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La recensione di Marmo macchine international

Con la locuzione "architettura di pietra" convenzionalmente si suole intendere un'architettura nella quale la pietra è predominante (strutturalmente e/o come rivestimento).
La pietra, sicuramente il materiale da costruzione più diffuso in natura nelle sue infinite varietà, sottende una promessa d'eternità a quei manufatti per i quali da millenni l'umanità ha duramente lavorato. Un lavoro molto complesso, soprattutto quello della pietra squadrata, che fin dai primi tempi ha richiesto metodi e procedimenti organizzati, perfezionati e trasmessi attraverso le attività di chi ha insegnato con la propria opera, di generazione in generazione, attraverso i magisteri costruttivi della tradizione.
La gran frattura attuata dalla rivoluzione industriale, la necessità di una sempre più elevata produzione unita all'esigenza di una sempre maggiore rapidità esecutiva ha condotto ad una profonda modificazione dei magisteri costruttivi già in età premoderna.
L'attualità è caratterizzata da una continua ricerca dei nuovi codici dell'architettura ed il progettista fa riferimento a materiali e a tecniche per la creazione di una forma che non è prevedibile dall'inizio. Ma i materiali e le tecniche sono in permanente evoluzione. Ciò anche nel caso di quei materiali naturali come la pietra che apparentemente non sono modificabili nella loro intima sostanza e che invece assumono altre valenze quando vengono prodotti e trasformati con nuove tecnologie (ad esempio con l'impiego di macchine a controllo numerico, o mediante l'accoppiamento con altri materiali a formare compositi ecc.).
Pertanto, progressivamente, chi si occupa d' architettura è sempre più attento a scenari di ricerca tecnologica che si aprono in ambiti molto diversi da quelli dei tradizionali magisteri costruttivi. Ciò se per un verso costituisce un aspetto positivo, in quanto si offrono occasioni con soluzioni insperate, dall'altro tende a sfuggire il ruolo del soggetto che dovrebbe essere al centro della progettazione.
Lo sforzo necessario è quello di riportare al suo ruolo il progettista. In questo senso il monumentale libro di Acocella già nel suo sottotitolo, "antichi e nuovi magisteri costruttivi", promette (e mantiene) una seria ricerca sulla continuità concettuale tra l'attività di chi ha insegnato operando nel passato e di chi opera insegnando nel presente.
Questo difficile compito d'informazione non poteva essere condotto mediante la stesura di un tradizionale testo manualistico che per sua natura descrive il mero "saper fare". Acocella, abilmente, descrive il suo percorso nel risvolto di copertina: "Nè trattato, nè manuale, nè libro di critica o di storia, nè repertorio di exempla, ma libro a cavallo dei vari generi. Un'opera a stampa quale risultato di fusioni, di associazioni, di elementi nuovi integrati da "elementi di spoglio" ".
Nei nove capitoli (Inizi, Muri, Colonne, Architravi, Archi, Superfici, Coperture, Suolo, Materia) sono ampiamente descritti, nelle diverse categorie d'appartenenza, esempi di architettura di pietra dal più lontano passato fino ai nostri giorni. Con ciò la pietra (nelle sue diverse accezioni commerciali di marmi, graniti, travertini e pietre in senso proprio) viene sublimata come materiale privilegiato dell'architettura nelle sue proprietà simboliche, espressive e tecnico-applicative.
In sostanza si tratta di un testo di cultura architettonica e, al contempo, di una grande costellazione di conoscenze, suggestioni ed indicazioni di grande utilità a chi crede in un nuovo ruolo del progettista dell'architettura di pietra sia esso professionista, studente, operatore del settore lapideo o semplice curioso della materia.

Giorgio Blanco
(Marmo macchine international n. 50, 2005)

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