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28 Giugno 2007

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Pietre d’Italia – I parte
Un progetto culturale di terzo millennio: fra “carta” e web

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L’architettura di pietra

2004-2006. I libri: L’architettura di pietra_ Stone Architecture
Il punto di partenza del progetto culturale di riabilitazione delle Pietre d’Italia all’interno dell’architettura contemporanea è stato il varo di una ricerca pluriennale promossa dalla Lucense di Lucca avviata nel 1999 e sfociata nel 2004 nella pubblicazione del libro L’architettura di pietra. Antichi e nuovi magisteri costruttivi, editato da Lucense-Alinea.
Il valore e il senso più autentico del libro è quello di aver voluto “riunire” e “condensare” in un unico volume i fondamenti teorici, i modi applicativi, le testimonianze più significative dell’architettura antica e di quella contemporanea per sottoporli all’attenzione generale della cultura nazionale avviando l’azione difficile del riconoscimento dei valori e delle qualità di uno dei materiali principali – se non “il materiale principe” in assoluto – dell’architettura di ogni tempo.
L’architettura di pietra ha registrato nei primi anni di vita un significativo successo vendendo migliaia di copie e, conseguentemente, iniziando la sua penetrazione nel mondo della cultura italiana e del settore più specializzato dei progettisti (architetti, restauratori, paesaggisti, designer, ingegneri). Un’ampia rassegna di recensioni de L’architettura di pietra – apparse sulla maggior parte delle riviste di settore sia cartacee che digitali – ha fatto conoscere e affermare il libro all’interno dell’orizzonte nazionale, favorendo l’incontro con il pubblico e anticipando la sua diffusione negli ambiti territoriali più periferici del Paese lontani dai grandi centri urbani.
Nel concepire e scrivere L’architettura di pietra abbiamo inteso rapportarci, oltre che al contesto culturale italiano, all’orizzonte internazionale, dove negli ultimi lustri sostanziali trasformazioni hanno attraversato il settore dei media e in esso la stessa editoria tradizionale.
Negli ultimi decenni del Novecento il settore della grande editoria è stato attraversato da una serie di mutazioni strutturali che hanno investito gli assetti societari, gli organigrammi delle case editrici, le tecniche di produzione, le logiche di distribuzione e di commercializzazione dei libri, la stessa concezione dei prodotti editoriali. Pure la tradizionale autonomia dei mercati territoriali, in relazione alla differenziazione linguistica dei diversi stati nazionali, si è modificata.
In funzione dell’internazionalizzazione economica trainata dal processo di globalizzazione della società contemporanea è aumentata la richiesta di libri in inglese la cui crescita – grazie alle grandi tirature di stampa – ha contribuito a fare dell’area anglofona lo spazio di transazione più importante a livello mondiale.
Ai mercati editoriali nazionali, i cui confini linguistici erano scavalcati tradizionalmente solo dalla produzione letteraria, si è sovrapposto progressivamente un secondo livello di rete di vendita transnazionale (e per certi versi de-territorializzato) di libri in inglese. Questo processo ha continuato a riguardare massicciamente il settore della narrativa ma, contemporaneamente, ha investito anche nuovi settori dell’editoria tradizionalmente preclusi alla traduzione in inglese, in particolare quelli legati al mondo dell’arte, del design e dell’architettura contrassegnati spesso da ricchi repertori di illustrazioni a colori.
Alla fase iniziale, con edizioni multilingue di singoli titoli (con cessione dei diritti dall’editore originario alle case editrici che co-editano l’opera nelle lingue nazionali), segue l’ascesa e il ruolo assunto dall’inglese quale linguaggio dominante che impone un cambio di strategia imprenditoriale con una convergenza, soprattutto da parte dei grandi gruppi, verso edizioni transnazionali in inglese stampate dopo (o in parallelo) all’opera in lingua originale.

