18 Aprile 2013
Design litico
Tecnologie digitali e talento creativo*
Drappi di Pietra, Tulle
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Il designer contemporaneo deve saper fare buon uso delle possibilità proteiformi offerte dalle avanguardie industriali del presente. Oggi le attrezzature meccaniche non sono solamente statiche ma possono imparare dall’esperienza, o meglio venir “addestrate” a reagire ad uno specifico feedback. La ripetizione invariata di un’azione o di una funzione, sinonimo di “meccanicità”, è superabile quando è l’essere umano a dirigere il processo produttivo individuando gli input di miglioramento.
La frontiera innovativa dell’industria lapidea contemporanea è produrre artefatti che l’uomo artigianalmente non potrebbe mai realizzare. Elementi seriali nelle qualità estetiche e meccaniche, benché ottenuti lavorando su di una base materica naturale. Alle origini di tale ricerca di esattezza e costanza di risultato vi sono le sostanziali modifiche avvenute sia nel campo della produzione che nella fase di progettazione.
Nel design litico contemporaneo la forma, prima di materializzarsi, diparte dal disegno automatico informatizzato, magico strumento a creazione istantanea, o così si potrebbe pensare, di idee, di prefigurazioni, di modelli di un qualsiasi manufatto. Il software consente di realizzare disegni tecnici di precisione, genera immagini realistiche dell’artefatto sullo schermo del computer, in un secondo tempo trasferisce informazioni geometriche e dimensionali ai programmi di lavorazione per la produzione dei pezzi.
CAD (Computer Aided Design) significa “progettazione assistita da elaboratore”; la progettazione è strettamente congiunta alla produzione attraverso il sistema CAM (Computer aided manufacturing), ovvero “fabbricazione assistita da elaboratore”. In che modo, fino a che punto, il computer “assiste” realmente l’uomo in tali azioni? Certo la macchina affianca il designer consentendo la precisione nel disegno tecnico e fornisce informazioni agli utensili nella produzione e lavorazione del pezzo, ma sta alle facoltà concettuali umane il compito di indirizzare l’azione sia dell’elaboratore che della meccanica di produzione.
Questo è l’atteggiamento che possiamo riconoscere nella concezione, prototipizzazione e industrializzazione delle collezioni di design litico realizzate negli anni, con tenacia e creatività, da Raffaello Galiotto e Lithos Design.
Drappi di Pietra, Chiffon
Negli ultimi anni del XX secolo abbiamo assistito ad una particolare rivoluzione che partendo dai contesti industriali è penetrata sino a raggiungere le strutture di progettazione ed il settore della formazione. Nell’ambito del progetto, sia esso design di prodotto, di interni o architettura, i sistemi informatizzati di disegno, renderizzazione, prototipazione sono andati affermandosi offrendo sempre maggiore potenzialità prefigurative.
Il mondo del disegno digitale ha rivoluzionato il modo di pensare il progetto ponendo, come tutte le grandi trasformazioni, anche variabili di rischio. A repentaglio ne è risultato il rapporto tra l’intelligenza creativa e la corrispondente capacità realizzativa dell’uomo, trasferita dalla mano agli strumenti meccanici. Per dirla alla Richard Sennett, una minaccia verso lo sviluppo delle abilità dell’uomo artigiano1.
Le opportunità formali e materiali del disegno automatico, della modellazione tridimensionale e della “renderizzazione” (ovvero di simulazione della visione reale), appaiono oramai vaste e “spettacolari”. È sufficiente predisporre alcuni punti sullo schermo e trasmettere qualche comando a tastiera che un effetto prefigurativo, fatto di linee a due o tre dimensioni, può essere generato con grande facilità. Il progetto poi può essere modificato con estrema velocità e altrettanto velocemente lo si può cancellare, con minor conseguenze di quando il disegno veniva realizzato su supporto cartaceo.
Mutazioni, rigenerazioni, avvicinamenti e prospettive lontane, ricreabili alla velocità di un istante e infinitamente autogeneranti sono così a disposizione dei progettisti. E grande può risultare la fascinazione ipnotica per il gioco che linee e superfici vettoriali tracciano nel mondo immateriale, leggero, virtuale dello schermo.
Diverso, invece, quando l’invenzione e le idee incontrano la materia fisica, reale, pesante. E se la materia è la pietra l’impatto è ancor più singolare.
Taglio di elementi litici con macchine a controllo numerico
Gli strumenti informatici, nel campo della progettazione, hanno indotto un progressivo distacco tra la creatività e la capacità manuale dell’autore proprio per la velocità a completare l’idea ancora prima che essa sia realizzata. La simulazione visiva possibile a schermo è considerata infatti altamente realistica, indipendentemente dalla realizzazione tangibile di ciò che è rappresentato.
Se tali opportunità possono essere di stimolo senza dubbio alla generazione di forme sinora impensabili, la concezione prefigurativa resa possibile dai sistemi digitali può tuttavia porre il rischio di scarsa riflessione e approfondimento sulla qualità e valore delle cose.
La rappresentazione prima svolta su carta dalla mano era lenta e riflessiva e costringeva l’uomo a pensare e radicare nella mente l’effetto delle sue scelte. L’esecuzione dei segni, la ripetizione di tratteggi con precisione millimetrica, la correzione manuale degli errori, la scelta di colori e simbologie tra una gamma limitata di possibilità, era molto diversa dal testare librerie preconfigurate e pressoché infinite di trame, texture, colori, effetti di luce, campiture materiche.
