18 Giugno 2010
Opere di Architettura
Azahar Headquarters a Castellòn, Spagna
Carlos Ferrater e Nùria Ayala
Gli Azahar HQ ed il paesaggio montano immediatamente alle loro spalle.
Solo il colore distingue l’architettura dal paesaggio, ma gli Azahar Headquarters sono un pezzo vero di montagna, di roccia affiorante a pochi passi dalle vette più alte dei Monti Universali.
È difficile stabilire, nella storia dell’architettura, quando realmente nasca la strategia progettuale dell’inserimento nel paesaggio perseguito per forma e volumi, a ricercare un livello d’integrazione di tipo persino simbiotico, ma certamente la Spagna offre una tradizione recente e forte in questo senso, di cui è un esempio, calzante per l’allusione ai profili montani, pur diverso nei tratti e nella riuscita, la stazione ferroviaria di Basilea ad opera di Cruz y Ortiz del 1997.
Fra le molte opere di Carlos Ferrater, a prima vista le ricerche proposte dall’architetto al Parco della scienza a Granada ed alla Casa per un fotografo a Tarragona paiono felicemente ritornare, per comporsi a nuova sintesi nel progetto di Castellòn. La pianta e gli alzati plasmati in base agli andamenti del terreno, ricondotti a geometrie note e proposti secondo cromie che sinceramente dichiarano la mano dell’uomo, conducono agli Azahar HQ, introducendoli. L’ampliamento del giardino botanico di Barcellona è invece il magistrale banco di prova per misurarsi con le sistemazioni esterne, con i caratteri più intimi dei percorsi nella natura e con la gestione delle forme organiche nelle diverse fasi di progetto.
Il richiamo visivo immediato alla skyline dell’intorno più prossimo, anziché possibili allusioni più sottili e poste sul solo piano grafico o concettuale, fanno trapelare il modo giocoso, per così dire, d’approccio all’atto creativo, il divertimento e lo stimolo compositivo continuo, suscitati da ogni occasione di progetto all’architetto. Complici risultano la ricchezza di panorami ancora incontaminati e soprattutto le quantità di luce implementate dai riflessi dei diversi mari, di cui è capace la penisola iberica. Luce naturale, color bianco e giaciture organiche di setti ed orizzontamenti sono quindi gli ingredienti del progetto. Il modo in cui ai raggi solari è concesso d’entrare da squarci, o da fenditure, o da ampie vetrate improvvise, oppure ancora da accessi nascosti e ritmati, rende le realizzazioni uniche in ogni momento del giorno.
Uno scatto fotografico dell’ampio spazio distributivo interno.
All’interno degli Azahar Headquarters i pavimenti, superfici di contatto col suolo, sono invece in pietra grigia, come a dire: roccia su roccia. L’edificio, con certa sorpresa per l’osservatore esterno a cui appare come una struttura più compatta, presenta uno sviluppo planimetrico ad “ H ”, con corpi di fabbrica distesi principalmente secondo la giacitura est-ovest, che concedono al cielo ed agli elementi naturali di penetrare ed avvicinarsi fino al suo cuore, al centro dell’intervento costruito.
In una di queste due insenature artificiali il terreno è completamente acquisito agli usi dell’uomo, pavimentandolo. Ne riesce una sorta di piccola piazza, piacevole spazio riabilitativo a cui affacciarsi fra le superfici del lavoro, in cui la posa del calpestio prevede la geometria precisa ed ordinata del lastrico entro un perimetro di segno organico. Le lastre sono rettangolari, a correre secondo la giacitura nord-sud, con sormonto fra loro in mezzeria nel susseguirsi dei corsi; alcune si dotano di inserti luminosi al centro, individuate con alternanza regolare entro l’univoco disegno.
All’interno, al coperto, il tappeto lapideo prosegue la trama dell’esterno, ma senza inserti luminosi, poiché la scenografia della luce è in questo caso orchestrata dosando gli accessi del solo irraggiamento naturale, e caratterizzandoli ricercando effetti di nascondimento e di sorpresa. Il piano orizzontale di camminamento, sul quale liberamente si dispongono le partizioni verticali, è grigio e omogeneo. Per maggior contrasto emergono le nervature bianche dei piani inclinati di copertura e gli scatti verticali di scale e rivestimenti di parete.
Nell’altra delle due insenature, planimetricamente simmetrica alla prima, la natura preserva il suo spazio, salvo una bordura di camminamento. In questo marciapiede antistante gli spazi di lavoro, la posa è ortogonale alla giacitura delle vetrate perimetrali.
L’intervento si caratterizza per lo sviluppo di spazi privati sia all’aperto sia al coperto. I volumi costruiti scavano un piano entro terra, per poi distribuirsi al livello di campagna e, in piccola parte, anche al piano primo. All’interno Il Casone ha fornito lastre di pietra serena levigata in 2 cm di spessore, all’esterno in 3 cm di spessore lastre sabbiate di arenaria extraforte.
La piazzetta esterna ed il suo calpestio lapideo.
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