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25 Gennaio 2012

Opere di Architettura

Uffici nell’ex mensa Alfa Romeo al Portello
Cino Zucchi Architetti
Milano, 2007*

Frammenti della “Milano di Pietra”
Se, come è riconosciuto, il Nuovo Portello di Cino Zucchi trae la propria forza dalla particolare qualità urbana degli spazi che il suo autore è riuscito a ideare, un ruolo centrale nella strategia del progetto è da attribuire a un compatto e scultoreo edificio, che fa da fulcro dell’intero complesso: la sede degli uffici IPER, sorta sul sedime della ex mensa dell’Alfa Romeo. Questa costruzione
dal carattere ermetico, nonostante le ampie e articolate aperture che disegnano le sue facciate, si pone infatti in modo perentorio come generatrice degli spazi su cui si imposta il sistema residenziale a torri e corti. All’origine di una forma così autorevole sta un gesto, anch’esso perentorio, di Gino Valle, tracciato molti anni prima nel masterplan di recupero delle aree industriali dismesse intorno alla storica fabbrica d’auto. Nell’ampio trapezio di terreni recuperati, Valle aveva tracciato una diagonale tra i due opposti quadranti: un’asse pedonale che avrebbe collegato la “porta” della Fiera di Mario Bellini con Viale Traiano e Piazzale Accursio raccordando, come virtuale spina dorsale, tutte le parti del nuovo sistema insediativo. Curiosamente questo tracciato “trapassava” in diagonale l’edificio della ex mensa dell’Alfa Romeo, unica costruzione degli anni trenta superstite del vecchio complesso industriale. Lavorando su questa idea originaria Cino Zucchi è intervenuto sull’impianto del quadrante nord-orientale tagliando sulla diagonale di Valle il volume rettangolare della ex mensa, ottenendo un parallelepipedo trapezoidale dalla forma spigolosa e incisiva. Un edificio quindi assai diverso dal preesistente, del quale è stata alfine conservata solo la facciata su Viale Traiano.
Il nuovo volume, grazie alla particolare acutezza dell’angolo generato dal taglio diagonale e alla flessione della facciata d’ingresso rispetto al corpo longitudinale, assume una forma dinamica che guida con particolare autorevolezza ed efficacia sia la distribuzione irregolare – ma non arbitraria – delle torri residenziali a nord ovest sia l’andamento a pettine delle corti a sud. Lo stesso asse pedonale si dilata e articola in “piazzette” laterali che ampliano la fruizione pubblica dello spazio al suolo e permette il godimento di un frammento nuovo di paesaggio urbano, arricchito dal disegno sapiente delle facciate e dall’uso raffinato dei materiali.

E’ anche grazie all’impiego di queste qualità che il volume degli uffici IPER si impone con una propria autonomia e personalità rispetto ai più elevati edifici residenziali circostanti, dall’alto dei quali è possibile coglierne compiutamente l’essenza scultorea di originale oggetto urbano. L’aspetto che maggiormente colpisce e rende l’edificio diverso dagli altri è l’essenzialità formale e la nettezza tagliente delle superfici delle tre nuove facciate (ma potremmo anche aggiungere il tetto inclinato come quarta facciata) che inglobano le aperture in un disegno complesso e dinamico, erede della lezione post bellica di alcuni grandi architetti milanesi: Ponti, Caccia Dominioni, Asnago e Vender. Si tratta di una differenziazione basata su un lessico costruttivo, fondato anch’esso sulla tradizione del razionalismo italiano, che stabilisce una separazione tra telaio strutturale a grandi campate – sulle tracce dell’edificio preesistente – e involucro murario. Il primo, operante come “impalcatura” nascosta e separata, si mostra solo negli spazi interni, mentre le facciate si comportano come “piani liberi” verticali in cui la scrittura delle aperture è dettata dalla necessità e dalla convenienza degli spazi interni. Questa procedura consente in facciata di dilatare, restringere e variare la dimensione delle aperture componendole in un disegno dinamico. L’apparente disordine compositivo che ne deriva viene in realtà riassorbito e ricomposto in modo unitario dalla prevalente complanarità dei serramenti con la superficie muraria. L’effetto “a intarsio”, a cui questa procedura conduce, acquista nell’edificio di Zucchi un significato nuovo grazie al sofisticato guscio lapideo che lo riveste. La scelta della Pietra del Cardoso, un’arenaria grigio scura tendente al turchino solcata da tenui venature di tono più chiaro, si rivela decisiva per il carattere dell’edificio e si fonde in un monocromo con i serramenti, realizzati con imbotti in alluminio e vetro in parte retroverniciato in un tono blu-grigio. Il pattern del rivestimento, formato da corsi sottili e uniformi di lastre, conferisce al corpo dell’edificio una sostanza pietrosa compatta e stratificata che ne accentua il carattere monolitico, quasi di gigantesco e sfaccettato blocco lapideo.
Un moderno e astratto corpo scultoreo, dalle superfici leggermente cangianti sotto la luce naturale impreziosito da alcuni sottili, quasi impercettibili, dislivelli e rientranze in corrispondenza di alcune vetrate. La lavorazione della pietra, trattata a leggera levigatura, crea un effetto metallico che esalta la nettezza tagliente degli spigoli e accentua la bidimensionalità della scrittura litica. Lontano dai riflettori che annunciano e accompagnano la “città che cresce” con autoreferenziali mega oggetti di vetro e acciaio, finalmente “oversize” come reclama la nuova modernità, un’architettura di pietra certamente sofisticata ma “a misura” propone un percorso alternativo, un esempio virtuoso di come il nuovo sia ancora in grado di elaborare una propria identità non convenzionale e possa intrattenere, senza retorica, un intelligente legame con la fortunata stagione architettonica della “Milano di Pietra”.

