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26 Giugno 2007

Appunti di viaggio

Diario non corretto dall‘Albania – III parte

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Architettura di pietra sul fiume Langarica

Giovedì 28 aprile 2005
La mattina è splendida, c’è caldo. Le tende sono bagnate perchè di notte fa molto umido. Il dottore ieri sera si è dimenticato al ristornate il marsupio contenente documenti, carte di credito, ecc… Qualcuno lo ha preso e così si fa lo scherzo, lo mettiamo dentro un tronco di un albero cavo. Lui passando lo nota, ma all’interno non c’è più niente, ” mi hanno rubato tutto” grida, ma non si scompone più di tanto, sta già facendo i numeri per annullare le carte di credito. A questo punto lo scherzo finisce. Begli amici!
…Alle 8:00 abbiamo fermo davanti al rifugio un camion adibito al trasporto del carbone guidato da uno stravagante personaggio, è un camion di non so quanti anni fa, non so neanche come fa ad andare ancora, è un quattro ruote motrici, marca IVA, della Germania Orientale, è tenuto insieme in qualche modo, ma funziona perfettamente, paghiamo il passaggio 1 o 2 euro a testa.
Carichiamo non so come le canoe nel cassone che è stato riempito con paglia bagnata (di letame) per non sporcare le canoe con la polvere di carbone (mah!). Si prende posto sul cassone, io, ed i Lussi dentro in cabina. La mia risulterà essere in seguito la scelta peggiore, sia per il nauseante odore di nafta che per la scomodità, sia per il caldo e anche per la paura che se si rovesciasse nel difficile percorso avrei fatto la fine del topo mentre gli altri almeno sarebbero saltati giù. La mulattiera è veramente stretta, è fatta su misura per le dimensioni del camion, all’inizio iniziamo a salire in mezzo ad una folta vegetazione, poi discendiamo, vi è qualche pascolo, e la vegetazione d’arbusti lascia il posto ad un bosco di querce e lecci, incrociamo una ruspa di 80 anni fa, sicuramente di provenienza da un paese dell’Est. Durante una sosta salgo anch’io fuori sul cassone, finalmente un po’ d’aria fresca. Scendiamo ancora, ora il greto di un torrente è la nostra strada, daremo nome di Camioning a questo nuovo modo di viaggiare. Finalmente al fiume, ma l’acqua scorre a centinaia di metri in una profonda spaccatura nella roccia come una ferita nella montagna. Le ruote del camion sfiorano il ciglio della carreggiata ed è meglio non pensare a quello che potrebbe capitarci se…
Scaricate le canoe il camion prosegue alla carbonaia poco distante. Risulta esserci una pagaia in più è la mia di scorta, all’inizio vorrei tagliarla e recuperare il manico, ma mi rendo conto che è impossibile tagliare il carbonio con un coltello da canoa. Scendo allora in acqua con la pagaia legata alla coda della canoa, non sono molto contento, ma non c’è altro da fare. Durante la discesa una volta mi arriva sul casco…

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Paesaggio agreste della regione Permet. In primo piano un bunker.
“Camioning” su un letto di torrente nel viaggio di avvicinamento al fiume Langarica.

Fiume Langarica (AL) – 28 aprile 2005
Nazione: Albania
Regione: Permet
Livello H20: medio-alto
Lunghezza: 11 Km.
Difficoltà: III° (III°+ ?)
Imbarco: P. Dashi
Sbarco: P. Petran
Partecipanti: Andrea, Bicio, Luca, Massimo DD, Jhon, Massimo Lusso, Fabrizio, Gigi, Lorenzo, Beppe, Daniele Dott., Francesco, Uccio, Anna
Bagni: Uccio tanti, Anna 2, Bicio
Eskimi: Bicio 1

