7 Marzo 2012
Opere di Architettura
Claudio D’Amato
Facoltà di Agraria
Feo di Vito, Reggio Calabria, Italia*
Dettaglio del fianco verso le testate.
Tra passato e presente
L’architettura dei paesi mediterraneièessenzialmente connessa con l’uso della pietra come materiale da costruzione primario. Certamente la pietra nonèuna cosa sola, e anche i luoghi doveèimpiegata differiscono notevolmente per carattere. Fra le molte varietàesistenti, possiamo ricordare la solidità rustica delle case alpine, le forme morbide del mondo del tufo nell’Italia centrale, e le costruzioni articolate e corpose del profondo sud. In generale, la pietra possiede un potenziale classico.
Al contrario delle scheletriche strutture in legno dell’Europa centrale e settentrionale, l’architettura di pietra mediterranea è sostanziale e le sue forme ottengono presenza corporea nella luce solare che le avvolge. All’interno, invece, le costruzioni contengono un mondo diverso, dove il massiccio guscio esteriore cede a superfici più lisce e colori più chiari, come pure ad aperture verso il cielo.
Nella sua Facoltà di Agraria a Reggio Calabria Claudio D’amato offre una nuova, valida interpretazione delle qualità tradizionali sopra richiamate. In primo luogo, la grande costruzione possiede una forte presenza in relazione al paesaggio circostante, sia a causa della sua gestalt coesa, benché articolata, sia a causa del materiale impiegato. Il colore caldo delle superfici in pietra locale ha un effetto unificante, mentre i corsi orizzontali in cemento e travertino suddividono la massa in sezioni sovrapposte aventi scala umana. Lungo i muri laterali viene introdotto un ritmo distinto per mezzo di pilastri verticali. Il ritmoè interrotto da tre trasversali aperte su ambedue i lati, che offrono visuali sul cortile fra le due ali, mentreè intensificato sulla testa all’edificio. In questo modo si raggiunge una bella integrazione fra organizzazione spaziale e articolazione formale. Entrando nella vasta struttura, per primo attraversiamo il cortile tutto bianco che allinea su ambo i lati finestre tradizionali all’italiana. Lo spazio appare come un’eco dei paesi bianchi del sud, e insieme agisce come una specie di pausa, prima che entriamo nella grande hall impostata sull’asse maggiore, fra due spazi secondari che contengono le scale per il piano superiore. In questi spazi interni le pareti sono in mattoni chiari, ancora con suddivisioni in travertino. Una elaborata struttura di copertura in acciaio dà agli spazi un forte effetto verticale, accentuato dai lucernari laterali. In generale la Facoltà di Agraria possiede un forte senso di unità, e ad un tempo le sue parti sono ben differenziate in termini di spazio e di carattere. E soprattutto qui il passato continua a vivere in una costruzione veramente moderna. Questo passato è tanto generale quanto locale nella sua severa simmetria e nelle sue reminiscenze romane, così come nei riferimenti alle forme delle fabbriche tradizionali locali. Così Claudio D’Amato ha dimostrato come le qualità architettoniche fondamentali possono essere richiamate in vita senza rifugiarsi nell’imitazione o nel pastiche.
Vista delle testate terminali di chiusura della grande piazza
Facoltà di Agraria di Reggio Calabria
Il progetto fa parte del programma di campus dell’Università degli Studi di Reggio Calabria reso possibile da un finanziamento pubblico dell’87 e affidato ai professori della facoltà di Architettura. La progettazione prevedeva due fasi: quella generale (edificio per la didattica e altri due per la ricerca) e del progetto di massima tra l’87 e l’89 e quella esecutiva dall’88, con prosecuzione in corso d’opera fino al ‘95. Le necessarie opere di consolidamento del terreno in zona altimetricamente elevata, di complessa natura orografica e sottoposta ad una rigida normativa antisismica hanno ritardato l’avvio dei lavori.
