Toscana 

Produzione e prodotti 

Intervista a Piero Antinori

 


Piero Antinori Presidente della Marchesi Antinori

Davide Turrini. Nuovi committenti per un Nuovo Rinascimento. Tentiamo di inquadrare la figura del committente contemporaneo di grandi opere di architettura?
Piero Antinori. Il committente deve possedere due caratteristiche fondamentali che possono apparire antitetiche ma in realtà non lo sono: deve porre al progettista precise richieste riguardanti le prestazioni dell'edificio da costruire e deve coltivare una particolare sensibilità nei confronti della "bellezza". Oggi più che mai l'architettura oltre a soddisfare le esigenze funzionali per cui è concepita e realizzata deve essere bella, di alta qualità estetica e costruttiva. Non dimentichiamo che la bellezza può essere uno straordinario volano economico.
Nella cantina di Bargino, che presentiamo al convegno, la combinazione tra funzionalità e qualità intrinseche dell'immagine e della struttura architettonica porterà certamente ricadute positive sul nostro prodotto, sui vini del marchio Antinori, e più in generale sul contesto circostante.

D.T. Quale strategia aziendale sta alla base del progetto della cantina di Bargino?
P.A. La strategia nasce da una semplice considerazione che riguarda le caratteristiche del nostro cliente. Negli ultimi dieci anni il settore della produzione vinicola di qualità è mutato rapidamente: si è sviluppato il turismo dei vini, il consumatore si è evoluto, è diventato molto più curioso, non solo vuole conoscere il luogo e l'annata di produzione del vino, ma spesso vuole visitare personalmente la campagna, il vigneto, la cantina dove il prodotto viene creato, imbottigliato, invecchiato. Ecco allora chiarita l'importanza dell'immagine aziendale e più specificatamente dell'immagine del luogo di vinificazione.
Per noi oggi la cantina è un vero e proprio showroom. Oltre all'aspetto puramente tecnologico del sistema di vinificazione ci interessa moltissimo l'estetica dell'involucro architettonico entro cui pulsa il cuore della filiera produttiva.
Con un linguaggio fortemente moderno abbiamo voluto ricreare nella cantina di Bargino l'ambiente tradizionale delle fattorie delle colline toscane. La fattoria in passato non era semplicemente una proprietà agricola, ma era una comunità produttiva complessa, in cui tutti i prodotti della terra, nella loro ampia varietà, venivano trasformati sul posto. Così accanto alla cantina vera e propria si potevano trovare il frantoio, il mulino, il forno e ancora tutte le attività artigianali connesse alle lavorazioni agricole, come ad esempio quella del bottaio.
Di concerto con i progettisti dello studio Archea, abbiamo tentato di proporre al visitatore contemporaneo un ambiente di questo tipo, caratterizzato da molteplici attività integrate; accanto agli spazi per la produzione e la vendita del vino ci saranno il vivaio con l'impianto dei diversi tipi di vigneto, la vinsanteria per la produzione del passito, il laboratorio dove saranno costruite le botti, il frantoio, il forno a legna per fare il pane, un ristorante.

D.T. Piero Antinori è uno dei protagonisti del convegno di oggi intitolato "Verso un Nuovo Rinascimento". Quali sono le vostre strategie per raggiungere questa dimensione auspicata di "rinascenza", per consolidarla e per far si che essa si diffonda da Firenze, dalla Toscana, ad un contesto più ampio?
P.A. L'evento di oggi costituisce solo un punto di partenza in cui presentare progetti emblematici di ciò che abbiamo fatto e di ciò che vogliamo fare in futuro; spero che il numero dei progetti di qualità aumenti, e che, anche attraverso un fenomeno di emulazione, sempre più persone comincino a credere in un "Nuovo Rinascimento" possibile, innescando una sorta di reazione a catena anche nei programmi edilizi di committenza pubblica.
Ritengo che la forza della nostra iniziativa stia nella capacità di saper unire i volti diversi di una stessa identità storica, verso chiari obiettivi di innovazione futura. Gli strumenti sono quelli della sinergia tra una cultura antica e un'imprenditorialità dinamica e moderna che sentono la necessità di continuare ad affermare il loro stile. Avere già al nostro fianco tre grandi produttori di pietra, marmo e cotto, è un grande risultato, siamo ormai in un processo evolutivo che porterà ad esiti ulteriori.
Credo che i prossimi temi progettuali da affrontare con urgenza siano quelli delle periferie degradate, che tutti attraversiamo per raggiungere i centri storici, e quelli dei terminal infrastrutturali, penso ad esempio agli aeroporti, che oltre ad essere funzionali devono presentarsi come architetture di qualità, per poter essere finalmente considerati, a giusto titolo, i nuovi biglietti da visita delle nostre città.

