Pietre dell'identità
Cimitero di guerra tedesco (1960) al Passo della Futa di Dieter Oesterlen*
Visione del cimitero. (foto: Alfonso Acocella)
L'opera
È, forse, la damnatio memoriae toccata in sorte agli sconfitti a segnare questo cimitero di guerra tedesco che sorge, sconosciuto ai più, tra Romagna e Toscana, lungo la strada per la Futa.
Progettato dall'architetto Oesterlen e dai paesaggisti Walter Rossow ed Helmut Bournot, il camposanto ospita più di 30.000 sepolture di soldati caduti durante il secondo conflitto mondiale.
Un muro di contenimento rimodella le pendici di un rilievo naturale dando vita a terrazzamenti che si sviluppano, senza soluzione di continuità, a partire dal piccolo edificio d'ingresso sulla strada. Un unico nastro murario avvolto a spirale attorno alla collina e concluso, sulla cima, da un acuminato sperone stagliato contro il cielo. Si tratta del corpo che ospita la cripta e si configura come una monumentale, simbolica, scheggia di memoria, confitta nell'Appennino e ricoperta dalle incrostazioni marmoree di un mosaico astratto opera di Helmut Lander.
Sulle terrazze, le piccole lapidi quadrate in granito sono semplicemente adagiate sul tappeto erboso, ordinate in "ranghi" serrati alternati a specchi d'acqua circolari.
Il materiale litico utilizzato per le murature è la pietra serena locale, cavata nei dintorni di Firenzuola, tagliata in lastre e piccoli masselli per dar vita ad un dispositivo stratificato, a tessitura larga, che accentua l'orizzontalità dei terrazzamenti. L'opera muraria mostra un carattere architettonico definito, ordinato, anche se frequentemente variato dall'inserimento di blocchi di altezza maggiore che interrompono i filari e i giunti di malta sottili e regolari. Nei muri di contenimento sono poi incastonate croci litiche; simboli che, come episodi scultorei, aggettano rispetto al paramento murario, emergendo dal piano con la forza della materia appena sbozzata, sottolineata da una scura linea d'ombra.
Visione del cimitero. (foto: Alfonso Acocella)
La pietra serena, in forma di lastre dai bordi sbrecciati accostate a scabri getti di calcestruzzo, ritorna nelle scalinate che salgono fino alla sommità dell'altura.
Nel cimitero della Futa, aldilà di ogni giudizio storico, architettura, scultura e disegno del paesaggio si uniscono nel segno della neutralità, affinchè insieme al ricordo di quei caduti, per la patria tedesca, sia onorata la memoria di ogni vittima degli orrori della guerra.
Davide Turrini
(*) Il brano rieditato è tratto dal volume di Alfonso Acocella, L'architettura di pietra, Firenze, Lucense-Alinea, 2004, pp. 624.
15 Febbraio 2006
Cimitero di guerra tedesco (1960) al Passo della Futa di Dieter Oesterlen*
Visione del cimitero. (foto: Alfonso Acocella)
L'opera
È, forse, la damnatio memoriae toccata in sorte agli sconfitti a segnare questo cimitero di guerra tedesco che sorge, sconosciuto ai più, tra Romagna e Toscana, lungo la strada per la Futa.
Progettato dall'architetto Oesterlen e dai paesaggisti Walter Rossow ed Helmut Bournot, il camposanto ospita più di 30.000 sepolture di soldati caduti durante il secondo conflitto mondiale.
Un muro di contenimento rimodella le pendici di un rilievo naturale dando vita a terrazzamenti che si sviluppano, senza soluzione di continuità, a partire dal piccolo edificio d'ingresso sulla strada. Un unico nastro murario avvolto a spirale attorno alla collina e concluso, sulla cima, da un acuminato sperone stagliato contro il cielo. Si tratta del corpo che ospita la cripta e si configura come una monumentale, simbolica, scheggia di memoria, confitta nell'Appennino e ricoperta dalle incrostazioni marmoree di un mosaico astratto opera di Helmut Lander.
