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14 Febbraio 2007

PostScriptum

L’architettura di pietra è on line
(III parte)

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Del “dispositivo”
Nell’attività speculativa, come pure lungo le attività empiriche ed operative, porsi delle domande di senso è sempre molto importante per dare un percorso cosciente al proprio lavoro e per effettuare delle sintesi cognitive.
Nel caso specifico inerente la creazione della versione virtuale del libro stampato ci siamo chiesti, intimamente, a quali urgenze si sia voluto rispondere e a quali risultati si sia pervenuti all’interno del progetto cooperativo più generale promosso da Architetturadipietra.it.
Una prima e parziale risposta è iniziata a delinearsi approfondendo il concetto sviluppato da Giorgio Agamben nel recente saggio “Che cos’è un dispositivo?”, in prosecuzione delle elaborazioni teoriche elaborate da Michel Foucault in L’archeologia del sapere.
Agamben prende le mosse dal significato attribuito al termine dispositivo dal filosofo francese in un’intervista del 1977:
“Ciò che io cerco di individuare con questo termine è, innanzitutto, un insieme assolutamente eterogeneo che implica discorsi, istituzioni, strutture architettoniche, decisioni regolative, proposizioni filosofiche, in breve: tanto del detto e tanto del non detto, ecco gli elementi del dispositivo. Il dispositivo è la rete che si istituisce fra questi elementi (…)
Col termine dispositivo intendo una specie – per così dire – di formazione che in un certo momento storico ha avuto come funzione essenziale di rispondere ad un’urgenza. Il dispositivo ha dunque una funzione eminentemente strategica (…)
Ho detto che il dispositivo è di natura essenzialmente strategica, il che implica che si tratti di una certa manipolazione di rapporti di forza, di un intervento razionale e concertato nei rapporti di forza, sia per orientarli in una certa direzione, sia per bloccarli o per fissarli e utilizzarli.”1
Riprendendo quanto affermato da Foucault possiamo evidenziare come il termine dispositivo ha, innanzitutto, un significato del tutto generale, non afferendo al solo mondo della tecnologia o soltanto a questa o quella branca del sapere.
I suoi caratteri essenziali attengono:
all’eterogeneità dell’insieme (elementi linguistici e non linguistici, discorsi, proposizioni ma anche pratiche, meccanismi…) e alla rete di relazioni che si stabilisce fra questi elementi;
alla strategicità concreta (di cui il dispositivo si fa strumento) per fare fronte ad un’urgenza e per produrre un effetto più o meno immediato e diretto;
alla manipolazione di rapporti latenti di forza per influenzarli (orientandoli, riequilibrandoli, bloccandoli) nell’intersezione di relazioni di potere e relazioni di sapere.
Partendo dal presupposto che ogni dispositivo è un insieme di elementi uniti attraverso una rete di relazioni possiamo ridefinirne il suo significato strategico con più precisione – grazie all’aiuto di Agamben – come “qualunque cosa abbia in qualche modo la capacità di catturare, orientare, determinare, intercettare, modellare, controllare e assicurare i gesti, le condotte, le opinioni e i discorsi degli esseri viventi. Non soltanto le prigioni, scuole (…) ma anche la penna, la scrittura, la letteratura, la filosofia (…) i computer, i cellulari e – perchè no – il linguaggio stesso, che forse è il più antico dei dispositivi.”2
Ritornando, a questo punto della nostra riflessione, alla domanda di partenza riteniamo che tutta la rete di elementi e di visualizzazioni, legate all’idea del libro virtuale e all’apertura di uno spazio corrispondente di transazione economica, possa essere tenuta insieme efficacemente e coerentemente attraverso il concetto di “dispositivo” nell’accezione appena precisata.
Ma il dispositivo, oltre che “luogo” in cui si attua la messa in relazione degli elementi, lo spazio in cui si producono “avvenimenti”, interazioni fra gli individui “intercettati” che lo fruiscono o lo usano. Come “luogo” e “spazio” leggiamo il nostro dispositivo del libro virtuale, inscritto in Architetturadipietra.it, valutabile come nodo nella rete multipolare di internet.
Immaginiamo, per un attimo, di non sapere dell’esistenza del libro stampato de L’architettura di pietra. In questo “luogo” possiamo venirne a conoscenza imbattendoci nel libro a sfogliare e, conseguentemente, maturare l’interesse al suo avvicinamento. Oppure consideriamo l’ipotesi di aver avuto pochi attimi per consultare l’opera a stampa nella breve permanenza in una libreria e c’interessi valutarne con più ponderatezza i suoi contenuti, saggiarne alcune parti attraverso una lettura puntuale, coglierne il disegno generale.
Ecco che il libro virtuale, “specchiatura” dell’opera a stampa, si mostra con il suo valore di presenza immateriale ed ubiquitaria lungo la rete del web consentendo la sua scoperta e la stessa consultazione on line, fuori da ogni vincolo temporale o di specifica localizzazione per i potenziali suoi interlocutori lettori.
Non casuali risultano, allora, le due opzione di interazione disponibili, in posizione contigua, nell’area LIBRO del website. “Sfoglia il libro” e “acquista il libro” sono posti a rappresentare in forma de-materializzata i luoghi fisici tradizionali della biblioteca pubblica di lettura e della libreria di vendita che la piattaforma abilitante di internet, in forma del tutto rivoluzionaria ed innovativa, riesce a fondere all’interno di un unico punto del cyberspazio agganciando attese culturali e processi economici.