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24 Marzo 2005

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Piero Antinori Presidente della Marchesi Antinori

Davide Turrini. Nuovi committenti per un Nuovo Rinascimento. Tentiamo di inquadrare la figura del committente contemporaneo di grandi opere di architettura?
Piero Antinori. Il committente deve possedere due caratteristiche fondamentali che possono apparire antitetiche ma in realtà non lo sono: deve porre al progettista precise richieste riguardanti le prestazioni dell'edificio da costruire e deve coltivare una particolare sensibilità nei confronti della "bellezza". Oggi più che mai l'architettura oltre a soddisfare le esigenze funzionali per cui è concepita e realizzata deve essere bella, di alta qualità estetica e costruttiva. Non dimentichiamo che la bellezza può essere uno straordinario volano economico.
Nella cantina di Bargino, che presentiamo al convegno, la combinazione tra funzionalità e qualità intrinseche dell'immagine e della struttura architettonica porterà certamente ricadute positive sul nostro prodotto, sui vini del marchio Antinori, e più in generale sul contesto circostante.

D.T. Quale strategia aziendale sta alla base del progetto della cantina di Bargino?
P.A. La strategia nasce da una semplice considerazione che riguarda le caratteristiche del nostro cliente. Negli ultimi dieci anni il settore della produzione vinicola di qualità è mutato rapidamente: si è sviluppato il turismo dei vini, il consumatore si è evoluto, è diventato molto più curioso, non solo vuole conoscere il luogo e l'annata di produzione del vino, ma spesso vuole visitare personalmente la campagna, il vigneto, la cantina dove il prodotto viene creato, imbottigliato, invecchiato. Ecco allora chiarita l'importanza dell'immagine aziendale e più specificatamente dell'immagine del luogo di vinificazione.
Per noi oggi la cantina è un vero e proprio showroom. Oltre all'aspetto puramente tecnologico del sistema di vinificazione ci interessa moltissimo l'estetica dell'involucro architettonico entro cui pulsa il cuore della filiera produttiva.
Con un linguaggio fortemente moderno abbiamo voluto ricreare nella cantina di Bargino l'ambiente tradizionale delle fattorie delle colline toscane. La fattoria in passato non era semplicemente una proprietà agricola, ma era una comunità produttiva complessa, in cui tutti i prodotti della terra, nella loro ampia varietà, venivano trasformati sul posto. Così accanto alla cantina vera e propria si potevano trovare il frantoio, il mulino, il forno e ancora tutte le attività artigianali connesse alle lavorazioni agricole, come ad esempio quella del bottaio.
Di concerto con i progettisti dello studio Archea, abbiamo tentato di proporre al visitatore contemporaneo un ambiente di questo tipo, caratterizzato da molteplici attività integrate; accanto agli spazi per la produzione e la vendita del vino ci saranno il vivaio con l'impianto dei diversi tipi di vigneto, la vinsanteria per la produzione del passito, il laboratorio dove saranno costruite le botti, il frantoio, il forno a legna per fare il pane, un ristorante.

D.T. Piero Antinori è uno dei protagonisti del convegno di oggi intitolato "Verso un Nuovo Rinascimento". Quali sono le vostre strategie per raggiungere questa dimensione auspicata di "rinascenza", per consolidarla e per far si che essa si diffonda da Firenze, dalla Toscana, ad un contesto più ampio?
P.A. L'evento di oggi costituisce solo un punto di partenza in cui presentare progetti emblematici di ciò che abbiamo fatto e di ciò che vogliamo fare in futuro; spero che il numero dei progetti di qualità aumenti, e che, anche attraverso un fenomeno di emulazione, sempre più persone comincino a credere in un "Nuovo Rinascimento" possibile, innescando una sorta di reazione a catena anche nei programmi edilizi di committenza pubblica.
Ritengo che la forza della nostra iniziativa stia nella capacità di saper unire i volti diversi di una stessa identità storica, verso chiari obiettivi di innovazione futura. Gli strumenti sono quelli della sinergia tra una cultura antica e un'imprenditorialità dinamica e moderna che sentono la necessità di continuare ad affermare il loro stile. Avere già al nostro fianco tre grandi produttori di pietra, marmo e cotto, è un grande risultato, siamo ormai in un processo evolutivo che porterà ad esiti ulteriori.
Credo che i prossimi temi progettuali da affrontare con urgenza siano quelli delle periferie degradate, che tutti attraversiamo per raggiungere i centri storici, e quelli dei terminal infrastrutturali, penso ad esempio agli aeroporti, che oltre ad essere funzionali devono presentarsi come architetture di qualità, per poter essere finalmente considerati, a giusto titolo, i nuovi biglietti da visita delle nostre città.