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Il fenomeno di trascinamento dei titoli editoriali più importanti verso contesti culturali anche molto diversi fra loro ha varie ripercussioni sull’architettura dei libri e sulla loro produzione. Le influenze non tardano a farsi sentire sui particolari tipi di opere come i volumi d’arte, di design, di architettura.
Simmetricamente all’azione egemonizzante del “linguaggio testuale” legato al monolinguismo inglese, si assiste alla formazione e alla diffusione di una sorta di “stile editoriale” iconico fortemente segnato dall’apporto di grafici creativi che ha alimentato negli ultimi venti anni una cultura visuale condivisa dalle elite intellettuali dei vari paesi sempre più omogenee quanto a gusti, ad abitudini di vita, a frequentazioni di luoghi inscritti in una geografia cosmopolita promossa da turismo globale che sposta uomini in sempre accresciute quantità.
Lo stesso ruolo dell’opera a stampa nell’era della globalizzazione ne risulta modificato. Il “libro d’occasione” inteso come il “libro evento” (riccamente illustrato, ben impaginato e confezionato, collegato a mostre o ad azioni di marketing culturale) diventa lo standard di produzione di fascia medio-alta dei grandi gruppi editoriali. Intense campagne promozionali preparano, in genere, l’uscita sul mercato dei libri la cui vita commerciale s’è trasformata.
All’impatto mediatico promosso per la ricerca di un immediato successo corrisponde, in generale, una rapida obsolescenza del valore dei titoli pubblicati che gli stessi editori declassano velocemente fra le rimanenze di magazzino o addirittura mandano al macero non appena i libri, esaurita la fase della grossa vendita concentrata in un lasso di tempo breve, iniziano ad essere acquistati lentamente dal pubblico.
Nel mercato attuale la visibilità e la stessa vita culturale dei libri viene velocemente consumata. La febbrile produzione e commercializzazione di nuovi titoli da parte dei grandi gruppi editoriali, (sempre più imprese economiche e meno laboratori culturali), mina alla base l’autorevolezza e il valore assegnato storicamente all’opera a stampa, insieme ai modi per concepirla ed elaborarla. I tempi di ricerca e quelli connessi al lavoro di scrittura, hanno registrato un forte processo di accelerazione e di compressione temporale.
Il libro, proiettato tradizionalmente in una dimensione di lunga o media durata, quale può essere considerata quella di una generazione, è diventato prodotto di consumo il cui successo è frutto prevalentemente di un richiamo mediatico più che di affermazione specifica dell’opera. Il destino più probabile dei libri è quello dell’oblio, della perdita di memoria culturale a distanza di qualche anno o di solo qualche stagione.
È da evidenziare, inoltre, come si sia assistito ad un “rimodellamento” della stessa figura dell’autore (rappresentata in passato dallo studioso, dall’interprete, dallo scrittore) che ha ceduto – soprattutto nelle opere a stampa riccamente illustrate: libri d’arte, di design, di architettura – sempre più terreno ai protagonisti dell’editoria globalizzata rappresentati dai creativi, dai fotografi e soprattutto dai grafici, diventati “autori nuovi” a tutti gli effetti al pari dei tradizionali autori dei libri.
Predisponendoci alla ricerca e alla elaborazione de L’architettura di pietra si è inteso, sin dagli inizi, lavorare in controtendenza rispetto a questo quadro per certi versi “involutivo” dell’editoria globalizzata, ponendoci tre obiettivi prioritari: tentare di arginare l’obsolescenza veloce dei prodotti editoriali contemporanei; impegnarsi nell’innovare la visione settoriale dei libri d’architettura (libri di sola critica, di sola teoria, di sola storia, di sola tecnica); superare il confine linguistico nazionale trascinando però – nella migrazione dal “locale” al “globale” – gli elementi fondativi posti alla base dell’opera stampa, ovvero il valore delle Pietre d’Italia e le tracce che queste ultime hanno lasciato in eredità al Paese segnandone molti tratti identitari.
Il tempo – visto quale fattore qualificante di produzione dei contenuti dell’opera a stampa – ha assunto un ruolo fondamentale nel nostro lavoro. La temporalità entro cui è inscritta l’elaborazione de L’architettura di pietra ha abbracciato cinque anni di intensa attività lungo i quali ricerca, riflessione, scrittura si sono sovrapposte ed autoalimentate.
Trovare tanto tempo in un’epoca che sembra aver abolito “il tempo dalla vita” non è stato facile. In alcune fasi è apparso evidente come si è trattato di “svuotare” la vita contemporanea (fatta oramai di troppi eventi, accidenti ed incidenti) per riempirla di “tempo vuoto” propizio al concepimento e al compimento dell’opera a stampa e – poi – alla riflessione sugli esiti, sul significato assunto unitamente al tentativo del “ricominciamento”, della “virtualizzazione” del tema sul web. Su questa strategia abbiamo costruito l’edizione italiana de L’architettura di pietra, cercando di guardare lontano.
Nel redigere L’architettura di pietra si è lavorato con logica transdisciplinare al fine di realizzare un volume ricco di contenuti rivolti ad una comunità variegata sia nazionale che internazionale; un’opera a stampa indirizzata ad intercettare ed agganciare sia la cultura storico-artistica che l’orizzonte del progetto contemporaneo. Lo sviluppo concettuale volume ha inteso, inoltre, confrontarsi con lo spazio del mercato delle Pietre d’Italia; quel mercato oramai deterritorializzato, fatto di conversazioni e di visualizzazioni, di transazioni immateriali, in cui i ruoli tradizionali delle figure impegnate vanno trasformandosi profondamente e dove la cultura sempre più si propone come veicolo di valorizzazione economica.
Il tentativo di riabilitazione dello Stile litico attraverso un lungo processo culturale è stato sempre visto negli aspetti generali della disciplina architettonica ma anche, simmetricamente, come riconoscimento delle pietre quali elementi fondanti dell’identità.
Siamo stati impegnati lungamente – calibrando sequenze temporali, fuochi tematici e nodi problematici, avanzando associazioni e tessendo trame narrative – in vista di un lavoro finalizzato ad un recupero di memoria dell’identità storica d’Italia senza respingere l’eco del mondo contemporaneo; l’aspettativa era di pervenire ad un’opera di livello culturale alto e di profilo internazionale da potersi tenere in bella mostra nelle sale di rappresentanza delle Ambasciate d’Italia o da affidare, quale strumento promozionale, all’ICE (Istituto del Commercio Estero) o addirittura alle Aziende leader italiane “produttrici” e trasformatrici dei marmi, delle pietre, dei travertini, dei graniti come biglietto da visita identitario del Paese.
Questa aspettativa – che abbiamo lungamente cercato di alimentare attraverso la qualità del lavoro di ricerca, di scrittura e di narrazione, di illustrazione e composizione editoriale si è in larga parte già materializzata e ne siamo orgogliosi.

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Stone Architecture

L’editore Skira – il più glorioso ed antico marchio dell’editoria d’arte internazionale – nel 2006 ha acquisito i diritti in lingua inglese de L’architettura di pietra e ne ha allestito l’edizione per il mercato internazionale insieme alla Lucense, committente dell’opera: Stone architecture. Ancient and modern constructive skills è il nuovo titolo con il quale il libro si diffonde nel mondo cercando i suoi lettori. I traduttori dell’opera, Patrick John Barr e Alice Fischer, sono portatori della “nuova scrittura”.

Alfonso Acocella

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