di Vincenzo Pavan

L’edificio che ospita gli uffici e la showroom della IPER riprende le dimensioni planimetriche e le altezze di quello esistente della ex mensa Alfa Romeo, la cui struttura versava in condizioni di inagibilità.
Di esso viene conservato e restaurato il fronte su Via Traiano, che diventa il nuovo ingresso dalla strada. La sagoma volumetrica originaria è ricostruita e “sezionata” verso sud dal nuovo percorso pubblico diagonale che collega Via Traiano alla Fiera. In corrispondenza dell’angolo acuto così formato, l’andamento altimetrico della gronda che riprende la quota della facciata conservata su Via Traiano si inflette verso il basso a segnalare l’ingresso del parco dalle due nuove strade. Un’estroflessione del volume sul lato nord- ovest ospita la show-room e un ingresso indipendente in relazione alla nuova piccola piazza di progetto. La tipologia strutturale a grandi campate, che riprende la dimensione trasversale dell’edificio preesistente, è scavata ai due piani superiori da un cavedio vetrato che crea un patio-giardino interno sul quale affacciano i nuovi uffici.
Un lucernario corrispondente alla dimensione del patio illumina il vasto spazio centrale a doppia altezza che ospita gli uffici a piano terra. L’organizzazione interna è connotata da una grande flessibilità, potendo alternare spazi ad open space a spazi corridoio-stanza; un soffitto di alluminio che contiene le controspinte delle pareti mobili e un pavimento soprelevato assicurano la totale reversibilità nella suddivisione degli ambienti. Su via Traiano, un grande portale in alluminio teso tra i due avancorpi della facciata esistente copre i cancelli notturni, che di giorno funzionano come grandi “inviti” verso la nuova bussola di ingresso.

Un atrio a pianta quadrata ospita una scala principale posta trasversalmente e illuminata dall’alto; altre tre scale di sicurezza assicurano una circolazione verticale efficiente. Il volume unitario dell’edificio, inflesso verso il parco e i nuovi percorsi pubblici, è contraddistinto da un rivestimento in Pietra del Cardoso e da una serie di vaste aperture che illuminano gli ambienti interni di varia dimensione. I conci in pietra, fissati alla struttura retrostante con un fissaggio semi-meccanico, sono contraddistinti dalla loro dimensione allungata (137cm x 10 cm di altezza) e dalla loro disposizione sfalsata, che genera una forte andamento orizzontale della tessitura della facciata.
All’interno del rivestimento continuo in pietra, le aperture sono contraddistinte da un disegno scandito dai riquadri del vetro trasparente e retroverniciato in colore blu-grigio e montato a silicone strutturale senza divisori a vista, con un imbotte in lamiera di alluminio che ne disegna il bordo. La disposizione “libera” delle aperture, la loro diversa dimensione, l’alternanza della loro posizione rispetto al piano della facciata – talvolta a filo della stessa, talvolta arretrata dello spessore del muro – genera una superficie reattiva alle diverse condizioni di luce nel corso del giorno, una sorta di quinta monocroma ma percorsa da continue variazioni. L’edificio vuole coniugare la forte memoria industriale dell’area con una concezione del luogo di lavoro piu? attenta ai valori microambientali, ponendo in continua relazione gli ambienti interni e il nuovo paesaggio urbano generato dall’intervento.