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Piero Antinori Presidente della Marchesi Antinori

Davide Turrini. Nuovi committenti per un Nuovo Rinascimento. Tentiamo di inquadrare la figura del committente contemporaneo di grandi opere di architettura?
Piero Antinori. Il committente deve possedere due caratteristiche fondamentali che possono apparire antitetiche ma in realtà non lo sono: deve porre al progettista precise richieste riguardanti le prestazioni dell'edificio da costruire e deve coltivare una particolare sensibilità nei confronti della "bellezza". Oggi più che mai l'architettura oltre a soddisfare le esigenze funzionali per cui è concepita e realizzata deve essere bella, di alta qualità estetica e costruttiva. Non dimentichiamo che la bellezza può essere uno straordinario volano economico.
Nella cantina di Bargino, che presentiamo al convegno, la combinazione tra funzionalità e qualità intrinseche dell'immagine e della struttura architettonica porterà certamente ricadute positive sul nostro prodotto, sui vini del marchio Antinori, e più in generale sul contesto circostante.

D.T. Quale strategia aziendale sta alla base del progetto della cantina di Bargino?
P.A. La strategia nasce da una semplice considerazione che riguarda le caratteristiche del nostro cliente. Negli ultimi dieci anni il settore della produzione vinicola di qualità è mutato rapidamente: si è sviluppato il turismo dei vini, il consumatore si è evoluto, è diventato molto più curioso, non solo vuole conoscere il luogo e l'annata di produzione del vino, ma spesso vuole visitare personalmente la campagna, il vigneto, la cantina dove il prodotto viene creato, imbottigliato, invecchiato. Ecco allora chiarita l'importanza dell'immagine aziendale e più specificatamente dell'immagine del luogo di vinificazione.
Per noi oggi la cantina è un vero e proprio showroom. Oltre all'aspetto puramente tecnologico del sistema di vinificazione ci interessa moltissimo l'estetica dell'involucro architettonico entro cui pulsa il cuore della filiera produttiva.
Con un linguaggio fortemente moderno abbiamo voluto ricreare nella cantina di Bargino l'ambiente tradizionale delle fattorie delle colline toscane. La fattoria in passato non era semplicemente una proprietà agricola, ma era una comunità produttiva complessa, in cui tutti i prodotti della terra, nella loro ampia varietà, venivano trasformati sul posto. Così accanto alla cantina vera e propria si potevano trovare il frantoio, il mulino, il forno e ancora tutte le attività artigianali connesse alle lavorazioni agricole, come ad esempio quella del bottaio.
Di concerto con i progettisti dello studio Archea, abbiamo tentato di proporre al visitatore contemporaneo un ambiente di questo tipo, caratterizzato da molteplici attività integrate; accanto agli spazi per la produzione e la vendita del vino ci saranno il vivaio con l'impianto dei diversi tipi di vigneto, la vinsanteria per la produzione del passito, il laboratorio dove saranno costruite le botti, il frantoio, il forno a legna per fare il pane, un ristorante.

D.T. Piero Antinori è uno dei protagonisti del convegno di oggi intitolato "Verso un Nuovo Rinascimento". Quali sono le vostre strategie per raggiungere questa dimensione auspicata di "rinascenza", per consolidarla e per far si che essa si diffonda da Firenze, dalla Toscana, ad un contesto più ampio?
P.A. L'evento di oggi costituisce solo un punto di partenza in cui presentare progetti emblematici di ciò che abbiamo fatto e di ciò che vogliamo fare in futuro; spero che il numero dei progetti di qualità aumenti, e che, anche attraverso un fenomeno di emulazione, sempre più persone comincino a credere in un "Nuovo Rinascimento" possibile, innescando una sorta di reazione a catena anche nei programmi edilizi di committenza pubblica.
Ritengo che la forza della nostra iniziativa stia nella capacità di saper unire i volti diversi di una stessa identità storica, verso chiari obiettivi di innovazione futura. Gli strumenti sono quelli della sinergia tra una cultura antica e un'imprenditorialità dinamica e moderna che sentono la necessità di continuare ad affermare il loro stile. Avere già al nostro fianco tre grandi produttori di pietra, marmo e cotto, è un grande risultato, siamo ormai in un processo evolutivo che porterà ad esiti ulteriori.
Credo che i prossimi temi progettuali da affrontare con urgenza siano quelli delle periferie degradate, che tutti attraversiamo per raggiungere i centri storici, e quelli dei terminal infrastrutturali, penso ad esempio agli aeroporti, che oltre ad essere funzionali devono presentarsi come architetture di qualità, per poter essere finalmente considerati, a giusto titolo, i nuovi biglietti da visita delle nostre città.