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Social shopping
Com’è oramai evidente internet ha dato vita ad una realtà complessa e multiforme. La rete è molto più di un rivoluzionario medium comunicativo. Essa sta all’incrocio di canali di calcolo, di archiviazione, di informazione, di comunicazione, di relazioni sociali, di transazioni. Internet è diventata anche una potente piattaforma immateriale capace di contribuire alla costruzione e al conferimento di valore intangibile ai prodotti materiali, promuovendoli dal basso.
Da una prospettiva simmetrica alla immensa mole di dati capitalizzati, posti alla base dell’affermazione di internet, possiamo rappresentare la rete come un grande insieme di individui e di organizzazioni che – oltre a produrre informazioni – comunicano, conversano (direttamente o indirettamente) fra loro formulando ed esprimendo giudizi.
Un pubblico che si manifesta, soprattutto negli ultimi anni, attraverso quella che viene definita “nuova internet” – costituita dalla rete dei blog di opinione (individuali o di comunità), dei videoblog, dei podcast, dei network – non più unicamente ricettore passivo di notizie e dati ma protagonista attivo che fa sentire la sua voce sfruttando l’accessibilità, la duttilità e l’interattività bi-pluri-direzionale del canale comunicativo della rete per replicare, rilanciare, criticare, esprimere giudizi, promuove azioni che partono dal cyberspazio per riverberarsi spesso nella stessa realtà fisica.
Ci riferiamo, in particolare, alla rete di internet aperta alla condivisione delle opinioni e delle conoscenze sulla base di un sistema di risorse intellettuali e relazionali che consente di dar vita a delle comunità i cui membri “imparano” a conoscersi scambiandosi liberamente idee, informazioni, valori, esperienze di vita, fiducia.3
L’aspetto più notevole che arricchisce internet in avvio del nuovo millennio riguarda il suo pubblico attivo, sempre più ampio, dotato di strumenti veloci ed efficaci – personal computer, fotocamere digitali, registratori audio, videotelefonini – che sviluppa capacità crescenti di produzione di contenuti partecipando alla formazione dell’ambiente informativo, comunicativo e culturale, anzichè essere solo fruitore passivo di valori (predefiniti) e di beni (prestimati) da parte di soggetti forti del mercato. Dando vita ad un flusso di informazioni e di conversazioni on line le comunità interattive e relazionali della nuova internet crea un nuovo modo di produzione di contenuti e una raccolta di giudizi orizzontali dal basso.
All’interno di queste comunità la scala dei valori espressi (o esprimibili) non risulta mai predeterminata ed univocamente orientata ma sempre soggetta alla dialettica collettiva, alla condivisione, alla ri-negoziazione dei punti di vista dei singoli membri.
La particolarità da evidenziare, nel contesto delle community e del vasto fronte del social networking di rete, è come sia il confronto ad influire sul giudizio di valore delle idee (e su quello degli stessi beni o servizi a pagamento) e non viceversa. Sono i rapporti dialettici di costruzione di conoscenza e quelli di attivazione di passaparola a far pendere la bilancia da una parte o dall’altra.