Sulle terrazze, le piccole lapidi quadrate in granito sono semplicemente adagiate sul tappeto erboso, ordinate in "ranghi" serrati alternati a specchi d'acqua circolari.
Il materiale litico utilizzato per le murature è la pietra serena locale, cavata nei dintorni di Firenzuola, tagliata in lastre e piccoli masselli per dar vita ad un dispositivo stratificato, a tessitura larga, che accentua l'orizzontalità dei terrazzamenti. L'opera muraria mostra un carattere architettonico definito, ordinato, anche se frequentemente variato dall'inserimento di blocchi di altezza maggiore che interrompono i filari e i giunti di malta sottili e regolari. Nei muri di contenimento sono poi incastonate croci litiche; simboli che, come episodi scultorei, aggettano rispetto al paramento murario, emergendo dal piano con la forza della materia appena sbozzata, sottolineata da una scura linea d'ombra.
Visione del cimitero. (foto: Alfonso Acocella)
La pietra serena, in forma di lastre dai bordi sbrecciati accostate a scabri getti di calcestruzzo, ritorna nelle scalinate che salgono fino alla sommità dell'altura.
Nel cimitero della Futa, aldilà di ogni giudizio storico, architettura, scultura e disegno del paesaggio si uniscono nel segno della neutralità, affinchè insieme al ricordo di quei caduti, per la patria tedesca, sia onorata la memoria di ogni vittima degli orrori della guerra.
Davide Turrini
(*) Il brano rieditato è tratto dal volume di Alfonso Acocella, L'architettura di pietra, Firenze, Lucense-Alinea, 2004, pp. 624.
15 Febbraio 2006
Cimitero di guerra tedesco (1960) al Passo della Futa di Dieter Oesterlen*
Visione del cimitero. (foto: Alfonso Acocella)
L'opera
È, forse, la damnatio memoriae toccata in sorte agli sconfitti a segnare questo cimitero di guerra tedesco che sorge, sconosciuto ai più, tra Romagna e Toscana, lungo la strada per la Futa.
Progettato dall'architetto Oesterlen e dai paesaggisti Walter Rossow ed Helmut Bournot, il camposanto ospita più di 30.000 sepolture di soldati caduti durante il secondo conflitto mondiale.
Un muro di contenimento rimodella le pendici di un rilievo naturale dando vita a terrazzamenti che si sviluppano, senza soluzione di continuità, a partire dal piccolo edificio d'ingresso sulla strada. Un unico nastro murario avvolto a spirale attorno alla collina e concluso, sulla cima, da un acuminato sperone stagliato contro il cielo. Si tratta del corpo che ospita la cripta e si configura come una monumentale, simbolica, scheggia di memoria, confitta nell'Appennino e ricoperta dalle incrostazioni marmoree di un mosaico astratto opera di Helmut Lander.
Sulle terrazze, le piccole lapidi quadrate in granito sono semplicemente adagiate sul tappeto erboso, ordinate in "ranghi" serrati alternati a specchi d'acqua circolari.
Il materiale litico utilizzato per le murature è la pietra serena locale, cavata nei dintorni di Firenzuola, tagliata in lastre e piccoli masselli per dar vita ad un dispositivo stratificato, a tessitura larga, che accentua l'orizzontalità dei terrazzamenti. L'opera muraria mostra un carattere architettonico definito, ordinato, anche se frequentemente variato dall'inserimento di blocchi di altezza maggiore che interrompono i filari e i giunti di malta sottili e regolari. Nei muri di contenimento sono poi incastonate croci litiche; simboli che, come episodi scultorei, aggettano rispetto al paramento murario, emergendo dal piano con la forza della materia appena sbozzata, sottolineata da una scura linea d'ombra.
Visione del cimitero. (foto: Alfonso Acocella)
La pietra serena, in forma di lastre dai bordi sbrecciati accostate a scabri getti di calcestruzzo, ritorna nelle scalinate che salgono fino alla sommità dell'altura.