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Davide Turrini. Nuovi committenti per un Nuovo Rinascimento. Tentiamo di inquadrare la figura del committente contemporaneo di grandi opere di architettura?
Piero Antinori. Il committente deve possedere due caratteristiche fondamentali che possono apparire antitetiche ma in realtà non lo sono: deve porre al progettista precise richieste riguardanti le prestazioni dell'edificio da costruire e deve coltivare una particolare sensibilità nei confronti della "bellezza". Oggi più che mai l'architettura oltre a soddisfare le esigenze funzionali per cui è concepita e realizzata deve essere bella, di alta qualità estetica e costruttiva. Non dimentichiamo che la bellezza può essere uno straordinario volano economico.
Nella cantina di Bargino, che presentiamo al convegno, la combinazione tra funzionalità e qualità intrinseche dell'immagine e della struttura architettonica porterà certamente ricadute positive sul nostro prodotto, sui vini del marchio Antinori, e più in generale sul contesto circostante.

D.T. Quale strategia aziendale sta alla base del progetto della cantina di Bargino?
P.A. La strategia nasce da una semplice considerazione che riguarda le caratteristiche del nostro cliente. Negli ultimi dieci anni il settore della produzione vinicola di qualità è mutato rapidamente: si è sviluppato il turismo dei vini, il consumatore si è evoluto, è diventato molto più curioso, non solo vuole conoscere il luogo e l'annata di produzione del vino, ma spesso vuole visitare personalmente la campagna, il vigneto, la cantina dove il prodotto viene creato, imbottigliato, invecchiato. Ecco allora chiarita l'importanza dell'immagine aziendale e più specificatamente dell'immagine del luogo di vinificazione.
Per noi oggi la cantina è un vero e proprio showroom. Oltre all'aspetto puramente tecnologico del sistema di vinificazione ci interessa moltissimo l'estetica dell'involucro architettonico entro cui pulsa il cuore della filiera produttiva.
Con un linguaggio fortemente moderno abbiamo voluto ricreare nella cantina di Bargino l'ambiente tradizionale delle fattorie delle colline toscane. La fattoria in passato non era semplicemente una proprietà agricola, ma era una comunità produttiva complessa, in cui tutti i prodotti della terra, nella loro ampia varietà, venivano trasformati sul posto. Così accanto alla cantina vera e propria si potevano trovare il frantoio, il mulino, il forno e ancora tutte le attività artigianali connesse alle lavorazioni agricole, come ad esempio quella del bottaio.
Di concerto con i progettisti dello studio Archea, abbiamo tentato di proporre al visitatore contemporaneo un ambiente di questo tipo, caratterizzato da molteplici attività integrate; accanto agli spazi per la produzione e la vendita del vino ci saranno il vivaio con l'impianto dei diversi tipi di vigneto, la vinsanteria per la produzione del passito, il laboratorio dove saranno costruite le botti, il frantoio, il forno a legna per fare il pane, un ristorante.

D.T. Piero Antinori è uno dei protagonisti del convegno di oggi intitolato "Verso un Nuovo Rinascimento". Quali sono le vostre strategie per raggiungere questa dimensione auspicata di "rinascenza", per consolidarla e per far si che essa si diffonda da Firenze, dalla Toscana, ad un contesto più ampio?
P.A. L'evento di oggi costituisce solo un punto di partenza in cui presentare progetti emblematici di ciò che abbiamo fatto e di ciò che vogliamo fare in futuro; spero che il numero dei progetti di qualità aumenti, e che, anche attraverso un fenomeno di emulazione, sempre più persone comincino a credere in un "Nuovo Rinascimento" possibile, innescando una sorta di reazione a catena anche nei programmi edilizi di committenza pubblica.
Ritengo che la forza della nostra iniziativa stia nella capacità di saper unire i volti diversi di una stessa identità storica, verso chiari obiettivi di innovazione futura. Gli strumenti sono quelli della sinergia tra una cultura antica e un'imprenditorialità dinamica e moderna che sentono la necessità di continuare ad affermare il loro stile. Avere già al nostro fianco tre grandi produttori di pietra, marmo e cotto, è un grande risultato, siamo ormai in un processo evolutivo che porterà ad esiti ulteriori.
Credo che i prossimi temi progettuali da affrontare con urgenza siano quelli delle periferie degradate, che tutti attraversiamo per raggiungere i centri storici, e quelli dei terminal infrastrutturali, penso ad esempio agli aeroporti, che oltre ad essere funzionali devono presentarsi come architetture di qualità, per poter essere finalmente considerati, a giusto titolo, i nuovi biglietti da visita delle nostre città.

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