…La difficoltà del fiume è maggiore di come ce l’aveva descritta Ilir, è un III° non di passaggi, ma di rapide, e questo crea non pochi problemi a Uccio e Anna, canoisti da poco tempo e per niente esperti di queste discese. Cerchiamo di stare dietro a loro il più possibile, Daniele dott. fa da mamma chioccia ad Anna, Uccio segue come un ombra Luca o qualcun altro, io ho la videocamera, devo fare i filmati e ho pure una pagaia al traino che rompe… Il percorso è fantastico, lunghe rapide si alternano a tratti d’acqua piatta abbastanza veloce. Le pareti si alzano per parecchi metri ai lati del fiume, la larghezza a tratti non raggiunge i 2 metri, e c’è pure buio. La prima rapida è la più tecnica, l’acqua va a finire contro un sasso in mezzo al fiume, bisogna passare sulla sinistra, Uccio purtroppo si rovescia prima, primo bagno di una lunga serie, sfortunatamente la pagaia rimane incastrata in un punto irraggiungibile del fiume. Meno male che abbiamo la mia al traino, alla fine è venuta utile. Ancora bagni ma sempre in un fantastico contesto, speriamo che i nuotatori se lo siano potuto godere. Smonto e filmo, rimonto, pagaio, smonto e filmo, è una bella rompitura. Mentre scendo alla mia sinistra noto un colore diverso della roccia, è di un bianco latte, mi avvicino è acqua termale. Scendo e aspetto gli altri, poco più in alto del livello del fiume c’è costruita con sassi una vasca, dalla forma di ferro di cavallo, dalla parete della montagna sgorga acqua calda. Ci si immerge tutti nella pozza e ci si rilassa e forse ci si lava. Continuiamo, poco più avanti un’altra vasca, immerso c’è Massimo in completo rilassamento. La gola si allarga e dietro ad una curva un ponte a schiena d’asino di pietra fa da cornice a delle alte montagne innevate, un pastore è sopra sul punto più alto e ci guarda, il suo gregge è sparpagliato sulle pareti scoscese della riva di destra sotto l’attenta sorveglianza dei fidati cani. Sotto al ponte in una stretta ansa l’acqua è calda, altra risorgiva termale, ne aproffittiamo per provare qualche eskimo, Bicio che ci ha detto che ora l’eskimo gli riesce prova la difficile manovra e ci fa un bel bagno. Bravo Bicio.
Il letto del fiume ora si allarga decisamente, siamo un po’ tutti sparpagliati, ognuno scende per conto suo, ora il Langarica assomiglia molto al letto del Trebbia basso. Arriviamo alla confluenza con il fiume Voiusa, da qui ci aspetta un’altra bella pagaiata di volume di 6 km…

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Architettura di pietra sul fiume Langarica
Stupendo ponte a schiena d’asino sul fiume ad uso e consumo di poche greggi di pecore.

… Smontiamo, ci riposiamo, alcuni di noi decidono di interrompere la discesa qui, già appagati da quella appena fatta. Si va a visionare la rapida poco distante, un grosso bucone da passare decisamente sulla destra per evitare sulla sinistra un pericoloso sifone. Molti metri cubi di acqua, potenza, velocità, schiuma, onde, ritorni, eskimi, sifoni, e via, si diano inizio alle danze…

Fiume Voiusa(AL) – 28 aprile 2005
Nazione: Albania
Regione: Permet
Livello H20: medio-alto
Lunghezza: 6 km.
Difficoltà: IV°+
Imbarco: P. Petran
Sbarco: P. Permet
Partecipanti: Andrea, Bicio, Luca, Nicola, Massimo DD, Jhon, Massimo Lusso, Fabrizio, Gigi, Lorenzo, Beppe, Francesco
Eskimi: 1 Andrea, ecc

Alcuni di noi si lanciano di proposito nel buco, altri lo evitano, io mi devo abituare e lo prendo in pieno, è proprio grosso, Luca viene letteralmente stoppato. La discesa è divertente, bisogna però rimanere al centro del fiume perchè le pareti sono tutte scavate e nicchiate, finirci dentro a queste grotte scavate dall’erosione dell’acqua sarebbe la fine. Ma è anche difficile finirci dentro. Sbarchiamo a P.Permet soddisfatti non per la discesa ma per quello che abbiamo vissuto durante tutta la giornata

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Sbarco a Permet tra l’interesse dei bimbi subito accorsi.
Il fiume che qui scorre in conglomerati e molto pericoloso per la presenza di nicchie e sifoni.

