17 Giugno 2017
Opere di Architettura
Muraglia Nazarí nell’Alto Albaicín
Antonio Jiménez Torrecillas
Granada, Spagna, 2003-2006
Perfettamente visibile dall’Alhambra, il braccio nord della muraglia Nazarí, che ingloba nella città storica l’antico borgo di Albaicín, presentava una breccia di circa quaranta metri, originata da un terremoto che colpì Granada a metà del secolo XIX. Divenuta con il tempo un sito degradato la breccia necessitava di una ricucitura e di un’opera di risanamento generale. Con l’intento di ristabilire la continuità fisica della linea delle mura e recuperare gli spazi intorno, il nuovo muro si stende, come un velo, sulla porzione scomparsa. Addossato al manufatto storico, se ne distanzia quanto basta per evitare il contatto con il Monumento e garantire così la conservazione dei suoi volumi e delle fondamenta originali.
Il principio base di questo intervento è stato il concetto di “solido ammissibile”, seguito magistralmente da Leopoldo Torres Balbás. Esso prevede che, quando in un edificio d’interesse culturale risultano mancanti delle parti, queste si possono ricostruire limitando l’intervento a elementi volumetrici o geometrici che recuperino la continuità visiva originaria, senza però cadere nel falso storico. La ricostruzione per anastilosi del frammento crollato era inoltre resa impossibile a causa della particolare tipologia costruttiva della fabbrica originale, il tapial calicastrado.
Veduta della Muraglia al tramonto
Il tapial è una tecnica costruttiva tradizionale di largo uso nella penisola iberica, che consiste nella costruzione per strati successivi di muratura costituita da una miscela di terra, di differente composizione e granulometria e altri componenti, battuta all’interno di casseforme. Una tecnica quindi difficilmente compatibile con i principi di intervento.
Chiarita la linea di intervento, ossia un nuovo segmento di muro realizzato con tecniche e materiali diversi su un tracciato parallelo ma leggermente spostato rispetto alla linea della Muraglia, si è cercato un materiale e un sistema costruttivo adeguato. La ricerca di materiali lapidei ha fornito la fonte ispirativa del progetto. L’idea di un muro “poroso” è nata dalla osservazione del sistema di accatastamento delle lastre di pietra sottile tagliate a spessore regolare ma di diversa dimensione utilizzato in un laboratorio di materiali lapidei visitato dall’autore. Sulla superficie dell’impilamento si erano formati dei “vacui” che, rompendo l’impermeabilità della parete, permettevano di vedere dall’altra parte. Questa particolare visibilità si accordava con l’idea adottata di un doppio muro parallelo eretto lungo i 40 metri di breccia, formante uno stretto percorso di collegamento tra esterno e interno della città storica.
Accostamento del nuovo muro di granito Rosa Porriño con il vecchio muro di tapial
Per la costruzione del nuovo tratto di muraglia la scelta del materiale è caduta sul Granito Rosa Porriño, proveniente dalle cave di Pontevedra in Galizia. Si è scelto questo granito perchè la sua granulometria e i toni si armonizzano con gli ocra, i rossicci e le striature del tapial impiegato per la costruzione della muraglia.
Si sono scelte, per motivi economici, lastre spesse cm.3 e lunghezze fisse (in quattro misure di cm.18-30-60-90) appoggiate su una fondazione di cemento. Il disegno si sviluppa su un modulo di m. 25.
Anche se all’apparenza la disseminazione dei vuoti sulle due murature lapidee sembra casuale, in realtà l’irregolarità è guidata da un preciso disegno di progetto che compone le quattro misure delle lastre in moduli che si sovrappongono formando una texture dove la posizione delle forature è sempre diversa. L’altezza del muro è di m. 4.15 e lo spazio tra le due pareti è chiuso in alto da un soffitto di lastre appoggiate di cm 130x60x3. Le lastre impilate sono fissate tra loro con uno strato di resina epossidica ad alta resistenza con spessore di appena un millimetro: si elimina così la presenza delle fughe e l’apparenza di costruzione consolidata, di fabbrica.
Si è cercato di dare la sensazione di materiale impilato, semplicemente sovrapposto, al fine di sottolineare ancor più, se possibile, il carattere permanente e storico del Monumento.
Parallelo al muro, sul lato interno alla città storica, è stato affiancato un percorso che risale a gradoni il pendio attraverso una rampa scalinata realizzata con lastre di Granito Azul Extremadura proveniente dalla provincia di Cáceres.
Veduta dell’interno
Titolo dell’opera: Muraglia Nazarí nell’Alto Albaicín
Indirizzo: Ermita de San Miguel Alto, Albaicín Alto, Granada
Data di progettazione: 2003-2004
Data di realizzazione: 2004-2006
Committente: Fundación Albaicín, Granada
Progettazione: Antonio Jiménez Torrecillas, Granada, Spagna
Project team: Maria Jesús Conde Sánchez, Miguel Ángel Ramos Puertollano, Michele Panella, Alberto García Moreno, David Arredondo Garrido, Michele Loiacono, Miguel Dumont Mingorance, Miguel Rodriguez López, Gustavo Romera Clavero, Erwan Blanchard, Maylis Vignau
Ricerca e consulenze al progetto: Nicolás Torices Abarca (Storico dell’arte), Emilia García Martínez (Geografo), Carlos Misó Esclapés (Scultore)
Direzione lavori: Amaya Navarro Oteiza
Strutture: Manuel Guzmán Castaños
Impresa di costruzione: Entorno y Vegetación S.A., Madrid, Spagna
Materiali lapidei utilizzati: Granito Rosa Porriño; cava di Porriño-Mas (provincia di Pontevedra, Galizia) (Muro) Granito Azul Extremadura; cava di Salvatierra de Santiago (provincia di Cáceres, Extremadura) (Scale)
Fornitura pietra: Granitos Deogracias, Badajoz, Spagna
Installazione pietra: Entorno y Vegetación S.A.
Per una documentazione completa dell’opera in italiano e inglese Download PDF
Rieditazione tratta da Il senso della materia, a cura di Vincenzo Pavan pubblicato da Marmomacc