Ecco allora che le valutazioni in questi spazi relazionali e partecipati, acquistano un valore speciale. La formazione dei giudizi e le decisioni per l’eventuale accesso a beni e a servizi sono filtrate in qualche modo dalla comunità che li promuove e li propaga.
La stessa spinta all’acquisto diventa “d’opinione” e, non a caso, gli analisti del cyberspazio parlano – a proposito di queste nuove realtà che emergono dalla rete – di social shopping, termine derivante dalla fusione di shopping e social network, ovvero il fenomeno prodotto da quei siti tematici di comunità che invitano gli individui a condividere argomenti ed interessi specifici, a sviluppare interazione, confronto e produzione di contenuti in forma cooperativa.
In un ambiente relazionale di questo tipo riteniamo si inserisca il dispositivo del libro virtuale, che consente la fruizione di una parte significativa dei suoi contenuti, e della libreria on line che mette in vendita, lungo il canale di internet, il volume L’architettura di pietra a distanza di due anni dalla sua pubblicazione.
Nel dispositivo da noi ideato l’oggetto libro si de-materializza per cercare di superare i limiti tradizionali dell’editoria di “nicchia” (qual’è quella scientifica) e per esplorare i nuovi canali di ridistribuzione del sapere lungo i quali si rimescolano i ruoli dei diversi interlocutori e produttori e il significato stesso degli artefatti culturali al fine di raggiungere un pubblico più ampio, formato di non soli studiosi di professione o di organizzazioni istituzionali come biblioteche, centri studi, strutture di ricerca ecc.; un pubblico che possa essere “catturato” (usando le parole di Agamben) e coinvolto al progetto cooperativo sullo Stile litico.
Il dispositivo da noi messo in campo si precisa allora in tutto il suo valore strategico per la comunità in costruzione. Il recupero delle risorse investite nel volume a stampa è finalizzato alla stessa evoluzione del progetto di intelligenza collettiva (o se, parafrasando, di intelligenza connettiva), alla prefigurazione di una piattaforma abilitante per le Pietre d’Italia, le nostre Pietre dell’Identità.

Alfonso Acocella

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Giorgio De Chirico, Melanconia (1912)

1 Michel Foucault, “Dits et ècrit”, vol. III, pp. 299-300, citato in Giorgio Agamben, Che cos’è un dispositivo?, Roma, ed. nottetempo, 2006, p. 6. Si veda di Foucault, Archeologia del sapere, BUR, Milano, 1999 (tit. or. L’archèologie du savoir, 1969), pp. 257.
2 Giorgio Agamben, Che cos’è un dispositivo?, Roma, ed. nottetempo, 2006, p. 21.
3 Su questi temi si veda: Giuseppe Caravita, “La nuova civiltà del web”, Nòva Sole 24 ore 19.1.2006; Alessandro Longo, “Anche lo shopping diventa d’opinione”, Nòva Sole 24 ore 5.10.2006; Giuseppe Granirei, La società digitale, Bari, Laterza, 2006, pp. 189; Tiziana Terranova, Cultura Network, Roma Manifestolibri, 2006, pp. 223.

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