze, Le Monnier, 1965, pp. 501.
Felice Di Gregorio, “Le pietre ornamentali della Sardegna”, in L’industria mineraria n. 4, 1980, pp. 23-31.
Vico Mossa, Architettura e paesaggio in Sardegna, Sassari, Delfino, 1981, pp. 313.
Antonello Sanna, Caratteri tipologici e costruttivi dell’architettura tradizionale della Sardegna: materiali per un manuale del recupero, Cagliari, CUEC, 1992, pp. 124.
Camillo Del Bono, Il granito in Sardegna : estrazione e trasformazione, Sassari, Banco di Sardegna, 1994, pp. 184.
Antonio Franco Fadda, Il paesaggio montano in Sardegna: evoluzione e monumenti naturali, Cagliari, Coedisar, 1994, pp. 207.
Francesco Efisio Loi, Granito di Sardegna. Il progresso tecnologico nell’industria estrattiva: un’indagine di settore, Cagliari, Istituto Editoriale dell’Artigianato, 1994, pp. 91.
Antonio Franco Fadda, Il paesaggio costiero in Sardegna: evoluzione e monumenti naturali, Cagliari, Coedisar, 1995, pp. 256.
Pietre sarde: utilizzo ed impatto ambientale. Atti del convegno, Sassari, Promocamera, 1997, pp. 46.
Giorgio Blanco, “Ghiandone Gallurese”, “Granito Grigio Perlato”, “Granito Limbara”, “Granito Rosa Nule”, voci in Dizionario dell’architettura di pietra, vol. I, Roma, Carocci, 1999.
Franco Laner, Accabadora: tecnologia delle costruzioni nuragiche, Milano, FrancoAngeli, 1999, pp. 103.
Gianfranco Pintore, Sardegna sconosciuta: itinerari insoliti e curiosi, Milano, Rizzoli, 2001, pp. 248.
Carlo A. Cantarella, Domus de Janas, s.l., KKL, 2002, pp. 57.
Pietre di Sardegna: pavimentazioni e rivestimenti a spacco, Cagliari, Servimpresa, 2002, pp. 175.
Antonio Franco Fadda, Paesaggi minerari in Sardegna, Elmas, Coedisar, 2003, pp. 239.
Marco Idile, Domus de Janas, Sassari, Tas, 2003, pp. 185.
Danilo Scintu, Le torri del cielo: architettura e simbolismo dei nuraghi di Sardegna, s.l., PTM, 2006, pp. 204.

Sitografia web
www.assindnu.it
Website ufficiale dell’Associazione Industriali della Sardegna Centrale.
www.assindss.it
Website ufficiale dell’Associazione Industriali del Nord Sardegna.
www.ilportalesardo.it
Portale riguardante la Sardegna. Territorio, ambiente, cultura, turismo.
www.industriaestrattiva.it
Website per la diffusione dello sviluppo sostenibile nell’attività estrattiva in Sardegna. Associazioni, legislazione, rassegna stampa.
www.distretti.org
Website ufficiale dell’Associazione dei Distretti Industriali Italiani.
www.lapideisardi.it
Website tematico sui materiali lapidei sardi ornamentali.
www.marmodiorosei.it
Website tematico sul Marmo di Orosei.
www.sardegnastatistiche.it
Website ufficiale dell’Osservatorio Economico della Regione Sardegna. Quadri statistici sulle attività produttive, le risorse naturali, il territorio.

commenti ( 1 )

8 Ottobre 2007, 17:15

Carlotta

Era proprio l’argomento a cui mi sto interessando molto in questo periodo.
Grazie

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