…Caldo…. stendiamo l’abbigliamento appena usato, un albanese-pescatore mi chiede se gli vendo la muta, volentieri se ne avessi un’altra o se fosse l’ultimo giorno, ma poi a che prezzo? quello che potrei chiedergli sarebbe sicuramente un esagerazione per lui, penso che se fosse stato l’ultima discesa della vacanza gliela avrei regalata. Mi intrattengo poi con due ragazzi simpatici che parlano perfettamente italiano, mi dicono che lo hanno imparato guardando la TV ( Italia 1). Ilir ci porta in una pasticceria, ci abbuffiamo delle solite focacce con spinaci o cipolla e per desser una bella pastina con panna. Poi pulmino, chilometri, stanchezza, ancora un lungo trasferimento. Paesaggi , degrado, campagne, bunker, fabbriche dismesse, capre, pecore, pastori, cani, asini che trainano i loro carretti, sguardi curiosi, bambini, donne occupate nei loro lavori domestici, vecchi seduti che osservano, discutono forse su un passato che non tornerà più. Quattro passi in un paese sulle montagne, vi è una via principale che ci facciamo tre o quattro volte, i negozi non vendono proprio niente che si possa comperare come ricordo da portare a casa. Facciamo spesa.
Mi sento un po’ fuori luogo tra questa gente mai invadente e che conduce una vita povera ma dignitosa. Ilir ci dice che qui vedono solamente quindici turisti all’anno: noi! E’ buio quando raggiungiamo finalmente il posto dove dobbiamo campeggiare. Siamo in uno spiazzo all’intero di una carbonaia, l’atmosfera è veramente strana, vi sono questi fuochi e fumi che si sprigionano dai coni formati dalla legna e ricoperti di terra e paglia, ci vogliono 15 giorni perchè la legna si trasformi in carbone e forse ancora pochi anni, se vanno avanti così, perchè le montagne rimangano senza alberi. Anna è già all’opera per preparare la cena, spaghetti e salcicce. Il Dottore, vegetariano, se ne mangia un paio. Finalmente a letto, cielo stellato come da noi ormai non si vede più per l’inquinamento luminoso. Ma chi è, che ancora alza la testa per guardare le stelle?

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Uno degli ultimi carbonai del bacino mediterraneo.

Venerdì 29 aprile 2005
…Giornata meravigliosa, sole splendido, i carbonai sono già a lavoro. La nostra vacanza stride un po’ con la vita di tutti i giorni degli albanesi. Chissà se diamo anche fastidio come immagine, noi ricchi occidentali che vengono e si divertono con i loro strani contenitori di polietilene e loro, poveri occidentali con poco o niente…
Si trova una tartaruga e la si filma….

Fiume Devoll (AL) – 29 aprile 2005
Nazione: Albania
Regione: Korca
Livello H20: medio
Lunghezza: 17 km.
Difficoltà: IV° V°
Imbarco: Tre Urat
Sbarco: P. Moglice
Partecipanti: Andrea, Bicio, Luca, Massimo DD, Jhon, Massimo Lusso, Fabrizio, Gigi, Lorenzo, Beppe, Francesco

…Finalmente di nuovo con la pagaia in acqua. Stavolta si parte direttamente dal ” campeggio”. Il percorso è molto divertente, alcuni bei passaggi ci impegnano discretamente, bel volume di acqua, rapide lunghe ed ondose. Massimo e Francesco vorrebbero ripetere un passaggio tecnico-slalomistico , ma proseguiamo. Trasbordiamo tutti una difficile e lunga rapida con pericoloso buco che trattiene. Secondo Iliar si passa, ma secondo Lorenzo il passaggio è impraticabile. Ascoltiamo il giudizio del canoista e canoa in spalla trasbordiamo. Successivamente siamo di nuovo sulle rive a guardare una difficile rapida di V°. Massimo, Lorenzo ed io siamo decisi ad affrontarla, gli altri sono già con la canoa in spalla e la trasbordano. Parte il più in forma di noi tre, Lorenzo, impeccabile, noi intanto siamo alla fine del passaggio che facciamo sicura. Ora è Massimo che è alle prese con l’acqua bianca, anche lui tutto bene. Io sono quasi intenzionato a trasbordare: la mia testa prima libera da tragici pensieri si sta riempiendo di insicurezze, e questo per un canoista non va proprio bene, non mi è era successo negli anni passati, ora sta cambiando qualche cosa. Massimo quando gli dico che sono intenzionato a saltare mi ricorda che tecnicamente sono in grado di scendere e questo mi infonda una nuova sicurezza nelle mie capacità. Entro in canoa, la testa è libera, ora sono di nuovo l’Andrea di una volta, pagaio tranquillo sicuro delle mie capacità. Tutto bene, grazie anche a Massimo. Ora gli ultimi chilometri sono puro divertimento, è una vera cavalcata, tutti sono entusiasti, la giornata è splendida, il paesaggio è selvaggio e bucolico, ripetiamo una bella rapida due volte per le riprese del filmino, non è un granchè, ma è l’entusiasmo del gruppo che speriamo venga trasferito sul filmino. E’ ora di scendere, peccato, avrei voluto ancora pagaiare e pagaiare e pagaiare…