Una pietra sottile per una massa compatta
La Pietra del Cardoso è una pietra dal colore grigio scuro tendente al turchino. è una roccia dal metamorfismo non molto profondo di arenaria formatasi per disfacimento di rocce a composizione granitica: per la sua composizione mineralogica e per le sue modalità di genesi ha un grado di compattezza e tenacità notevoli.
Presenta ottime caratteristiche fisico-meccaniche di resistenza al logoramento, allo scorrimento e alla tensione, nonchè ottima resistenza all’azione degradante degli agenti atmosferici. Si estrae da tempi antichissimi in alta Versilia, nelle Alpi Apuane, nella località da cui ne deriva il nome. Le cave erano originariamente di piccole dimensioni; con il passare degli anni la richiesta è aumentata, facendo crescere di conseguenza anche le aziende legate alla sua produzione che garantisce la sopravvivenza dell’attività estrattiva, duramente colpita dopo l’alluvione del 1996. Il materiale impiegato in questo edificio proviene dalle cave Loppieto e Piastrone di Cardoso di Stazzema (LU). La tecnologia utilizzata per l’estrazione non differisce molto da quella delle tradizionali cave di marmo. Originariamente il taglio veniva effettuato con un filo elicoidale intriso di acqua e sabbia; inoltre erano provocate, con l’ausilio di polvere nera, delle esplosioni atte a staccare interi blocchi di pietra dalla montagna; oggi, invece, si impiegano prevalentemente apposite tagliatrici munite di filo diamantato.

Il rivestimento in Pietra del Cardoso delle tre nuove facciate dell’edificio di Zucchi è costituito da una partitura orizzontale di elementi di cm. 10×137 con spessore di cm. 3, posati a malta con doppia spalmatura sia della superficie della lastra che del tamponamento mediante l’ausilio di spatola americana. I fissaggi in acciaio inox sono assicurati alla facciata mediante fissaggio chimico nel caso di muratura in laterizio o meccanico nel caso di supporto in calcestruzzo armato. La finitura superficiale della pietra è levigata fine; i primi due corsi sono caratterizzati da una superficie bocciardata per sottolineare il basamento dell’edificio.

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Titolo dell’opera:
Uffici nell’ex mensa Alfa Romeo al Portello
Indirizzo:
Nuovo Portello, Via Traiano, Milano
Data di progettazione:
2002
Data di realizzazione:
2006-2007
Committente:
Auredia srl – Dott. Ennio Brion
Coordinamento:
Pirelli & C. Real Estate Project Management S.p.A.
Architetti:
Cino Zucchi Architetti con Zucchi & Partners
Project team: Progetto preliminare: Cino Zucchi Architetti Cino Zucchi, Pietro Bagnoli con Leonardo Berretti, Elisa Leoni Progetto definitivo: Cino Zucchi Architetti Cino Zucchi, Pietro Bagnoli, Cristina Balet Sala, Leonardo Berretti, Silvia Cremaschi, Elisa Leoni, Maria Rita Solimando Romano, Helena Sterpin con Reem Almannai, Francesco Cazzola, Filippo Carcano, Maria Chiara D’Amico, Thilo De Gregorio, Sang Soo Han, Manuela Parolo Progetto esecutivo e direzione artistica: Zucchi & Partners Nicola Bianchi, Andrea Vigano?, Cino Zucchi con Leonardo Berretti, Chiara Frassi e Ivan Bernardini, Irene Bino, Claudia Brivio, Michele Corno, Linda Pirovano, Gabriella Trotta, Nu?khet Anadal, Chiara Toscani Interior design: Tatiana Milone
Direzione lavori:
Ing. Vittore Ceretti
Impresa di costruzione:
Marcora costruzioni S.p.A.
Strutture:
Sajni e Zambetti s.r.l.
Materiale lapideo utilizzato:
Pietra del Cardoso
Fornitura e installazione della pietra:
Ettore Bosisio S.r.l., Milano

* Il saggio è tratto dal volume Litico Etico Estetico

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