Di suggestione “acropolica”, l’organismo mostra come D’Amato abbia accolto la lezione di Kahn sulle istituzioni. L’impianto riccamente articolato si impernia intorno ad una piazza interna in leggera pendenza che consente di superare un dislivello di 4 m., sotto la quale nel progetto originario trovava posto l’aula magna ipogea, non realizzata; la didattica occupa le ali dell’edificio e i servizi le testate e il corpo di raccordo fra le ali. La grande attenzione ai percorsi interni (rampe, ponte, scale) introduce nel complesso una sorta di carattere urbano.
Rampe di distribuzione dall’atrio all’aula magna.
All’apertura verso la città dell’impianto si oppone l’apparenza difensiva della parete massiccia, listata dai marcapiani che segnano la scansione regolare delle finestre. La struttura, in cemento armato antisismico,è stata infatti pensata come “negativo” di una struttura muraria avvolgente: l’ornato della fabbrica, in corrispondenza dei nodi tettonici, esprime l’impatto fra i due modi di costruzione. Grande attenzioneèdedicata al benessere interno bioclimatico, per il quale si combinano l’alta tecnologia degli impianti al massimo sfruttamento
delle caratteristiche di materiali e tecniche tradizionali, anche in relazione alla struttura del cantiere in Calabria: pareti esterne da 35 cm con faccia a vista in pietra da 9 cm, dotate di forte inerzia termica; finestre su più affacci per favorire la completa ventilazione; dispositivi manuali di oscuramento; percorsi meccanici ridotti al minimo e grande comoditàdi rampe e scale.
L’edificio è stato pensato per durare al meglio nel tempo e limitare il più possibile i costi di gestione. Nei diversi corpi per i paramenti esterni vengono utilizzati il mattone, l’intonaco e la pietra di tamponamento del tipo “carparo”, un materiale naturale della Puglia molto resistente e con calde tonalità gialle. Un elemento caratteristico è quello delle cornici frangisole in cemento vibrato e colorato con copertine di travertino. Per i pavimenti interni negli ambienti collettivi (atrio, corridoi e biblioteca) è stato impiegato il marmo artificiale, il gres ceramico in tutti gli altri ambienti. Il sistema dei percorsi orizzontali è caratterizzato da un lambris di protezione, anch’esso in marmo artificiale. La piazza interna è pavimentata secondo un disegno proiettivo a raggi di travertino che recinge campi di cemento con piccoli ciottoli di fiume. Le superfici interne sono tutte intonacate tranne quelle dell’atrio a tutta altezza, in mattoni a faccia a vista.
Pianta del piano d’ingresso e sezione longitudinale.
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Note
Località
Feo di Vito, Reggio Calabria, Italia
Committente
Universitàdegli studi di Reggio Calabria
Data di progettazione
1987-1995
Data di realizzazione
1993-1997
Progettazione
Claudio D’Amato
Collaboratori
Sergio Bollati, Mario Giovinazzo, Vincenzo Squillace
Consulenze
Felice Medici (direzione lavori) Giuseppe Arena, Roberto De Salvo (strutture) Domenico Squillaci (impianti tecnici)
Impresa di costruzione
Societàconsortile Feo di Vito (Agrusti Costruzioni)
Direzione del cantiere
Paolo Sottilotta
Materiali lapidei utilizzati
Carparo, Cave di Parabita, Lecce, Italia (paramento esterno) Travertino, Italia (copertine dei brise-soleil, soglie, cieletti)
Marmoresina Rosso Sicilia (pavimentazioni esterne e lambris)
Ditte fornitrici pietra
Bruno Stefanelli, Parabita, Lecce (paramento esterno in carparo) Societàdel Travertino Romano, Tivoli, Roma (brise-soleil, soglie, finestre) ROVER spa, Verona (pavimentazioni esterne e lambris)
Installazione pietra
Societàconsortile Feo di Vito
* Il saggio è tratto dal volume Luoghi e Culture della Pietra