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Il Devoll che si snoda tra i monti della regione Korca. Unici spettatori un gregge di capre.

…Oggi niente ore di strada per raggiungere un nuovo fiume, domani continueremo sul Devoll, scendendo il tratto delle gole. Nuovo camping, ancora più bello degli altri, montiamo le tende, alcuni vanno giù al torrente a lavarsi. Finito di montare il campo tutti si va a fare la ricognizione del tratto della gola che dovremmo percorrere domani. E’ impegnativa, soprattutto il penultimo passaggio con buco finale, Lorenzo è al mio fianco e continua a ripetermi ” la facciamo vero?, domani la facciamo vero?”. Annuisco, ma non sono molto convinto, però mi sento più sicuro nelle mie possibilità e questo è un buon segno.
Questa sera capretto. Il Toyota parte e va al villaggi poco distante, si compra una capretta viva che viene sgozzata e scuoiata sul momento, e consegnata ad una donna per la cottura. Andremo più tardi a prenderla. Intanto dei volenterosi, raccolgono legna per il falò di questa sera che purtroppo sarà anche l’ultima in terra albanese. Cala la notte ed il cielo si riempie di stelle, c’è proprio buio, buio pesto. Questa volta vado anch’io con il Toyota a prendere il capretto, il villaggio è formato da tre case, dove vi è un bazar, un bar e poi niente altro. Sono passate ormai 5 ore il capretto dovrebbe essere cotto ( non proprio) e lo portiamo via. Ci ritroviamo tutti attorno al fuoco, allegri, fumati, un po’ brilli dal vino. Massimo ” apre ” il povero capretto e 15 lupi affamati si avventano sulle povere ma squisite carni dell’animale. Nessuno è preso dal rimorso. Anche il nostro dottore-vegetariano non si tira indietro e si mangia la sua porzione. Ora si beve la grappa, alcuni esagerano, Massimo ad un certo punto sparisce nella vegetazione, Francesco come al solito si sdraia ed entra in trance, Gigi passa dall’euforia a un momento di sconforto e di silenzio, di controllo della respirazione e controllo dello stomaco, Anna si accascia a terra senza accorgersene e viene calpestata dal Jhon (?) che le procura un ematoma sullo zigomo, nessun lamento ed insensibile al dolore si accascia di nuovo. Lorenzo nonostante abbia copiosamente bevuto non sta male ed è molto allegro. Ora che il fuoco si sta spegnendo è ora che i più savi accompagnino alle propri tende i moribondi. Andiamo alla ricerca di Massimo, è il più fuori, non si regge in piedi, a fatica viene caricato sul Toyota, lo sdraiano sui sedili posteriori e così, nella stessa posizione e con lo stesso sguardo spento lo ritroveremo al mattino…

Sabato 30 aprile 2005
…Ovetto sbattuto per recuperare le energie, Massimo è out e rinuncia alla discesa.
Ci si imbarca direttamente dal campeggio, siamo allegri, felici e un po’ rintronati dalla notte brava passata ed anche tristi sapendo che questo è l’ultima discesa in Albania, l’ultimo giorno tutti insieme, l’ultimo giorno di un bellissimo sogno…

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Piccolo paese sul Devoll.
Tipica abitazione rurale della regione Korca.