Nel cimitero della Futa, aldilà di ogni giudizio storico, architettura, scultura e disegno del paesaggio si uniscono nel segno della neutralità, affinchè insieme al ricordo di quei caduti, per la patria tedesca, sia onorata la memoria di ogni vittima degli orrori della guerra.
Davide Turrini
(*) Il brano rieditato è tratto dal volume di Alfonso Acocella, L'architettura di pietra, Firenze, Lucense-Alinea, 2004, pp. 624.
15 Febbraio 2006
Cimitero di guerra tedesco (1960) al Passo della Futa di Dieter Oesterlen*
Visione del cimitero. (foto: Alfonso Acocella)
L'opera
È, forse, la damnatio memoriae toccata in sorte agli sconfitti a segnare questo cimitero di guerra tedesco che sorge, sconosciuto ai più, tra Romagna e Toscana, lungo la strada per la Futa.
Progettato dall'architetto Oesterlen e dai paesaggisti Walter Rossow ed Helmut Bournot, il camposanto ospita più di 30.000 sepolture di soldati caduti durante il secondo conflitto mondiale.
Un muro di contenimento rimodella le pendici di un rilievo naturale dando vita a terrazzamenti che si sviluppano, senza soluzione di continuità, a partire dal piccolo edificio d'ingresso sulla strada. Un unico nastro murario avvolto a spirale attorno alla collina e concluso, sulla cima, da un acuminato sperone stagliato contro il cielo. Si tratta del corpo che ospita la cripta e si configura come una monumentale, simbolica, scheggia di memoria, confitta nell'Appennino e ricoperta dalle incrostazioni marmoree di un mosaico astratto opera di Helmut Lander.
Sulle terrazze, le piccole lapidi quadrate in granito sono semplicemente adagiate sul tappeto erboso, ordinate in "ranghi" serrati alternati a specchi d'acqua circolari.
Il materiale litico utilizzato per le murature è la pietra serena locale, cavata nei dintorni di Firenzuola, tagliata in lastre e piccoli masselli per dar vita ad un dispositivo stratificato, a tessitura larga, che accentua l'orizzontalità dei terrazzamenti. L'opera muraria mostra un carattere architettonico definito, ordinato, anche se frequentemente variato dall'inserimento di blocchi di altezza maggiore che interrompono i filari e i giunti di malta sottili e regolari. Nei muri di contenimento sono poi incastonate croci litiche; simboli che, come episodi scultorei, aggettano rispetto al paramento murario, emergendo dal piano con la forza della materia appena sbozzata, sottolineata da una scura linea d'ombra.
Visione del cimitero. (foto: Alfonso Acocella)
La pietra serena, in forma di lastre dai bordi sbrecciati accostate a scabri getti di calcestruzzo, ritorna nelle scalinate che salgono fino alla sommità dell'altura.
Nel cimitero della Futa, aldilà di ogni giudizio storico, architettura, scultura e disegno del paesaggio si uniscono nel segno della neutralità, affinchè insieme al ricordo di quei caduti, per la patria tedesca, sia onorata la memoria di ogni vittima degli orrori della guerra.
Davide Turrini
(*) Il brano rieditato è tratto dal volume di Alfonso Acocella, L'architettura di pietra, Firenze, Lucense-Alinea, 2004, pp. 624.
15 Febbraio 2006
22 Febbraio 2008 , 19:08 claudio d'amato guerrieri
Forse non tutti sanno che il giovane Mario Ridolfi fece il suo 'mitico' viaggio in Germania all'inizio degli anni trenta sul sellino posteriore della moto di Dieter Oesterlen. Questo è quanto racconta la 'leggenda' alimentata dallo stesso Mario Ridolfi (vedi l'intervista a Controspazio della metà degli anni settanta nel primo dei due numeri monografici dedicati a MR). La notizia comunque è da considerarsi sostanzialmente vera, stando anche alla testimonianza che mi rese Volfango Frankl dopo la scomparsa di MR.