In quest’abbondanza di opzioni possibili, cui si aggiunge la velocità esecutiva del disegno automatico che comprime i momenti riflessivi e creativi, si trova ad operare il progettista contemporaneo, correndo il rischio di risultare “assistito” dalle macchine piuttosto che indirizzarle e “piegarle” al proprio progetto. Nelle funzioni di default, preconfigurate, non si individua la soluzione; essa può risultare solo coniugando la conoscenza del materiale con la comprensione delle conseguenze che si possono ottenere attraverso le diverse impostazioni della macchina, guidando l’utensile alla precisa corrispondenza con l’idea prefigurata.
Taglio di elementi litici con macchine a controllo numerico
L’opera intera di Raffaello Galiotto svolta con Lithos Design sembra invece opportunamente governare tale sistema di rappresentazione. è evidente come il designer abbia padronanza degli strumenti, li sappia sottomettere e da essi non sia dominato. Individuando un proprio linguaggio, applicando scelte, Galiotto ribalta il processo e diviene il protagonista che governa, dialoga, “assiste” e dirige le macchine.
In particolare il lavoro svolto sul materiale lapideo è stato reso possibile dal know-how della giovane azienda vicentina.
A quest’ultima va il merito di essere fortemente dinamica, attiva e capace di mettere in valore le proprie risorse tecnologiche per raggiungere l’obiettivo del progetto, nel rispetto dei requisiti di produttività ed economia della produzione. Con un approccio che ancora guarda alla qualità dell’alto artigianato, Lithos Design sa unire il pensare e il fare, ritornando in progress continuo a rivisitare il progetto attraverso gli strumenti per realizzarlo e mostrandosi predisposta alle continue metamorfosi circolari del progetto. A suo vantaggio la conoscenza approfondita del materiale lapideo, trasferita puntualmente al designer per ottenere il risultato di una organica e armonica simbiosi.
Il rischio di discrasia, di disequilibrio, tra la prefigurazione del disegno attraverso la simulazione digitale e la corporeità fisica del prodotto è superato dalla conoscenza fisica della realtà materiale con la quale si opera, in questo caso propriamente le qualità specifiche dei materiali lapidei.
Il team di progetto e manageriale – il designer e le figure di Alberto e Claudio Bevilacqua titolari di Lithos Design – ha esperito direttamente con i sensi gli effetti della luce sulla materia, ha conosciuto attraverso l’esperienza tattile la matericità delle superfici dei diversi litotipi, sa come si comportano al calore, al vento, alle sollecitazioni strutturali, all’azione forte e incisiva delle macchine sul blocco.
Solo partendo da tali presupposti la simulazione digitale non è surrogato imperfetto del reale ma utile strumento di verifica e prova. Conoscendo intimamente le proprietà della materia litica, i condizionamenti e vincoli reali che essa può comportare, l’intelligenza e la creatività progettuale non hanno utilizzato l’elaboratore elettronico come strumento per rimuovere, o dissimulare, le difficoltà reali del progetto.
Drappi di Pietra, Foulard
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In un dialogo continuo, il processo messo a punto da Lithos Design configura e controlla prima il disegno, poi le informazioni da trasmettersi alle potenti macchine a controllo numerico, quindi le difficoltà che l’incontro tra gli utensili e la materia inevitabilmente genera, per modellare su di esse la precisione millimetrica che il sistema CAD/CAM consente.
I progetti di Raffaello Galiotto per Lithos Design sono pensati esclusivamente per essere realizzati a macchina, in serie univoche e omogenee che incontrano la naturale eterogenità dei vari litotipi. I risultati – serie di artefatti dalla precisione morfologica assoluta – sono resi possibili proprio dal controllo e correzione delle imperfezioni: incontro tra macchina e materia, libertà adattiva della pietra naturale e componenti meccanizzate. È proprio l’indeterminatezza e la peculiarità del materiale lapideo, lavorato dalla precisione degli utensili, a generare e determinare la bellezza degli oggetti. Solo in tal modo gli artefatti di design litico acquisiscono “carattere”.
La manipolazione e simulazione di oggetti generati e sviluppati all’interno degli schermi dei computer (e in apparenza come già compiuti), non deve sottrarre il progettista a revisionare, a riscrivere il progetto, mettendo in discussione il disegno attraverso l’auto-riflessività e reintroducendo elementi di variabilità e nuovi sviluppi. Solo in questo modo la ricerca non perde occasioni di avanzamento, di apprendimento, e l’ingegno umano rimane partecipe e non consumatore passivo di strumenti.
Drappi di Pietra, Organza
Raffaello Galiotto nel suo modo di progettare ritorna circolarmente al disegno, alla verifica in fase di produzione, al gesto manuale e allo studio delle proporzioni rispetto all’occhio e al corpo umano che il disegno automatico, infinitamente scalabile, non consente.
La grande sfida a cui rispondono i manufatti che incontriamo lungo il tragitto creativo svolto con Lithos Design, è continuare ad essere concepiti con qualità di alto artigianato, facendo uso corretto della tecnologia digitale e mediando attraverso conoscenza ed esperienza reale della materia.
Il designer, conservando pensiero e pratica come attitudini intimamente connesse, è teso a risolvere il conflitto tra la visionarietà e le abilità manuali e delle macchine.
Con impegno e dedizione, con costanza nell’individuazione dei problemi e della loro risoluzione, lascia il progetto aperto ogni volta, in una zona di confine, pronto ad accogliere la metamorfosi litica successiva.
Nota
1 Richard Sennet, L’uomo artigiano, Milano, Feltrinelli, 2008, pp. 318 (ed. or. The Craftsman, New Haven & London, Yale University Press, 2008).
* Il presente saggio è tratto dal volume Veronica Dal Buono, Raffaello Galiotto. Design digitale e materialità litica, Melfi, Librìa, 2012.
Sempre su Architetturadipietra.it, verrà ri-editato l’intero volume in forma progressiva nel corso delle prossime settimane.