Fiume Devoll (AL) – 30 aprile 2005
Nazione: Albania
Regione: Korca
Livello H20: medio
Lunghezza: 6 km.
Difficoltà: IV° V°
Imbarco: P. Moglice
Sbarco: fine della gola
Partecipanti: Andrea, Bicio, Luca, Nicola, Massimo DD, Massimo Lusso, Fabrizio, Gigi, Lorenzo, Beppe, Francesco,
Eskimi: 1 Andrea, Bicio 1.

…L’acqua sul viso ci sveglia definitivamente, le manovre iniziano a ritornare di nuovo fluide: onde, buchi, lunghi treni di onde, divertimento alle stelle! Il tratto non è lungo e prima delle gole scendiamo tutti. Io e Lorenzo lasciamo le canoe sul greto del fiume e risaliamo la erta salita fino alla strada: ricognizione prima di affrontare la gola. Gli altri rinunciano e si caricano la canoa in spalla fino alla strada. Guardo dalla strada la mia canoa rossa piccola piccola appoggiata sui sassi, ora so che non ci sono alternative, le gole o le faccio o le faccio. Con Lorenzo vado in ricognizione e la concentrazione è al massimo. È ora di scendere al fiume, saliamo sulle nostre canoe, ci si carica e via, il dado è tratto, una volta che si entra in gola non si può più uscire e si devono fare tutti i passaggi per potere uscire dalla forra. Concentrazione, grinta, godimento estremo, bellissimi passaggi. Ci fermiamo in morta prima del passaggio chiave. Parto, imposto credo bene ma mi rovescio, eskimo fast, è fatta. Ora tocca Lorenzo, perfetto, siamo fuori dalla gola, contenti, soddisfatti, liberi da tensione pieni di endorfine che ci fanno galleggiare una spanna sopra il livello dell’acqua. Risaliamo aiutati dalle corde che i nostri compagni ci hanno lanciato, è ora di tornare, è finita….

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Il Devoll prima di entrare nelle pericolose gole.
Lorenzo nella gola del Devoll.

…Silenzio sul pulmino che ci riconduce alla civiltà, strade strette, sconnesse, sterrate, rischi ad ogni curva di finire nel burrone sottostante, per fortuna abbiamo un buon autista. Ad un paese sosta, si mangiano salsicce si beve birra e si scherza. Ancora ore di pulmino.
Durazzo, siamo al mare, prima di raggiungere il traghetto deviazione sulla spiaggia, beviamo qualche cosa al bar, dove la proprietaria ci offre un vassoio di cozze squisite. Sul bagnasciuga è un andirivieni di macchine, naturalmente Mercedes. Siamo giunti ai saluti, sul piazzale del porto salutiamo il nostro mitico autista, poi Ilir e iniziamo il trasporto strisciante delle canoe e dei bagagli verso la dogana e da qui alla nave. Una volta imbarcati andiamo subito ad occupare il locale che avevamo all’andata, questa volta però c’è altra gente. Alcuni poco dopo escono molto probabilmente per l’odore che emaniamo, sono 10 giorni che non ci laviamo se non nei fiumi.
Bari, Italia, coda per lo sbarco, coda sul piazzale dopo essere scesi dalla nave, Lorenzo ne approfitta per tirare fuori la sua canna da pesca e prova a pescare dei grossi cavedani che girano impazziti intorno. Le macchine per fortuna ci sono ancora, facciamo il carico sui portapacchi e si parte per gli ultimi 1000 km e poi saremo a casa. TUTTO FANTASTICO!!!

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I partecipanti del viaggio in Albania. All’estrema destra Ilir Mati , il nostro accompagnatore albanese e l’autista soprannominato Dean per la sua somiglianza con Dean Martin, quarto da sinistra. Manco io, ma qualcuno doveva pur scattare la foto!
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L’ubicazione dei vari fiumi discesi.

Nota: i nomi dei fiumi sono riportati talora con ortografie differenti, in quanto su tutte le carte confrontate essi sono scritti in maniera differente l’una dall’atra. O non sono riportati affatto…

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